6. VUOTI E PIENI

Ho molte amiche magrissime, e alcune di queste amiche hanno figlie adolescenti, e alcune di queste alcune si preoccupano, o sfiorano la crisi di nervi, quando le figlie sono, o vengono ritenute, sovrappeso.  Non essendo mai stata magrissima – se non per un breve periodo della mia vita, non migliore e non peggiore dei periodi morbidi – mi preoccupo a mia volta quando le sento dire che il corpo della figlia “non è bello”.
L’ossessione del corpo è una faccenda piuttosto recente, almeno a questi livelli,   non riguarda solo il corpo femminile (anche se, al momento, lo riguarda ancora in modo preponderante) e non rientra soltanto nella sfera salutista, che pure assume sempre più spesso sfumature minacciose o iper-consolatorie (fai così, e non morirai, o morirai centenario: non è vero, ma ci piace crederlo). Con un corpo che rispetta il giusto canone, hai una chance in più per ottenere tutto quel che desideri, che sia l’amore o il successo o entrambe, ci viene detto.
Roba vecchia, con alti e bassi polemici, libri e blog sulle donne curvy o sulla presunta contrapposizione delle magre e delle grasse. Però, nella vita reale, le cose stanno peggiorando: non solo, come già sottolineato diverse volte,  le taglie degli abiti si rimpiccoliscono, e una 46 contemporanea corrisponde quasi a una 42 di un lustro fa. Ma l’ossessione del corpo delle celebrities che martella la vita delle lettrici ha raggiunto il culmine.  Perchè, come scopro sfogliando la classica rivista da parrucchiere, ormai delle donne vip non si mette più soltanto l’età fra parentesi: in quella parentesi entrano ora anche peso e altezza (invero, la schedatura viene fatta anche per gli uomini) e in un futuro, chissà, anche l’indice della massa corporea.
“Il potere si è addentrato nel corpo, esso si trova esposto nel corpo stesso”. La citazione (Foucault) è quasi scontata, ma un sistema di pensiero (e di potere) passa anche attraverso il dettaglio più insignificante.

