UNA LISTA E UN EDITORIALE

Una marea di libri! Così tanti che per stavolta ometto i link.

Sul tavolo: Per grazia ricevuta di Valeria Parrella e Altre storie (e altre storie) di Ali Smith (Minimum Fax), La lotteria di Luisa Carnielli (Marcos y  Marcos), Cattivo sangue di Franz Krauspenhaar, Casseur di Valeria Brignani (Gaffi, via Quindici), Chiudimi le labbra di Giovanni Arduino (Lain), La fine del postmoderno (aha!) di Romano Luperini (Guida). Sul comodino: La ragazza che non era lei di Tommaso Pincio, di cui già tutti dissero. E poi: l’ultimo numero di Nuovi Argomenti (Atlantide), l’ultimo numero di Zero (Sballottaggio). Infine: Le finestre sul cortile, quarantanove racconti sul tema del titolo (Quiritta) a cura di Stefania Scateni.
Nella mail: l’annuncio di  EQUILIRISMI -POESIA E MUSICA PER VOCI MULTIPLE, ovvero tre serate di poesia contemporanea, musica elettronica e jazz al Barrio’s Café in Via Boffalora -angolo Via Barona – Milano. Si comincia il 16 giugno alle 21, 30 con letture di TIZIANO SCARPA, FRANCESCA GENTI e FLORINDA FUSCO. Quintetto jazz-elettronica: MAURIZIO ALIFFI – chitarra elettrica LORENZO ERRA – tastiere FRANCO DAURIA – percussioniGIOVANNI COSPITO e STEFANO DELLE MONACHE – computer music.

Infine, il link all’editoriale di Gianpaolo Serino per l’Avvenire sui situazionisti. Questo qui:

Più citato che letto lo scrittore e regista francese Guy Debord è tra gli intellettuali maggiormente saccheggiati del Novecento. Proprio a Debord e al suo pamphlet del 1967 «La società dello spettacolo» sono debitori i sociologi che vanno oggi per la maggiore. I «non luoghi» di Marc Augè, la «desertificazione del reale» di Jean Baudrillard, la «felicità perpetua» di Pascal Bruckner e la «realtà ridotta a simulacro» di Paul Virilio sono tutti temi che Debord ha descritto con decenni di anticipo. Scritti profetici, per lungo tempo dimenticati e che ora rivivono grazie ad una recente riscoperta editoriale: una nuova edizione del «Panegirico» proposta da Castelvecchi, le «Opere cinematografiche» pubblicate da Bompiani, ma anche interessanti studi come «Il cinema sovversivo di Guy Debord», scritto da Pino Bertelli per le edizioni Belforte e «Non abbiamo paura delle rovine» firmato da Sergio Ghirardi per DeriveApprodi. Libri che fanno riemergere tutta la forza di un artista poliedrico capace di bucare lo schermo nero del nostro burqa esistenziale. Feroce accusatore di una società in piena «deriva consumistica» Debord è riuscito ad inquadrare alla perfezione i pericoli di una dittatura democratica che al manganello ha sostituito le immagini: «Lo spettacolo è il cattivo sogno della moderna società incatenata che esprime solo il proprio desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno». Il sospetto, guardandosi intorno, è che davvero stiamo diventando dei «tarati», sintonizzati sulle frequenze di una omologazione che sta assumendo le sembianze di vite da format . Più che un reality, la nostra vita sta diventando uno show. Perché, come scriveva Debord, «la società dello spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra individui, mediato dalle immagini». Le telecamere da cui difenderci, quindi, non sono quelle che violano la privacy, ma quelle dentro le nostre teste: oggi viviamo come in tivù, ci vestiamo come in tivù, mangiamo come in tivù, pensiamo come in tivù. Viviamo in un eterno presente, impegnati non a trovare ciò che desideriamo, ma a desiderare ciò che troviamo. Più che dei consumatori siamo dei «consumati». Su tutto questo vigila «la società dello spettacolo»: una società dove non c’è un Grande Fratello a spiare noi, ma siamo noi a spiare lui. Perché «lo spettacolo organizza magistralmente l’ignoranza di ciò che succede e, subito dopo, l’oblio di ciò che siamo riusciti ugualmente a sapere». Non siamo schiavi catodici, ma soltanto dei «parcheggiati in massa»: spettatori, paganti, di un mondo che continua a progredire, ma in cui nessuno progredisce veramente. Che fare? Per Debord l’unica soluzione era portare «l’Immaginazione al Potere». Un progetto che, l’abbiamo visto, ha ridotto in cenere sogni e utopie e innalzato ad artisti i pubblicitari.

