UN PEZZO ALLA VOLTA

La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile. Ma adesso che si sono finalmente «liberate» sono diventate davvero insopportabili. Sono micragnose, burocratiche, causidiche su ogni loro preteso diritto. Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli quando si degnano ancora di farli. Stan lì a «chiagne» ogni momento sulla loro condizione di inferiorità e sono piene zeppe di privilegi, a cominciare dal diritto di famiglia dove, nel 95% dei casi di separazione, si tengono figli e casa, mentre il marito è l’unico soggetto che può essere sbattuto da un giorno all’altro sulla strada. E pretendono da costui, ridotto a un bilocale al Pilastro, alla Garbatella, a Sesto San Giovanni, lo stesso tenore di vita di prima”.
Costui è Massimo Fini. Il resto qui. Giovanna Cosenza mi ha segnalato il leggiadro corsivo. Sempre da Giovanna, qualcosa – se possibile – di peggio: donne a pezzi. Letteralmente.

31 pensieri su “UN PEZZO ALLA VOLTA

  1. “Han perso … ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia” OK, chi consiglia un analista VERO (no tipo Risè) a questo povero cucciolo rancoroso?

  2. Queste di Fini sono tecnicamente delle “stronzate”. Quindi perfettamente indifferenti al portato di verità o falsità che enunciano. Che, poi, sezionando parola per parola, si possano trovare argomenti da discutere (vedi la questione, non da poco, della genitorialità post divorzio) è inutile: si discuterebbe a partire da una serie di stronzate.

  3. Nemmeno originale questo Massimo Fini, il suo pamphlet è una summa sgangherata degli umori misogini che la cultura maschile ha distillato biliosamente per millenni.
    Qualcuno ha detto che il cervello secerne il pensiero come il fegato la bile, quello dei misogini sembra secernere direttamente la bile.
    E hanno pure il coraggio di dire che è la donna ad essere intellettualmente inaffidabile.

  4. Io se devo dire la verità non mi sento offesa – soprattutto leggendo il pezzo per intero. Sono sensibile alle questioni di genere – mooolto sensibile -, ma questo pezzo è di un misoginismo quasi shakespeariano, da commedia innocua.

  5. Per me non è maschilismo. E’ semplice cazzeggio, in puro stile Giuliano Ferrara: quaranta righe di “provocazione” (mah) su un argomento qualsiasi, esprimendo una (presunta) opinione che oggi, casualmente, è quella, ma tutto sommato potrebbe essere anche quella opposta. Cazzeggio, insomma. Parole a caso. Le peggiori pagine di costume e società dei quotidiani ne sono stracolme.

  6. con le provocazioni culturali una volta capito il sistema un parolaio consumato può pure camparci.Basterebbe una platea capace di trascurare quelle sterili per veicolare certe intelligenze pure notevoli in lidi remoti,a volte persino interessanti

  7. Luoghi comuni, forse. Non molto diversi dal luogo comune che vede i maschi tutti cazzoni, calciomani, menefreghisti e potenzialmente violentatori. Certo, c’è del maschilismo un po’ patetico in questo pezzo, ma quello Fini esprime così malamente non è molto distante dalle condizioni reali della media delle persone quaggiù in occidente, dove la maggior parte delle donne NON vengono picchiate o violentate durante la loro vita. E’ vero invece che a fronte di un disagio femminile che, sacrosantemente, viene sviscerato per ogni dove, c’è un disagio maschile che è profondo, diffuso e sempre ignorato come se si pensasse che, quasi quasi, non esiste, e se esiste, è meritato.

  8. Massimo. Il settanta per cento delle donne italiane subisce violenza fisica, in un arco che va dalla sberla allo stupro, nella loro vita. Dai 16 ai settant’anni.
    Gli omicidi in famiglia vedono le donne vittime per una percentuale che supera l’ottanta per cento. E sono uno su tre. Più dei delitti di mafia.
    Di cosa stiamo parlando?

