BEING MARIA DE FILIPPI

Su Repubblica, Michele Smargiassi firma una nuova puntata
della sua (bellissima) inchiesta sulla
scuola. Potete leggerla qui. Ora,
sull’equivalenza bullismo uguale
desiderio di fama
(che è comunque una sfaccettatura di una situazione più
complessa) fornisco un piccolo contributo, con premessa.

La quale è volta a ricordare il senso delle battaglie di
retroguardia, più volte condotte anche su questo blog. Battaglia di
retroguardia era ed è, per esempio, difendere i generi letterari in quanto tali
perché ancora considerati feccia dalla critica ufficiale; ma anche spendersi in
favore, che so, della solita popular
culture
(videogiochi, cartoni etc.etc.) ugualmente, ancora, deprecata. Il
senso della retroguardia, nel caso, consiste nel trovarsi costretti a
generalizzare: difendo il giallo anche se
se ne pubblicato di disgustosi, mi pronuncio in favore dei videogiochi anche se alcuni sono inconsistenti. Il discorsetto vale,
ancor di più, per quanto riguarda la televisione: e serve a precisare, caso mai
ce ne fosse ancora bisogno, che è insensato additarla genericamente come causa
prima dei mali contemporanei. Banale. Lo so. Chiedo venia.

Liquidata la noiosissima premessa, va anche detto che, per
circa un decennio, provvide associazioni di genitori, sedicenti psichiatri e
soccorrevoli deputati hanno puntato l’indice verso serial televisivi, anime e film. Ma quasi mai hanno
additato e tanto meno inchiodato alle proprie responsabilità una simpatica
coppia che ha sistematicamente coltivato, in ore di programmazione, l’ideale dell’insulto,
della sopraffazione, dell’annichilimento dell’interlocutore come unico mezzo
per ottenere visibilità.

Un paio di piccolissimi esempi:

Sonia Cassiani al Costanzo Show

Discussione tra i ragazzi di Maria

A seguire. Commenti di spettatrici di Uomini e donne in un forum:

“Sono sconvolta!! Ma avete visto
oggi Paola come era indemoniata!!

A un certo punto le si sono gonfiate le vene del collo, la
voce è diventata affannosa come stesse per soffocare…
mi sono quasi spaventata!
Se l’è presa addirittura con il povero Alfonso che di
solito la venera!
E’ pur vero che parlava con quella sfigata sguaiata di
Karina..
però nn avevo mai visto in tutti questi anni scene
simili!!!”

“paola a pescivendolame se la
gioca con Daniela”

“daniela è un ippotamo con la
gonna e gli stivaletti neri anni
70”

A seguire. Intervento in chat di una protagonista del
medesimo programma a proposito della sua relazione con un collega.

"Purtroppo siamo persone
normali come voi, ma note  ke
devono  dar conto. Io vi giuro ke potrei farne a meno, ma x amore sopporto
tanto avrei tanto voluto poter mangiare un panino in un pub con il mio
fidanzato in maniera tranquilla in questi 5 mesi, ma mai è successo, lui sempre
è circondato da persone, è il suo lavoro, è un PERSONAGGIO PUBBLICO. Nn ho mai
avuto il tempo di metabolizzare il tutto e di rilassarmi".

Allora.
Prima di tirare in ballo la crisi delle generazioni, la fine delle utopie, la
latitanza degli adulti, il crollo ideologico e tutto quel che si suole citare
in queste occasioni, non varrebbe la pena di soffermarsi su quanto è stato
proposto e si continua a proporre a quegli ex bambini cui la filosofia del “Lei
è una stronza” e de “L’omo ha da puzzà” potrebbe aver arrecato danni molto
maggiori di tutti gli eventuali sfracelli commessi da Ken il guerriero?

Mi gira
male.