57 pensieri su “6. VUOTI E PIENI

  1. Voglio rispondere a tutti sperando di non dimenticare nessuno, lo faccio tutto in una volta perché non so quando mi sarà possibile tornare a leggervi e poi, confesso, non è mia abitudine frequentare i blog, non ho un computer che mi faccio prestare e non ho nemmeno un linguaggio presumo adatto a sostituire il dialogo in presenza. Tuttavia vi ringrazio per aver preso in considerazione le mie osservazioni che premevano in me da molto tempo e stamattina quasi per caso non ricordo come sono arrivata qui dove tanto bene si parlava di quello che interessa a me. E poi questo di blog mi hanno parlato le amiche del consultorio, a proposito degli altri aspetti fondamentali intorno al corpo delle donne. Qualche giorno fa ho passato molto tempo nel blog di Zanardo e sono anche intervenuta più volte trovando subito un bel motivo di contrasto (lei attaccava “gli intellettuali” e io ne ero sconcertatissima) che però non si è sviluppato come avrei voluto, tanto che a un certo punto l’ho salutata. Ma ho avuto modo di capire che lì non è facile ragionare in profondità e con serenità, no.
    Comincio col rispondere a Loredana Lipperini. Veda Loredana, mi sono espressa male e rileggendo ho capito il mio errore: non intendevo esortare a disertare il blog della Zanardo ma l’approccio al problema, che considero sciagurato e fonte di sciagura per le donne, soprattutto per le giovani che così come viene proposto di affrontare il problema si ritroveranno presto smarrite e in mano agli uomini malintenzionati, non già, badi bene, a quelli che le ingaggiano o le convincono a seguire un modello, ma a coloro che avendo di fronte giovani confuse da un dibattito poverissimo, ne approfitteranno in modo ben più grave. Ho fiducia nelle giovani ma sono giovani e se, ad esempio, vengono esortate a lasciare il Paese, come fa Zanardo, per tornare con una formazione che non garantirà loro un bel niente in Italia (mentre avranno perso tanto tempo invece di cercarsi o costruirsi un lavoro qui), io credo che si faccia loro molto ma molto male. Ho capito che lei si pone come esempio (lei andò via dall’Italia molti anni fa e al ritorno ha avuto un bel problema che ha risolto facendo di questo tema un mestiere, forte delle sue tecniche di marketing usando le quali infatti, finge di criticare il metodo del bombardamento mediatico, facendo il bombardamento in altri modi, anche mediatico, visto che è spesso sui media, ma soprattutto a contatto con giovani) e che ha anche un certo seguito.
    Lei, Lipperini, si è espressa con una durezza terribile nei miei confronti, trascurando tutti i contenuti per appuntarsi su una conclusione che, è vero, ho presentato male. Mi auguro che vorrà, invece, entrare nel merito magari cambiando tono, dato che non ci conosciamo e che forse potrei essere sua madre.
    Ai due uomini intervenuti a ridosso del suo tremendo commento rispondo che sì, ho visto che Zanardo vuole “cambiare il mondo”. Al di là dell’assurdo, contenuto in questa formula, mi piacerebbe chiedere a Zanardo che risultati avrebbe ottenuto in anni di attività sul corpo delle donne, ma sono sicura che mi risponderebbe in malo modo e quindi desisto.
    Carissima e graziosa Michi, tu che hai capito grosso modo la mia età, altrimenti non mi daresti del lei, io ti ringrazio per come hai interagito con i miei contenuti. E ti rispondo che agli inizi non era diverso da oggi, che lo stesso Carosello proponeva stereotipi femminili inaccettabili ma che considerammo questa parte del problema, appunto, una parte e operammo cercando di andare alle cause, non posizionandoci come fa ossessivamente Zanardo, sulle conseguenze. Come vedi non si finisce mai, anche noi quanto a risultati….però resto persuasa che quel che conta per non perdersi è restare ancorati alle cause e da lì agire prefiggendosi di incidere, ciascuna/o, su ciò che ha intorno a sé, senza pensare che un mondo si cambia in poco tempo: in poco tempo, oggi, si possono fare molti soldi, non cambiare una società millenaria. Non dobbiamo arrenderci ma andare a guardare a quel poco e significativo che abbiamo cambiato, dimmi, Michi, com’è il tuo rapporto con tua madre e con le altre donne? Che sia peggiore o migliore del mio non è importante, conta che sia diverso, e io sono certa che lo sia. E questi sono i cambiamenti sui quali lavorare cercando di lavorare su un ambito difficile da capire ma che si chiama “ordine simbolico”. Un dei modi è quello di capire la forza del presente, dare significati diversi al tempo, non accontentarsi di quelli che gli attribuisce il patriarcato. Considera: che importanza attribuisce il patriarcato al passato? Quello della Storia, ovvero della presunta grandezza maschile. E al futuro? Pensa un po’ ai danni fatti con in mente il mito del progresso… E così via, Michi. Pensare al presente, oltre ad essere fonte di umiltà, è anche fonte di forza e la forza femminile è tanta, altro che violenza come oggi si va dicendo in ambienti femministi colti che hanno smarrito il buon senso… Buon proseguimento e …coraggio, non vi scoraggiate.
    Michi: hai ragione sulla questione del potere ( e sul controllo) negli ambienti femministi, sapessi quanta ne hai… ma anche su questo non bisogna demordere, mai: il femminismo originario ha criticato in radice il potere, solo che è stato abbandonato per …presunzione? Orgoglio? Incapacità? Io penso anche tanta incapacità: seppure ci siano lavori pregevoli svolti da alcune, quelle stesse, nel tempo, non hanno più prodotto opere all’altezza di loro stesse e oggi che teorizzano? La violenza, le squadre di donne a difesa delle deboli…e ci voleva il femminismo per teorizzare la violenza? non bastava la critica di Benjamin, tanto per fare un nome, al rapporto fra giustizia naturale, giustizia divina, sociale, ecc.? Io non mi arrendo, so che la risposta alla crisi del Soggetto non è la violenza e so che il femminismo delle origini lo aveva chiarissimo, quindi sappiamo dove rivolgere lo sguardo: non è poco e so che anche moltissimi uomini sono ben più illuminati di coloro che si tende a mettere in evidenza con ‘sto “corpo delle donne”. Questi ultimi pensino al corpo loro, ah ah!!!!

