ANCORA?

 

A me quelli della casa editrice  Fernandel  piacciono. Sono attenti da tempi non sospetti a quel che accade in rete. Hanno un forum interessante.  La rivista ha appena compiuto dieci anni, è stata ed è importante. Matteo Bianchi, che ha pubblicato con loro Mi ricordo, ha inventato a partire dal libro quello che è quasi un happening teatrale itinerante. Stanno coraggiosamente per lanciare un’iniziativa legata alla mail art, e molto altro.
Però. Mi arriva pochi minuti fa una mail sulla loro uscita più recente, un libro che si chiama Il cielo in uno schermo e raccoglie i quaranta testi dei vincitori di un concorso destinato a promuovere “la creatività dei giovani scrittori” (primo dubbio). Testi, si specifica nel comunicato, suddivisi nelle sezioni racconti, poesie, e-mail e sms, “a testimoniare le forme privilegiate attraverso le quali più spontaneamente si esercita la scrittura giovanile” (secondo dubbio).
Guardo i nomi della giuria del concorso (che si deve a Coop Adriatica): ci sono nomi di persone che conosco e stimo (non conosco la professoressa Niva Lorenzini la cui presentazione correda il libro, ma sarà sicuramente degna di stima). Cosa c’è che non va, allora?
Domanda biecamente retorica, lo so benissimo:  il titolone, in color rosso, che apre la mail, e che sembra fatto apposta per stimolare l’elzeviro di un linguista sui quotidiani di domani:
“Mi dc tu ki sn io?”

36 pensieri su “ANCORA?

  1. Più che dubbi, idiosincrasie personali verso le parole “creatività” e “giovanile”, specie se tra loro associate. Niente di grave, è che ho un gran desiderio quanto meno di sinonimi, Andrea.
    E, per la mail art, mi riferivo a “La stanza arancione”, concorso-con-cartolina in allegato all’ultimo numero della rivista, quello autunnale.

  2. Se fai le pulci a tutte le fascette di presentazione e spot vari, ti vengono gli acidi allo stomaco, e quelle di Fernandel sono sicuramente tra le più biologiche.
    Il concorso sulla mail art non è partito da questo numero ma dal precedente di luglio-settembre, era la storia dell’omino col materassino, disegnato da Gianluca Polinori.
    Non so se Fernandel sia attento a quello che accade in rete, sinceramente penso di no. Ma conoscendoli e seguendoli da più di due anni, e ogni tanto mangiandoci una pizza insieme perché presento qualche loro libro, mi pare che redazione e rivista siano veramente roba rara e da tenere stretta. Anzi, rubo un’espressione che sento dire spesso dalle loro parti e mi pare sintetizzi tutti i post un po’ critici che ho lasciato sul tuo blog: mi piacerebbe che aprendo una pagina web condotta da un critico/scrittore ci fosse il più possibile una “polifonia di voci” (espressione rubata) e punti di vista perché serve a chi scrive e a chi legge, in modo che non si sappia bene qual è la direzione e che l’unico cartello stradale possibile sia quello inventato da Munari: direzione sorpresa.
    Dirai tu, Ci vuole tempo!
    OK, ma io scasso dalla vernice.
    ciao

  3. Da queste parti, la parola “creatività” è abusata almeno quanto “geniale”. Ecco: preferisco la leggerezza dell’espressione francese(giovanile, questa sì) “c’est genial!”, che si potrebbe tradurre in “forte, divertente!” e che non ha nulla di… pretenzioso. 😉

  4. Andrea, mi pare che le voci polifoniche comincino ad esserci, qui, come è bene che sia. La frecciata a Fernandel è amichevole, se non si era capito: è proprio perchè ne ho stima che non mi aspetto da loro un tipo di promozione che starebbe bene sulle pagine di una rivista “tweens”.
    Quanto alle fascette e agli spot vari, credo che mettersi a far le pulci sarebbe invece divertente: il problema è che gli spot che riguardano i libri sono pochi e abitualmente sfigati.
    Il discorso sulla mail art sta diventando una saga: mi riferisco al concorso lanciato ora, successivo a quello che citi tu – ecco, stiamo facendo un meritevole spot, su questa cosa:-)
    Massimo, sì: il fatto è che gli anni Ottanta ci hanno (mi hanno) fatto fare indigestione di tutti i termini legati alla parola “creare”. Magari mi passa.

