APPUNTAMENTO A MILANO

Se non avete altro da fare, alle 18.30 di oggi si discute di Tirature 05. L’incontro è organizzato dalla Fondazione Mondadori, si svolge presso Arci Matatu, via De Castillia 20. Titolo, vagamente inquietante, “Parlare di best seller è politicamente scorretto?”. Coordina Filippo La Porta, partecipano Sergio Pent, Vittorio Spinazzola, Gianni Turchetta, la redazione di Tirature e la sottoscritta. Vado a preparare guanti e sciarpa (non perchè immagini una discussione gelidamente formale, mi si dice che il clima milanese somiglia a quello di Stoccolma, di questi tempi).

46 pensieri su “APPUNTAMENTO A MILANO

  1. Nevica da fare paura, altro che. Tempo da lupi!!!!
    Copriti bene.
    Io ho un impegno di lavoro seminderogabile. Spero di riuscire a derogarlo.
    ciao, G.

  2. Caro Effe, la metto in termini di principio, me ne scuso, ma è per fare in fretta (sto per andare in cattedra!): non c’è parola che non sia attraversata dal potere, e il potere è per essenza diseguale. La diseguaglianza costituitiva del potere non si può togliere, e purtroppo non è semplicemente l’altro della e dalla parola (D’altronde, se lo fosse, la parola sarebbe impotente). La tua osservazione (con Malvino e con gli studenti non è la stessa cosa, è ovviamente esatta), ma non pertinente, o almeno non decisiva: tanto poco decisiva quanto lo è l’osservazione della nostra gentile ospite circa i mille stili dei blog
    (Quanto ai miei studenti, io sono un prof. democratico: come direbbe il mio, di prof, pratico la contraddizione !).

  3. “Tirature” di quest’anno è colmo di errori oggettivi. Per esempio il professor Gianni Turchetta scrive che il mio libro “Corpo” è stato scritto su commissione. Notizia da lui inventata. Pensate come posso esserci rimasto dopo che ho letto una cosa simile. Quel libro lo volevo scrivere da sei anni, l’ho covato a lungo nell’immaginazione. Nessuno, in tremila anni di letteratura occidentale, hai mai scritto un libro di aforismi, 500 aforismi, dedicati a 50 diverse parti del corpo umano. Oggi tutti scrivono romanzi, perché vendono, meglio se gialli. La scrittura di altri generi viene disertata, perché non porta al successo. Ora immaginate come può rimanere un autore se legge che un professore si inventa la notizia che il tuo libro, che tu (superbamente, lo ammetto) consideri originale, l’hai scritto su commissione, cioè su un’idea altrui, per soldi, per onorare un contratto… E il bello è che a scrivere e pubblicare queste inesattezze (non vi tedio enumerando le altre) è uno studioso, un professore universitario, uno che riceve uno stipendio pubblico per studiare la produzione letteraria.
    L’intervento di Turchetta si segnala inoltre per stoltezza: giudica un’intera generazione di autori a partire dagli ultimi libri miei e di Aldo Nove. Ora, i miei libri, dal primo all’ultimo, sono sicuramente poca cosa, ma che c’entrano i poveri Ballestra, Nori, ecc., intruppati a forza in un’inesistente poetica “cannibale”? Perché liquidare un’intera generazione, definendola in toto “cannibale” (io tra l’altro non c’ero nemmeno in quell’antologia)?
    Siamo al solito vizio professorale: promuovere, bocciare, dare voti. Ma noi non siamo mica a scuola. Dai critici ci attenderemmo semmai risposte, dialogo estetico e politico, non pagelle. Che dire? Andiamo avanti lo stesso. Lasciamo a loro le aule, noi procediamo all’aperto.

  4. Carissima Loredana,
    Hai ragione: l’intervista è, per certi diversi, diversa da quelle che ho letto in giro. Penso intendessi dire questo. Penso anch’io che per la prima volta in questa intervista emerge Tullio Avoledo in veste di scrittore e in quelle di uomo, in un’unica soluzione. E’ così possibile comprendere appieno lo scrittore e l’uomo. Che sia colpa anche delle mie domande? ^___^’’’ Ad ogni modo, il merito va tutto a Tullio Avoledo, gentilissimo, che a tempo di record ha risposto alle mie domande con precisione veramente chirurgica, senza possibilità di fraintendimenti.
    Ma chi è quel tuo amico che dice sempre “Saludos”? ^___^
    Ti consiglio anch’io di coprirti bene. Sono appena entrato in ufficio, e sono tutto un pezzo di ghiaccio.
    Tirature, concordo con Tiziano Scarpa, è davvero pieno di “errori oggettivi”: non ho finito ancora di compulsarlo – preso dal disgusto -, però non mi piace affatto. E’ ben peggiore di come me l’ero immaginato, seppur se n’era già parlato proprio qui, in questa sede. Dovrei chiedere il rimborso e rispedirlo direttamente all’editore.
    Saludos ^___^
    Giuseppe (detto Iannox)

