VEZZEGGIATIVI

Telefonini.
Pratini.
Per quanto riguarda il secondo spot, giustamente mi vengono fatti notare i credits.
Direttore Creativo Esecutivo: Daniela Radice, Pietro Maestri
Direttore Creativo Associato: Davide Boscacci
Art Director: Chiara Molari
Copy: Brunella Maddalena
Producer: Valeria Della Valle
Account Executive: Elena Destro
Cinque donne. Sicuramente, in qualche riunione, la parola “ironia” è stata alzata come uno scudo.

69 pensieri su “VEZZEGGIATIVI

  1. Lo spot del pratino mi e’ stato fatto notare da mia figlia.
    Guarda che ridicolo, ha detto. Lo fanno su youtube ma non credo avranno il coraggio di proporlo in tv.
    Poche ore dopo e’ arrivata a casa con quel rasoietto perche’ “le serviva proprio quello, e poi e’ di marca”.
    Non c’e’ stato verso di farle intendere ragione. La proposta di questioni di principio mi rende “noiosa” .
    Quelli sono avanti a noi. Stanno facendo prove di nuove forme di comunicazione, e il guaio e’ che ci riescono.

  2. Come ho detto a un mio amico, l’ho postato anche io su facebook… come esempio di cattivo gusto. In altre parole, tralasciando le faccende etiche, ma veramente fa ridere??

  3. ieri pomeriggio
    su radiotre naturalmente
    tra le varie scelte musiche a “sei gradi” ho ascoltato edith piaf-scusa l’errore di scrittura ed altre canzoni del passerotto di parigi dalla stessa in cise e da altri-ma sempre sue canzoni
    tre quarti di ora regalatimi dalla mia radiotre
    ho pensato a te Loredana
    mi sarebbe piaciuto che anche tu l’avessi udite
    mi è parso sentire odore di aria parigina
    eppoi da torino l’eboch del libro
    beh loredana tra cacciari ed altri presuntuosi la cosa mi ha irritato
    l’ho percepita come appropriazione indebita e maldestra-
    a pranzo con augias “il corpo delle donne” con la zardo ed un altro libro sul corpo e la mente donna scritto dalla bella spadaccina di cui mi sfugge il cognome
    augias volutamente ha fatto il cascamorto ed è stato assai spiritoso.
    comprerò naturalmente il libro della zardo
    mi sembra che tu ne parlasti giorni fa ed allora mi fido a maggior ragione.
    “cose” di borges.
    dario.

  4. (e per quanto riguarda il primo “graziato” dal Giurì, che dire… come in politica, la via del ricorso ha i suoi pregi, ma anche i suoi limiti: chi giudica è pur sempre figlio del contesto sociale, e se tale contesto è di indifferenza a certi tipi di esposizione, c’è poco da sperare. Come ha detto Bonaga – o un suo sosia – all’incontro che si è tenuto due giorni fa a Bologna con Lorella Zanardo, Giovanna Cosenza e Nadia Urbinati, non ci si può appellare tanto al rispetto del buon costume come previsto dall’art. 21 della Costituzione, perché oggi il costume “buono”, cioè socialmente accettato, è proprio questo che noi troviamo svilente)

  5. W i pratini, dico io.
    Non capisco bene la posizione di milena d, valentina e fedasile…per una volta che uno spot non mostra bellone inarrivabli e desnude, e ironizza in modo giocoso sulla “fissazione” per la depilazione invece di presentarla come necessità assoluta per essere più seducenti…Il cattivo gusto e le scelte discutibili a mio avviso sono proprio quelle di Tre, in cui ci sono tre gnocche tipo statua scosciata, con una tariffa accanto, per promuovere un prodotto con cui non hanno niente a che fare.

