Stretta come una sardina nella metropolitana del mattino, mi ritrovo fra due uomini di mezza età. Stanno leggendo due romanzi. Uno è alle pagine finali de “Le ragazze” di Emma Cline. L’altro è immerso in “Nevi infuocate” di Diana Gabaldon (La saga di Claire Randall, per essere precise). Mi scappa un sorrisetto perché sono considerate “letture femminili”, e il sorrisetto si allarga dopo due giorni in cui tocca leggere ancora qua e là i vecchi riferimenti alla casalinga di Voghera (ma mi si dice su twitter che di recente un illustre giornalista ha scelto come titolo del suo intervento “l’economia spiegata alla massaia”) e a Liala, per non parlare di certe definizioni dei libri di Elena Ferrante (“i libri della Ferrante vanno bene dal coiffeur”). Come se la mistica della lettrice tante volte esibita (ah, se non ci fossero le lettrici) contenesse in sé lo svilimento della medesima. Che legge porcherie, e porcherie, spesso, scrive.
Be’, sarebbe il caso di rivedere le categorie: specie se le medesime vengono reiterate da scrittori o opinionisti maschi, che magari a quei libri non si sono neppure avvicinati, e non sanno di cosa stanno parlando.
Sono modi di dire, si risponderà. Mica vorrete il politicamente corretto pure qui, si incalzerà. I modi di dire, però, contengono un disprezzo che evidentemente non è scemato col tempo. Mentre il mondo dei lettori sta, invece, cambiando. Anche gli uomini leggono storie sentimentali. Non siamo più ai tempi in cui dovevano costruire un’identità soltanto professionale e non emotiva. Inoltre, anche gli uomini scrivono – eccome, e con sempre maggiore frequenza – storie sentimentali o erotiche.
Nulla di cui stupirsi, del resto. Il romanzo d’amore nasce dagli uomini. Maschile fu, in stragrande maggioranza, la poesia trobadorica. E la donna della grande letteratura, da Lotte a Emma, è sempre la proiezione del desiderio maschile: l’Innamorata è lo specchio di Narciso, un fantasma femminile creato dagli uomini affinché li insegua. Del resto,qualche anno fa un sondaggio inglese chiese ad un campione di intervistati di cosa avrebbero fatto a meno più malvolentieri. Gli uomini risposero che non avrebbero mai rinunciato alla donna. Le donne, che non avrebbero mai rinunciato al cioccolato.
Buon lunedì.
Leggendo “Figlie sagge” e “La vegetariana”, accompagnate da una tavoletta di cioccolato. Giusto così, per accompagnare la decostruzione dello “sguardo” maschile!:)
sei sempre stupenda. un bacio Loredana, nat
Una mia carissima Amica ha sentenziato in via definitiva che “gli uomini sono semplicemente inutili”. Non so che faccia ho fatto (confesso peraltro di non essere in totale disaccordo con lei!…), ma ha subito soggiunto: “Salvo rare eccezioni”. Non so se dopo è andata a mangiar cioccolata, io ho sorriso divertito.
Conosco la sensazione! A volte le parole sono così rare che è difficile ricordarle. Sono assolutamente d’accordo con te! È ora di ripensare agli stereotipi e riconoscere che la letteratura non dovrebbe essere divisa in “maschile” e “femminile”.