  5. Ciao Loredana, scusa se
    non c’entra niente. Ma mi
    domandavo: che effetto
    fa aprire un blog ed
    essere sommersa dai
    commenti sin dal primo
    giorno? Quasi ci si
    intimorisce a lasciarne
    uno…:-)
    Complimenti per il blog..
    Mrf.

  6. Loredana, te la prendi con il, chiamiamolo così, “fascettismo” di questo volume di Fernandel. Ok, si può fare di più, ma tu, quando scrivi quella schedina di presentazione in testa al tuo post di perplessità non stai facendo a tua volta del “fascettismo”? Dici che sta per partire un concorso che è partito da sei mesi, dici che la rivista è attenta al web quando, boh, a parte qualche richiamo della rubrica di Elio Paoloni, e il primo antichissimo volume edito, mi pare non ci si trovi niente sul web, dici in modo assolutamente generico che è stata ed è importante: di’ che è importante perché pubblica esclusivamente scrittori italiani facendo un’opera di scouting meravigliosa per i lettori e per le grandi case editrici che negli autori italiani esordienti non investono. Questo è dare le notizie, il resto e fascettismo, fuori dalla fascetta purtroppo.
    Adesso, dopo le frecciate ai piccoli nel segno della stima, cominciamo a “stimare” anche Einaudi?

  7. Andrea, perchè mi devi rendere pignola?
    Allora: il famigerato concorso “La stanza arancione”, ripeto, non è partito da sei mesi ma, se questo può cambiare le sorti del mondo, adesso. Ulteriori notizie si trovano qui:
    http://www.fernandel.it/novita_fr.htm
    Fernandel, a quanto mi risulta, è stata fra le prime case editrici ad occuparsi di web e scrittura con un libro che risale al 1997, per l’esattezza un’antologia di testi raccolti dalla rete.
    Anche se oggi non ripete l’esperimento, è fra le non proprio numerosissime case editrici a mantenere vivo e attivo il forum.
    Il lavoro di scouting a cui tu fai riferimento è giusto e salutare, ma Fernandel non è l’unico editore che pubblica testi di autori italiani di esordienti. Vogliamo parlare di Sironi, per fare un solo nome?
    E, spiegami una cosa: chi ha detto che non si possono riservare frecciate a quelli che si stimano? Mi ricorda una vecchia storia, quando il “Manifesto” e “Liberazione” (stima, stima, stima, lo dico subito) presero molto, molto male un finto Hakim Bey…
    ps. non ho nessun problema a “stimare” Einaudi, dammene solo l’occasione 🙂

  8. il suddetto libro raccoglie nella categoria sms e mail degli obrobri assoluti. io sono rimasto senza parole. il prox anno parteciperò al concorso solo per vedere se riesco a fare peggio

  9. Loredana, tu scrivi:
    “Stanno coraggiosamente per lanciare un’iniziativa legata alla mail art”
    Lo scrivi perché le tue notizie le prendi dal web e non dalla rivista, che molto probabilmente non hai tempo di leggere. Se tu avessi quel tempo, scopriresti che – uso le tue stesse parole – l’iniziativa legata alla mail art è partita dal numero di luglio. Per ogni numero quell’iniziativa (che è un concorsino a tema con in palio abbonamenti) cambia nome, e sul sito viene segnalato, ovviamente, solo quello ancora aperto. Ecco l’origine del tuo equivoco.
    Sironi fa opera di scouting esattamente come Fernandel, tra l’altro i suoi libri sulla rivista sono spesso recensiti. Che dire di Sironi – collana Indicativo presente? è nata da pochi anni, ha una redazione con le palle cubiche, Giulio Mozzi per primo, ci permette di trovare in libreria libri che altrimenti non ci potremmo nemmeno sognare. Se per esempio fosse – e qui comincio con la “stima” che dicevamo prima – per Einaudi, non potremmo leggere i “Racconti felici” di Davide Bregola che Sironi ha pubblicato mentre Einaudi balordamente rifiutato. Bregola scrive cose molto belle, leggetelo.
    Poi bisognerebbe parlare ancora tanto di Sironi… ma adesso esco che voglio comprarmi un cd dei Pixies. Ciao

