UN GONZO E MEDITABONDO REPORTAGE

E’ molto carina, la ragazza: ha capelli biondi, lunghi,
lisci, raccolti in un’educata coda di cavallo. Si avvicina al tavolo stringendo
fra le mani un foglietto piegato in quattro: sopra, scritte a stampatello, le
sue domande per Pulsatilla. Domanda numero uno: raccontando nel suo
libro la “spazzatura del mondo” lei identifica la nostra generazione con quella
stessa spazzatura
(la forma interrogativa non c’è, ma pazienza). Altra
domanda: nel suo libro lei usa la parola artista parlando di se stessa.
“Dunque-lei-si-ritiene-un’artista?”
. Alla ultima “a” di “artista” le labbra
della ragazza si serrano in una smorfia che, nelle intenzioni, vorrebbe
esprimere disprezzo, ma lascia trapelare l’autocompiacimento per un compito ben
svolto. Ha diciott’anni, frequenta uno dei licei classici più stimati della
Puglia.

Passo indietro. La vostra eccetera si trova, con gioia, a
Bari, in una delle giornate conclusive di Ottobre piovono libri. C’è una
nuova sede per la Biblioteca comunale, negli ex locali del macello: spazi lindi
ed efficienti, scolaresche di svariate età, politici, scrittori, critici e
quant’altro. Ci si rincontra, ci si abbraccia, ci si chiede vicendevolmente
conto dei libri letti e scritti e in corso. C’è il sole, sembra primavera e
tutto va bene. In particolare, alla vostra spetta il compito di coordinare un
incontro su “La scoperta della scrittura, la scoperta della lettura”: c’era
stato un antipasto perugino su tema praticamente analogo il mercoledì
precedente, dove, fra le molte altre cose, si era discusso del come non
aumentassero i lettori su carta ma aumentassero in assoluto i lettori, che
dunque utilizzavano altri supporti rispetto al libro. Si era parlato di blog e
di coda lunga, di fandom e di cultura popolare. Cose note, da queste
parti.

A Bari, pensavo, le tematiche potevano essere riprese e
discusse con maggior disponibilità di tempo e di approfondimento, anche in
virtù di una platea composta da studenti delle scuole superiori. E con un
bel tavolo di relatori: Marco Rossi Doria, Marilena Lucente e,
appunto, Pulsatilla.
Beh, per discutere si è discusso, e bene, e a lungo. Però
un paio di episodi mi danno da pensare.

Episodio uno: si parla di lettori e di Internet, e del
come – è Pulsatilla ad avere la parola – all’ansia da prestazione di lettrice
adolescente (tutti i romanzieri russi, ed Erasmo da Rotterdam, e questo e
quest’altro, purchè sia tanto) si sia sostituito in lei un altro
atteggiamento che, oltre alla carta, include anche la rete eccetera eccetera.
In platea, in piedi, un gruppo di professoresse scalpita: e scalpita così
visibilmente che la vostra invita la più scalpitante a prendere la parola.
“Siamo venute qui per parlare di LIBRI e voi state parlando di INTERNET”.
Ricordo educatamente il titolo dell’incontro, dove si parlava di scrittura e di
lettura e non dei supporti relativi, ma la signora incalza “Abbiamo preparato i
nostri allievi a parlare di LIBRI”. Sia: si passa dunque all’episodio
Due: si apre la discussione e accade quel che la vostra
stava intuendo. Ovvero, un bel quarto di platea azzanna Pulsatilla. Ragazze,
soprattutto, graziose e sorridenti mentre porgono domande al veleno (cui
Valeria risponde benissimo, peraltro). Gli altri studenti reagiscono
energicamente. Dal gruppo delle scalpitanti chiede più volte la parola un’altra
insegnante che scandisce come “estetica ed etica debbano andare sullo stesso
piano”. Fine, saluti, grazie di tutto. Ma. Dal gruppo delle anti-Pulsatilla si
stacca una ragazza furibonda, mi si avvicina, mi dice: sa cosa è successo? E’
successo che le insegnanti sono arrivate in classe definendo La ballata
delle prugne secche
spazzatura, e invitandoci a farlo a pezzi. Molte delle
ragazze non lo hanno neanche letto: hanno semplicemente obbedito. Quest’anno
abbiamo gli esami.

Trentatre anni fa, in questo libro, Elena Gianini
Belotti ha dedicato pagine bellissime alla formazione del branco femminile: che
avviene sui banchi di scuola (per fortuna non sempre: vedasi quel che fa lei,
per esempio). Chissà se
alla ragazzina con la coda di cavallo qualcuno ha suggerito di leggerlo.

75 pensieri su “UN GONZO E MEDITABONDO REPORTAGE

  1. Insomma, a Perugia per noi è stata una passeggiata, se ho capito bene… ma c’era il “dotto trombone che tu sai”?
    In ogni caso: quel libro è sempre più necessario, Lippa… 😉

  2. Lippa mia,
    io comincio a preoccuparmi.
    Vinceranno loro.
    Loro pestano, menano le mani, indottrinano ragazzi, giocano a squash con la loro etica fra Ruini e la CGIL scuola.
    Noi sorridiamo, facciamo battute.
    Ci vorrebbe una guerra culturale, ci vorrebbe.