  2. @ Maria Francesca: (graziosa non me l’aveva mai detto nessuno!) Se preferisce, potrei darle anche del ‘voi’. 🙂 Scherzi a parte, il confronto e spesso scontro generazionale all’interno del femminismo è una cosa interessante e utile da dibattere, e il rispetto se viene preteso va pure dato, roba di normale educazione. E’ vero che a volte ci può essere un problema di linguaggio tra diverse generazioni, soprattuto nei luoghi dove c’è stata una intensa attività di elaborazione teorica che si focalizzava appunto sulla costruzione di un linguaggio finalizzato alla costruzione di un ordine simbolico creato dalla donna. Personalmente, ci sono alcune pratiche del femminismo della differenza, tipo quello dell’affidamento ( che vede una donna ‘debole’ affidarsi a una donna ‘forte’…) che non condivido, come anche non mi piace l’idea di creare un ordine simbolico delle donne che si focalizza sullla figura della madre e con il suo rapporto non conflittuale con la figlia. A ciò mi ci ha fatto pensare la sua domanda su che tipo di rapporto ho con mia madre e con le altre donne. Se le interessa una risposta, la rassicuro dicendole che ho uno stupendo rapporto (spesso di squisita ribellione) con mia mamma e un rapporto molto più bello con le altre donne che in genere amo e con le quali a volte vado anche a letto ( non per dormire). Penso che in questo blog, come in quello di Zanardo e in molti altri, si faccia anche una decostruzione dell’ordine simbolico patriarcale, oltre ad informare, condividere e divulgare quello che succede nel mondo ora, con un linguaggio contemporaneo, limpido ed immediato, e mantenendo, a mio avviso, sempre il rispetto e la gratitudine verso il femminismo che ci ha preceduti: senza le basi che abbiamo ereditato non avremmo neanche gli strumenti per analizzare il mondo. Ma questo riconoscimento è dato per scontato, la realtà cambia velocemente e per cambiare le cose c’è bisogno di azioni, strategie preferibilmente condivise con il più alto numero di persone e non sprecando energie sminuendo il lavoro che le più giovani e con un approccio diverso fanno. Già non è facile affrontare ciò che si combatte, se poi ci si mettono anche le donne ad ostacolare, diventa tutto molto più faticoso. E più che altro, non ne capisco il motivo.

  3. Anvedi, il Femminismo italiano si riunisce a Paestum.
    Mi toccherà, in quanto colonizzata, andare da un’altra parte, dove trovare i femminismi al plurale e pure con la f minuscola
    http://feministblogcamp.noblogs.org/
    Sarebbe bello se tu venissi a trovarci, Loredana, commentarium incluso.
    Jo (una che “ha perso il buon senso” tanto tempo fa)

  4. Purtroppo avevo preso un impegno in precedenza, Jo 🙂 Ma evviva il femblogcamp, che abbia vita lunga e felice: perché è un luogo dove si discute di idee, non di come mantenere un micropotere e di chi deve mantenerlo. (commentarium, se potete essere a Livorno, fatelo!)

  5. Non mi pare sia costruttivo ridurre le risposte a un “anvedi” o, peggio ancora, a un sonorosissimo “plonk” (forse per non dover dar di conto di un po’ di amor proprio ferito…). Poi, da certe allusioni scatta ben peggio della molla sessista, ma quella generazional/ideologica: vera scopa “regimental” (come le fallocratiche cravatte, per intenderci); come dire: “a nonné, fatt’in là che ‘n ciai niente de dì de novo. Ripijate!” Non ho punti vista vista particolari sulle considerazioni di Maria Francesca, ma in quanto tali le “considero” e non le liquido attaccandomi strumentalmente a qualche tratto caratteriale che mi dà fastidio…
    Fate vobis (anche con la f mignuscola, sevvòi)

  6. Permettimi di dirti che sei in errore, Gigi Capastina. E’ importante dimostrare gratitudine, riconoscenza e affetto alle mie coetanee “nonnette” che hanno ottenuto, per le generazioni successive, diritti la cui importanza forse non viene valutata pienamente.
    Però.
    Le considerazioni di Maria Francesca potevano e a mio parere dovevano essere fatte in un altro modo. Ma le accuse di pressapochismo, superficialità, paranoia e – la peggiore di tutte a mio avviso – voler “fare un mestiere” del lavoro – gratuito – fatto da anni, accuse rivolte a Lorella Zanardo non sul suo blog, ma qui, continuo a trovarle crudeli, ingiuste, volgari sul piano umano e politico. Non si può chiedere di non essere “tremendi” quando si irrompe su un blog vomitando veleno sul lavoro di altre donne: non dubito che Maria Francesca troverà altrove il massimo dell’ascolto e della solidarietà (anzi, da quel che capisco è già andata a cercare luoghi dove parlare male delle altre con felice accoglienza: complimenti). A ogni modo, Michi ha risposto in modo eccellente e non con un semplice “anvedi”. Poi, perdonami, ma a forza di dover ripetere ogni volta le stesse cose, anche l’anvedi scappa.

  7. Grazie per la risposta, cortese Lipperini. Osservo solo che, come spesso càpita, le polemiche sono nemiche della sapidità, e che c’erano, a mio avviso, tre o quattro pensieri nei ragionamenti di Maria Francesca (che non conosco personalmente) che meritavano probabilmente di essere focalizzati e ponderati. Caso chiuso sine die.

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