  6. «Rasa il pratino» è il video cult del momento. Non riesco più a star dietro alle notifiche di Facebook di amici che l’hanno pubblicato sulle loro bache in Facebook. Bisogna accettarlo, non dico serenamente, ma accettarlo. Di certo è un punto a favore di chi sostiene che il web non è che la propaggine del narcisismo e del cattivo gusto di massa promosso dalla televisione. Vogliamo però dare questa soddisfazione agli internet-scettici? 😉

  7. Ma certo che raso il pratino, care le mie pubblicitarie, epperò la scelta del tosaerba spetta a me e avrò cura di non usare mai il wilkinson ecc. E se è per questo non sceglierò 3 come gestore telefonico: metti le gnocche? Io non ti considero, tiè. Vabbè, lo spot è foresto, ma qui da noi proprio una tempesta di cervelli…

  8. @Francesca. Io volevo solo dire che la pubblicità, a mio parere, è brutta! La metafora del pratino abbastanza volgare e cantata da tre Barbie in erba (scusate il gioco di parole, non voluto, ma ormai lo lascio!) e il cattivo gusto lo sento nel momento in cui mi sembra di stare a sentire una canzoncina scritta da un quindicenne per far ridere gli amichetti arrapati! Poi, per carità, non se ne faccia un caso di stato.

  9. Quello che non comprendo è: ci si scaglia, giustamente, contro le pubblicità che fan passare il messaggio che nulla dà più sicurezza, autorevolezza e appeal alla donna dell’essere snella, leccata, depilata e deodorata, veicolando un modello stereotipato, superficiale, plastificato di femminilità.
    Però poi infastidiscono anche quelle che “rivelano” che la donna è stitica, mestruata e c’ha le perdite vaginali; e poi quelle che scherzano sopra alla forma del “cespuglietto”.
    Ma allora…?

  10. ho linkato “rasa il pratino” nella pagina di facebook di mia sorella; lei la linkerà indignata su quella delle sue amiche, le quali faranno lo stesso su quella di altri amici.
    Ecco, il gioco è fatto! Internet sarà (mi sembra che già lo sia) investito da “rasa il pratino” senza che la wilkinson abbia speso un euro!

  11. Mah io non riesco a vedere il link.
    Perciò straparlo con beneficio di intentario e a naso quoto Francesca Violi.
    Intanto ho il solito problema. Ossia per me tre è più grave perchè non c’è ironia e perchè comunque il corpo è associato al non corpo. A me questo mi fa molto arrabbiare. cosa tra le cose, sesso anche quando il sesso non ci entra. Pubblicità per maschi arrapati e non per acquirenti evoluti che hanno superato la ridente età delle seghe.
    Sui rasoi per giunta ironici la questione è diversa. Perchè eh deve pubblicizzare o no uno che vende i rasoi? Come fa a prescindere dal suo uso? Perchè deve prescindere dal corpo? Io ho sempre paura di questo rischio della critica femminista – che di solito trovo imputato dagli altri, ma spesso la ritrovo in noi che si fa: sul corpo si va sul tutto o nulla. Contro il tutto corpo si cerca lo zero corpo. Bisogna trovare un piano d’azione alternativo a questa cosa, che ci si rivolta contro.

  12. Sono una di quelle che critica abbastanza il suo sesso, dico sempre che è vero che le donne sono imbranate alla guida e ammetto che fanno più ridere i comici uomini che scherzano sul “gentil sesso”, piuttosto che comiche, anche molto brave, che tentano di far sorridere elencando i difetti maschili. Questo era un po’ mettere le mani avanti, perché, senza voler fare la neo-femminista, quello che noto è pur sempre un messaggio rivolto all’uomo. Sì, sono andata molto in là, d’accordo, ma la cosa mi fa riflettere.

  13. Quello che voglio dire, scusate, poi smetto e vado un po’ a depilarmi 😀 è: se devi pubbliczzare un rasoio che serve a depilare la passera, se lo fai dicendo “foresta selvaggia basta tira via tutti quei rasta” in un set da edward mani di forbice, è un grande passo avanti rispetto a “rivela la dea che c’è in te” (Gillette Venus) con donne felici che abbracciano maschi affettuosi, o “Bellezza esteriore, sicurezza interiore” (Philips epilatori) con coscialunghe elegantissime che si depilano qua e là. Nel primo caso c’è un che di volutamente esagerato e surreale che già crea un distacco o invita a sorridere della questione, mentre negli altri due messaggi ti si prospetta seriamente una realtà desiderabile a cui tu dovresti anelare.