  3. Zetavu, non disperare. Chi ragiona in termini di “libri vs. internet” è condannato (si è condannato) a scomparire o divenire sotto-folklore di ultima, come chi dice che il rock’n’roll è uno strumento del Demonio. La pattumiera della storia ha già il coperchio sollevato e il nostro piede sul pedale. Hanno forse ottenuto qualcosa i medici settecenteschi che invitavano a non leggere romanzi in quanto “dannosi per la salute”? Hanno forse ottenuto qualcosa i “branchi femminili” che, incitati dai predicatori, bruciavano in piazza i dischi dei Beatles? Non saranno la spocchia e l’ignoranza di qualche insegnantucola frustrata, scalzata definitivamente dal proprio ruolo di mediatrice, a impedire alle persone di farsi un’idea da sole su cosa sia e come funzioni la cultura.

  4. Purtroppo la scuola è ancora infestata dal Mastr’Ocolismo, da insegnanti animati dal sacro fuoco dello spirito di missione che si sentono in dovere di separare il grano dal loglio, il buono dal cattivo, il bene dal male. Non faccio fatica a immaginare quei ragazzi con le domande rigorosamente scritte sui fogliettini, o comunque imparate a memoria (la chiamano “preparazione dell’incontro”): non si sa mai che si faccia brutta figura in pubblico… E soprattutto, non si sa mai che i ragazzi esprimano un parere critico con la propria testa: se gli studenti pensassero da soli cosa ci starebbero a fare, a cosa servirebbero certi insegnanti? E poi, diciamocela tutta: se ogni lettore pensasse con la propria testa, cosa ci starebbero a fare certi intellettuali, certi profeti della cultura, certi guru del sapere? Li senti (loro e i loro sodali insegnanti) parlare del sapere che rende liberi come i predicatori protestanti nel primo Cinquecento: non sia mai, però, che i contadini ti prendano sul serio e comincino a stampare per conto loro proclami e manifesti. Pulsatilla ha appena scoperto cos’è la cavalleria feudale…
    @ WM1
    In Sud America si, hanno ottenuto risultati: il divieto sui romanzi ha fatto sì che la narrativa sudamericana saltasse a pie’ pari il realismo e inventasse quella fusione tra romanzo scritto e narrazione orale tramandata che è il (cosiddetto) “realismo magico”: potenza dell’eterogenesi dei fini 🙂

  5. Piti, il problema non è se sia o no una boiata pazzesca: il problema è se in un incontro scolastico gli studenti abbiano facoltà di leggerselo e di deciderlo con la propria testa, oppure debbano andare all’incontro con i fogliettini scritti dagli insegnanti. I fogliettini ini ini con le domandine ine ine sono come l’epo nelle vene del ciclista: serve a far vedere quanto si è belli e bravi nella tale scuola, come certi ciclisti che poi sul traguardo sventolano la foto del bebé appena nato. Francamente non vedo alcuna differenza tra questo genere di comportamenti e lo sculettamento per la conquista di un posto in Rai o in Mediaset: l’età è la stessa…
    Poi, certo, ciascuno è libero di dire su Pulsatilla (su chi gli pare) quel che vuole. Però, in generale, l’atteggiamento del mondo-blog verso Pulsatilla mi ricorda certi pittori che, avendo snobbato l’operazione-transavanguardia, andavano in giro a sparlare di Bonito Oliva, e dietro le quinte sgomitavano per entrare nell’annunciata post-transavanguardia.

  6. Non importa, anche fosse un capolavoro attirerebbe le ostilità dei benpensanti, le loro accuse di ipo-letterarietà, l’accoglienza riservata dai “mediatori” alle opere che aggirano i loro filtri.

  7. Non ho letto Pulsatilla. Però conosco le abitudini delle professoresse… Ricordo che la mia leggeva Verga come se fosse Manzoni, piangeva sui Malavoglia e scambiava il Giovanni cazzuto – uno scrittore raffinatissimo e spietato, capace di artifici che in confronto i trucchi del Gruppo 63 sembrano gli stilemi di Cristina D’Avena – scambiava il Giovanni cazzuto per un monaco, per uno scrittore di storie lacrimevoli, ne faceva una lettura pietistica e romantica. E poi le professoresse ti fanno studiare con le formulette: il fanciullino di Pascoli, il pessimismo di Leopardi. Se in Italia si legge poco è colpa delle professoresse. Questo bisognerebbe chiarirlo una volta per tutte.

