CALICETI E IL CADAVERE DELLA LETTERATURA

Da sfogliare in rete: il secondo numero di sacripante!, nonché l’iniziativa di booksblog.
Da meditare: difendere o no “Il codice Da Vinci” dall’attacco del cardinal Tarcisio Bertone che, considerandolo il frutto di una strategia anticattolica, invita al boicottaggio? (attenzione: non è una domanda sul valore del libro)
Da leggere, questo intervento di Giuseppe Caliceti pubblicato domenica sull’inserto letterario monografico di Liberazione “Queer – Contro la lingua italiana”:

Tra lingua orale e lingua scritta c’è da sempre un’osmosi profonda, il più delle volte feconda. Come tra la lingua orale e la lingua scritta per eccellenza: la lingua letteraria. Basta guardare un bambino che impara a scrivere. O osservare le storie letterarie di differenti lingue e Paesi. Eppure, ragionare di lingua letteraria – o di lingue letterarie, se preferite – nell’Italia di oggi, è insolito e fa sorridere. Come scomodare Dante Alighieri per ricordare lo scandalo che suscitò l’aver scelto di scrivere la Divina Commedia in volgare – la lingua parlata, la lingua del “volgo” – e non in latino, la lingua letteraria del tempo. Perché in Italia capita che tra lingua orale e scritta, in alcuni periodi storici, si creino solchi profondi, distanze, differenze, diffidenze. Tanto è vero che ancora, nelle scuole, una delle regole numero uno rimane quella di “non scrivere come si parla”. E anche, volendo, di “non parlare come mangi”.
Uno scrittore, pur non essendo necessariamente un imbonitore, prima ancora di raccontare una storia, sceglie e costruisce la propria lingua letteraria, lo stile nella quale raccontarla. E quella lingua fa già parte integrante della storia. Perché la sua realtà prima – “la sua materia prima” – è innanzitutto la lingua in cui scrive. Eppure, girando oggi per le librerie italiane, il sospetto è che il problema della lingua in cui si scrive non sia così “centrale”. Regna infatti una calma e piatta uniformità. La lingua letteraria messa in scena, in larga maggioranza, non è lo specchio di una realtà complessa. Chi scrive opta per scelte linguistiche “semplificanti”, il più possibile “comunicative”. Probabilmente è di uno dei tanti effetti collaterali trascurabili di una democrazia.
A ogni modo, le lingue letterarie più in voga assomigliano sempre più a lingue-giornalistiche, lingue-copyraiter, lingue-pubblicitarie, lingue-politicanti, lingue-da-sceneggiato-tv, lingue-da-cartone-animato. Più che a rappresentare e indagare sul mondo in cui ci troviamo a vivere, tendono a fargli il verso in una sorta di “realismo più reale del re”. Imitando cioè il gergo, le sintassi e gli stilemi linguistici dei media più in voga come la tv. “Comunicare!”, questa è la parola d’ordine imperante. Quasi a prescindere da come, dove, che cosa e a chi comunicare. La lingua letteraria celebra se stessa, insomma. Le vendite di un libro ne decidono la letterarietà.
Non so perché oggi accade questo, ma non è sempre stato così. Nel 1936, in Francia, la Francia del 1936, con una breve lettera scritta al “Figaro”, Louis-Ferdinand Céline parla di argot e lingua letteraria francese. “Non posso leggere un romanzo scritto nel linguaggio tradizionale. Sono abbozzi di romanzi. Non sono mai romanzi. Il lavoro è ancora tutto da fare… La loro lingua è impossibile. E’ morta. Perchè prendo tanto a prestito dalla lingua? Dal “gergo”? Dalla sintassi argotica? Perchè me la formo da me secondo il mio momento? Perchè, l’avete detto voi, questa lingua muore subito, dunque ha vissuto, dunque vive intanto che la uso”. Continua Cèline: “Una lingua, come il resto, muore continuamente. Deve morire. Bisogna rassegnarsi. La lingua abituale dei romanzi è morta, sintassi morta, tutto morto. Moriranno presto anche i miei, senza dubbio. Ma almeno avranno avuto una piccola superiorità su tanti altri, quella di essere vissuti per un anno, un mese, un giorno. Tutta qui la faccenda. Il resto è solo grossolana, imbecille, rincitrullita vanteria. In tutta questa ricerca di un francese assoluto, c’è un’ottusa, insopportabile pretesa all’eternità della forma scritta”.
Una dimostrazione che la lingua nasce e muore continuamente? Il nuovo “Dizionario storico dei linguaggio giovanile “Scrostati, gaggio!”, scritto da Renzo Ambrogio e Giovanni Casalegno per Utet. Non è una superficiale e impressionistica raccolta di termini orecchiati qua e là da sedicenti “giovani”, ma un interessante resoconto del continuo corpo-a-corpo tra scrittura e oralità, nonché della vitalità e della ricchezza espressiva della lingua italiana. Il metodo di lavoro: indagare su un ricchissimo corpus di romanzi e racconti, di testi di canzoni, di articoli delle riviste “giovanili” (da quelle storiche alle fanzine), e sul ricchissimo materiale ormai disponibile in rete. Nelle stesse pagine vediamo così alternarsi “voci” documentate con esempi tratti da Calvino, Pavese, Pasolini, Arbasino, ma anche da Tondelli, Ballestra, Ammaniti e i cosiddetti “Cannibali”. O ancora da gruppi musicali e rapper. Viene così alla luce un repertorio pieno di parole curiose, spesso con un proprio sapore d’epoca: da ‘tamarro’ (di periferia, burino per modi d’essere e di vestire) a ‘cinquantino’ (ciclomotore da 50cc), da ‘spinello’ (sigaretta di marijuana) a ‘beat’ come ‘neonazi’, ‘matusa’ (persona non più giovane), dark (riferito a abbigliamento e musica) o ‘tagger’ (autore di graffiti).
Per concludere, un esperimento: osservate e ascoltate attentamente la lingua utilizzata da un imbonitore. La sensazione è questa: tranne rare eccezioni, più una lingua è semplice e diretta e comunicativa, più sembra uno strumento utilizzato, magari anche sapientemente, per venderti qualcosa (magari anche solo un’idea del mondo). E per vendere se stessa assieme a quel qualcosa. E questa vendita, avviene negando a se stessa la consapevolezza manganelliana di essere anche e soprattutto “menzogna” e pretendendo poi di porsi, più o meno strumentalmente, come vera e unica lingua letteraria: spesso sinonimo di lingua-verità, lingua sacra, perché di maggioranza.