  10. Non so, io mi occupavo di Mail Art (facendola) negli anni 80, mi pare non troppo di “avanguadia” parlarne ora.
    Per quanto riguarda l’uso del criptico linguaggio sms (che a me non piace) mi sono reso conto che dati i limiti di testo occorre risparmiare lettere (la k al posto del ch è pura ottimittazione, come lo fu (per ragioni invece economiche) il linguaggo telegrafico che omise certe parti tipo “arrivo giorno 27” al posto di “arriverò il giorno ventisette”…
    La scomodità di digitare sulle tastiere dei cellulari fa il resto.
    Credo.

  11. Andrea, sembriamo due personaggi di Antonioni! Se un’iniziativa è in corso e una è chiusa, tu quale segnali? 🙂
    Ti prego, chiudiamola qui o ammorbiamo i passanti. Comunque, tanto per insistere: non solo Fernandel la leggo, non solo mi piace, ma ne ho anche scritto quando ho potuto.
    Meno male che su Sironi siamo d’accordo: ho appena cominciato “Tecnologie affettive” di Maurizio Torchio, mi par bello.
    Quanto ai rifiuti einaudiani, capita: se non ti inalberi, il David Peace di “Millenovecento80” mi pare una perdita anche più grave.
    Buon ascolto dei Pixies, dai.

  12. >> Hey ma non erano LE Pixies (4AD)?
    ;-))
    Sì, e anche LE Nirvana e I Bikini Kill e GLI L7, neh 😀
    *Percuote Will con la sua copia di Bossanova*

  13. Sia chiaro, cara la mia signora Lipperini che io detesto questi linguaggìni sunteggianti e fintamente sintetici, servono al più ad ottundere menti già tendenti all’atrofizzazione.
    Ma, veda, voglio qui spezzare una lancia a favore di queste piccole case editrici per prima per la Sironi che ha nel suo seno un ottimo scrittore quale il Mozzi, tuttavia ritengo il suo operato discutibilissimo nella scelta dei libri stampati da poco eccetto nel caso del suddetto Bregola che fu libro ottimo, chiaro, interessantissimo.
    Della Fernandel io propenderei a tacere, se non che mio fratello Mario, il minore di noi quattro, che si picca di far lo scrittore ebbe con loro una singolar contesa ed inviò loro un testo o romanzo, e, cosa straordinaria, ebbe risposta, benché negativa da un tal segretaria che vantava alcune bontà del manoscritto o piediscritto( direi io); ma il padron Pozzi disse no e mio fratello Mario lacrimò suscitando ire e improperi dei nostri terribili consaguinei e coabitanti Ottavio e Attilio.
    Si generò un ‘ennesima detestabile lite di cui è meglio tralasciare.
    Nel ritornare a riparare il nostro trattore Deorson major, che altrimenti mi fanno il culo, decorosamente la omaggio
    suo inveterato
    ammiratore
    Anodino.blog

  14. Loredana, per la storia della cartolina non c’è bisogno di arrampicarsi sugli specchi, io non sono il tuo megadirettore, questa non è la stanza di un’azienda.
    Scaruffi li chiama i Pixies, diciamo che mi fido, io sulla musica (e sul resto eh) sono ignorante quindi in genere consulto qualche sito web per avere informazioni, e uno di questi è http://www.scaruffi.com però i suoi giudizi sono da prendere con le molle dopo essersi messi anche uno scafandro. Ora sto ascoltando “Surfer rosa”, dicono che è il loro capolavoro, in effetti dal primo ascolto mi pare un grande disco. I Pixies e i Sonic Youth li ho sempre sottovalutati, eppure è una musica che riesce a mettere in uno stato emotivo niente male. Uhm ora vedo che Scaruffi dice “I” New York Dolls ma forse, anche se il genere sessuale è artificioso, sarebbe più corretto chiamarle “Le” NYD.
    Proprio bello questo Surfer Rosa, ogni tanto parte un dialoghetto, il primo credevo fossero lamenti dei miei vicini per il volume.