18 pensieri su “UNA LISTA E UN EDITORIALE

  1. Due titoli m’interessano soprattutto: “Cattivo sangue” di Franz Krauspenhaar e “Chiudimi le labbra” di Giovanni Arduino. Per il momento.
    Saludos
    Iannox

  2. bene, fateci sapere quali di questi libri vale la pena comprare, per quanto mi riguarda, già comprarne due significa rinunciare a una settimana di pasti decenti, addio carne, addio pesce (e io sono a napoli), avanti col tonno, pesto, aglio e olio e altre pietanze da studenti fuori sede.
    scusate, ma sono cinque mesi che gli unici soldi che ho visto mi sono entrati in tasca al tavolo verde, perchè invece di fare divisioni tra libri di destra e libri di sinistra non facciamo una divisione tra libri costosi e libri meno costodi? ieri ho trovato Perceber in libreria, volevo comprarlo, ma, ahime, 17 euro non potevo proprio spenderli. mi toccherà frequeentare un blog dove si parla solo di libri in edizione economica, che, l’ho già detto, in altri paesi, gli editori fanno uscire dopo 6-9 mesi, qui passano anni, almeno 2…e poi dici che la gente gurda la televisione.
    ma andiamo avanti. in genere, e anche in questo caso, non condivido l’idea del pensatore profeta, destinato al saccheggio. piuttosto, mi piace pensare che ci siano determinate “emozioni culturali” che alcuni, in momenti, luoghi e ambiti diversi, sono in grado di cristallizzare. ben venga, quindi, l’ennesima (diciamo la verità) edizione de “la sociatà dello spettacolo”,ma attenzione a parlare di saccheggio. è vero, debord è un poco trascurato, non gli è mai stato concesso lo status di pensatore, forse perchè il situazionismo è caduto preda di ciarlatani e filibustieri da far west, forse, perchè l’analisi rimane una di quelle conteplative, e la reazione non teneva conro del formidabile colpo di coda di cui la società dello spettacolo è stata capace, fagocitando tutto.
    beh, si sarà capito, io preferisco baudrillard e zizek.

  3. Ma che dice Serino? Che c’entra l’immaginazione immaginata dai situazionisti con il successo artistico dei pubblicitari? Ah, forse è un tributo all’Avvenire.

  4. @andrea c: così a memoria, Aspettando l’alba e altri racconti di Mario Rigoni Stern, Supercorallo Einaudi e ora ET dopo circa otto mesi. Io in realtà mi stupisco: editorialmente parlando che senso ha fare subito il tascabile se l’hard cover ha ancora vita? Nel caso che ti ho citato, credo si tratti di un titolo che non ha raggiunto le aspettative di vendita e che non si vuole far morire.

  5. @Andrea C. Hai ragione, i libri costano troppo, specialmente per chi ne legge tanti. Io, negli ultimi tempi, anche per problemi di spazio (a casa mia non so più dove mettere altri libri, devo comprare un’altra libreria) prendo i libri in biblioteca. Trovo di tutto, anche i romanzi appena pubblicati. Sai qual è il mio metodo: prendo il libro in biblioteca, lo porto a casa, comincio a leggerlo, diciamo le prime cinquanta pagine. A questo punto, se mi piace tanto lo riporto e vado in libreria a comprarlo (così ho fatto con il romanzo di Krauspenhaar, per esempio), se mi piace così così finisco di leggere la copia della biblioteca e punto, se non mi piace ovviamente lo riporto ma almeno non ho perso i miei soldi. Che te ne pare?

  6. @Andrea C. Hai ragione, i libri costano troppo, specialmente per chi ne legge tanti. Io, negli ultimi tempi, anche per problemi di spazio (a casa mia non so più dove mettere altri libri, devo comprare un’altra libreria) prendo i libri in biblioteca. Trovo di tutto, anche i romanzi appena pubblicati. Sai qual è il mio metodo: prendo il libro in biblioteca, lo porto a casa, comincio a leggerlo, diciamo le prime cinquanta pagine. A questo punto, se mi piace tanto lo riporto e vado in libreria a comprarlo (così ho fatto con il romanzo di Krauspenhaar, per esempio), se mi piace così così finisco di leggere la copia della biblioteca e punto, se non mi piace ovviamente lo riporto ma almeno non ho perso i miei soldi. Che te ne pare?