  9. La conoscete la barzelletta del padre che vuole comperare la Barbie alla figlia? Entra in un negozio di giocattoli, chiede alla commessa e lei, in modo professionale, incomincia ad illustrare i vari modelli di Barbie e i prezzi.
    “Abbiamo la Barbie Cavallerizza, costa 50 euro; la Barbie Modella che ne costa 70; poi la Barbie Manager 60 euro; la Barbie Pilota quasi 100 euro e per finire la Barbie Divorziata che costa 380 euro.”
    Questa ultima versione della Barbie lascia il povero papà un attimo allibito e la domanda è naturale: “Ma, mi scusi, perché la Barbie Divorziata costa così cara?”
    La risposta è altrettanto disarmante: “Signore, è semplice, la Barbie Divorziata ha la casa di Ken, la macchina di Ken, il cavallo di Ken…”
    Blackjack.

  10. questo pezzo sta girando nella mail interna dell’ufficio da qualche giorno, insieme alle barzellette su berlusconi e i pensierini sull’amicizia con le musichette e le foto dei gattini; è vero quello che dice Biondillo e cioè che sono sostanzialmente stronzate, sostanzialmente nel senso proprio di “riferite alla sostanza dell’essere umano di genere femminile”; temo però che non se le sia proprio inventate tutte e che abbia fatto un compitino a scopo sensazionalistico mettendo insieme atteggiamenti che a lui effettivamente capita di vedere intorno a sé; probabilmente il povero mondo che questo povero uomo frequenta contiene qualche individuo un po’ spregevole, che poi questo individuo sia anche di sesso femminile non ha molta importanza.

  11. ah, ecco, il pezzo di Fini vorrebbe dimostrare che anche individui del sesso femminile possono essere spregevoli.
    Ci doveva scrivere un libro per dire una cosa di tanta lapalissiana ovvietà?

  12. Ah, si? Quanti milioni di donne adulte (dai 16 ai 70 anni) ci sono in Italia? 20 milioni, forse più, non lo so? Quindi in questo paese 13 milioni di donne sono state violentate, cioè stuprate? E in quanto tempo? E in un numero, addirittura doppio degli ebrei gassati ad Auschwitz? Un vero e proprio ginocidio. Ma tu intendi qualunque tipo di violenza fisica. Se una donna riceve una sberla sola nell’arco della sua vita rientra ovviamente nella statistica, certo. Se ne riceve due conferma il dato. Naturalmente a dargliele deve essere un maschio. Altrimenti non vale. Le sberle date dalle donne ai maschi, anche se sono quantificabili sicuramente in milioni di esemplari, non rientrano nella categoria della violenza fisica, che è una categoria notoriamente solo maschile.
    Attenta, non sto semplificando e non sto cazzeggiando: niente concessioni agli stupratori, niente giustificazioni, di nessun tipo. Quello che non sopporto è la vittimizzazione di genere. Nel nostro bel mondo occidentale siamo tutti vittime e carnefici, innocenti e colpevoli. La società è maschilista con l’entusiasta complicità di quasi tutte le donne. La famiglia è, come si sa, potenzialmente il posto peggiore del mondo. Questa è stata anche la MIA esperienza, almeno per un periodo. Ho vissuto la violenza in famiglia, so cos’è, ma nel mio caso, non era di origine maschile, te lo garantisco. Sto parlando di violenza fisica, non solo psicologica. E’ stato un lungo lungo percorso che quello che ho dovuto affrontare per non diventare un uomo che odia le donne, per cercare sempre di essere obiettivo, per vivere una vita il più serena possibile. Adesso ho uno splendido rapporto con la mia attuale compagna, ma per me rimane abbastanza difficile, pensare alle donne come sesso debole, destinato a soccombere allo strapotere maschile. Succede anche questo, certo. In certe parti del mondo succede SOLO questo. Ma nel nostro beato e opulento occidente (nonostante la crisi), le vittimizzazioni di genere non hanno luogo a procedere. Non credo agli uomini o alle donne, credo agli individui e alle loro storie.
    Anche per quanto riguarda il lavoro, è certamente vero che gli stipendi delle donne sono mediamente più bassi, ma è anche vero che raramente una donna resta completamente senza risorse.
    E’ più facile che succeda a un uomo. Siete più adattabili?
    Senza dubbio. Più forti? Spesso.
    Ripeto: esiste anche un disagio maschile, che viene sistematicamente ignorato dalla società che pure produce. Questo disagio può spesso sfociare nella violenza, ma la maggior parte delle volte rimane lì, immedicato, invisibile. La violenza non ha sesso, ha solo modi diversi di manifestarsi.

