1930. Siamo in Versilia, e la famiglia Mann assiste allo spettacolo dell’illusionista Cipolla, così abile nell’eloquio da destare grandi consensi fra il pubblico: “Parla benissimo, si constatò vicino a noi. L’uomo non si era ancora prodotto, ma soltanto le sue parole erano apprezzate come un lavoro; era stato capace di imporsi solo con questo”. Accade che Cipolla ipnotizzi il cameriere Mario convincendolo di essere la ragazza che ama. Mario lo bacia, si risveglia, uccide il mago. “ Un finale di terrore, un finale catastrofico. E tuttavia un finale liberatore: non seppi e non so fare a meno di sentirlo così”. Un anno prima, nel congresso del partito Nazionalsocialista a Norimberga, Hitler aveva parlato pubblicamente di eugenetica, sostenendo che “una rimozione media annuale di 700-800.000 dei più deboli di un milione di bambini significava un aumento del potere della nazione e non un suo indebolimento”.
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Ogni tanto, nelle perenni discussioni “realismo versus fantastico” che ancora sono, almeno in Italia, vivissime, mi vengono in mente due pagine, che mi è capitato di leggere in pubblico, anche. Sono due esempi portatori della stessa malinconia e dello stesso…