AVVOLTOI CON PATATE

E meno male che giusto oggi anche Massimo Ammaniti, dopo altri studiosi, dice che la PAS è, in soldoni, una fesseria, e una fesseria pericolosa (come moltissime donne dei movimenti dicevano da mesi e mesi): “In realtà questa sindrome, oltre al suo semplicismo concettuale,non è mai stata documentata, perché non si esprime con un quadro clinico definito”.
Meno male perché chi osa intervenire sulla vicenda si prende dell’avvoltoio femminista, che è ormai l’epiteto buono per tappare la bocca in ogni occasione. Ripubblico qui l’intervento di Luisa Betti (a cui va la mia solidarietà) su Il manifesto.
Si ricomincia, appena tocco la PAS (Sindorme di alienazione parentale) qualcuno salta sul pero, e chissà perché. Non solo, perché questa volta la calunnia, l’offesa, la diffamazione, arriva da un giornale che si chiama “Il Giornale” e che ha come direttore Alessandro Sallusti: quello che ha pubblicato il famoso articolo di Renato Farina (alias Dreyfus alias Betulla) per cui è stato condannato a 14 mesi di reclusione per mancato controllo – pezzo in cui si augurava la pena di morte per un giudice tutelare, il medico e i genitori di una ragazzina di 13 anni la quale, secondo Farina, era stata costretta dagli adulti a interrompere una gravidanza – e che recentemente è stato sanzionato dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia con la censura disciplinare per aver pubblicato in prima pagina e in primo piano la foto di una minorenne con il seno seminudo e bruciato mentre era accasciata a terra ferita dopo lo scoppio della bomba di Brindisi. Dopo tutto quello che questo Giornale ha dimostrato in materia di correttezza, e rispetto dell’informazione e dei fatti, e dopo tutto quello che i media, soprattutto la televisione, hanno detto e scritto sulla storia del bambino di Padova – su cui non mi sono neanche soffermata perché nel mio articolo ho parlato di Pas –  questo Giornale, a firma di un signore che si chiama Roberto Scafuri (che non conosco e non mi conosce), titola:
Ci mancavano le femministe, tra gli avvoltoi del bimbo conteso di Padova
nel suo pezzo il signor Scafuri scrive chiamandomi in causa con quanto segue:
“(…) Abbiamo scritto condizionamento, e non altro, perché nello sciocchezzaio ascoltato è ricomparsa una pregiudiziale violenta, che associa mammismo e femminismo in una miscela esplosiva, e contro la quale in Italia si rischia di venire senz’altro linciati sul posto. Nulla di nuovo, rispetto al conformismo degli anni Settanta. Un’alleanza pregiudiziale che contesta l’esistenza della «Sindrome di allontanamento genitoriale» (Pas), scredita la figura dello psichiatra inventore (morto suicida) e la relega pressappoco a uno stratagemma dei maschi stupratori per non perdere le loro vittime predilette. «Una patologia inesistente ma usata nei tribunali», scrive tra l’altro Luisa Betti sul Manifesto ( e magari lo fosse). L’articolista non esita a dare del «pedofilo» all’inventore del metodo di rilevazione medico-scientifica, lo psichiatra Richard Gardner. E a sostenere assunti di gravità indecente, tipo: «in verità la Pas serve spesso per tappare la bocca ai bambini che non vengono presi in considerazione nei loro racconti», avvalorati da dichiarazioni di una sconosciuta docente padovana di Psicologia sociale e di comunità”.
Ebbene, dato che il signor Scafuri non mi conosce e probabilmente non sa molte cose, metto al corrente lui e il suo direttore che ha fatto pubblicare questo articolo:
1 – che io gli anni Settanta non li ho fatti perché ero troppo piccola;
2 – che la pregiudiziale violenta di “mammismo e femminismo” è una cosa che si è inventato lui e che si può rivendere questa trovata attribuendosi la paternità perché non mi riguarda;
3 – che lo psichiatra Gardner ha il passato che ha, e me ne dispiace ma non è colpa mia;
4 – che la Pas è inesistente ma non lo dico io (ahimé) perché non è stata né riconosciuta ufficialmente da nessuno né scientificamente provata come malattia;
5 – che la Professoressa Patrizia Romito – che ha appunto detto che la Pas viene spesso usata per tappare la bocca ai bambini -non è docente dell’Università di Padova ma di Trieste, e non è una emerita sconosciuta ma una delle più importanti esperte su questi temi in Italia apprezzata anche all’estero (e chi si occupa di questi argomenti lo sa, come per esempio la giornalista del Guardian che l’ha intervistata nel 2008);
6 – che non sono un’articolista, cioè una che scrive sui giornali, ma una giornalista professionista regolarmente iscritta all’Ordine dei giornalisti;
7 – che ho già ricevuto minacce per aver scritto su Pas e ddl 957 (per la modifica dell’affido condiviso in discussione al senato) a cui è corrisposta altrettanta solidarietà, e che spero lui non sia di quella compagnia;
9 – che non somiglio affatto a un avvoltoio e che qui gli avvoltoi ce li facciamo arrosto con le patate;
8 – e che al resto risponde Giulia (Rete nazionale delle giornaliste libere e autonome) qui di seguito:
Sallusti, chi è l’ avvoltoio?