  5. Ottimo intervento, Tiziano. Comunque, anche qui fa un freddo poco consono alle latitudini. Una viene a Roma per sfuggire al gelo (emotivo, professionale, sociale, atmosferico) e si trova una città sottozero. Vabbè…

  6. azioneparallela l’ha messa sul politico, e tiziano scarpa ha evidenziato in che modo una politica letteraria possa venire delegittimata
    è proprio vero che è una questione di potere – ma il fatto stesso che queste discussioni avvengano, che si situino in uno spazio come questo, che non dico dieci, ma tre anni fa ce lo sognavamo – non dimostra che la questione politica del potere è aperta e che l’apertura di spazi liberi non faccia che ridiscutere le gerarchie di potere?
    in questo senso, rovesciare le cattedre in faccia all’ipocrisia e alle prevaricazioni delle istituzioni, non si configurerebbe forse come produzione di discorso politico?

  7. Andrea, proviamo a far così. Io dico BIANCO. Se qua sotto trovo un tuo commento con su scritto NERO mi farò ufficilamente una ragione che mi stai prendendo in giro.

  8. Sì, lo so, Gianni, è un duello iniziato molto tempo fa, quello con Andrea. Anche a me sta simpatico (e lui lo sa).

  9. No, no, Leonardo… Andrea è PROPRIO fatto così. All’inizio non lo capivo neppure io, poi mi ci sono affezionato.
    L’è un brau fioeu. 😉

  10. Caro Scarpa, fregatene. Tu hai tanti lettori (tra cui il sottoscritto) che di certi giudizi sommari se ne impipano.

  11. Vabe’ ma se credi nel tuo lavoro come fai a impipartene?
    E’ come avere intorno il malcostume e non dire una parola.
    Non so, io per quelli che ancora si arrabbiano per queste cose ho un senso di gratudine. Mi fanno pensare che la letteratura ha anche un senso politico. Non mi dispiace per niente che immaginazione e politica stiano insieme. Non mi pare che si tolgano reciprocamente nulla, anzi…

  12. Ma Leonardo non siamo così distanti, voglio dire, uno che vuole diventare scrittore come ordine di pazzia è analogo a uno che vuole rompere le balle senza essere scrittore, ti passo solo una piccola differenza di grado. Tra l’altro certe tue uscite non le capisco, da una parte scrivi una versione caricaturale degli intellettuali fichi&elitari, poi però trovi la tua strada in un libro che in tutta europa hanno comprato in 13000 e letto in 500 (questi ultimi sono una mia esorbitante stima).
    Un secondo tra l’altro. Nonostante dica nero al tuo bianco ti sto ad ascoltare, e proprio per un tuo consiglio ho accattato Mason & Dixon.
    Che non mi convince mica tanto, però. E’ anche vero che ultimamente faccio fatica con le cose scritte (a parte l’immenso cardiaco Biondillo).

  13. Azz, mi è venuto in mente dopo che era bello se ti intervistavano nello studio invece che a casa. Il fatto che un architetto scriva libri dà l’idea di finissimo umanista, la cosa va sfruttata.

  14. Dedicare 500 aforismi a parti del corpo umano è come non scriverne nemmeno uno intero. E questo è un aforisma. Intero.

  15. Adesso mi spiego e capisco la tua faccia al pub, Tiziano, quando capitò il discorso Tirature 2005.
    Comunque è dal 1998 che Turchetta butta in un unico calderone cannibalico fior di scrittori (che non c’entrano una mazza con Gioventù cannibale): in un vecchio Tirature era riuscito a farci stare dentro Aurelio Picca, Beppe Culicchia e…Ligabue!