  14. Francesca, prendi almeno atto che sia qui, sia su Facebook dove il video mi è stato segnalato, non poche donne non si siano divertite affatto. E non credo sia una questione di mancanza di senso dell’umorismo.
    Ti sei chiesta, sostanzialmente, perchè non ci stia bene nulla. Non è vero: semplicemente, sarebbe gradevole vedere pubblicità che rappresentano persone “normali”. Un branco di ilari fanciulle tosanti a me non sembra, in alcun modo, normale. Tutto qui.

  15. Eppoi una volta, secondo Gaber, bastava farsi uno shampoo. Perchè oggi se una ragazza “si sente un poco giù” dovrebbe correre a rasarsi il pratino?

  16. Quoto Zauberei. Con il massimo rispetto per la sensibilità di ciascuno, ma una pubblicità di rasoi, di deodoranti, insomma di prodotti che ineriscono al corpo, non può prescindere dai corpi. Non si capisce il bisogno di far vedere una femmina semi nuda per vendere una macchina, una tariffa telefonica, una stampante e via dicendo. Nello specifico, mi sembra ci sia anche un tentativo di giocare – invece di vendere la depilazione come un gesto che ti cambia la vita. Opinioni strettamente personali.
    barbara

  17. Opinione personale anche la mia: come mai per rasserenare la propria vita e combattere l’umor nero le donne devono occuparsi del proprio corpo (o di shopping) invece dei millanta altri possibili rimedi?
    Anna Luisa, ovvio. 🙂

  18. Certo, Loredana, prendo atto dell’avversione, naturalmente, per questo chiedevo lumi, per capirne bene i motivi e le alternative.
    Poi sono giunta alla conclusione che a me lo spot piace perchè il mio modo quotidiano di parlare di robe corporali (ad esempio con le amiche ai tempi) era ed è molto vicino a questo registro, un po’ demenziale e forse di cattivo gusto. Allora si vede che mi è suonato come liberatorio rispetto all’antilingua dei “peli superlfui” “odori sgradevoli” “quei giorni” ecc.

  19. X le 5 “creative” (gulp!!) un solo pensiero: Andate a lavorare!
    Su queste sciocchezze, come il pube depilato a forma di cuore e chissà che altre forme x andare in giro come una deficiente, consiglio “La follia della donna” di Elio e le Storie Tese in cui si prende in giro questa incredibile acquiscenza nei confronti di stilisti e compagnia varia che ci fanno di noi quel che vogliono spillandoci un botto di soldi.
    Da anni si vede in passerella l’uomo con la gonna e altre amenità, ma amici e colleghi non se le mettono, mica sono scemi.
    Noi invece ci facciamo andare bene qualunque cosa.
    Un po’ di autocritica ci vuole
    baci a tutte 🙂

  20. Pratini o cespuglietti, idee o idiozie? Un poco ozioso star lì a lamentarsi che latita l’intelligenza (per uno spot?), quando da anni stiamo lì a subire qualifiche agghiaccianti come Producer o Account Executive. Se la donna in carriera dicesse soltanto: “Mi arrabatto per portare il pane e il salmone a casa” sarebbe più simpatica? E una producer si rasa il pratino prima di un incontro di lavoro o smania per inserire nel suo biglietto da visita altre qualifiche in inglese (hot writer, desperate manager, power without men)?

  21. Comunque l’ideale sarebbe avere la possibilità di fare quel che ci pare, per combattere i momenti bui. Tipo se voglio leggere un libro leggo un libro, se voglio fare il banchetto di Emergency faccio il banchetto di Emergency, se mi voglio depilare a forma di cuore mi depilo a forma di cuore. Posto che lo spot sui pratini è chiaramente anglosassone, non mi sembra nemmeno che utilizzi donne dall’aspetto particolarmente diverso dalle donne che si incontrano ogni giorno in giro, che spesso fanno la french manicure ma sono anche intelligenti, informate, colte. E’ scemo? Sì, è scemo. E’ offensivo? Non vedo come.
    Ho paura che il femminismo tenda ad avere un problema di complessità dell’identità sociale.