  13. Sto parlando di dati Istat e Eures, Massimo. Dati che riguardano le donne italiane e che si riferiscono agli ultimi tre anni.
    Sì. Sono gravissimi. Aggiungo che nell’ottanta per cento dei casi chi commette violenza fisica è un uomo e appartiene alla cerchia parentale e amicale.
    Questi sono i fatti, e vanno al di là dell’esperienza personale di ognuno di noi. Fatti nudi con cui occorre fare i conti, che lo si voglia o meno. Non c’è vittimismo di genere: esiste un problema, e grave, di genere.
    Con questo dobbiamo fare i conti tutti: donne, e uomini.
    Per poter cominciare a parlare davvero di persone, e non di sessi.

  14. Ah, sulla violenza alle donne quoto te: ultimo rapporto sulla criminalità del ministero dell’interno (disponibile sul sito), pag. 133
    “L’analisi per tipologia di violenze mostra come le violenze fisiche siano state commesse dal partner nel 62,4% dei casi, le violenze sessuali, senza considerare la molestia, nel 68,3% dei casi e gli stupri nel 69,7% dei casi. I partner sono dunque responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica e delle forme più gravi di violenza sessuale.”

  15. un’emergenza di cui non si parla ancora abbastanza,non solo dal punto di vista statistico,riguarda le vittime dei predatori psichici.La materia è sfuggente(ma forse un capitolo della tua esegesi prossima ventura proverà a colmare la lacuna con uno sguardo,spero,di sbieco)

  16. A me invece questo pezzo fa piacere. Perché è un bel po’ (diciamo dai tempi in cui Montanelli era diventato “di sinistra”, e dietro di lui Travaglio, ecc. ecc.) che un destro stronzo (non sono sinonimi, è un giudizio: soggetto+predicato), purché non sia sdraiato sotto i piedi di Berlusconi e sappia la differenza tra il congiuntivo e la congiuntivite, diventa un pensatore libero e indipendente, dunque quasi di sinistra, se non un compagno che sbaglia almeno un compagno di strada. Che sia Fini (M. o G.) piuttosto che l’immortale autore della Macinatrice, l’editorialista del Domenicale, l’autore di fascistissimi romanzi post-fascisti, poco importa. Per fortuna i fatti hanno la testa più dura delle stronzate: ci pensa lo stesso Fini (M.) a rimettere a posto i sostantivi e i predicati.

  17. E’ preoccupante ma fa anche sorridere. Non pare vero che persone adulte e mediamente intelligenti confondano ancora le loro proiezioni con quello che intendono osservare e descrivere.

  18. Ma se questo disagio maschile di cui parla Massimo esiste davvero, ed è così profondo e diffuso, perché non ci sono autori maschi che ne parlano?
    Io in quanto maschio non sento un disagio di genere, ma potrei benissimo fare parte di una fortunata minoranza; ma se esiste, dovrebbero pur essercene tracce nei discorsi, nelle esperienze, negli interventi e via dicendo, e invece non ne vedo alcuna: il disagio più visibile non riguarda il genere, ma solo certe categorie di genere, ad esempio i padri divorziati, che mi sembra abbiano anche una associazione (senza contare che non si tratta di TUTTI i padri divorziati, ma solo quelli che subiscono ingiustizia nella possibilità di vedere i figli).
    Insomma, se esiste un disagio maschile di cui nessuno parla, allora i maschi che lo avvertono dovrebbero parlarne e spiegare di che si tratta, invece di lamentarsi di essere ignorati.