  16. Ero convinto di avere già postato stamane, anche se in tutta furia, una sintetica risposta a Effe. Che più o meno, mi tengo sulle generalissime, faceva così:
    Caro Effe, sull’intelleguale la cosa per me sta così, che uguaglianza non ce n’è proprio tra chi scrive e chi legge un blog. Io poi sono convinto (con Blanchot, ma non ha importanza) che è fintamente uguale persino la posizione dei dialoganti in una liberissima conversazione orale: figuriamoci! Il fatto è che la parola è attraversata dal potere (ha commentato pure Foucault, mi pare). Il quale potere è per essenza diseguale. E dunque lo è la parola. D’altra parte, una parola libera dal potere sarebbe impotente: non so se mi spiego…
    Col che non ho certo proposto un diagramma analitico delle forze e dei poteri che attraversano lo spazio della scrittura di blog (non sono mica Foucault, io), ma non vedo una ragione una per derogare dal principio
    (Quanto alla cattedra, io faccio il professore ‘democratico’, ma per quanti sforzi faccia la cattedra rimane – persino a cassino, dove mi capita di insegnare in aule che al posto della cattedra hanno un paio di sedie e una tavola di compensato rivestito poggiata sopra).
    Questo, nel caso passasse ancora qualcuno di qui.

  17. c’è una battuta nel film “mery per sempre”: l’alunno carcerato benigno(di cognome) si rivolge così al professore placido(di cognome): “prfofessore democratico, allora analizzasse sta minchia!”

  18. Caro Andrea B, grazie del supporto.
    Caro Colombati, grazie dell’intervento solidale. Sai, in dieci anni, come puoi immaginare, ho ricevuto tutti i tipi di stroncature possibili, e credo, senza esagerare, di essere uno degli autori italiani più stroncati dell’ultimo decennio. Nessun problema, dunque. Me ne sono sempre fregato.
    (Tra l’altro, concedimi una divagazione: ci ho messo qualche anno a capirlo, ma poi mi è risultato chiaro e, per quel che vale, mi permetto di dirlo ziescamente ad autori esordienti o all’inizio del loro percorso editoriale, anche a te, caro Colombati: non restateci male, quando vi stroncano, mai! Sono QUELLE le vere attestazioni di valore! Non le lodi: le stroncature! Quanto più una stroncatura è livida, scombiccherata, scomposta, sopra le righe, vigliacca, disonesta (e le stroncature sono TUTTE così, altrimenti non sarebbero stroncature: sarebbero argomentazioni articolate, critiche rispettose, ONESTE anche se radicali nel dissenso), tanto più ciò vuol dire che avete toccato un nervo, che avete scritto un libro importante. Io fino al 98 queste cose non le sapevo, e ci restavo pure un po’ male, lo confesso, quando leggevo stroncature a libri miei o a libri che avevo amato, di amici e no. Ma oggi siamo nel 2005, ne ho viste e capite di cose nel frattempo).
    In questo caso (Tirature 05) non si tratta soltanto di una legittima, sacrosanta stroncatura. Si tratta di una cosa falsa: il professor Gianni Turchetta afferma che un libro non me lo sono inventato io, ma che qualcuno mi ha dato l’idea, per farmi scrivere a pagamento. Ecco, questo mi offende. Capisci? Non mi viene riconosciuta nemmeno l’originalità autoriale di ideazione della mia opera. E’ QUESTO che non accetto, di tutto il resto me nefrego.

  19. Capito per caso su questo blog che trovo molto interessante, anche per cogliere dei consigli di lettura. Infatti mi piace leggere, ma non lavoro nell’ambiente dell’editoria. Il libro più bello che ho letto ultimamente? “Con le peggiori intenzioni” di Piperno. Ho letto e amato tutto Ammaniti, Wu Ming, Mazzucco (specie “Vita”), Vinci, Veronesi. Ho letto e non amato Baricco, Mazzantini, Nove (interessante e originale il primo. Poi ha fatto altri libri? mi sembrano sempre lo stesso), Starnone e altri.
    Ma leggendo questo blog, mi è venuta una domanda: chi è Tiziano Scarpa? perché dice – più o meno – io che non faccio libri alla moda che vendono? perché disprezzare tutto quello che non si riesce a fare?
    Invece di costringere tutti a parlare di “corpi” (il suo libro di aforismi che anche se bellissimo, a quanto dice lui, chi l’ha letto?) non parla di Piperno? o comunque di qualche altra cosa/persona che non sia se stesso?