  22. Lo spot l’ho trovato non particolarmente entusiasmante… Non capisco però bene la polemica sul ‘combattere i momenti bui’. Ci aspettiamo che sia uno spot di rasoi per il pube a dirci che quando ci sentiamo un po’ giù siamo libere di fare quello che ci pare? Con tutta l’umiltà della mia ignoranza sulle tematiche femministe… Non stiamo pretendendo un po’ troppo da uno spot? Poi sono aperta ad altre opinioni… 🙂

  23. Barbara, mi sembra che tu intenda – temo deliberatamente – fraintendere. Primo: qui non si parla di femminismo ma della sottoscritta, che non rappresenta altre che se stessa. Secondo “problema di complessità dell’identità sociale” è una frase che non significa nulla, permettimi. Terzo, se le donne che fanno la french manicure sono – ed è vero – intelligenti e informate e colte, perchè vengono rappresentate quasi unicamente in situazioni che non rendono giustizia alla loro parte intelligente ecc.ecc. ma solo in quelle che le inchiodano a problemi di manutenzione del corpo?
    Ma questo è un rasoio, si dirà! Bene: a mio parere, si poteva inventare un modo meno stupido per pubblicizzarlo. Stupido, più che umiliante: ribadisco, stu-pi-do.
    Al solito, la levata di scudi che paventa il femminismo “prescrittivo” (ci vogliono brutte! ci vogliono bigotte! Cattivone!), nasconde spesso qualche problema di non riconoscibilità della rappresentazione dei modelli. Complessi, questi sì. Molto complessi.

  24. Il video mi è stato postato qualche giorno fa su facebook da alcune amiche che di tanto in tanto leggono questo blog e magari hanno visto e condividono il-corpo-delle-donne o altre iniziative del genere. Ma tutte lo trovavano divertente. Io istintivamente ho cancellato il post perché mi sembrava offensivo.
    Non mi pare di essere diventato chissà quanto sensibile all’argomento ma ogni manifestazione del femminile è votata alla futilità, anche se secondo sedicenti creativi dovrebbe far ridere.
    A Francesca Violi, che dice avere un registro simile a quello dello spot, vorrei rispondere che non è solo questione di registro. Anche questo blog è pieno di verve e io sono pieno di cattivo gusto, ma il registro può anche sostenere complessità sui suoi binari, che nel caso specifico dello spot non compare affatto, anzi, come al solito si semplifica fino all’osso.
    Se prima le femmine (il linguaggio da V elementare è di rigore) erano intente a pensare solo all’esteriorità, adesso sanno anche prendersi per il culo da sole sullo stesso argomento! Un clamoroso autogol.
    ~Corollario sulla Pornocrazia Californiana~ ovvero che oggi le donne si depilano per sembrare delle dodicenni non per l’influsso della moda pret-a-porter ma per quello della moda del porno pret-a-web.
    Non pochi dei miei amici (età tra i 25 e i 30, maschi etero, fisici non da sportivi, precisiamolo) sono un po’ di anni che si depilano il pube e in una frenesia da frame pornografico. Al Sud Italia, nelle zone di mare, alcuni giovini si depilano anche le gambe, e il salto concettuale e giustificatiorio dal porno alla moda (o magari allo sport) sembra quasi automatico.
    Un altro clamoroso autogol.

  25. Autogol e Californication? Rasoi e complessi? Poca goliardia e a che pro? Al sud d’Italia nelle zone di mare ci si depila tutti da giovanetti e solo maschi etero. Dove? Più in Sicilia o a Capri? Lalipperini ancora si accora in questo strano cumulo di sciocchezze e scrive di modelli complessi?
    Ha perso i Lampi.

  26. Vincent, è un autogol quando a una donna viene offerto un canone estetico prima e un prodotto poi e lei se ne compiace con ritrovata ironia.
    È un autogol se un uomo, proprio come una donna, per obbedire a qualche non chiara moda comincia a depilarsi pube e gambe, cosa che fino a qualche anno fa non avrebbe mai preso in considerazione. Oggettifica il suo corpo; i maschi gay hanno già oggettificato molti anni fa il loro e sanno farlo molto bene.
    è una disgrazia, e qui ne sono certo, che qualcuno aderisca a dei canoni estetici che non sa provenire dalla pornografia. E fatti una chiacchierata con qualche estetista, scopriresti cose insospettate, dal Sud al Nord. dalla Costasmeralda a Jesolo.