  8. Grazie alle mirabolanti imprese di questi artefici della conservazione sono sempre meno sorpreso del fatto che “la baraonda” di Gerolamo Rovetta,scritto cento anni fa,riesca a descriveci ancora bene tutti per i minchioni che siamo sempre stati

  9. c’è da aggiungere che se i/le prof sono abbastanza (non tutti, neanche nel passato) simili nel voler conservare e tramandare i ‘ferri del mestiere’ standard e senza voli pindarici, gli studenti, purtroppo, danno delle ben povere immagini (e pratiche) di se. Sarà che appartengo a una generazione che contestava (anche a torto, a volte) professori e autorità assortite, ma una cavolata come quella del bigliettino da leggere per essere ‘conforme’ col c… che avrei accettato, piuttosto lo ingoiavo, il bigliettino.
    besos

  10. venduto tanto… sgomitare per entrare…ma che centra? soprattutto ‘sta cosa del vendere, che non da diritto a nulla, né toglie diritti.
    No, stiamo al testo. E’ robaccia. E insegnanti, cioé persone che devono educare anche ad un embrione di gusto, fanno bene – non a creare risentimento – ma a creare il sentimento del bello; e del brutto.

  11. Pulza, il sentimento del bello e del brutto te lo crei leggendo e usando gli strumenti che ti insegnano ad usare, non compitando rispettosamente bello/brutto a seconda di come la professoressa te lo urla in faccia, con la destra sul fianco e lindice sinistro minacciosamente puntata verso il cielo. A quegli/lle studenti/esse non gli si forma il senso del bello e del brutto: semplicemente, non appena usciti dal liceo bruceranno i libri costretti a leggere e non ne leggeranno più.

  12. è uno schifo! che barba, che noia, che noia, che barba tutti sti giovani che perdono le loro giornate su balzac, flaubert, joyce, kafka o musil! non se ne può più, sempre con la testa sui libri -e solo su alcuni, su pochi e selezionati perchè loro i moccia, i brown o la santa pulsatilla, o faletti o camilleri o qualsiasi noir, thrillerone, fantasy o quant’altro che non sia high-modernism o giù di lì, lo schifano e lo snobbano! una generazione di snobini con la puzza sotto il naso che lascia morire di stento autori di grandifratelli o servizi di scaricamento suonerie. manco un manga loro, al massimo il manga, il manganelli (ma solo quello più oscuro e difficile, che se no non si divertono). tutti così! plagiati da quella piccola casta che manipola e controlla loro menti, che perverte i loro piccoli e innocenti cervelli dalla sana televisione verso il morboso mondo della letteratura! lasciando la defilippi e i lottatori di wrestrling senza un lavoro: tanto loro di wrestrling lo leggono solo attraverso bartes! è un complotto degli insegnanti! troppo potere, troppa considerazione, troppo riconoscimento sociale a dei banali impiegati statali: si sono montati la testa!
    in che brutto paese viviamo se dobbiamo sopportare quei tromboni primi in classifica e i veri grandi (lucarelli, baricco, tamaro, volo, moccia, ammaniti, pulsatilla…) al fondo delle vendite, pile di loro libri invenduti mandate al macero dimenticate dagli uomini e da dddio!

  13. alle volte mi chiedo come sia potuto accadere che una volta uscito dalla scuola sia riuscito a trovare le risorse per spolpare più libri di tutti voi messi insieme(si compreso te,a sinistra,che con l’arteria della tempia che sta per saltare mi guardi l’aria di chi pensa “ma questo fesso come si permette?”,tranquillo),mentre alle superiori percepivo come un calvario la narrativa,con particolare riferimento al Gabbiano Johnatan livingston che scassava il cazzo senza decidersi a morire,e nessun cacciatore si presentasse ad esaudire le preghiere.O quelle porcherie veriste testimoni di una cultura che avremmo fatto bene a dimenticare in fretta non appena si fosse percepito che non avrebbe potuto portarci niente di buono e in cambio ci avrebbe pure guastato il sangue.Senza dimenticarci un’opera indubbiamente discreta come la Divina commedia,che le professoresse ci leggevano con la stessa poca grazia che avremmo potuto aspettarci da un Benigni qualunque,in maniera che non avremmo potuto mai affezionarci realmente.E pure quando arrivarono gli autori che avrebbero potuto rendere avvincente la materia,come Joyce o Svevo,”Loro” erano sempre determinatissime a catalizzare l’attenzione su brani proditoriamente scelti per recitarci sopra la lezioncina sullo “stream of cosciense” che realmente mai avevano compreso neppure loro.Fortunatamente una volta usciti fuori il sottobosco delle amicizie e molto più fecondo sotto questo punto di vista e il bello scorre di mano in mano,come un rio nero del rimorso di esserci arrivati sempre troppo tardi.Scusate
    p.s. proprio l’altro giorno ho spolverato in un discount la ballata delle prugne secche.Spiritoso e ben redatto,conta almeno due pregi:
    -insegna quantomeno a sorridere di se stessi
    -lascia intendere che uno sciopero dei centri estetici porterebbe il paese alla paralisi