  20. “Infatti mi piace leggere, ma non lavoro nell’ambiente dell’editoria”
    Ma che significa? Solo chi lavora nell’editoria può e deve leggere? C’è una connessione necessaria tra lavorare nell’editoria e leggere libri?
    “Ma leggendo questo blog, mi è venuta una domanda: chi è Tiziano Scarpa?”
    E tu chi sei? (detto senza astio o ironia, eh. Però potresti presentarti un po’ più nello specifico, prima di sparare a zero su scrittori che qui TUTTI conosciamo)
    “perché dice – più o meno – io che non faccio libri alla moda che vendono? perché disprezzare tutto quello che non si riesce a fare?”
    QUANDO e DOVE Scarpa ha scritto questo? QUANDO e DOVE Scarpa avrebbe disprezzato “quello che non riesce a fare”?
    “Invece di costringere tutti a parlare di “corpi” (il suo libro di aforismi che anche se bellissimo, a quanto dice lui, chi l’ha letto?)”
    A parte che il libro si chiama CORPO, QUANDO e DOVE Scarpa avrebbe costretto tutti a parlarne?
    “non parla di Piperno? o comunque di qualche altra cosa/persona che non sia se stesso?”
    Ci arrivo troppo tardi, ma ci arrivo. Chiunque scriva una frase del genere è un fake (per i non specialisti del lessico di internet: un fake è qualcuno che, volontariamente scompigliando – o provando a farlo – una discussione in Rete assume una falsa o inventata identità a scopo provocatorio). NESSUNO (se non un fake, appunto), nemmeno i più agguerriti detrattori di Tiziano Scarpa si sono mai sognati di dire o pensare che Scarpa parla o agisce solo di o per sé stesso. Non ho tempo per fare la luuuuuunghissima lista di nomi ai quali Tiziano (restandosene silenzioso e in ombra come il narratore di Joyce, sullo sfondo, a limarsi le unghie, o alla luce del sole con segnalazioni, occhi di bue critici, presentazioni ecc…) ha dato – perché entusiasta, perché convinto della pienezza artistica dell’opera e per altre 10000 ragioni – una mano e una spinta e un sostegno.
    Ah, non potrò replicare (ché sicuramente ci sarà da replicare) fino alla tarda serata di oggi. Ma spero di trovare, nel caso, ARGOMENTI e non schizzetti di fango e merda.
    un saluto a loredana e al resto della camarilla e della mafietta di cui facciamo certamente parte tutti.

  21. … tornando al tema dell’incontro con la redazione di “Tirature”: secondo me parlare di best seller è politicamente DOVEROSO (inteso come politica culturale). Altro che scorretto..!!..questi decantano una letteratura mid-cult, consolatoria, attenta ai numeri e alle classifiche (lo sanno tutti che – alla fine – taluni testoni della sociologia della letteratura e della storia dell’editoria, vedi Spinazzola o Peresson, collaboratori della Fondazione, oggi interpretano la logica dell’Aie, dei grandi numeri, come se l’editoria fosse solo quella grande e del nord, e sopra le 50 mila copie: il resto è riserva indiana)

  22. Per testimoniare dell’originalità vera di Scarpa posso dire di aver letto un po’ di tempo fa un raccontino molto bello sulla “litigata – e mi pare, l’umiliazione – nei romanzi di Dostoevskji – mi scuso con lui se non mi ricordo bene i termini. Ma credo che tentativi così, fra la critica e il racconto vadano se non premiati quanto meno riconosciuti. Come un altro bel racconto di Ballestra – credo fosse nella raccolta “orsi” – un “incontro” in cui Arbasino mi pare comparisse in videoconferenza, e l’autrice, amandolo molto, lo sfotteva come può fare solo chi ama molto . Ecco, i due testi di cui ho parlato non è che siano validi perchè Scarpa parla di Dostoevskij e la Ballestra sfotte Arbasino, ma come al solito per il “tono”, che i due autori hanno usato nei loro testi. Che mi ricordi io non è che siano stati tanto considerati. Allora, diciamo, mettendomi nei lor panni di autori, posso pensare che si siano sentiti anche un po’ poco spinti a continuare in quella direzione. A parte forse il solito Paccagnini, dei cui meriti a un certo punto bisognerà parlare. Ecco, due bei testi dicevamo. Ha ragione Scarpa, se i critici non li leggono, non li conoscono, e classificano a cazzo, certo non fanno un buon servizio. Al lettore, prima di tutto. Perchè Marianna, ti assicuro è puro divertimento che ti perdi.