  19. “La famiglia è, come si sa, potenzialmente il posto peggiore del mondo.”
    parole sante. e chi la tiene su la famiglia, il maschio rincoglionito che a cinquant’anni gli fai vedere un pelo e scappa in tailandia? suvvia.
    il posto di fini è provocatorio ma qui, in occidente, tocca il dente che duole.

  20. -massimo: “La famiglia è, come si sa, potenzialmente il posto peggiore del mondo.” E questo credo spieghi qualunque violenza di genere e non genere, maschile e femminile. “La violenza non ha sesso, ha solo modi diversi di manifestarsi.”
    E con la crisi della civiltà occidentale ex danarosa la violenza non farà che aumentare per il disagio che vivranno intere famiglie il cui marito ex lavoratore senza nemmeno cassa integrazione e nessun’altro ammortizzatore sociale e con il mutuo sulle spalle sarà sbattuto e si sbatterà ovunque per tirare avanti mosso dal suo senso di responsabilità verso la famiglia, senso di responsabilità di genere pure quello.
    Il dramma della Donna comunque è un vero dramma, un dramma in cui il sesso oggettivamente debole è ridotto segretamente a un pungiball per quando le cose vanno male, una valvola di sfogo ma anche una condizione drammatica indipendentemente dalla crisi economico lavorativa.
    E spesso tale condizione è un circolo vizioso aggravato dal silenzio femminile che per timore di ritorsioni e altra violenza e violenza verso i figli spesso sopporta queste violenze fisiche e alla fine anche psicologiche (nel tentativo di celarle e nel costante timore di “prenderle”) per anni e che spesso anche quando le denuncia si trova in una condizione ancora peggiore di conseguente terrore.

  21. Sono una donna, non sono una femminista e non ho nemmeno una sviscerata ed acritica simpatia per le mie consorelle. Non amo il vittimismo di nessun tipo e ho sempre preferito considerarmi, prima di tutto, una persona. Per questo ho sempre provato un certo fastidio per quella specie di ipostatizzazione del genere, con cui un certo femminismo ha, a mio parere, sostituito la mistica della femminilità con la sua metafisica.
    Ma questo mio modo di sentire, di vivermi e di vivere la femminilità è stato messo fortemente in crisi da quando ho partecipato, in tempi diversi, ad alcune indagini sulla vittimizzazione femminile.
    Quelli che sono numeri nelle tabelle, nei grafici, nei lanci di agenzie e nei commenti dei giornali per me sono voci di donne che mi hanno raccontato al telefono, con tono spesso opaco e impersonale, le molestie e le violenze subite nel corso della vita. E queste voci sono innumerevoli.
    Eravamo tante a fare quelle interviste e alla fine della giornata ci ritrovavamo spossate e spesso in lagrime, spaesate e incredule noi stesse rispetto a quello che avevamo ascoltato al telefono e che, nonostante una formazione molto attenta, non ci aspettavamo davvero di ascoltare.
    Da quel momento non è cambiato il mio modo di essere donna, non ho dimenticato nemmeno che nei miei confronti molte sorelle sono state cattive sorelle, so che il disagio di Massimo è comune a diversi uomini, ma da allora per me si pone la questione, tragica e finora incomprensibile, di questa ‘cosa’ che ha proporzioni enormi e che a volte mi pare assumere addirittura i contorni di una guerra: la violenza dell’uomo sulla donna.
    Il problema esiste e, ho dovuto riconoscerlo, è di genere e con questo, come dice Loredana, dobbiamo fare i conti tutti, uomini e donne.

  22. Eh eh, il pennivendolo è comico ma sincero: le donne sono considerate animali, con tutte le conseguenti min..te sulla natura, l’istinto, etc etc: in aprole povere, serviamo solo per il sesso e la riproduzione, e se “ci montiamo la testa” o abbiamo i famosi grilli (che strano, tutti i luoghi comuni che vedono insieme i termini “femmina ” e “testa” sono percepiti come negativi, se non veri e propri ossimori) tradiamo nientemeno che la Natura, sinonimo di Ordine Immmutabile (comodissima per i maschi).
    Se poi “pretendiamo” di lavorare, dobbiamo accontentarci di fare le “segretarie”…