GiULiA denuncia il Giornale che con l’epiteto “Avvoltoio femminista” ha attaccato una nostra giornalista, Luisa Betti, che con scrupolo e impegno da anni scrive di violenza alle donne e di PAS.

Avvoltoio femminista: con questo epiteto Il Giornale ha attaccato una giornalista del manifesto e di GiULiA, Luisa Betti, che con scrupolo e impegno da anni scrive di violenza alle donne e di PAS, la pseudo Sindrome di alienazione parentale, e per questo è da tempo oggetto di minacce. Non accettiamo lezioni di giornalismo da chi, anche grazie a un nostro esposto, è stato condannato per avere scritto il falso diffamando altre persone ed e’ stato censurato dall’Ordine della Lombardia per avere violato la Carta di Treviso a tutela dei minori (sull’attentato alla scuola Morvillo di Brindisi). La disinformazione non paga. La PAS, assurta alle cronache nel caso del bimbo di Padova prelevato con forza dalla polizia, è una teoria priva di basi scientifiche, messa al bando in Spagna e Germania: non ci stancheremo di dirlo e di scriverlo, con buona pace del Giornale. Alla collega attaccata e insultata la nostra solidarietà”.
9 – infine mi viene un dubbio: che qualcuno si sia voluto togliere un sassolino dalla scarpa per quello che ho scritto sul vergognoso articolo antiabortista scritto da Renato Farina riguardo l’interruzione di gravidanza della ragazza 13enne che ha portato Sallusti in tribunale?

9 pensieri su “AVVOLTOI CON PATATE

  1. sarebbe un pezzo perfetto nella direzione della analisi complesse se si lasciasse spazio al dubbio che spesso farsi una risata alla faccia dei “riconoscimenti ufficiali” non guasta,ma essendoci di mezzo il giornale che,facendo un po gli stronzi al di fuori da qualsiasi pregiudizio ha spesso dimostrato l’assunto di James Thurber per cui “ad un certo punto la mancanza di talento non basta più”(anche se il problema di quel comitato di redazione,eternamente in stato interessante,non è esattamente la mancanza di capacità)non è il caso di andare troppo per il sottile
    http://www.youtube.com/watch?v=h4HE0XISYAM

  2. Loredana, è ovvio che sto dalla parte di Luisa Betti, ma mi chiedo se non sia controproducente dare così tanto spazio a quel che dicono sul Giornale.
    Voglio dire, che stima abbiamo di quei “giornalisti”? E dunque, che peso hanno le loro opinioni per noi? Non è che a son di citarli amplifichiamo quel che dicono e forse sarebbe più opportuno lasciar correre?

  3. Grazie per la solidarietà, adesso vediamo i commenti: di solito arrivano sia i teorici dell’ultima ora, che si apparecchiano per avere visibilità, sia le orde barbariche. Luisa Betti

  4. Giustissimo, mi sorge solo una piccola considerazione a latere, a proposito di linguaggio (che è sempre specchio del pensiero): attenzione a non cadere nella trappola dello stereotipo lanciata dal sedicente giornalista del sedicente giornale, che crede di offendere l’avversario paragonandolo all’animale di turno (stavolta l’avvoltoio, un’altra volta sarà il maiale, e così via). L’avvoltoio, in particolare, è un animale utilissimo, e nessuno dovrebbe sentirsi toccato dall’accostamento in sé, la cui carica offensiva è tutta nell’ottica distorta del suddetto Scafuri (per cui evidentemente l’antispecismo, come il femminismo, son parolacce). Ergo, nonostante l’evidente fine umoristico della replica, eviterei le patate accostate all’avvoltoio. Scusate la digressione.

  5. a proposito di immagine delle donne sui media, aprendo il sito di tiscali (quindi in teoria qualcosa di diverso da libero o il giornale) ho trovato questa bella galleria fotografica su melanie griffith, giudicata “ancora in forma nonostante i 55 anni, peccato per il viso e le mani molto segnate” http://lifestyle.tiscali.it/moda/celebrity/photogallery/Melanie-Griffith-linea-da-teenager-a-55-anni-compiuti/35547/496525/
    che tristezza…

  6. Penso che non sia controproducente citare ciò che Scafuri scrive sul Giornale, perchè costituisce il dopo di un prima, firmato da Farina con l’avallo di Sallusti. E’ da lì che è partito l’attacco a Luisa Betti, che la si chiami femminista, mammista o altro non cambia la prospettiva del problema. Quei due termini, non troppo vagamente offensivi, vorrebbero negli intenti di chi li usa intruppare gli uni contro le altre armate. La tattica è fin troppo chiara, ma la meta, perseguita da i Tre dell’Apocalisse, è difficile da venire, soprattutto se si accorgono di non avere più a che fare solo con Luisa. Come in ogni altra contesa la forza delle idee, sostenuta dalla forza di quante più donne possibile, costituirà il giusto deterrente per i tanti Farina, Sallusti, Scafuri che continueremo ad incontrare nel nostro percorso di vita. Forza e coraggio a Luisa e alle altre che, spero, inutilmente gli altri tenteranno di intimidire.

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