  23. Grazie a Piero. Comunque non c’è nessun problema, quando si gioca questo gioco, bisogna accettare anche i fake, ammesso che lo siano. Altrimenti tanto vale stare alla larga dalla rete.
    Cara Marianna, hai ragione, io non sono nessuno. Ho scritto comunque dei bestseller anch’io, i libri alla moda che vendono bene li ho saputi scrivere, ma non sei tenuta a conoscerli, va benissimo così.
    Ho detto solo che mi interessa scrivere ANCHE altri tipi di scritture, che per loro natura non sono destinate a vendere (una raccolta di aforismi non può vendere molto). Lo faccio perché mi piace, perché sono ispirato, perché mi infervora anche quel tipo di scrittura, diversa dal sempiterno romanzo che domina oggi. Non è il discorso della volpe e l’uva: io l’uva l’ho colta varie volte, so bene come si allunga il braccio. Ma giustamente tu non sei affatto tenuta a conoscere i miei libri, leggi già abbastanza e mi pare che tu faccia ottime letture.
    In questa discussione si parlava di “Tirature”, un libro-rivista dove ci si sofferma molto sui miei libri. Ci tenevo, in questa discussione, a correggere una notizia errata, contenuta in quel testo, inventata di sana pianta da un professore universitario.
    Parlo molto di rado dei miei libri. Insieme ad alcuni amici, ho fondato una rivista-blog in rete, dove, fra gli stili di comportamento, ci siamo dati la regola di non parlare dei nostri libri. Per il resto, come ha ricordato generosamente Piero Sorrentino, da 15 anni a questa parte quando posso faccio festa pubblicamente per i libri degli altri che mi piacciono, scrivendone su giornali e in rete (e nei miei libri di saggi), parlandone alla radio. Ma non vorrei che questa discussione si trasformasse in un processo a me: sicuramente ho sbagliato tono. Scusate, come al solito mi sono preso anche troppo spazio. Grazie del tuo intervento.

  24. Bleah. Bleah. Bleah. Persino il grande Morrison ha preso in prestito dal blues. A parte che non mi piace, anzi odio, l’idea di tutti questi soli, soli, soli. E se un giorno decidessi di scrivere o fare musica lo farei solo per parlare tutto il giorno con persone che – mi pare, lì per lì – ne sappiano qualcosa o che mi siano simpatiche.

  25. Caro Posto, si scrive da soli. La scrittura è solitudinaria. Quando leggo, leggo una solitudine altrui. Le posso rispondere, fare una “critica”, ma non vorrò mai che tenga conto di quel che le ho detto, la prossima volta che scriverà. Esistono altre forme d’arte collettive, collaborative (il cinema, per esempio), dove essere complici. Quando leggo, io leggo la solitudine del singolo di fronte alla lingua, la sua solitudine permeata di lingua, la sua lingua incarnata in una solitudine, la sua “solitudine troppo rumorosa”, come diceva Hrabal. Non c’è complicità che tenga. E’ cosa buona stare da soli, non avere complici. Quanto più si è soli, con le spalle al muro, tanto più si scriveranno intensità dolorose, festose, profetiche. Il resto è simpatica comunicazione.

  26. Cara Marianna, se ti riferisci a Piperno, ti consiglio – senza polemica- di guardarti i post precedenti dove se ne parla, e soprattutto ti indirizzo al grande Genna, sul cui sito I Miserabili.com, ci sono due “lettere” molto interessanti che i due scrittori – Piperno e Genna – si mandano.

  27. Caro Posto, grazie delle belle parole. Ti devo un caffè.
    Permettimi un commento.
    Hai scrtitto:
    “Che mi ricordi io non è che siano stati tanto considerati. Allora, diciamo, mettendomi nei lor panni di autori, posso pensare che si siano sentiti anche un po’ poco spinti a continuare in quella direzione.”
    Guarda che il mio testo che hai ricordato è stato considerato anche TROPPO, sia sui giornali che fuori: si trova menzionato e analizzato in tutte le enciclopedie e storie della letteratura. Ma questo non ha importanza, sicuramente è stato sopravvalutato. Quel che ci tengo a dirti è che non condivido la tua idea di artista, implicita nella tua frase. Gli artisti, gli scrittori vanno dove vogliono loro, mica “continuano” nella direzione approvata dai critici o dal pubblico… Se in letteratura e arte le cose andassero e fossero andate così come pensi tu, avremmo avuto ben pochi capolavori. La “direzione” dove andare se la inventano gli artisti, mica aspettano che gliela traccino gli altri. Lo dico con tranquillità, senza polemica. E ora aspetto in risposta un tuo “postodelladirezione.it” 🙂