 

19 pensieri su “BEING MARIA DE FILIPPI

  1. In effetti per quel che riguarda essere John Malkovich, quel che meno attrae taluni è quel che più attrae tutti gli altri.
    Essere John Malkovich è infatti particolarmente diseducativo, non solo perchè John Malkovich fa cattiva televisione, ma perchè la fa dopo essersi fidanzato con Michelle Pfeiffer.
    La sua precedente fidanzata, Jessica Lange, era anche essa adusa a fare spettacolo, ma una volta rotto il fidanzamento è sparita dagli schermi: chi la ha più vista, dopo che il postino la ha suonata due volte?
    Questa nel mondo dello spettacolo si chiama signorilità.
    C’è dunque una doppia lezione da imparare, e anzi una tripla: prima che si viva di solo spettacolo. Poi che si prosperi di sola raccomandazione. Poi che si educhi alla etica della suddetta signorilità.
    A questo punto, cosa altro rimane da perfezionare? Nulla. Resta solo da andare al cinema a spiegare al pubblico la pandettistica della etica più calvinista.
    Essendosi quindi John Malkovich consolato con Michelle Pfeiffer, questa ultima ci prova il suo talento esibendosi nel mondo dello spettacolo. Va da sè che è bella e brava, ma se penso a quel che si vede su http://www.bride.ru mi chiedo perchè tutte quelle lì sono brutte e senza talento mentre in tv ci vanno solo quelle bellissime e talentosissime.
    Ma si sa. le qualifiche per un lavoro si trasmettono con i geni, e a tal fine anche la inseminazione artificiale fa miracoli quasi quanto il botox.
    In effetti, basta essere in tv per essere coperti di ammirazione: un qualunque viados con la voce di Bettega può passare per una sciantosissima Greta Garbo della Garbatella.
    E’ insomma abbastanza curioso che nel mondo di vallettopoli ci siano le vallettate rispettabili e quelle meno rispettabili: ma son sempre state vallettate alla stessa maniera.
    Però, quelle vallettate da John Malkovich, sono state toccate da una mano di qualità migliore, e quindi non son ritenute vallettate come le altre: mentre le une si presentano dal giudice, le altre si presentano davanti alle telecamere.
    E’ curioso peraltro che John malkovich bisogno di dollari non ne aveva: era già un divo holliwodiano di suo. Ma si sa, a John Malkovich piacciono gli spaghetti western e per un pugno di milioni in più si fa di tutto – o quantomeno cifra piu tonda.
    Per la fame nel mondo poi siamo sempre a tempo a tirare fuori davanti alle telecamere, con gesto plateale, 400 euro e apparire per quel che si è: degli autentici miserabili di successo.
    Essere John Malkovich fa bene a tutto, filantropia pubblica inclusa. Va da sè che quella privata sarà senz’altro lodevole, ma a giudicare dall’ aspetto pubblico verrebbe da temere che anche il privato sia come il resto.
    Ma non v’è nulla da temere: alcuni di questi attori sanno che seendo personaggi pubblici debbono ammettere anche la critica: fa parte delle loro virtù, e ci mancherebbe pure che non avessero manco queste. Ma una volta uno che non aveva manco questa lo ho incontrato: mi rispose per email che lui pagava di tasse 1 milione e mezzo e che se io potevo fare di meglio bene sennò ero solo un “cretino”.
    E a questa gente noi gli diamno i soldi. Passi. Ma che li si DEBBA dare anche alle fidanzate, non si potrebbe evitare?
    La risposta è, ovviamente, no: e non troverai un tronista disposto a dire il contrario. Nessuno vuole giocarsi la sua possibilità di essere famoso per 15 minuti a botte di nulla, e quei 15 minuti si pagano con la dignità – e che siccome vale tanto poco mi chiedo perchè paghi cosi tanto.

  2. Giustissimo!
    E poi, Ken il guerriero, sarà stato pure violento, ma il “messaggio di fratellanza” e “umanità” veniva sempre fuori… in ogni “cattivo” c’era sempre il lato buono, alla fine. Cioè dopo un percorso si scopriva che anche il nemico più spietato aveva un che di positivo, qualcosa che spingeva lo spettatore a tollerarlo e comprenderlo. Ciò era molto educativo, almeno per me lo è stato…
    Dal pollaio della De Filippi che cosa ne trae un qualsiasi telespettatore? Solo rabbia, odio e sentimenti fasulli ed ipocriti.

