UNA LETTERA, UNA DISCUSSIONE, UNA DOMANDA

Uno.
Clio Napolitano scrive a Repubblica:
“Caro direttore, i fatti di cronaca di queste settimane hanno riportato al centro dell´attenzione il tema della violenza sulle donne, tema che può essere analizzato da tanti punti di vista: sociologico, psicologico, pedagogico e statistico. In ciascuno di questi campi si possono fare analisi diverse anche tra specialisti di ciascuna di queste discipline.
Ma ritengo importante che di tali problemi si possa discutere anche tra non specialisti. Ad esempio quando si legge che nel nostro Paese gli atti di violenza sulle donne sono drammaticamente aumentati, io mi chiedo se in termini statistici ciò non sia dovuto al fatto che le norme introdotte nel nostro ordinamento abbiano incoraggiato la denuncia da parte delle vittime di tali reati, tenuto conto che la maggior parte di essi vengono commessi nell´ambito familiare, il più difficile da penetrare.
Tenuto conto che già esistono nel nostro ordinamento leggi abbastanza severe in materia e che gli atti di violenza sulle donne assumono tante modalità diverse e vengono attuati i tanti diversi contesti, mi chiedo se sia necessario pensare a nuove fattispecie di reato o ad aggravanti.
A mio parere sarebbe forse più incisivo accelerare le procedure relative alla condanna del colpevole o dei colpevoli, una volta che la donna abbia trovato il coraggio di denunciare il reato e di affrontare il processo la cui lentezza è cosa nota.
Un´ultima considerazione: mi ha colpito sempre in relazione ai recenti fatti di cronaca l´uso della parola “femminicidio” per indicare una insana concezione del genere femminile come presupposto dell´atto di violenza, diverso dal reato di omicidio.
Non ho dubbi che questo tipo di violenza affondi le sue radici nella discriminazione di genere, in una concezione proprietaria della donna, in un certo maschilismo presente nella nostra società.
Tuttavia mi chiedo: le donne che tra tanti innumerevoli pregi hanno anche quello della fantasia, non potrebbero inventare un´altra parola, avendo istintivamente colto in “femminicidio” una intonazione di disprezzo? Oppure si tratta di una diversa sensibilità generazionale?
Due.
Si discute sul sito di GIULIA di codice deontologico sul femminicidio. Ne parla anche Manuela Mimosa Ravasio.
Tre.
Domanda non polemica, e dettata da reale e colpevole mancanza di informazioni. Cosa prevede di fare il Movimento 5 Stelle sulla questione femminile?

15 pensieri su “UNA LETTERA, UNA DISCUSSIONE, UNA DOMANDA

  1. Loredana, sbaglierò, ma a me come vengono trattate le donne in Italia (ed in altri paesi) oggi sembra anche conseguenza dell’immagine che viene data della donna da molti mezzi di (dis)informazione di massa. Veline, letterine, o(l)gettine da compagnia il cui ruolo è stare zitte e fare bella presenza. Ovunque. Non solo su Mediaset. Anche Fazio ha la sua Lagerbäck.
    Colpire quindi, e duramente, ogni forma di violenza. Ma anche agire alla radice e cambiare l’immagine della donna nella nostra società.

  2. Invece il mio problema è: parlano tutti tranne le persone competenti, quando intervengono le persone competenti, dismettono la competenza e se mettono a fa filosofia. Sono molto contenta che ci sia un movimento di opinione, ma bisogna fare un passo ulteriore.
    Vorrei trovare interviste per esempio a psicologi o psichiatri che parlano della loro disciplina con i termini correnti della loro disciplina, e magari giuristi che spieghino lo stato delll’arte del codice in materia di femminicidio, e dove il nostro codice sta alle api e i fiori, e gente di istat che spieghi quanto soldi servono per un indagine e quale indagine sarebbe opportuno fare adesso.

  3. A mio parere il termine “femminicidio” non è dispregiativo, se solo penso che a farlo nascere è stato un organismo internazionale per denominare la vile mattanza delle donne assassinate a Ciudad Juarez in Messico. Anzi mi inorgoglisce aver recuperato un termine su cui tante di noi stanno convergendo per illustrare il triste e turpe fenomeno delle donne uccise perchè tali, considerando che “tali” sta a significare quanto di un passato ancora recente le vede oggetto di un possesso, purtroppo, ancora rimasto appiccicato al nostro presente di genere. E, forse, questo sguardo collettivo a ciò che ieri fu e che vorremmo che oggi non fosse più, mi induce a sperare in un impegno congiunto di noi tutte, al di là delle “diverse sensibilità generazionali”.