  28. Caro Scarpa, quando dico considerati, non intendo, “E’ nato un altro scrittore!”, questo lo so anche io che è stato fatto. si fa tutti i giorni. Ed è una cosa che se fatta superificialmente può pure cioncare un’artista invece di farlo “crescere”. Perchè quello poi non sa che farsene dell’abilità che ha. Intendo una capacità critica “complice”, capace, proprio perchè complice, di non far lavorare lo scrittore/ice da solo. No, secondo me è proprio ingenuo dire, “Vado dove voglio!”. Nessuno va dove vuole, e tanto meno gli artisti, per tutto quello che di condizionamenti comportano le tradizioni culturali. Allora tanto vale scegliere le tradizioni a cui ci sentiamo più vicini. Pensa a Proust, a Balzac, alla Woolf, ma anche a Vittorini – giuro, scelgo nomi a caso – Ford Madox Ford, la Rhys, Carver, Fitzgerald, e dimmi se non avevano “critici” veri attenti al loro lavoro. No, in Italia il critico è spesso in competizione con lo “scrittore” – non sempre.

  29. Caro Scarpa, quando dico considerati, non intendo, “E’ nato un altro scrittore!”, questo lo so anche io che è stato fatto. si fa tutti i giorni. Ed è una cosa che se fatta superificialmente può pure cioncare un’artista invece di farlo “crescere”. Perchè quello poi non sa che farsene dell’abilità che ha. Intendo una capacità critica “complice”, capace, proprio perchè complice, di non far lavorare lo scrittore/ice da solo. No, secondo me è proprio ingenuo dire, “Vado dove voglio!”. Nessuno va dove vuole, e tanto meno gli artisti, per tutto quello che di condizionamenti comportano le tradizioni culturali. Allora tanto vale scegliere le tradizioni a cui ci sentiamo più vicini. Pensa a Proust, a Balzac, alla Woolf, ma anche a Vittorini – giuro, scelgo nomi a caso – Ford Madox Ford, la Rhys, Carver, Fitzgerald, e dimmi se non avevano “critici” veri attenti al loro lavoro. No, in Italia il critico è spesso in competizione con lo “scrittore” – non sempre.

  30. Mi scuso se ho usato parole che sono state recepite come aggressive. Volevo solo dire che questo potrebbe essere un blog anche per semplici lettori. Dove appunto poter avere consigli di lettura, dove poter “conoscere” alcuni scrittori. Per me è stato un po’ deludente vedere alcuni di questi aggrovigliati in finti-problemi (perdonate, è il mio punto di vista, di lettrice), e sempre pronti alla protesta e alla polemica. Ripeto, è uscito un libro meraviglioso, di un ragazzo di 32 anni, un libro che in Italia non ha precedenti. Perché non gioire? Perché non parlarne?

  31. Comprerò questo libro Corpo di Tiziano. L’argomento m’interessa moltissimo, visto che faccio ricerca da anni di libri che parlano del corpo.
    Tirature è una cacata!

  32. No, Scarpa, no – bleah – non è così. Perchè quando tu scrivi “evochi” – e purtroppo non è un’idea neanche tanto originale -scrittori, (modi di strutturare la storia) scrittori, (modi di strutturare la lingua) e scrittori /ici, quelle, quelli che proprio ami e vorresti seduti lì, di fianco a te. Guarda che il bleah è scherzosetto.

  33. Cara Marianna, prima di gioire dacci il tempo di leggerlo. Mi sembra che alcuni giornali e siti ne abbiano “gioito” prima ancora che uscisse in libreria, come dire, “dettando la linea” della gioia generale. Non c’è problema, se è un bel libro ci uniremo ai festeggiamenti, come abbiamo sempre fatto in passato (noi possiamo documentarlo, tu non so). Ma un libro è un’esperienza umana, non una sempliced notizia di attualità, prima bisogna leggerlo e assimilarlo, non credi? Per il resto hai sicuramente ragione, ho esagerato a parlare troppo di me, ma credo di averti spiegato perché l’ho fatto. Ci tenevo a difendere una piccola verità da una notizia falsa. In altri secoli ci si sarebbe sfidati a duello per molto meno, oggi bastano venti righe in un blog per ottenere soddisfazione. Se ti ho annoiata o delusa ti chiedo scusa. Per il resto mi pare che abbia ragione il Posto, non si può mica parlare sempre della stessa cosa ogni giorno, ogni post propone un argomento diverso, se guardi nei giorni precedenti, nei post precedenti, dei tuoi libri preferiti se ne è parlato eccome. E nessuno ti impedisce di farlo qui. Baci

  34. Ma saresti comunque DA SOLO a scrivere. Si scrive Da SOLI. Poi, certo, lo si fa anche per gli altri. Ma il momento della scrittura è una pratica solitaria. Mi spiace, ma è così. Ti potrà pure fare ribrezzo (i tuoi bleah), ma è così. La letteratura non è il cinema né la musica, dove si suona insieme. Mi spiace, Posto, è così.