  27. Mi piace molto notare la differenza tra lo spot wilkinson per l’inghilterra e quello per la spagna (come osservato nel post di Eva).
    Della serie: dimmi che pubblicità fai e ti dirò in che paese sei?

  28. Sono d’accordo con la signora Lipperini. La reclame (la voglio chiamare ancora così, come ai bei tempi del maestro bombardone per l’aranciata s. pellegrino) è STUPIDA: parlo del ‘pratino’. Humor inglese? Sarà. Ma credo che i nostri creativi siano a volte più in gamba. Non vedo l’offesa alle donne, perdonatemi.
    Mentre il cattivo gusto e il dolo li si vede bene sui telefonini. Qui le donne c’entrano nulla. Le donne, o meglio il loro corpo, come sempre, viene USATO por attirare. Richiamare: mi vengono in mente le lupe che richimavano i clienti delle lupanare, che ‘ululavano’. Quelle foto ululano, appunto. Sono quei corpi a distogliere l’attenzione da altro, e porla sui prezzi dei telefonini.
    Ci si meraviglia, ci si indigna. E questo è positivo. Ma riflettiamo: i calendari che vedo appesi da 40 anni nelle officine dei meccanici, che tutti i maschietti della mia generazione andavano a sfogliare con voluttà (allora era il massimo!) e magari scoprivano un negozio di ferramenta che nulla c’entrava con la ragazza nuda, sono stati i capostipiti del corpo fenminile come ‘calamita’, ha scatenato la corsa al corpo come ‘bersaglio’ fino.
    Oggi la pubblicità – oggi come cento anni fa – la pubblicità è l’anima di un commercio che anima non ha più, sconvolto dalla competizione.
    E l’anima non l’hanno più i creativi, che sono pagati fior di quattrini se imbroccano lo spot che tira. Anche tre loro c’e’ competizione. In Italia abbiamo la Armando Testa che invece crea ancora ottimi spot, come faceva 40 anni fa con pippo e ora con il gorilla del crodino. E’ un esempio.
    Un esempio che però non viene preso in considerazione, perchè ci vuole intelligenza e buon gusto: ‘princìpi attivi’ che abbiamo perso da tempo. In tutti i campi. O quasi. Un discorso che si riallaccia a quello facevo in un altro contesto, quello di ‘Rondini’…
    saluti
    gert dal pozzo

  29. Il secondo spot lo trovo venato di una superflua e sottile cattiveria perché proietta inutilmente su un gatto una fisima umana.

  30. cara loredana, intanto onestamente mi dispiace che tu abbia pubblicato la mia e-mail. secondo, mi sono permessa di dire “femminismo” in generale perché lo frequento, lo studio, mi ci relaziono, e ritengo che la tua posizione personale sia molto comune. terzo, “complessità dell’identità sociale” è un concetto di psicologia sociale, che ho usato perché vedo che qui spesso si usano comunque concetti che fanno riferimento alla psicologia, senza essere accusate di essere troll. leggo ogni giorno questo blog, sono intervenuta molte volte sempre su tematiche legate al femminismo, trovo davvero respingente la tua reazione a una mia opinione che credo del tutto legittima, immagino che sia un invito ad astenermi dai commenti per il futuro. il fatto che l’e-mail saputella ti puzzi di troll, potrebbe ricondurci al concetto di complessità dell’identità sociale, che però per te non significa niente allora pace.

  31. Come detto in privato, l’uso di mail diverse per la stessa firma mi ha fatto pensare ad uno degli ulteriori furti di identità altrui che il troll infestante questo blog ha fatto in precedenza. Se così non è, me ne scuso e tolgo dal mio commento il riferimento (parziale) alla mail.
    Quanto al concetto di complessità dell’identità sociale, laddove non viene argomentato resta un concetto vuoto, temo. Quanto alle posizioni del femminismo, respingo – come in altri casi – una generalizzazione che può portare alla divaricazione di cui sopra: le “bigotte” versus resto del mondo.

