ANDARE, CAMMINARE, RACCONTARE

E adesso che si fa, eh? Ritorno sul punto perché sono giorni, settimane, mesi che si chiede a chi lavora con le parole (è un lavoro pure quello, occorre farsene una ragione) di esserci. E mai come ora chi lavora con le parole le usa: scrivendo, intervenendo, provando a dare un contributo. Ma non basta: giustamente oggi scriveva Christian Raimo su Facebook (perché su Facebook si legge molto, moltissimo: basta cercare):
“La sinistra, l’opposizione al fascioleghismo, negli ultimi mesi è stata testimoniale: copertine di giornale, punti esclamativi, petizioni, magliette rosse, mani rosse, appelli, chi tace è complice, eccetera.
Non l’hanno fatta i partiti, l’hanno fatta i giornalisti e gli intellettuali. E persino quando l’hanno fatta i politici – vedi Fratoianni ora sull’Open Arms – l’hanno fatta testimoniale, sul modello dei giornalisti e intellettuali.
Da un punto di vista etico questo è importante, se non fondamentale: tenere il punto, distinguersi e contrastare la deriva morale di un mondo politico che si riconosce solo nel godimento per la violenza contro i deboli.
Ma questa forma testimoniale ha dei limiti che sono gli stessi – se non peggiori – che la sinistra ha mostrato negli ultimi venticinque anni. L’assenza di un progetto e prima ancora di una cultura politica”.
E allora, sì, bisogna metterci anche il corpo: andare, guardare, raccontare, intanto. Se posso, e non per rimanere sempre sullo stesso territorio ma anche sì visto che quel territorio è un caso di storia, bisogna fare come Leonardo Animali, che ha viaggiato lungo il tubo del gasdotto della Rete Adriatica, che passerà in territorio sismico, sotto i piedi delle persone, che pure lo sanno, ma al bar, appunto, parlano solo di Salvini.
Leggete, pensate, andate, raccontate. Anzi: pensiamo, andiamo, raccontiamo. Perché, cari e cari, questo è il cammino. Laddove non c’è il progetto politico, va ricostruito un legame. E questo possiamo e dobbiamo farlo tutti.

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