  23. Il rischio dell’umanità consiste oggi, in parte, proprio nello sviluppo cosciente unilaterale e patriarcale dello spirito maschile, non più equilibrato dal mondo matriarcale della psiche .
    In tal senso l’unica possibilità che rimane oggi all’uomo occidentale è quella di essere all’altezza dei rischi che minacciano dentro e fuori la sua esistenza, cioè quella di uno sviluppo della totalità psichica, in cui venga compreso in modo fecondo il mondo femminile.
    La necessaria compensazione dell’unilateralità patriarcale comporta, peraltro, un’accentuazione del femminile e del materno, accentuazione che è stata approfondita a mio parere in modo geniale da Neumann nel suo saggio L’uomo creativo e la trasformazione, dove è presente quella figura profetica che è l’artista, considerato da Neumann un “figlio della madre”.
    Il conflitto dell’uomo, sopratutto contemporaneo ma non solo perchè ha radici antichissime, nasce da un suo conflitto con l’ambiente che è sopratutto conflitto con il mondo dei padri: con i canoni, le tradizioni, la legge, l’ordine, l’Io.
    L’uomo creativo, l’uomo nuovo che attendiamo al posto dell’uomo faber e dell’uomo tecnologico, è colui che è chiamato a percorrere a ritroso, mostrandolo così agli altri, il cammino dell’eroe solare, che ha emancipato l’Io e la coscienza dal regno della madri.
    Il cammino, quello indicato da Neumann, che mi convince, è quello di una coscienza occidentale che deve condurre sulle tracce di uno spirituale femminile, cioè verso la sfera matriarcale del suo inconscio, il cui simbolo comprensivo è la Madre Terra (la cui figura scenica perfetta è l’opera di Olmi).
    Lo stesso Neumann non manca di rilevare come anche il femminile se isolato è unilaterale e la sua analisi del libretto di Schikaneder per il Flauto magico di Mozart è in gran parte volta a mostrare il carattere emancipatore del principio paterno incarnato da Sarastro.
    Alla fine Neumann prospetta un percorso che finisce con il distacco sia dal patriarcato che dal matriarcato.
    In questo senso e anche nel senso di una liberazione del femminile dal suo isolamento – cosa spesso vissuta come un cortocircuito nei gruppi femministi – mi sembra emlematica e a mio parere persuasiva la narrativa e la posizione – dichiarata in maniera limpida in alcune sue interviste – della grandissima Doris Lessing, la cui vasta opera non è stata ahimé del tutto compresa pienamente dai suoi critici per la prospettiva evolutiva-regressiva che indica.

  24. quoto Biondillo, non c’è molto da dire, sono sciocchezze che dovrebbero soltanto scivolarci addosso. l’odio verso le donne moderne ha tante spiegazioni – e sicuramente dopo una approfondita analisi ci sarebbe anche spazio per una autocritica delle donne stesse: io sono sempre convinto che molto del messaggio femminista sia stato tradito, scambiato per un piatto di ceci di responsabilità sul lavoro, di produzione – ma quando le cose son messe come le mette Massimo Fini vanno buttate nel cestino.

  25. Be’, il pezzo in sé è davvero misogino.
    Si possono fare un sacco di battute sull’astio dell’autore contro le donne.
    Quindi a ognuno le sue trovate comiche!
    Ci sono però alcune piccole verità, che si possono estrapolare dallo stile indisponente dell’articolo di Fini… ne parlo per esperienza personale (di figlio). L’Italia molto più di tanti altri paesi è una nazione veramente paternalista, basata sul presupposto esplicito che la donna sarebbe un essere inferiore e in quanto tale vada protetta anche contro ogni dato di fatto che attesti la sua autonomia economica e patrimoniale. Sulla base di tale presupposto, è purtroppo vero che quando c’è un divorzio, contro ogni logica e buon senso è quasi sempre alla donna che vanno i privilegi, anche se i due coniugi hanno un reddito uguale, o in alcuni casi anche se la donna dichiara di più (e questo è il caso più assurdo, incredibile, e capita più spesso di quanto non si creda).
    Marco

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