  3. ora non ricordo, non mi sovviene, non rammento se, nel metodo Montessori, il manrovescio fosse tollerato, consiglito o imposto.
    No, perché nel caso di codesti Principi e Principesse, magari.
    (dico: schiaffeggiarne cento per educarne uno, che i tempi son cambiati)

  4. non avevo considerato il bullismo come un desiderio di fama. e quindi sono rimasto colpito, credo sia assolutamente vero.
    come è vero dire tutto e il contrario di tutto.
    oggi si dice che le utopie sono morte e domani si proclameranno esistenze fatte di sole utopie.
    la cosa fantastica è partire sempre dal presupposto che in tutto questo ci sia qualcosa di “nuovo”.
    come se vent’anni fa il nonnismo non avesse mai fatto vittime.
    non credo sia giusto discuterne, se non per il paicere del confronto intellettuale, se non per trovare concetti interessanti e stimolanti.
    il bullismo è una voglia repressa di fama.
    bello, si.

  5. W henry Miller. W Salinger. W Simone de Beauvoir. W Jane Auste. W Ernest Hemingway. W Karl Jaspers. W Rudyard Kipling. W Balzac. W Stendhal. W William Faulkner. W Nietzsche. W Vladimir Nabokov. W Susan Sontag. W Albert Camus. W Charles Dickens. W Immanuel Kant. W Hegel. W JS Sartre. W Celine. W Shakespeare. W Raymond Aron. W Virginia Woolf. W Thomas Hardy. W Henry James. W William James. W Sigmund Freud. W Pasolini. W Italo Calvino. W Moravia. W Jonathan Swift. W Joseph Conrad. W Jack London. W John Steinbeck. W Francis Scott Fotzgerald. W Sartre. W Carl Jung. W Erik Eriksson. W Zola. W Roland Barthes. W Seneca. W Hannah Arendt. W Abraham Lincoln. W jean Jacques Rousseau. W Denis Diderot. W Francois Marie Auret. W Marcel Proust. W Thomas Paine. W Max Weber. W Stuart Mill. W Wright Mills. W Marshall McLuhan. W Charles Bukowski. W Saul Bellow. W Norman Mailer. W Kierkegaard. W Vauvenargues. W La Bruyere. W Garcia Lorca. W Neruda. W Verlaine. W Machado. W Ungaretti. W Quasimodo. W Shelley. W keats. W Robert Frost. W Montale. W Thomas Hobbes. W Alexis de Tocqueville.
    Ma a questa gente è mai stato detto che c’è dell’ altro oltre che sculettare?

  6. Un momento, Alberto. Non si tratta di fare contrapposizioni frontali fra la cultura con la maiuscola e i tronisti.
    Io parlavo di qualcosa di più sottile, che è andato avanti per tutti gli anni Novanta (anni di formazione per gli attuali adolescenti) con la proposta quotidiana di programmi dove l’ingrediente principale era l’insulto reciproco.
    Anni di Costanzo Show, ora stranamente dimenticati, dove chi emergeva era quello che sapeva mettere a tacere gli altri. Anni che hanno condizionato pesantemente anche il modo di essere di altri programmi televisivi (vedi i talk show politici).
    Anni in cui venivano selezionati per fare il pubblico i caratteri più aggressivi e sguaiati.
    Non si rimedia, ovviamente, chiamando Aldo Busi a fare lezioni di letteratura ai ragazzi di Maria. Si rimedia, forse, azzerando. E, lentamente, ricominciando con altri linguaggi. Non necessariamente con Kafka e Miller.