  32. A vedere i commenti, sembra che quello dei telefonini sia uno spot che mette tutti d’accordo, infatti veicola un messaggio ‘vecchio stile’ che tutt* sono in grado di leggere, accettare, rifiutare, ecc. Per il pratino invece si discute… Questa pubblicità mi sembra si ponga sullo stesso piano delle canzoni di Arisa, del burlesque, ecc.
    Io penso che se ci fosse vera parità nei ruoli sociali di uomo e donna, se non ci fosse un terribile degrado dell’immagine femminile, forse sarebbe solo una questione di gusti – ma così non è – quindi, attenzione.

  33. Lo spot del pratino è una bella cartina di tornasole per lo stato delle cose: è verissimo che ci sono tante donne che hanno il terrore del femminismo, come se il femminismo proibisse di loro di ridere, scherzare e bla bla bla. Non capisco come barbara e le altre non si rendano conto di quanto sia offensivo e vergognoso e scandaloso quello spot e non si rendano conto di fare proprio il gioco delle stesse persone che dicono “visto? sono le donne a trovare tanto carino e divertente che si parli di loro come oche giulive”.

  34. Io ho poco a che fare col discorso, nel senso che un uomo ha un’idea tutta sua dei ‘pratini’ e ben poco riesce a ragionare lucidamente in merito, per quanto si atteggi a farlo.
    Però trovo che il linguaggio e l’idea di questo spot siano dementi e che Loredana faccia bene a trovarli tali.
    Il fatto è che lo spot è mirato alle adolescenti che si depilano per essere ‘up to date’ con le amiche e i ragazzetti, per questo le testimonial sono loro.
    Abbandonate le flessuose trentenni alla “Venus” o Ambra Solaire, o le magrissime amiche della marcuzzi che piangono perchè si sentono gonfie anche se fuori sono acciughe, ma lo stesso non possono andare al mare.
    La nuova frontiera dell’immaginario femminile è la ragazzina manga-britney-lolita.
    Trovo agghiacciante che in questa epoca in cui gli adolescenti si stanno sbracando in una sessualità sempre più compulsiva e bambinesca, i responsabili del marketing di questa ditta non abbiano trovato di meglio che inventarsi la depilazione genitale come necessità indotta, idea che certamente attecchirà presto nelle desolate menti delle ragazzine che saranno ossessionate, oltre che dalle altre mille cazzate, ora anche dall’idea che i loro peli, se non rasati cresceranno in boccoli rasta e disordinati come fossero capelli o pelo di cani.
    Tra un po’ vedremo generazioni depilate dalla pubertà che non sapranno più cosa accadrebbe dei loro peli se non rasati costantemente a forme stravaganti, così come è accaduto ai peli delle ascelle o alle sopracciglia.
    Rimangono i peli del sedere, ma quelli non ne avete mi sa… 🙂
    Sulla tre non mi pronuncio, sono allibito.
    Daniele.

  35. Personalmente ho visto espressioni di maschilismo ben piú gravi e pesanti nell’Università dove lavoro, dove in teoria si dovrebbe esercitare la latitante “caccia all’intelligenza” che ha menzionato Loredana in un commento. Come donna mi fa meno paura l’immagine stereotipata e soprattutto contestualizzata in uno spazio palesemente superficiale e consumistico come quello della pubblicità dello spot del pratino, dove ragazze rappresentate come oche si preoccupano dell’apparenza del proprio pube quasi come in un gioco tra amiche, rispetto alla scarsa considerazione della donna che ti prende alla sprovvista in contesti dove proprio non te lo aspetteresti.
    Anni fa in una Biennale d’Arte a Venezia un grande pannello delle Guerrilla Girls chiedeva “Do women have to be naked to get in to the Met. Museum? Less than 5% of the Artists in the Modern Art Section are woman, but 85% of the nudes are female”. Che cosa possiamo fare affinché le nostre figlie possano avere diritto ad affermare il proprio pensiero e le proprie potenzialitá espressive senza doversi spogliare o dover compiacere il potente maschio di turno?