  14. proverei a scindere il dibattito sul valore di uno scrittore, qui pulsatilla, con quello su ciò che insegnanti devono fare.
    ci sono grandi scrittori nell’800 e nel 900 così come negli ultimi vent’anni.
    ma non è che se vogliamo leggere balzac dobbiamo uccidere zadie smith o viceversa.
    purtroppo c’è stata una frattura storica che ha finito col dividere in due il mondo, la storia e, naturalmente, la storia della lettaratura.
    in passato si costruiva un palazzo perchè doveva durare in eterno. lo stesso era per un romanzo.
    nessun architetto oggi pensa che le sue opere resteranno intoccate o intoccabili. anche in questo caso con i romanzi accade la stessa cosa.
    la funzione di comunicazione che un romanzo aveva nell’800 si esplicava verticalmente. ci volevano anni perchè un’opera nata a roma fosse conosciuta anche in cina.
    oggi la stessa funzione è orizzontale. un libro in pochi mesi ha esaurito la sua funzione, infiammando l’intero globo.
    se i nostri insegnanti fossero capaci di comprendere l’esistenza della frattura di cui sopra, la smetterebbero di parlare con una lingua del passato a dei ragazzi del futuro che essendo nel futuro non possono comprenderli.
    purtroppo l’equazione è irresolvibile.
    o, se volete, non tocca agli insegnanti, non più o non adesso, educare alla lettura.
    allora ben vengano occasioni di incontro. perchè se i ragazzi hanno modo di uscire di galera, sono convinto riusciranno anche a trovare le proprie coordinate nel mondo dei libri.

  15. I miei complimenti a Boe Szyslak, che in poche righe ha ridicolizzato il trombonismo dei paladini della letteratura popolare. Per una volta almeno, sarebbe interessante provare a ragionare senza ricorrere a contrapposizioni manichee ed eziologie dietrologiche. Tipo che se uno afferma che non gli è piaciuto il libro di Pulsatilla, magari può anche essere che proprio non gli è piaciuto. Il libro, come è scritto, quello che dice. Non perché l’autrice gli sta antipatica, o la prof. lo ricatta, o perché a lui hanno rifiutato un manoscritto e ce l’ha a morte con chi ha successo. Ma mi sa che è chiedere troppo.

  16. L’insegnante intervenuta (SIAMO QUI PER PARLARE DI LIBRI, NON DI INTERNET) è il sintomo di un grosso disagio.
    E’ lei la vittima, la sconfitta, la zombie. Lei e quelli come lei, non capiscono che internet è un mezzo (mi perdoni galimberti) non un fine, un mezzo tanto potente da cambiare i rapporti tra mezzo e fruitore del mezzo.
    Mio padre crede che il pc sia una macchina da scrivere elettrica, e quando gli dico che non è così gli vedo negli occhi uno sguardo confuso, disorientato, ma mio padre ha quasi 70 anni e non insegna più.
    @piti, biondillo, pulza e vari, vorrei dire che pulsatilla ha molto da insegnare, in primis quant’è bello giocare con le parole.

  17. Andrea:
    credo proprio tu abbia frainteso le mie parole…
    Sergione:
    non fare il furbo. Io che ho letto i vari balzac, flaubert, joyce, kafka, musil, manganelli, etc. vivo con tranquillità l’esistenza di Pulsatilla. Ma sei certo le le suddette insegnati abbiano davvero letto i sopranominati mostri sacri della letteratura?
    Perché a Perugia, con la Lippa, di questo si parlava: chi sta su internet è spesso lettore forte, un mezzo non esclude l’altro. Mentre chi su internet non ci sta non è mica detto che sia, anche, un lettore forte. Anzi, spesso non lo è affatto.
    Qui non si discute se Pulsatilla sia o no spazzatura. Io NON LO SO, non avendola letta. Ma conosco i giudizi sommari, da guardiani del tempio, che vengono fatti sull’opera di autori che hanno il “difetto” di aver venduto molto.

  18. Biondillo, solo che questa volta “i guardiani del tempio” sono dei ragazzi, delle maestre. Allora come la mettiamo?, non eri quello che voleva tanto bene al popolo, e adesso che il popolo ti rispedisce al mittente un’operazione ditoriale pianificata a tavolino è diventato “il guardiano del tempio”…?
    E poi scusa, quanto trombonismo nel tuo discorso “io ho letto i mostri sacri…”: e chissenefrega, fai vedere piuttosto se sai tirarci fuori qualcosa di buono.