  7. Può darsi che non si tratti di questo, nel tuo caso o nella ottica che tu proponi. E che a me va benissimo, e piace pure.
    Ma si tratta proprio di questo, invece, nella ottica che io propongo – o per come vedo io la cosa.
    Questa gente Kafka nemmeno sa chi è. E non più tardi di due mesi fa sentivo una 25enne che mi diceva che Sigmund Freud era un omosessuale – alla domanda ma chi te lo ha detto la risposta sai quale è stata? “uno che PENSA così tanto deve essere omosessuale per forza”.
    Questo è il livello a cui siamo, a forza di farci scrupolo di propinargli Jean Paul Sartre.
    Non è indispensabile l’accordo completo, per essere d’accordo (peraltro, nemmeno è indispensabile esser d’accordo affatto, per avere idee rispettabili).
    La letteratura (e la cultura) o è con la L maiuscola, o con la l minuscola, e allora non è.
    Il minimlaismo se lo vogliamo deve essere grandioso – è per questo che Carver svanisce ma Il Giovane Holden resta: salinger sapeva metterci del mito nel minimalismo.
    Se la L maiuscola ci causa qualche problema, se profferire Kafka ci fa sentire un po’ come se, anzichè avere detto qualcosa di degno d’esser detto, avessimo bestemmiato – allora ci rimane poco da fare: siamo proprio dentro l’inversione dei ruoli che ci viene proposta. Chi bestemmia in TV si fa la carriera, e chi nomina Henry Miller viene guardato con sospetto.
    Non è scandaloso nominare Balzac. E’ scandaloso uccidere il proprio figlio e poi fare il giro delle sette chiese televisive e venire pagati profumatamente.
    Se non c’è il pane e il popolo ha fame, ma perdiamine dategli le brioches!
    Se il popolo è ignorante, non possiamo dargli la Littizetto o “Io Uccido” o Wilbur Smith.
    Tocca dargli proprio la Certosa di Parma.
    Che magari loro non capiscono: ma quando è l’ultima volta che hanno capito qualcosa?
    Allora già che devi picchiare, tanto vale che gliele suoni sode.

  8. PS
    voglio regalarti altre due “gemme” abbastanza recenti. Perchè mi stai simpatica!
    La prima, una ragazzina di 15 anni.
    La scuola organizza una manifestazione contro la Fallaci. Lei va in strada a gridare con forza “Fallaci Puttana! Fallaci Puttana!”.
    La madre lo viene a sapere e le chiede stupita perchè ce la aveva tanto con la Fallaci: cosa hai letto che non ti è piaciuto? La risposta: non ho letto nulla.
    Domanda: e allora scusa ma perchè vai a dire a una persona che non conosci che sarebbe una puttana?
    Risposta: “perchè mi sta sul ca**o”.
    Che menti raffinatissime…
    Altro esempio, questo di pochi giorni fa. Suggerisco a una ragazza (oddio, insomma: 40enne come me, mica tanto “ragazza”) che ha il vezzo di scrivere e che le piacciono a suo dire “le storie un po’ sensuali”, di leggere Tropico Del Capricorno (no, non del Cancro).
    Mi fa: e di chi è? Dico: di un americano, si chiama Henry Miller.
    Lei mi guarda e fa “mi pare di averlo sentito nominare… ma di quanto anni fa è” io dico anni trenta, lei fa “ah ma allora è roba superata”.
    Non si superano questi nomi. Così come non si supera Sigmund Freud, cosa che a tanti piscologi “moderni” piace dire. Siccome ci sarebbe un gene dell’ autismo, Bruno Bettheleim sarebbe da buttare. Bello.
    Tanto varrebbe che un qualunque poeta di blog dicesse che lui legge solo blog, perchè Omero… Omero è “superato”.
    Non si fanno sorpassi in poesia. E il genio è genio proprio perchè presenta una lezione che prescinde dal tempo. Ci possono essere cascami transeunti, ma il nucleo del genio consiste proprio in questo: che non lo superi MAI.
    Io a questi ignorantoni di primissima forza, presuntuosetti al cubo, nullità al quadrato che oensano però di non esserlo (e la differenza sta proprio lì), a dire Fallaci Puttana e Omero vecchio trombone superato non mi va mica tanto di lasciarceli stare.

  9. Bravissima Loredana. Per quanto mi riguarda sono mesi che lotto perché agli occhi della gente risaltino anche i mali “laici” della coppia da te citata (e delle metastasi che vanno formandosi con la forza dell’epidemia). E’ di questo che dovrebbero accorgersi associazioni di genitori et similia, perché è da cose così che il male attecchisce: da presentatori apparentemente inoffensivi, da trasmissioni pornograficamente sentimentali, da direttori di telegiornale che ammiccano alle telecamere e fanno ridere, quando non dovrebbe essere quello il loro mestiere.
    Quanto al buon Smargiassi: arriva tardi, tardissimo. Capisco il campanilismo professionale, ma la sua inchiesta arriva mesi dopo quella portata avanti da commentatori ben più svegli sul Web: “la scuola come set” è personalmente un titolo abbiamo usato tutti, a turno, nei nostri post di denuncia (post di denuncia da cui è partita l’inchiesta di Repubblica, non scordiamocelo)
    [Ste]