  15. io non ho capito bene come siate arrivati a quel corpo a corpo sul concorso della mail art, anche perchè mi sembrava che il post fosse incentrato sul concorso per “giovani scrittori” ed ancor più sul titolo criptato che apriva la mail informativa ricevuta dalla Lippers.
    Sarò pure intransigente (si usa ancora ‘sta parola????) ma credo sia una questione generazionale.
    Se mi dici “Coop Adriatica”, per quanto possano essere di mio gusto tortellini e piadine, nonchè le reminiscenze di una sana sinistra fondata sui lavoratori, già vengo sommersa dai dubbi.
    Coop for Words… la Coop semina libri… Coop for music…
    Che brividi populisti in tutto ciò. Resi ancor più evidenti dal riconoscimento e dall’incentivazione di linguaggi (come l’sms) che di vivace hanno davvero poco… neanche le abbreviazioni nè le k che a me (in età ormai fatiscente) continuano a far tornare in mente aborrite sigle d’incappucciati roghisti.
    Suppongo che alla maggior parte dei blogger non faccia senso… anzi produca forseun senso di stupore: “toh, la Coop! Ma non faceva salumi?”
    Che dire? Ripropongo la mia obsolescenza, ma avrei piacere di capire quali sono le prime immagini che affiorano alla vostra mente quando leggete: “Mi dc tu ki sn io?”
    Quella che è affiorata alla mia non la dico.
    Ma, poichè sigle ed acronimi sono facilmente immagazzinabili nell’immaginario collettivo, anelerei a privarmi di possibili confusioni anche solo immaginative.
    😉

  16. Andrea, non avevo dubbi
    🙂
    Anodino, mi ricapitoli il numero dei fratelli: sto perdendo il conto. E la rassicuro che le piccole o mediopiccole case editrici sono sempre nel mio cuore.
    E, ciao, Will, benvenuto!

  17. Cara la mia Lipperini,
    mi permetto ancora di ripresentarmi quaggiù, nonostante la tarda ora solo per rispondere alla sua più che cortese domanda che dimostra interessamento e partecipazione quasi commovente in un mondo tanto cinico.
    Ora, Le preciso che siamo quattro fratelli celibi: Attilio e Ottavio i maggiori, dediti completamente ed assiduamente ai lavori agricoli ed alla conduzione della nostra azienda agroalimentare sita nel cuore del Piemonte, indi vengo io come buon o cattivo terzo (Le tralascio il mio insulso nome) poi, appreso a me nacque il povero Mario che si dedica ossesivamente a composizioni letterarie sui generis.
    suo devotissimo
    Anodino.blog

  18. Grazie per il benvenuto, Loredana. Esordio infelice, a farsi prendere per i fondelli dalla Blasèe (e, orrore degli orrori, Ella ha pure ragione!)
    :-))

  19. non conosco nulla del popolo dei blog,e piano piano frequentando questo blog,inizio a capirne di più-
    comprerò il tuo libro,ma non subito..
    a me farebbe piacere avere tanti commenti e quesiti ai quali rispondere.
    Fernandel per me rimane l’interprete magistrale con Cervi,altro grandissimo,dei film di Don Camillo.
    Cosa è la mail art?
    reSTO convinto che il popolo dei blog,e di internet in generale,sia un popolo di pèrsone sole..quali appunto siamo noi..
    avendo già fatto tutto i nostri padri e zii..
    mah???

  20. Volevo ringraziare per la visita a I racconti dei vicini, ma qualcun altro ci ha già pensato e quindi eviterei duplicazioni.
    Sempre ad opera dei vicini sta ripartendo un racconto a più mani su intheneighborhood.splinder.com
    Ciao
    Stefano

  21. stefanopz e jaco, ma grazie a voi: le segnalazioni qui sono sempre benvenute.
    Stefano/adelante, sulla mail art ti rimando alla voce di wikipedia, che mi sembra ben fatta e ha buoni link. Qui:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Arte_postale
    E, no, i padri e zii hanno fatto molto ma non tutto: abbiamo un bel po’ di cose da fare anche noi.
    Anodino: nemmeno una sorella, eh?