  35. Il clima è sfavorevole un pò dappertutto.
    Sfavorevole come “questo” clima.
    Leggevo da qualche parte che un blog è un posto dove ci si incontra. Quando ci si incontra si spera che si stia insieme, almeno per un poco, ci si prenda una cioccolata calda, si scambino opinioni; ci si incontra tra punti di vista, diversità, differenti posizioni. Nella fattispecie, in questo blog si incontravano scrittori e lettori. Già.
    Ma non è mica così.
    Spesso il lettore è posto al margine e bene accetto soltanto se rientra in certi schemi di favoreggiamento per taluni e sfavoreggiamento per altri. Spesso, troppo spesso, la x lettore sconosciuta non è rilevante, è molto “relative”, passa in secondo piano a tutte queste noiosissime conversazioni tra cime tempestose, il cui unico scopo, mi pare, è dimostrare che uno ha più ragione di un altro.
    Viste code di pavone spaventose.
    Come all’orlo di pianeti sconosciuti, ascoltato voci di presunta elite lamentarsi per certe pubblicazioni senza permesso di post e poi visto, si, le medesime, vomitare qui sopra cosucce che parlavano di fighe merda e buchi del culo….guardato sconcertata, si, tante mani dementi applaudire ad una cosa che somigliava a quella di Marco Archetti ma che era – oh- bella bellissima perchè sputata fuori con un altro nomignolo.
    Risate. Grandi risate.
    Archetti va impiccato. Chi lo nega.
    Ma paragonare Piperno a Scarpa e dire che a Scarpa rode….Oddio….
    Freddo polare si, nei cunicoli di una cultura che non sarà mai da best seller.
    Best sellers…
    provate a negare che c’è sotto una politica con timoni d’acciaio.

  36. Tornata. Devo raccontarvi di ieri sera, non per urgenza autoreferenziale, ma perchè molte delle cose dette là riprendono ciò di cui si sta discutendo qui in questi giorni, anche sulla natura e i linguaggio dei blog. Dico una cosa sola, per ora: ho avuto la sensazione di avere la pelle verde, le antenne, tre occhi e tutto quello che caratterizza un alieno, in genere (caschetto incluso). Per fortuna dal palco avevo un’ottima visuale di un gruppo di valorosi: Fabio Zucchella di Pulp, Bertante, Philopat e il mitico Biondillo che, sgranando gli occhi ad alcune affermazioni dei relatori, mi confermava che non sono del tutto sola nell’universo. Grazie.

  37. marcellina leggilo pure tu lo scrittorello lanciato dal giornale borghese, leccaculato in tivu’ dal ferrara leccaculo storico del presidente del consiglio, pubblicato dalla casa editrice del presidente del consiglio, favorevole alla guerra usa, gioisci tu fai festa tu, noi vi lasciamo volentieri gioire insieme al vostro bel mazzettino di mostri potenti guerrafondai borghesi perbene

  38. bravo zzz, certo, e allora michael moore chi lo ha pubblicato? è bella questa cosa di piperno, sta facendo crepare di rabbia mezza rete.

  39. nessuna rabbia zorrino, noi non lo leggiamo e basta, non subiamo la pubblicità. leggilo tu. il mercato è libero. io sono libera di non leggere quello che non voglio. piperno non lo voglio, grazie. uno che va a manina col critico in tivu’ dal mascalzone ferrara io non lo leggo. io lo scrittorucolo conformista gia’ accolto fulmineamente dall’establishment televisivo e mediatico non lo leggo. sono libera. siamo in un paese libero, ancora, magari per poco. leggitelo tu