  10. Isomma, caro “vecchio” Alberto, tu proponi il manganello…
    Intanto. Sono daccordo con te che “non è scandaloso nominare Balzac”, ma sarebbe meglio “discuterlo”: “nominarlo” e basta a cosa serve? Se c’è questa ignoranza è perchè la scuola e l’educazione ha fallito.
    I cosiddetti intellettuali si sono pian piano arroccati nella loro torre d’avorio a guardare con disgusto la “massa di ignoranti”. Non potevano invece scendere in strada ad educare i “dannati”? A fornirgli pazientemente gli strumenti per conoscere? E adesso si crede di risolvere la questione “picchiandogliele più sode”? E’ giusto? Secondo me è solo controproducente e finisce per accentuare il divario fra “educatori” ed “educandi”.
    E’ inutile cercare di comprendere una generazione partendo dai suoi errori: forse è meglio che prima le generazioni precedenti si interroghino sui propri, o li tengano almeno presenti… C’è troppo odio verso chi non si riesce a capire (gli “alieni”), e questo odio che i giovani d’oggi subiscono finirà per essere riversato sui giovani di domani. Com’è sempre stato. Non possiamo fermarci senza scaldarci troppo? Non è meglio andare al nocciolo della questione, invece che colpevolizzare sterilmente chi non conosce Kafka, o la Fallaci, o Miller? E’ meglio possedere una cultura nozionistica per partecipare a “Chi vuol essere milionario”, o un’educazione “globale”, cioè un’educazione al “piacere di conoscere”, fatta di stimoli che portano i ragazzi a seguire un proprio percorso d’apprendimento? Un po’ come il Siddharta di Hesse. E te lo dice un vent’enne e pure insegnante.
    Per quanto riguarda gli “amici” di Maria, loro sono solo dei poveri ed ingenui burattini nelle mani degli autori. Loro non hanno gran che colpa, sono così come sono tanti altri ragazzi. Credo che non potrebbero neppure capire che si può essere diversi da come sono. E’ colpa di chi fa il programma e chi li manipola. Chi non gli ha offerto altre prospettive. Chi li illude di diventare famosi o dei grandi artisti. Loro sono solo esce, perciò non possono prendersi il grosso della colpa.

  11. bullismo=desiderio di fama
    o
    bullismo+desiderio di fama
    ?
    sto discutendo molto ultimamente se sia un rapporto causa-effetto o un’amplificazione, difendendo la tesi 2 benché in netta minoranza.
    i bulli ci sono da prima di youtube e da prima dei cellulari, e questo è un fatto.
    la voglia di fama secondo me è l’extended version: ora ci sono gli strumenti, c’è una brama di fama smodata e indotta, come è indotta (e in questo sui coniugi hai centrato in pieno) l’idea che espressioni di violenza volgare siano la performance più efficace per raggiungere l’obiettivo.

  12. Sono d’accordissimo con i contenuti del post. Però mi chiedo: perchè proprio questi programmi hanno un audience altissima? Nel mio mondo ideale (che non esiste), i telespettatori dovrebbero fare la scelta di cambiare canale. Fa riflettere su questo tema l’Amelie Nothomb di “Acido Solforico”, in cui la protagonista di un reality show con regole simili a un campo di concentramento nazista implora il pubblico di non guardare il programma.