  19. @ Sergio Garufi
    Boe Szyslak non ha ridicolizzato proprio nessuno, pemettimi. Ha sfidato qualcuno a chi piscia più lontano, ed ha cominciato la gara zampillando una sfilza di nomi che, evidentemente, non ama.
    Potrei rispondergli/ti che per me Camilleri è un grande scrittore, e l’ultimo libro di Ammanniti la cosa migliore che ho letto nel 2006 (assieme a Lunar Park). O provocarti dicendoti (facendo finta di essere Magris) che il “tuo” (che anche mio) Cioran era un nichilista per finta, che scriveva ciò che il mercato si aspettava venisse scritto da un danubiano immigrato: e poi? Dei nostri autori, e anche delle nostre avversioni, vogliamo discuterne tra lettori che sanno ciò di cui parlano, o tra maschere vuote per le quali Cioran non è un grande scrittore ma un cialtroncino commerciale perché pensano che magris e Volpi ce l’hanno più lungo di me e di te? Perché, se ci pensi, il punto è proprio questo, non Pulsatilla-si-Pulsatilla-no: se passa l’idea del bigliettino con le domande dettate dalla professoressa (e ti assicuro che ce ne sono di bigliettini, eccome), allora passa anche l’idea che butto giù dalla torre Calvino oppure Pasolini perché sto con Benedetti o contro Benedetti (è solo un esempio, per carità!), senza bisogno di leggerli; che sputo su “Gomorra” perché il mio amichetto lo ha fatto e io sto con lui, invece di leggerlo; e potrei continuare a lungo, sulle molte miserie contro le quali (mi pare) in diversi, da diversi fronti e su diverse riviste, stiamo perdendo il nostro tempo convinti (spero) di fare qualcosa di utile.
    E poi, scusa: perché se mi piace Balzac devo disprezzare Ammanniti, se mi piace Proust devo per forza disprezzare Camilleri? L’uno e l’altro no, non si può? fa disordine? Lo ha prescritto il medico?

  20. Andrea, scusa, ma qui non si tratta di popolo o non popolo: l’argomento del post riguarda ben altro. Nel caso, come ci siano insegnanti usino il proprio potere (perchè di potere si tratta) non per formare opinioni, ma per veicolare le proprie. E la vicenda prescinde da Pulsatilla, in questo senso.

  21. bè, però se il problema sono gli insegnanti che impongono la loro opinione la cosa si complica ancora di più.
    voglio dire, quando io andavo a scuola non c’era insegnante che sarebbe stato capace di impormi il suo punto di vista.
    non credo che la scuola oggi permetta ad un insegnante simili soprusi.
    la responsabilità è cmq dei ragazzi che non hanno saputo reagire a tempo debito contro la loro insegnante.
    diverso è se affrontiamo il problema di una classe di insegnanti che non ha gli strumenti per comprendere la contemporaneità e, quindi, per proporla ai ragazzi.

  22. Finiscila, Andrea.
    “Gianni tu tutte le volte attacchi che hai letto Pasolini, Gadda ecc ecc” Mostramelo, per piacere. Dimmi dove.
    L’elenco di cui sopra (ma li leggi i commenti degli altri?) veniva da Boe Szyslak, a me serviva come esempio.
    Che cazzo c’entra poi quel tuo “non eri quello che voleva tanto bene al popolo”… ma ti rendi conto del tono che hai?
    E comunque non ho voglia di discutere di una cosa così insulsa. Hai deciso per me che tromboneggio. Meglio, ho un pensiero in meno ora.

  23. @ Preoccupato
    mai nickname fu più azzeccato, nel tuo caso: perché purtroppo esistono, eccome, questi insegnanti, ed hanno, eccome, il potere condizionante e disciplinante. Come diceva la ragazzina a Loredana: “quest’anno abbiamo l’esame”…
    E guarda che non si tratta di frustrazioni individuali, è una patologia del sistema (non di tutto, ma di una parte si): potrei fornirti, se volessi avvilire la tua esistenza, una bibliografia di testi (pseudo-) pedagogici nei quali la pratica dell’inculcamento (=”la missione educativa”: ma “inculcamento” rende meglio l’idea) è teorizzata, difesa e rivendicata (e guarda che io non leggo didattica d’antan).
    Hai ragione ad essere (in tutti i sensi) preoccupato.
    Che poi agli studenti faccia più comodo abbassare la testa e prendere il bel voticino è altrettanto vero 🙁

  24. Loredana, se qualcuno nel tuo blog fa un’illazione su un critico o scrittore tu ti incazzi. Bene. Allora scrivi a questa maestra e dalle modo di ribattere nel tuo blog. E lo stesso per le studentesse.
    Gianni tu tutte le volte attacchi che hai letto Pasolini, Gadda ecc ecc Quello che dico io è di non “dire che” ma di “mostrare che”.
    Non mi sembra una cosa offensiva.

  25. Purtroppo c’è gente che dai bigliettini (i “pizzini” della mafia autoriale) non si è più staccata, men che meno emancipata. Anche su questo blog intervengono di frequente personaggi che hanno ancora la testa in quell’aula di liceo. Confonderli con “il popolo” è assurdo: sono robottini succubi di una casta di mediatori che si difende dal cambiamento. Il popolo, qualunque cosa sia, sta da tutt’altra parte, coi suoi valori e le sue miserie.
    Preciso fin da subito che “La ballata delle prugne secche” non mi incuriosisce né attira, e che per fedeltà a un antico giuramento non acquisto libri Castelvecchi (non vedo perché dovrei foraggiare la mia controparte in un processo civile), però voglio dire una cosa: Pulsatilla non ha mai preteso di avere scritto un capolavoro immortale, anzi, e ha il solo “torto” di aver venduto un tanticchio. A questo va sommato il “peccato originale” di provenire dal mondo dei blog, ed eccola trasformata nel Nemico della Cultura, ancor più dei Faletti, dei libri dei comici di Zelig, delle stronzate di Pansa e in generale di impiastri che vendono cento volte più di Pulsatilla.
    Riesco a spiegarmi questo atteggiamento soltanto con l’acida misoginia che affligge il commentariato blogghesco, un particolare genere di misoginia diffuso anche tra le donne.
    E’ l’unica ipotesi che riesco a fare.