  7. A destra, ma sul versante più politico e istituzionale, il pensiero debordiano ha trovato terreno fertile nel Fronte della gioventù guidato dall’attuale ministro dell’Agricoltura Giovanni Alemanno. Sul finire degli anni ’80 e poi ancora per una parte dei ’90, il situazionismo divenne una sorta di prassi. Fu l’ala movimentista romana a imporlo, attraverso un giornale-avventuriero (Il Morbillo) e una serie di campagne a effetto che, per l’appunto, cercavano a tutti i costi di costruire una situazione politicamente spettacolare.
    Luther Blissett, il “con-dividuo” virtuale, la firma collettiva del radicalismo Wu-minchiano , nel 1995 annunciava in un libello malizioso che Guy Debord era morto davvero, prima in carne e poi in spirito. Con tanto di irriverente sberleffo all’icona decaduta: “Guy The Bore (Guy “il noioso'” ndr) – scriveva Blissett – è il doppio di Guy Debord, è Debord -giunto a un tal grado di autocontemplazione da divenire pura immagine”.
    MAHH!!

  8. E allora cito anche Pincio. Ma non è che si possano leggere tutti i libri in uscita: una questione di tasche, ma anche di scelta, di tempo.
    Saludos

  9. @ niccolò
    certo, le biblioteche sono una grande invenzione, solo che io vivo a napoli, qui, c’è solo la biblioteca nazionale, che è essenzialmente una biblioteca storica, ci trovi i manoscritti di leopardi, ma di contemporaneo manco a parlarne. poi ci sono le biblioteche universitarie, saccheggiate dai professori e poco aggiornate. io vado in libreria, ma spesso le condizioni non sono esattamente quelle che vorresti.
    purtroppo la situazione non è delle migliori, e in più se penso ai libri che vanno al macero perchè non possono essere donati alle biblioteche mi girano a velocità ancora maggiore.
    e poi il problema rimane, ammesso pure che uno si compra solo i libri che gli piacciono, che di libri appena usciti ne legge solo 4 al mese, comunque non spende meno di 60 euro, e 60 euro, per uno che vive da solo (con un gatto) sono una settimana di cibo, o na bolletta della luce più una dell’acqua, o una del telefono.
    non c’è niente da fare, i libri costano troppo.

  10. Il libro di Pincio è veramente bello!! Di lui avevo letto “Lo spazio sfinito” e mi aveva lasciato un po’ perplesso – troppo “in aria”. Invece “La ragazza che non era lei” ha tutto: trama, stile e contenuto.

  11. Subliminal, se ti capita anche M (pubblicatoa nni fa da Cronopio) non è male: è un Pincio esordiente, ma dentro ci sono già spazi tutt’altro che “sfiniti”.
    La ragazza che non era lei, concordo con te, a mio avviso è un piccolo capolavoro. Sarebbe bello anche che Pincio, un giorno, antologizzasse i suoi interventi critici su ALIAS: moltissimi sono a dir poco dirompenti.

  12. @ Andrea C. Ti capisco: vivevo in provincia di Trapani e lì le biblioteche erano soltanto solenni monumenti di polvere. Adesso mi sono trasferito nell’hinterland di Milano e le cose sono cambiate. Mi basta andare in biblioteca per trovare le ultime novità. Se non c’è nella biblioteca di Vimodrone (il paesino dove vivo) l’impiegato lo richiede al sistema bibliotecario del nord-est milanese e al massimo in due giorni me lo consegnano. Magico, vero?

  13. @ Andrea C. Ti capisco: vivevo in provincia di Trapani e lì le biblioteche erano soltanto solenni monumenti di polvere. Adesso mi sono trasferito nell’hinterland di Milano e le cose sono cambiate. Mi basta andare in biblioteca per trovare le ultime novità. Se non c’è nella biblioteca di Vimodrone (il paesino dove vivo) l’impiegato lo richiede al sistema bibliotecario del nord-est milanese e al massimo in due giorni me lo consegnano. Magico, vero?

  14. Non seguite il consiglio! Sennò chi li compra più, i libri?;-)
    P.s: anch’io spesso faccio così, ma rimanga tra noi.

  15. Ah qualcuno tra i
    commentatori ha sollevato il
    problema delle biblioteche
    universitarie saccheggiate dai
    professori..uno di quei tgemi
    da inchiesta giornalistica che
    non si farà mai.
    Allo stesso tempo mi chiedo
    se non potesse istituirsi un
    circolo virtuoso tra quegli
    operatori culturali (autori,
    giornalisti, accademici et
    similia) che ricevono
    settimanalmente dagli editori
    tonnellate di libri, e le
    biblioteche pubbliche (per
    quelle universitarie temo ci
    siano problemi di ordine
    prettamente giuridico).
    Qualcuno già lo fa ma non
    conosciamo la reale entità di
    questi fenomeni.
    Vostro, BD

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