  40. Ma no,dai, basta scaramucce, parliamone,ha ragione Marianna.
    Da it.cultura.libri questa recensione firmata Laura:
    Alla fine, l’ho letto. Non volevo, ma l’ho fatto.
    Mi hanno incuriosito le reazioni in rete ai
    pochissimi accenni critici verso l’opera del
    nuovo Proust. E cioè scatenamento di difensori
    avvelenati al grido di : “Chi critica questo
    capolavoro è solo un rosicone.”
    E’ davvero molto strano perché il romanzo di Piperno
    tratta sostanzialmente dell’invidia, soprattutto dalla
    seconda parte in poi (ma anche nella prima) che
    infatti si intitola : “Quando l’invidia di classe degradò
    in disperato amore.”
    _Con le peggiori intenzioni_ è un libro tristanzuolo,
    scritto interamente con una sola voce, monotona,
    lagnosa e poveramente autoironica.
    Non è così orrendo come lasciavano presagire i
    precedenti dell’autore, ma mi sfuggono gli estremi
    del tanto lodato “capolavoro” (la tattica di darsi per
    primo dello sfigato per poi darlo a tutti gli altri, dopo
    un po’, stufa).
    Piperno, peraltro, ha un senso dell’umorismo quasi
    nullo. Trova divertente la storia della cameriera
    ucraina del nonno che, quando la padrona le dice
    di “fare il bagno”, invece di pulirlo, si cala nella
    vasca.
    Oppure quella dell’alunna che, interrogata sulla
    regione indiana del Kashmir, risponde che ha preso
    il nome dai twin set di Burberry’s.
    Che ridere.
    L’aggettivo preferito di Piperno è “sontuoso”.
    (Oltre all’aggettivazione di regola : “il verde pendio”,
    “la mia oblunga auto”, “lo sferragliante trambusto”
    del traffico. E naturalmente quando una ragazza
    esala piacere, sarà con un sospiro “che aveva allo
    stesso tempo qualcosa di mistico e qualcosa di
    pornografico”. Eh be’ sì, eh. Mica per niente la santa
    Teresa del Bernini sta a Roma, insieme a Piperno)
    Sentenze cosmiche e non-sensical alla Genna :
    “Nulla ha valore senza attesa. L’attesa è Dio.
    Non esiste Dio al di là dell’attesa” (p. 215)
    Generalizzazioni azzardate e da raccapriccio :
    “Tutto quel nutrito segmento di arrapatissimi ebrei
    che unisce Sigmund Freud a Philip Roth cui avrei
    dato una bella sistemata nel mio libro antisemita”
    (cosa dovrebbe sembrare? divertente? arguuuto?)
    Gusti femminili disastrosi : l’adorata Gaia Cittadini
    viene descritta come una Britney Spears, ma più
    bassa e più grassa (burp), e ripetutamente come
    un incrocio tra Jacqueline Kennedy e una Madonna
    pontormesca (ma proprio un mostro, doveva scegliersi
    come icona sessuale adolescenziale?)
    Ha la prima polluzione, chinato per raccattare spiccioli
    della zia, nel sentire l’odore dei suoi piedi. Da lì, la vocazione
    al feticismo dei collant e delle calze femminili (burp2).
    Confessione :
    “E’ da quando ho scritto quel cazzo di saggio (se contro
    o a favore degli ebrei nessuno ha capito) che non riesco
    a scrivere più niente. E’ triste che un trattatello abbia
    prosciugato tutte le mie riserve creative […]
    E’ avvilente che, volendo scrivere un saggio,
    abbia edificato un mausoleo dedicato all’Invidia.” (p. 195)
    Quindi, per la legge del contrappasso :
    chi ha scritto un ridicolo saggio sull’antiebraismo
    di Proust, verrà chiamato il nuovo Proust; chi
    scrive per invidia, accuserà chi lo critica di invidia.
    Peraltro, romanzo tradizionale (ma infinitamente più
    povero del vero romanzo borghese), senza novità
    (vogliamo considerare novità l’intercalare “cazzo”?)
    con una visione della vita fondata interamente sull’assioma :
    “L’erba del vicino è più verde, e allora io gli sfregio il
    nano del giardino.”

  41. Beniamino, interessante ma OT. Vale anche per Marianna, zzz e zorro, come già detto nei commenti al post precedente. Molte grazie. Tornate, se avete qualcosa da dire, e non qualcosa che vi mandano a dire. Ancora grazie, a presto, bye.

  42. Scusa Loredana ma non sono d’accordo. Perché dici che parlare del romanzo di Piperno è OT? Invece io penso che sia di grande attualità. succede una volta ogni 20 anni che si pubblichi un esordio di una tale bellezza, è naturale se la gente che lo sta leggendo ha qualche manifestazione di entusiasmo, magari fuori posto. Ma la letteratura non è mai fuori posto, non è mai OT. E di un romanzo come quello di Piperno si dovrebbe parlare molto e in tanti posti. Non vedo posto meno OT di questo tuo bel blog dedicato alla letteratura.

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