  13. Cara Lippa, ti gira male ma riesci ugualmente ad argomentare senza aggredire e prevaricare, urlare e offendere, beata te. A me invece, il solo pensare alla De Filippi fa bruciare lo stomaco. E’ un riflesso condizionato come in Arancia Meccanica. Stringo gli occhi e deglutisco ripetutamente nella speranza di chiudere, con la pressione, anche le orecchie. Non so quanto sia grave, ma è così. Saltuariamente, certi pomeriggi in cui mi sento quasi invulnerabile, provo a misurare la mia capacità di assuefazione ai “suoi” programmi e ultimamente credo di aver fatto dei passi avanti (o indietro?); ormai riesco a seguire anche 30- 40 secondi di urla e aggressioni verbali e gestuali, prima di sentirmi veramente male e reclinare la testa all’indietro mentre cambio canale.
    Amici, Uomini e Donne che si tradiscono e insultano per tornare ancora a farlo, una settimana, due, un mese, finché il negoziante del quartiere non gli regala un vestito, un mobile, un gioiello. Nel solco di Corona, senza dimenticare Sgarbi. E lo so, proprio ricordando gli inizi televisivi di Sgarbi, che uno degli snodi principali era nel Costanzo Show, ma che ci posso fare il mio disturbo è poco razionale, è un attacco di panico da stress videotraumatico che si manifesta ogniqualvolta la De Filippi non riesce a coprire del tutto i suoi canini mentre ride pudicamente tra pubblico (?) e ospiti (?) che si scannano nei/per i “suoi” programmi, ma dovrei dire anche per quelli che la RAI copia, meglio, compra dallo stesso produttore. Insomma non è male se ogni tanto ti/ci gira male, quantomeno ci si sfoga contro la mondezza che sale. Poi si torna a remare verso cose più amabili. Ciao.

  14. Non posso che condividere i contenuti dell’intervento, e di buona parte dei commenti; però mi chiedo anche quale sia l’origine di questa forma di programmi, dando per scontato che non siano nati dal nulla e all’improvviso. Sul Maurizio Costanzo Show non mi pronuncio perché non l’ho mai visto, ma purtroppo negli anni scorsi ho visto certi programmi della De Filippi, e anche della sua imitazione trash in Rai Alda D’Eusanio: programmi in cui, partendo da un problema, solitamente sentimentale, di alcuni protagonisti, si dava origine a un “dibattito” coinvolgendo tutto il pubblico in sala, o meglio, i soliti noti, “spettatori” che intervenivano sempre, di solito i più polemici, i più sguaiati (ma anche i più raffinati, nel ruolo degli antipatici), i più comici.
    Ora, io negli anni ’70 per fortuna non c’ero ancora, quindi magari dirò una sciocchezza, però quando penso a questi programmi il modello che mi viene in mente è quello di certo assemblearismo dei movimenti di allora, almeno se devo credere alle descrizioni che se ne dà negli spettacoli di Livia Cerini e Umberto Simonetta, o in Pentothal di Pazienza (e nel film Paz! di De Maria). Certo, gli argomenti sono molto diversi, ma lo stile di partecipazione mi sembra che abbia parecchi punti in comune. Insomma, può essere che sia stata la generazione più ideologizzata a porre le basi per questa logica della sopraffazione e dell’insulto?
    p.s. per Alberto: forse sarò fortunato nelle frequentazioni, ma di persone che parlano con disgusto degli artisti famosi o che danno della puttana alla Fallaci, o a qualsiasi altra intellettuale non gradita, ne vedo più tra gli over 30 che non tra i giovani…

  15. A quanto pare, la «Maria dei miracoli» (come la definiscono qui) ha colpito ancora. Sembra infatti che ci sia lei (subentrata come autrice a Simona Ercolani) anche dietro il cambio di registro del reality di Canale 5 Uno due tre… stalla, che adesso, anziché vedere confrontarsi sei squadre composte da un contadino e due vallette, come era stato per le prime due puntate, vede contrapposti contadini e neocontadine (insorte, viene detto ufficialmente, in nome del girl-power, ma quasi sicuramente fomentate in tal senso dagli autori, per dare una scossa al programma e cercare di risollevare gli ascolti), il tutto sulla falsariga di Amici (non a caso, nell’ultima puntata — in onda ieri sera — alla giuria si sono aggiunti, tra gli altri, Aldo Busi e la Zanicchi), e con una conseguente, lampante accentuazione del demenziale e del trash, ahinoi!