  26. Loredana, tu non hai visto tutto quello di cui scrivi qui, una parte è illazione, o congettura, mettila come vuoi.
    Quindi dai modo a quell’insegnante e a quelle studentesse di dire la loro sul tuo blog. Non credo che sia difficile, no?

  27. in effetti mentre postavo mi sono detto che la mia riflessione non teneva conto del fatto che l’episodio riportato da lippa si è svolto a bari. e là (o qua, giusto per far capire che non scrivo dal profondo nord) il ruolo malefico di una pseudocultura paludata è sempre stato forte.
    questo non toglie nulla alla responsabilità degli alunni. che mi sembra hanno cercato di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte.
    un richiamo alla responsabilità individuale non guasterebbe.
    comunque anche nella scuola le cose stanno cambiando.
    rimangono alcune roccaforti, i licei classici, per esempio, ma fondamentalmente gli spazi per parlare di nuova letteratura sono tanti, crescono e col tempo prevarranno.
    d’altra parte vi domando: ma cosa si dovrebbe fare con un insegnante come quello di cui si discute? che comunque si è formato in una scuola e secondo i dettami didattici che hanno governato per anni (millenni?). licenziarlo? pensionarlo in anticipo?
    altro (a vostra scelta)?

  28. in effetti mentre postavo mi sono detto che la mia riflessione non teneva conto del fatto che l’episodio riportato da lippa si è svolto a bari. e là (o qua, giusto per far capire che non scrivo dal profondo nord) il ruolo malefico di una pseudocultura paludata è sempre stato forte.
    questo non toglie nulla alla responsabilità degli alunni. che mi sembra hanno cercato di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte.
    un richiamo alla responsabilità individuale non guasterebbe.
    comunque anche nella scuola le cose stanno cambiando.
    rimangono alcune roccaforti, i licei classici, per esempio, ma fondamentalmente gli spazi per parlare di nuova letteratura sono tanti, crescono e col tempo prevarranno.
    d’altra parte vi domando: ma cosa si dovrebbe fare con un insegnante come quello di cui si discute? che comunque si è formato in una scuola e secondo i dettami didattici che hanno governato per anni (millenni?). licenziarlo? pensionarlo in anticipo?
    altro (a vostra scelta)?

  29. “Signore, da chi andremo” per capire chi ci “media” ?
    Individueremeo dei mediatori anche nei nostri familiari ?
    Ed a quel punto cosa potremo fare se non una rivoluzione ?
    Chi la proclama, ci l’avvia ?
    Qualche leader si troverà.
    “Il popolo, qualunque cosa sia, sta da tutt’altra parte, coi suoi valori e le sue miserie.”
    Beati coloro che sapranno sempre dove sta il giusto.
    Date voce all’insegnante ed alle studentesse, affinchè possano dire la loro.
    Non riusciamo a trovare un accordo qui, come potremo convincere qualcuno ?
    Ma forse…parliamo, parliamo e non legge nessuno.
    …ed intanto, nonostante le tante parole, a Napoli si muore.
    Non ci servono fantocci ebbri di cultura, ma solo uomini e donne. Poveri noi !

  30. Giusto per amor di logica – ché i gusti non si discutono – provo a spiegare meglio il mio commento. Sono intervenuto solo a margine del post di Loredana. Non era mia intenzione dire la mia sul rapporto fra internet e i libri, né tantomeno giudicare l’atteggiamento di quegli insegnanti, anche perché all’incontro pugliese non ero presente. Non ho motivo di dubitare che il tutto si sia svolto proprio in quel modo, ma mi permetto solo di ribadire che la stupidità non è appannaggio esclusivo di una categoria professionale, e che i docenti hanno molto meno potere sui loro allievi di quanto si voglia far credere. Boe, con un registro ironicamente antifrastico che ho apprezzato, faceva notare proprio questo, e cioè che basta dare un’occhiata alle classifiche per capire che le varie Pulsatille vendono e vengono apprezzate a prescindere da qualsiasi tipo di ricatto si possa esercitare nei confronti dei giovani lettori. Questo anche per smentire certi risibili commenti, vedi Zetavu, in cui si vaticinava la vittoria degli insegnanti tromboni “che indottrinano i ragazzi”. Il resoconto di Loredana, d’altronde, autorizzava questa deriva interpretativa, perché in sostanza presentava l’uditorio come diviso sostanzialmente in due: da una parte alcune scalmanate che recitavano la parte loro assegnata di lettrici deluse da questo libro, mentre in realtà o non lo avevano letto oppure gli era piaciuto, e dall’altra una parte più cospicua di ammiratori di Pulsatilla che deploravano la cagnara eterodiretta. Sembrava insomma che non fosse nemmeno contemplata la possibilità che vi fosse qualcuno a cui il libro non era piaciuto sic et simpliciter. Sto riferendo la mia impressione di lettura del post di Loredana, magari mi sbaglio, però è curioso che il tono dei commenti successivi ribadisca quel concetto di fondo; tipo Girolamo che fa il parallelo con i pittori che parlavano male di Bonito Oliva e sotto sotto premevano per entrare nella Trasavanguardia (ergo erano mossi solo dall’invidia di esserne esclusi), o tipo il commento di Gianni, che avanza il dubbio circa l’imperdonabilità di avere successo, o ancora tipo WuMing1, che addebita le stroncature alla casta dei mediatori culturali che si sarebbero sentiti scavalcati dal tam tam in rete. E’ a questo punto che ho avanzato la timida e vana proposta di evitare per una volta le eziologie dietrologiche, ammettendo che un libro di successo come questo possa non piacere a qualcuno, giovane studente o critico letterario, semplicemente perché è brutto, scritto male e non ha niente da dire. E questo, se non altro, anche per una forma di rispetto verso quegli studenti (taccio sui critici perché sono notariamente la quintessenza di ogni nequizia) nei confronti dei quali tutti qui hanno manifestato la loro affettuosa solidarietà, contro quei dispotici e polverosi insegnanti che li comanderebbero a bacchetta come buffe e patetiche marionette.