  22. Anodino, ma no: questa conversazione non svanirà, al massimo andrà ad incrociarsi con altre. E, capisco il suo turbamento: di questi tempi il mio nome turba anche me (pensi che ho persino il cognome che inizia per elle, come quella Loredana là: una sventura).

  23. Veda, cara la mia Loredana ( e quasi mi turbo nel chiamarla per il suo nome cantante), dunque di sorelle, cioè femmine non ne vennero dall’augusto o (disgustoso,?)matrimonio dei miei genitori; Le dico putroppo che tanto avrei amato una sorella pressoché della mia età, ma ne fui orbato ed ancora talvolta ciò mi fa girare le tartacule (perdoni il vizio di forma).
    Veda comunque come già Le dissi dianzi come le pagine rapidamente trascorrono tanto che questa conversazione sarà solo pallidamente ricordata, smunta e vana tra sette giorni.
    Le assicuro ciò mi turba profondamente.
    E’ una morte continua di questi segnini, più accelerata che mai e mi spaura.
    suo devotissimo Anodino.blog

  24. Ringrazio Andrea, che ci difende sempre “armi in pugno”, ma ringrazio soprattutto Loredana Lipperini per la qualità dell’attenzione nei confronti del lavoro di Fernandel: è una cosa rara, fra gli addetti ai lavori, o almeno così mi sembra, e ogni volta che accade ci stupisce e ci gratifica.
    Insomma, non è da tutti una sensibilità così attenta come quella di Loredana, che coglie nel lavoro di Fernandel alcuni slogan che in effetti non ci appartengono, ma che fanno parte della storia di un concorso letterario che è giunto alla sua terza edizione. Al di là di questo aspetto, Coop for words è un’iniziativa importante, che accentra su di sé l’attenzione di molti giovanissimi: per noi è un’occasione per far conoscere il lavoro di Fernandel ad un pubblico che almeno in parte è anche il nostro. Forse se si fosse trattato di un concorso organizzato esclusivamente da Fernandel non avremmo usato le stesse espressioni, ma allora non sarebbe più stato Coop for words…
    Infine, per ciò che riguarda la mail art, sulla rivista Fernandel compare da due numeri un concorso in cui non si vince niente (a dire il vero si vince l’abbonamento alla rivista) e in cui si invitano i lettori a completare un incipit narrativo. E’ un gioco, ma finora ci ha dato soddisfazione: spero che parlarne anche in questo spazio ci faccia arrivare in redazione più cartoline, che per il numero in corso sono state davvero poche. Vorremmo continuare questa iniziativa anche per i prossimi numeri, ma tutto dipende dalla risposta dei lettori.
    Un saluto a Mario Bianco, riconoscibilissimo anche quando vuole apparire anonimo.

  25. La saggezza di Giorgio Pozzi è assolutamente e totalmente benvenuta: come le iniziative di Fernandel, che qui troveranno sempre spazio.

  26. Di concorsi e raccolta di narrativa ne esistono tanti. Occorre anche essere attrattivi nei titoli per suscitare l’interesse della platea ed assicurarsi un minimo di riscontro :-))

  27. Vorrei anche però che si capisse che io sono un CONSUMATORE di letteratura e che il mio difendere “armi in pugno” (espressione azzeccata) è un difendere la qualità di quello che si trova in libreria e poi nella mia libreria (intesa come scaffalatura non come negozio). Quindi non è per “amicizia” che difendo armi in pugno è per avidità di libri belli. Credo che sia importante dare il segnale a chi per lavoro è un mediatore che esistono consumatori che al libro ci tengono, e che non prendono su passivamente i giudizi della carta stampata o peggio delle scelte editoriali. Non sono l’unico così. Sono però l’unico che per dirlo si camuffa da bandito.

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