  36. Ecco, quella di rasa il pratino è una bella gatta da pelare perché ho notato che le ragazze su fb che si sono lamentate di questa pubblicità spesso sono state trattate da solite femministe arrabiate e tristi incapaci di prendersi in giro…Quante volte usano questo escamotage contro chi alza la testa? Perciò, in questi giorni sto provando ad usare canali alternativi di “protesta”: la poesia, le mail bombing e, da ultimo, l’ironia. Soprattutto col pratino, per ripagarli della stessa moneta. Ecco il mio ultimo esperimento: un post fatto con le pubblicità femminili più trash di oggi: http://vitadastreghe.blogspot.com/2010/05/oggi-mi-sento-un-po-cosi_13.html

  37. Volevo chiarire che non è stata pubblicata la mia e-mail intera, ma solo la id. E’ molto riconoscibile quindi a me ha fatto specie lo stesso, ma non direi che sia stata violata la mia privacy.

  38. Dunque parlo per me, rispondendo a Marina e anche a Loredana – che non ha fatto domande ma vabbè:)
    Io non ho affatto paura del femminismo perchè sono femminista. Mi occupo di storia del femminismo e ho lavorato a diversi progetti di ispirazione femminista – e dunque non estremizzate le mie posizioni per fare il discorso più facile.
    Concordo molto con Paola Di Giulio, e aggiungo che mi parrebbe se non altro in termini di strategia della comunicazione più saggio battere il chiodo su pubblicità e contesti dove non ci possono essere ambiguità: cioè io preferirei che si criticassero soprattutto i messaggi in cui il corpo della donna è chiamato in causa per mercificare oggetti che non lo riguardano e non riguardano lei nel suo rapporto con tutto ciò che è corporeo – e sono tantissime: tra le pubblicità di macchine me ne vengono in mente almeno un paio. I telefoni sono una costante. Poi certo ci sono gli stereotipi di genere e c’è tutto il carretto degli spot sulle bimbe che a tre anni già Dio caro lavano i piatti. Ora Barbara parla per se. Io parlo per me, ma quando lei correla questo post al femminismo e a un suo problema col femminismo, io sento un accordo. Che non vuol dire rifiutare il femminismo, ma dire che su alcune cose si ragiona diversamente. Ci sono dei contesti – quando di mezzo c’è la vita del corpo – in cui non so come dirlo ecco – ma la mia personale priorità non è essere intelligente. Così come quando scelgo una mutanda un reggiseno o un profumo non voglio essere intelligente. La pubblicità che mi restituisce la priorità seduttiva non mi disturba perchè ehm quando penso a un reggipuppe di pizzo quello voglio essere. Ma c’è anche il caso che, in relazione a qualcosa che io giudico imbarazzante, tipo depilarmela, io reagisca con una reazione ironica e allegra anche un po’ scema – perchè è un’operazione che fa sentire un po’ sceme eh:) Se si fa dell’umorismo cretino sui peli io insomma solidarizzo, se fanno vedere delle ragazze rinco coi pratini idem.
    Io quando ragiono in termini di femminismo ho questo nodo, e anche questo contrasto – è capitato con te Loredana e anche con altre persone, non vuol dire che penso che tu sia bacchettona, ma sento un problema – forse solo squisitamente logico.
    Perchè ecco, la fuori ci dicono: la donna è solo corpo!
    E allora la reazione è la donna non è corpo.
    Cioè il gioco costringe a una reazione uguale e contraria. A me sembra sacrosanta la necessità di cercare modelli alternativi, solo che certe zone di ambiguità le lascerei perdere – oppure semplicemente le trovo meno efficacemente rappresentative di altri messaggi.

  39. per me, è importante tornare all’origine del post: “l’ironia alzata come uno scudo”. Quindi concordo con Loredana: ironia non la vedo nemmeno col telescopio, spero di aver inquadrato bene…
    Una domanda provo a farla io: ma dietro un reggiseno di pizzo o un pratino ben rasato c’è lo stare bene con se stesse oppure c’è qualcos’altro, dietro? E il corrispettivo maschile qual è, il reggipedalini di latex?!

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