  31. E’ possibile un’interpretazione più pessimista della faccenda. Che le ragazze si siano sentite invitate a partecipare ad una sorta di reality, in qualità di “pubblico parlante” incaricato di fare a pezzi il “famoso” di turno. Ed abbiano perciò seguito quel copione, riprendendo la scena col videofonino.

  32. Ribadisco la mia opinione: anche se il libro di Pulsatilla fosse stato un capolavoro, la cosa non avrebbe impedito gli sfoghi di bile, anzi, io credo che l’accoglienza sarebbe stata addirittura peggiore. La frase-chiave è: “Siamo venute qui per parlare di LIBRI e voi state parlando di INTERNET”. Questo è il capo di imputazione che sentiamo declamare dai pubblici ministeri della letteratura, tutti i giorni e non soltanto nel contesto descritto da Loredana. La qualità del libro non c’entra niente, sono convinto del fatto che il 90% delle persone che ne parlano non lo abbiano nemmeno mai sfogliato. Infatti io, che non l’ho letto, non parlo del libro, sul quale mi dichiaro agnostico. Mi interessa andare alle radici dell’isteria causata da quel libro, e della violenta ostilità riservata all’autrice, che mi pare non abbia fatto alcunché per meritarsela, salvo essere una donna, avere “osato” passare dallo schermo all’oggetto-libro, e avere ottenuto un discreto riscontro di pubblico. Penso che la compresenza di queste tre caratteristiche abbia avuto un effetto urticante e abbia scatenato gli “animal instincts” degli uscieri di Hotel Parnaso.

  33. @ Garufi. Dov’è che avrei “attribuito le stroncature alla casta dei mediatori culturali che si sarebbero sentiti scavalcati dal tam tam in rete”? Io non ho affatto parlato di “stroncature”, che sarebbero comunque recensioni. Anzi, a rigore, nel mio primo commento (quello a cui tu ti riferisci) non ho nemmeno fatto riferimento diretto a Pulsatilla e a chi la stronca (se a ragione o a torto, non sono in grado di saperlo). La mia critica era rivolta, molto esplicitamente, a “Chi ragiona in termini di ‘libri vs. internet'”, e ribadisco che costoro sono come i medici del Settecento che sconsigliavano i romanzi in quanto portatori di malattie nervose.

  34. ragazzi, sono stanco ‘chè ho appena chiuso il bar. quello che volevo dire nel mio commento mi pare essere stato colto solo da garufi. Non voleva essere una critica o un giudizio di valore nei confronti degli autori citati (i primi che mi venivano in mente, alla rinfusa, tra i più venduti e letti [non secondo me: secondo i dati]).
    quello che volevo dire è questo: quando -e qui succede spesso -sento i carbonari del genere, i partigiani del pop, difendere le loro bandiere come se fossero una sparuta minoranza assediata dalla maggioranza conformisticamente votata all’Alta Letteratura*, beh mi scappa da ridere. e tanto!
    ma dove li vedete questi tromboni che controllano la mente del paese? chi sono? quali autori vedete letti e venduti?
    se c’è qualche critico (trombone o no: non mi interessa) che stronca tizio o caio su un’insulsa “pagina culturale” (scusate, mi viene da ridere a scriverlo)… foss’anche di rep, corriere o espresso, ecco ditemi: ma che importanza ha? che fastidio vi da? chi le legge ormai? chi gli da corda? NESSUNO! (tranne a 4 gatti qui, ovviamente. ma è come dire nessuno tanto siamo pochi).
    pensate che qualcuno non legga faletti o dan brown (o wuming o biondillo, tanto per fare nomi) perchè qualche marginale e residuale professore universitario l’ha stroncato su una rivista?
    e badate: non dico che sia un male (anzi, forse).
    il fatto è che AVETE VINTO, completamente, su tutta la linea: perchè fate ancora questi discorsi come se si combattesse chissà quale battaglia? come se la critica avesse ancora un peso? come se gli editori non pubblicassero in maggior parte thrilleroni e gialli? come se la scuola ancora formasse chissà chi? (e ripeto, anzi lo urlo: PER ME QUESTO NON E’ DETTO CHE SIA UN MALE!)
    suvvia!
    ma forse mi sbaglio io, forse viviamo in due paesi diversi: nel vostro i pezzulli di magris e citati (dove raramente riesco ad andare oltre alla terza riga) sono editti governativi…
    * noto di sfuggita come siano proprio i pasdaran del genere e del pop gli ultimi a difendere e credere nell’esistenza di una “cultura alta” e di una “letteratura letteraria” -senza la quale la loro stessa identità strategiacamente differenziale non sussisterebbe, forse -quando quasi più nessuno fa caso alla differenza tra la austen e bridget jones, o tra moccia e maupassant.