  4. A titolo di informazione, il termine venne utilizzato nel 1976 da Diana Russell presso il Tribunale Internazionale sui Crimini Contro le Donne di Bruxelles; in quel caso lo definì come “l’assassinio delle donne in quanto donne”.
    Nel 1982 il suo significato venne ulteriormente esteso (“assassinio misogino delle donne da parte degli uomini”), fino ad arrivare al 2001, in cui Russel e Roberta Harmes parlarono di “l’uccisione di femmine da parte dei maschi a causa della loro appartenenza al genere femminile” (l’utilizzo dei termini “maschio” e “femmina” che vanno a sostituire “uomo” e “donna” non è casuale e tiene conto delle ragazze e bambine vittime di femminicidio, così come degli adolescenti che lo commettono).
    Abbiamo un ulteriore dispiegamento di questo termine ad opera di Barbara Spinelli nel volume “Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale” e nel blog http://www.giuristidemocratici.it/post/20110710173218/post_html.
    E vorrei ricordare che bollettinodiguerra, blog che tiene la conta di questa mattanza (eh già, lo devono fare le donne per conto proprio, poiché in Italia non esiste un osservatorio sulla violenza di genere, già sollecitato dall’ONU nella CEDAW) in base a rassegna stampa, comprende le vittime maschili: bambini, compagni, padri o nonni (come nel caso di Stefania Noce).

  5. Si tratta di una diversa sensibilità, non so se e quanto generazionale, direi piuttosto di cultura all’interno della quale le dinamiche di pensiero psicoanalitico sono state totalmente eluse per ragioni prettamente ideologiche.

  6. Vorrei provare a dire qualcosa sul punto 3. In occasione delle elezioni per il sindaco di Milano, ho lavorato per organizzare un evento che facesse incontrare le donne con le donne delle liste che rispettassero una rappresentanza paritaria (molte lo avevano fatto, per lo più a sinistra). Sempre per lo stesso motivo, essendo stata inserita nel forum del grillini di Milano, posi la questione ai loro rappresentanti. Anche dopo il ballottaggio, dimostrando che, votando Pisapia, non intendevo dire donna a tutti i costi, ma ponevo solo una questione di democrazia paritaria che loro, pur essenso giovani, non mi pareva avessero toccato. Ovviamente non ho conservato le mail e i commenti Fb (alcuni molto duri), ma ciò che era emerso era chiarissimo: a democrazia paritaria non è loro questione, non la ritengono affatto questione importante per questo Paese, anzi in alcuni casi, il loro maschilismo poteva essere paragonato solo a quello leghista. Il fatto che non ci siano le donne, non è importante e di tutta l’attenzione che viene posta, anche da parte dell’economia, all’equilibrio dei generi, non gliene frea granché. Mi auguro che questo sia dovuta alla giovane età del movimento (anche se ho dei dubbi), un movimento che come diceva Stella ieri sera a Ballarò, ha il pregio di aver portato molti giovani nella politica attiva. Quello che mi preoccupa è che questi giovani, per lo più maschi appunto, non siano stati minimamente intaccati da una delle questioni più importanti del nostro Paese, quella femminile. Un’anomalia della nostra democrazia, una delle tante, che le unisce tutte, dal merito alla rappresentanza, ma che loro, evidentemente, non hanno minimamente notato. Mi auguro, come è ovvio, di essere presto smentita.

  7. Quanto al punto tre, io so di fuoriuscite dal movimento che hanno denunciato la scarsa democrazia e la struttura gerarchica e autoritaria dello stesso, oltre a una serie di buchi programmatici che sarebbero voluti, stando alle loro dichiarazioni. Le fuoriuscite di cui sono in grado di citare i nomi: Monica Fontanelli, Cinzia Bascetta, Tiziana Fabro, Serenetta Monti, Sandra Poppi, Antonia Dejeu, Helen Esther Nevola. Ecco, per me non è irrilevante il fatto che un numero cospicuo di donne si siano staccate dal m5s e abbiano denunciato l’assenza di democrazia e di egualitarismo nel movimento stesso.

