“Una storia d’amore con Raymond Chandler, che meraviglia! Non per i suoi corpi maciullati, i poliziotti alcolizzati o le allusioni a eccentrici exploit sessuali, ma per la sua passione per i mobili.
Chandler sapeva che i mobili respirano e sentono, non come noi, ma in modo più attutito, come la parola tappezzeria, che rimanda a immagini di polvere e muffa, a raggi di sole su tessuti invecchiati o sulla pelle consumata di schienali e sedute di logore poltrone da ufficio.
Penso ai suoi divani imbottiti, ricoperti di raso celeste, come gli occhi delle sue fredde donne assassine senza corpo, che pulsano lentamente, come il cuore di coccodrilli ibernati; o alle sue chaises longues dai cuscini maliziosi. Ma Chandler conosceva anche i giardini delle villette a schiera, le serre e gli interni delle automobili. Così vivremmo il nostro amore.
Incontrandoci in un albergo o in un motel, economico o di lusso, che importa. Entreremmo nella stanza, chiuderemmo a chiave la porta e inizieremmo a osservare il mobilio, toccando le tende alle finestre, sfiorando le cornici di finto oro appese alle pareti, accarezzando il marmo e lo smalto scheggiato del lavandino del bagno, elegante o pacchiano che sia, respirando l’odore dei tappeti, del fumo stantio, del gin versato, del sesso consumato in fretta e senza attenzione, noncuranti dell’intenso profumo astratto delle saponette inglesi, ovali e trasparenti; ma concentrati solo sul mobilio e sul modo in cui esso reagisce alla nostra presenza. E solo dopo aver annusato, tastato, strofinato, sfiorato e assimilato i mobili della nostra stanza, ci uniremmo infine in un abbraccio sul letto (Matrimoniale? Color pesca? Cigolante? Stretto? A baldacchino? Coperto da una trapunta in stile country o da un copriletto di ciniglia verde?), finalmente pronti a fare all’altro le stesse cose”.(1994)
“…senza i classici non si capirebbe una parola della letteratura inglese. Il Grande Libro delle Storie del mondo occidentale ha tre capitoli: quello classico, quello biblico, e quello del folklore. Locale, s’ intende. Ogni paese ha il suo” (…) “… il pedigree della fantascienza è molto più nobile di quanto comunemente si pensi. L’ ha fondata Platone, nella Repubblica, col mito di Atlantide sommersa. E poi la sfinge Egizia, e i carri biblici roteanti per l’ aria, e l’ Idra greca con tante teste, e ancora~ La fantascienza è un’ eruzione della dimensione immaginaria dell’ inconscio umano. L’umanità ha sempre sperato o temuto di andare altrove, o di venirne”. “…Io sono una romanziera. Sono ottimista il lunedì, pessimista il martedì”. (2001)
(Consigli di scrittura):
“Fai esercizi per la schiena. Il dolore è una distrazione”
“Non lamentarti, hai scelto di farlo tu, non puoi dare la colpa a un altro”
“Cerca di immaginare il Santo Graal di ogni scrittore, la prima copia finita e stampata del libro che hai in testa.E se non funziona neanche quello, cambia. Cambia il tempo del verbo, il protagonista, la trama”.
“Falli ridere, falli piangere, falli aspettare”
(a seguire, non dite troppo sui vostri personaggi, ma lasciate che il lettore si interroghi su cosa accadrà loro. Inoltre, attenzione a far andare d’ accordo verbi e soggetti. Poi, in ordine sparso: i dialoghi devono dare l’ illusione di un discorso reale. Occhio al punto di vista: a chi appartiene? A un personaggio? All’autore? E, in questo caso, l’ autore non si starà intromettendo troppo nella storia? Poi, il finale: aperto o chiuso che sia, deve far sì che chi legge esclami “Wow” o “Ne voglio ancora”) (2010)
“Perché dovremmo preoccuparci dell’ ambiente? Perché se il pianeta dovesse morire, moriremmo anche noi. Senza aria respirabile, senza acqua potabile, senza cibo non ci sarebbero esseri umani. È semplice! Per quanto riguarda gli altri organismi viventi – come i pesci, le piante, i batteri, gli uccelli – sono tutti segnalatori. Se spariranno, spariremo anche noi. Le piante in modo particolare: sono loro infatti a darci l’ ossigeno. La natura non “ha bisogno” di noi. Ha potuto fare a meno benissimo di noi per milioni di anni. Al contrario: siamo noi ad aver bisogno della Natura”. (2010)
“Come sanno i poeti, da Yeats a Blake, l’energia che muove il mondo è il cuore umano. Di per sé la scienza è neutrale, come l’elettricità. È l’odio a distruggere le città, non le bombe. Abbiamo la maturità emotiva sufficiente per far uso di certe formidabili scoperte scientifiche?” (2010)
“Purtroppo Il racconto dell’ancella è più rilevante oggi del 1985. All’epoca lo definirono inverosimile. Ma tutto quel che c’è nel romanzo e nella serie tv è rigorosamente ispirato a fatti accaduti, anche se in luoghi e epoche storiche disparate. Contiene un monito che con l’avvento di Trump è stato colto da molti: i diritti acquisiti non vanno mai dati per scontati. Ogni conquista può essere cancellata in una notte. Tutto può accadere ovunque se non si vigila abbastanza” (…) “Il racconto dell’ancella è un romanzo che ossessiona innanzitutto me perché le sue pagine diventano continuamente vere. Sì, oggi la misoginia trova eco nella realtà. E pensare che se prima delle elezioni qualcuno avesse descritto la presidenza Trump in un romanzo, quel libro sarebbe stato massacrato dalla critica perché irreale (…) Penso a come Trump ha oggettivato le donne. O alle parole che ha usato per colpire Hillary Clinton, che sembravano estratti dei processi per stregoneria del Diciassettesimo secolo: Hillary era il demonio, le attribuiva poteri negativi sovrannaturali. E poi naturalmente c’è questa riforma sanitaria che cancella ogni protezione alla donna e vuol negare il diritto all’aborto”.
“Non sono pessimista, per quanto molti credono che gli autori distopici lo siano. Ero bambina quando lessi 1984 di Orwell e quella lettura non mi ha mai più abbandonata. Non tutti lo sanno, qualche studioso ancora ne discute, ma Orwell termina il libro con un’appendice dove si riferisce agli eventi descritti usando il passato e quindi aprendo alla possibilità che la società del Grande Fratello sia stata distrutta. Nell’Ancella ho fatto lo stesso, indico che Gilead non esiste più. Questo per dire che ogni ingiustizia incontra resistenza: e la resistenza alla lunga vince. Nessuna dittatura, nessuna legge ingiusta vince la sfida del tempo”. (2017)
Auguri, Margaret Atwood, per ottant’anni preziosissimi.
…”Poi, il finale: aperto o chiuso che sia, deve far sì che chi legge esclami “Wow” o “Ne voglio ancora”…
Scemo chi legge scriveva qualcuno. ma se addirittura alla fine di un libro esclami “wow”, può darsi che il libro sia ancora più scemo di te..
ciao,k.