  35. @WuMing1
    Rileggendo il tuo commento, successivo a quello di gianni in cui si diceva che a pulsatilla non si perdona il successo di vendite, non mi pare di aver cannato completamente. Dici infatti:
    “Non importa, anche fosse un capolavoro attirerebbe le ostilità dei benpensanti, le loro accuse di ipo-letterarietà, l’accoglienza riservata dai “mediatori” alle opere che aggirano i loro filtri.”
    Ad ogni modo non mi sembra granché utile proseguire la discussione, ognuno rimarrebbe della sua opinione. E poi non potrei far altro che ricalcare l’ultimo intervento di Boe, che sottoscrivo in pieno.
    Aggiungo solo una postilla al tema di libri & internet.
    Torno ora da una serata con degli amici pubblicitari. Gente – perlomeno i non pochi che conosco io – informatissima su tutte le ultime tendenze letterarie, artistiche, musicali o cinematografiche del momento. Quando provi minimamente ad approfondire una delle tante questioni cui hanno accennato, scopri che il loro giudizio si basa su quarte di copertina, su recensioni lette in rete, sul sentito dire. per me questa è la cultura ai tempi di google, tutta in superficie, che si consuma rapidamente e si riduce ad argomento di conversazione per battutisti. sere fa, ad un aperitivo con gente di nazione indiana e alcuni commentatori, ho sentito una frase bellissima. uno degli avventori stava spiegando agli altri un suo commento ad un thread, e raccontava che l’aveva fatto vedere anche alla moglie. alla mia domanda se sua moglie seguisse nazione indiana, lui ha risposto seriamente “no, lei preferisce leggere”. ecco, forse i crudi dati di vendita dei libri non bastano. bisognerebbe sapere quanto di quei feticci, di quei complementi di arredo, di quei certificati di buona condotta, viene realmente letto. in caso contrario, la letteratura in rete si rivelerebbe un mero surrogato, la caricatura della letteratura, e l’unico vantaggio reale andrebbe nelle tasche degli editori. ma è questo ciò che vogliamo? che la cultura diventi lenocinio?

  36. @ Boe
    Tu scrivi:
    “sento i carbonari del genere, i partigiani del pop, difendere le loro bandiere come se fossero una sparuta minoranza assediata dalla maggioranza conformisticamente votata all’Alta Letteratura”
    Per quel che riguarda me (che comunque non mi riconosco nelle definizioni) ho sempre detto e scritto l’esatto contrario, anche nel mio primo intervento in questo thread. La mia idea è precisamente opposta a quella che tu descrivi: esiste una dinamica sociale contraddittoria eppure matura e quasi pienamente dispiegata, contro cui certe caste residuali e parassitarie, che hanno costruito il loro potere sul gatekeeping culturale, non possono fare nulla se non scagliare anatemi dalla posizione marginale in cui vengono relegate, e cercare di spacciare la loro marginalizzazione come fine della civiltà, arrivo della barbarie, apocalisse. Tutto qui. Sono gli stessi che mettevano in guardia contro la prossima fine della parola scritta a vantaggio di una cultura totalmente iconica, proprio negli anni in cui i personal computer entravano nelle case e prima il videotel poi i newsgroup, l’e-mail, le chat, i forum, il web, i blog, l’sms e tutto il resto ristabilivano il primato della parola scritta (e letta) come medium, cosa che – comunque la si voglia vedere – non porta alla fine del mondo dei libri (anzi, in tutti i paesi dove la rete funziona davvero, le vendite di libri aumentano).
    @Garufi
    Non puoi pensare che i tuoi amici pubblicitari rappresentino il mondo intero. Esiste il “sapere pochissimo di tutto”, come esiste la fan culture, dove si sviscerano tematiche e argomenti con una voglia di approfondire che nell’Accademia trovi molto di rado. Dipende da quale nicchia, grande o piccola, decidi di interrogare.

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