  8. Vorrei intervenire sul primo e sul terzo punto.
    1 Sembrerà un OT, ma a mio avviso non lo è e si collega fortemente a quello che dicono Stefano e poi Loredana.
    Oggi a Firenze è iniziata la due giorni di State of the union, organizzato dall’Istituto Universitario Europeo, evento di portata europea quindi, ecco ci sono 4 speakers donne su un totale di 51, a me sembra un dato fuori dal mondo.
    Eppure in commisione europea un terzo dei commissari è donna, ma in questo paese si continua a non prendere in considerazione le donne come portatrici di sapere in campi come quello economico e/o politico e non solo. Anche iniziare ad avere un pari numero di donne e uomini parlare di fronte a grandi platee e in eventi che vengono considerati fiori all’occhiello sarebbe utile per diffondere una diversa immagine delle donne in Italia.
    3 Io ho avuto a che fare con il movimento 5 stelle durante le elezioni amministrative del 2009 a Firenze, e l’impressione è stata nettamente quella che l’agenda sia dettata da Grillo in persona. A parte il fatto che, perlomeno allora, il movimento 5 stelle fiorentino era formato soltanto da uomini e nemmeno da una donna, (dico nemmeno una, ce ne vuole!) cmq non aveva la minima autonomia di movimento e certamente le questioni di genere erano e sono completamente fuori dall’orizzonte politico di riferimento. Non so come spiegare la sensazione ma è come se quello di cui Grillo non parla non esistesse poi improvvisamente tira fuori un nuovo argomento e via tutti a sostenerlo.
    Poi potrei raccontare anche qualcosa sulla loro libertà di movimento e di alleanze ma allora davvero che sarebbe OT.

  9. Sul punto 3: non ho esperienza diretta del movimento 5 stelle, ma imperniato com’è sull’ego smisurato del maschio alfa che lo guida non mi aspetto niente di diverso da un netto squilibrio di genere nella rappresentanza e probabilmente anche nella militanza. Mi dà fastidio, del grillismo, questo maschilismo neanche troppo latente e tante altre cose, a cominciare dall’ignoranza crassa e dall’ipersemplificazione con cui pretendono di misurarsi con questioni complesse. Un sapiente miscuglio di berlusconismo, leghismo e dipietrismo: tre modi di essere che non mi pare abbiano mai messo tra le priorità la questione femminile. Come warning ai potenziali fan, propongo il sempre valido Einstein: “le cose vanno semplificate il più possibile, non più del possibile”.

  10. Comunque, ora che quelli del M5s avranno non più dei consiglieri solitari, ma gruppi più consistenti in molte aule comunali italiane diventerà più facile (e più interessante) verificare il loro operato su tutti i temi, politiche di genere incluse.
    (e comunque, se leggete il programma attuale del movimento vi rendete conto che è pensato molto su scala comunale, per l’appunto: moltissime proposte realizzabili su scala urbana, e temi più ampi del tutto assenti. Forse, ora che l’obiettivo dichiarato è il parlamento, inizieranno a approfondire anche altre questioni)

  11. Skeight, ma anche su scala urbana la questione femminile resta una questione cardine: per esempio nei servizi e nella salute. Non è faccenda da recuperare in corsa, insomma.

  12. Più semplice verificare il loro operato? Con questo argomento si è sdoganata la destra xenofoba nella coalizione di governo dei Paesi Bassi, che da allora tiene in ostaggio il paese e interviene solo per aumentare la propria visibilità e acquisire consensi di pancia. non lo avevamo già visto anni fa con la lega?

  13. Io vorrei anche ricordare l’ondata d’ indignazione anti-zoccola sollevata e cavalcata da Grillo già un paio o più d’anni fa, quando disse, anzi urlò, che il parlamento era pieno di zoccole e, se non ricordo male, venne pure querelato per questo. Mi scuso per la volgarità, ma ho riportato testuali parole che credo possano fornire una anche minima indicazione della sensibilità del patron del m5s per la questione femminile. Poi quoto Maurizio. Anch’io registro un’insopportabile tendenza, nemmeno troppo latente, al mito maschio del celodurismo, che non mi fa presagire niente di buono.

  14. Basta leggersi il programma del Movimento 5 Stelle:
    http://www.beppegrillo.it/iniziative/movimentocinquestelle/Programma-Movimento-5-Stelle.pdf
    Sulla questione femminile, nello specifico, non c’è nulla. La mia sensazione (“a naso”, come si suol dire), conoscendo diverse persone che li hanno votati, è che, per l’elettorato al quale si rivolgono – che ai miei occhi inizia ad avere un’identità meno vaga – si tratti di questione ininfluente.

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