TORNARE AL SALONE DEL LIBRO

Sette Saloni dopo, domani torno al Salone del libro di Torino. Ci torno con uno stato d’animo strano: perché è il primo Salone da ospite e l’ultimo da conduttrice di Fahrenheit, ma ci torno comunque con la gioia che mi ha accompagnato in questi sette anni e con cui ho attraversato un’esperienza non dimenticabile.
Il Salone con Nicola Lagioia è stato, per me, ritrovare lo spirito di gruppo: quando entrai in quel gruppo, nel novembre (credo) del 2016, c’era quella che si suole chiamare una quest da compiere, ovvero salvare il Salone stesso da una morte annunciata. Nasceva Tempo di Libri a Milano e la maggior parte dei grandi editori era deciso a farla finita con Torino. Molti autori e autrici avevano già detto che avrebbero scelto Milano. Ora non se ne parla più, ma l’impresa di allora fu quella di creare una squadra, trovare temi, idee, formule, invenzioni che rendessero evidente che il Salone non era un rito stanco, ma poteva diventare “mito”, poteva creare qualcosa di nuovo. E’ avvenuto. Subito, dal primo anno, quando esterrefatti guardavamo le lunghissime file che si snodavano agli ingressi.
Poi c’è stato tanto, dopo Tempo di Libri. C’è stato il caso Altaforte (proprio oggi leggevo i commenti a un post che scrissi nel 2018 e mi viene da sorridere, amaramente). Poi due anni di Covid, le incursioni di Striscia la notizia, il caso Roccella. Mai un anno tranquillo, insomma.
Eppure infine il Salone ha raggiunto non solo il famoso record di ingressi, che è cosa buonissima, ma non è il fattore più importante: ha inciso in un territorio e nell’idea stessa di fare lavoro culturale su quel territorio.
Oggi c’è un nuovo gruppo di lavoro, di cui fanno ancora parte vecchi compagni di strada, a cui vanno gli auguri miei e, spero, di tutti. Sul Corriere della Sera Paolo Di Stefano ricorda stamattina una frase di Ernesto Ferrero: “Questa voglia di essere presenti ai grandi eventi culturali rivela una passione politica non soddisfatta da nessuno. È come un’offerta di disponibilità, un’esigenza di impegno che non trova ascolto altrove”.
Non so se sia ancora così. Sicuramente c’è voglia di stare insieme al di là dell’occasione, al di là del “vado e saluto tutti” e del “vado a presentare il mio libro”. Di questo occorre tener conto. Per il resto, ci vediamo a Torino.
Ps. Per chi vuole, sarò da giovedì a domenica dalle 15 alle 18 al padiglione Oval nella postazione Rai per Fahrenheit, venerdì alle 10.30 in Sala Gialla per presentare “Il re dei mostri” e alle 19.30 in Sala Indaco con Paolo Di Paolo e Marino Sinibaldi per l’ultimo appuntamento di “Ho perso il Novecento”, nonché sabato alle 12.15 in Sala Madrid, dove troverete Lucy sulla cultura, per raccontare i libri, la radio e tutto il resto.
Libri e tutto il resto, ovviamente, continuano anche dopo il 30 giugno. Ci vediamo a Torino.

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