  16. Piantiamola di correlare o addirittura di chiamare “causa” di ogni nefandezza i media. Il bullismo, o nonnobullismo, o bullononnismo, esisteva prima della tv, ed esisterà dopo il web 2.0.
    Aneddoto:
    In prima liceo (1977/78) fui vittima di bullismo. Non cattivissimo, ma bullismo era. Noi piccoli primini prendevamo pappine e calci passando nei corridoi del liceo con ai lati i nonni di 4a e 5a, o che venivamo rapidamente umiliati con la sottrazione del pantaloni.
    Da ragazzi che qualche mese dopo ci avrebbero considerato dei pari, superate queste piccole ordalie da iniziazione. Allora si chiamava nonnismo, lo stesso di tutte le caserme del mondo, e di tantissime e non ricordo nessuno di noi che andò a frignare da mammà. Né so di traumatizzati a vita per le angherie subite. E’ solo un esempio, che illustra come queste attività esistono-evano a prescindere dalla visibilità.
    Quanto al ruolo pedagogico della tv, è innegabile il ruolo predominante di educazione al cialtronismo che la coppia despota della tv italiana ha canonizzato e saputo imporre. Ma il bullismo è fenomeno che dobbiamo capire anche scollegato, imho.

  17. Anghelos, i precedenti … uno sicuro, mi ripeto, è legato al fenomeno Sgarbi. Quando Sgarbi partecipa per la prima volta al Costanzo show (fine anni ’80)come critico d’arte è già un affermato collaboratore di importanti pubblicazioni come FMR (Franco Maria Ricci). In quella puntata per chiarire meglio il suo parere su una poesia, urla ripetutamente una serie di offese contro un’ altra ospite fino a zittirla. Questo procura un’ immediata curiosità in quella parte di pubblico più desiderosa/bisognosa di una scossa, una novità qualunque che ravvivi il dibattito, spettatori per i quali una lite diventa più interessante dell’argomento trattato. Una lite e la reazione del conduttore, compiaciuto fino ai baffi, rappresentavano il pepe che mancava. In quel momento nasceva il fenomeno Sgarbi, altri inviti al Costanzo show, in altri programmi, nei salotti romani, nei giornali, nei consigli comunali, in parlamento; dalle telecamere alle Camere.
    Il Presidente della Repubblica se ne innamorava perdutamente, e non riesce più ad inaugurare una manifestazione artistica senza averlo sottobraccio, il Presidente del Consiglio lo nomina sottosegretario ai Beni Culturali, lui interviene su tutto urlando i suoi concetti più elevati e sbavando le offese più gratuite contro giudici, vigili e “culattoni raccomandati”.
    In pochi anni il meccanismo “sgarbato”è diventato un format e ha permesso la nascita di un genere di spettacolo che tra RAI e Mediaset copre h24 la programmazione televisiva. Programmi in cui è sufficiente mettere allo scontro un po’ di persone, conosciute o meno è indifferente, l’argomento pure, l’ambientazione bah, contano solo capacità e potenza di scontro. L’isola dei famosi crea lo scontro mettendo i concorrenti alla fame, il grande fratello confessandoli in diretta, amici cantando e ballando, uomini e donne inserendo la De Filippi tra ospiti (?) e pubblico (?).
    Altri precedenti forse in “a bocca aperta” di Funari, ma ne so ancora meno.
    L’assemblearismo dei movimenti degli anni ’70, per quello che ricordo io, c’entra quasi per niente, a meno di voler cercare una traccia nella possibilità offerta ad ognuno di dire la propria. Ma le differenze sono troppe e poi non dimentico “tavoli di segreteria”, “scalette degli interventi” ,“presentazione delle mozioni” e accorgimenti simili che tentavano di non disperdere energie e sogni che si volevano condividere. Ecco la differenza fondamentale forse è proprio qui, assemblee per condividere quelle, per dividere queste. Una differenza che mi sembra incolmabile. Ma forse è un bene.

  18. Io studio psicologia e ritengo che molto di freud è stato superato…certo gli va dato il merito di aver steso le basi per affrontare la psicologia in modo diverso e alcuni strumenti possono essere utili anche se in maniera marginale o come accertamenti per cose ben più complesse, ma rimane il fatto che chi oggi usa la psicologia dinamica di freud specula sui propri pazienti…solo qsta precisazione per il resto sono d’accordo in linea di massima con quel che viene detto,premettendo che non ho letto tutto…arrivederci

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