55 pensieri su “CALICETI E IL CADAVERE DELLA LETTERATURA

  1. Certo, Omero era lingua comune parlata. Shakespeare era lingua da mercatino. Hugo lo parlavano i popolani. Questo intervento di Caliceti è la faccia nascosta del mengaldismo, in realtà. Il mondo procede per salti enormi e ci si preoccupa della lingua. La celeberrima dichiarazione di Céline è qui fuori contesto. Quando si comprenderà che l’argot è angelologia linguistica, forse, si sarà capito cosa intendeva Céline. Il giorno della fine non ti servirà l’inglese. Questa lingua di cui parla Caliceti non ha nulla a che vedere con la letteratura, e il fatto che si pensi che abbia a che vedere con essa continua a creare rotture di palle a chi fa un lavoro di scavo letterario. Continua a confondersi la bassa sociologia con la pratica della profondità. E’ avvilente.

  2. No, ma così per dire. Mangenelli parlava di “menzogna” come ormai è di uso corrente sostenere che la “realtà” in letteratura è sempre “finta”, anche quando si spacci come autobiografica. No?

  3. premessa: prima che i complottisti possano scatenarsi in teorie sulla partigianeria delle mie idee dichiaro, in fede, di essere disoccupato, non iscritto a partiti, associazioni o alla massoneria, di non avere rapporti amorosi con scirttori o altri frequentatori di questo blog. spero così di evitare post con domande furbine.
    sono sostanzialmente daccordo con quello che ha detto genna. le citazione da celine è senza dubbio fuori contesto. non so quali libri abbia sfogliato in libreria caliceti, ma a me pare che le scelte linguistiche dagli scrittori italiani contemporanei siano tutt’altro delle semplificazioni. non capisco, inoltre, e qui va detto che io ho un problema con filologi, linguisti e glottologi, come si possa confondere il potere evocativo delle parole con la loro collocazione nell’ambito di una struttura socio-culturale, la permeabilità di una lingua non si misura in base al grado di penetrazione di termini che si collocano in maniera trasversale nella costellazione linguistica “ufficiale”. ci sono le ‘parole’ e queste vanno a vivere nella letteratura, e ci sono i ‘termini’ che vanno a intrattenere rapporti con il testo.
    a proposito del codice da vinci, io, devo ammettere, ci godo sempre un po quando i preti se le prendono con un prodotto mainstream. perchè, da una parte dimostrano la loro poca dimestichezza con la cosa ‘mondo’, dall’altra perchè bacchettare un popolo che si dice cattolico praticante e che non sa distinguere poi l’acqua santa dal badedas può creare situazioni di grande comicità.

  4. Caro carlo
    il problema è proprio lì, se ti par difficile il Genna, Gadda ti provoca un ictus. E’ proprio di questo che parla Caliceti. Ma il disastro è in parte già fatto. A te pare che Genna faccia ‘ricerca linguistica’, che abbia una lingua complessa? Non hai letto le posizioni espresse da Scarpa a proposito della ‘ricerca linguistica e letteraria’ e pure Scarpa è – da creto punto di vista – un autore di ricerca…
    Sei tu ad esser cieco Carlo non Caliceti a veder fantasmi
    GENNA poi, che c’è di più avvilente del tuo roboante parlottare profetico un po’ mediocre e un po’ ampolloso?
    The ass spoke

  5. caliceti scrive
    “Eppure, girando oggi per le librerie italiane, il sospetto è che il problema della lingua in cui si scrive non sia così “centrale”. Regna infatti una calma e piatta uniformità. La lingua letteraria messa in scena, in larga maggioranza, non è lo specchio di una realtà complessa. Chi scrive opta per scelte linguistiche “semplificanti il più possibile “comunicative””.
    a me non pare che moresco sia comunicativo o lo sia scarpa per non parlare di genna.
    non riesco a cogliere il riferimento.

  6. Chiusa del secondo articolo di Nicoletti sulla Stampa:
    “I cyberfighetti, quelli veri chiamati in causa, probabilmente se ne sono stati ben bene zitti, hanno evitato di commentare annichilendomi sotto il peso della loro silente autocommiserazione. Io al contrario non disprezzo nessuno, nemmeno chi ha costruito la fortezza inespugnabile degli amichetti che la sanno lunga sulla rete”.
    Ti riguarda?

  7. o si è amici di tutti, o di nessuno.
    o si affonda in tutti, nel tutto, MA con la “propria” lingua, oppure si scrive dozzinalmente, e senza papille, per una nicchia linkata.
    ogni forma di schermo è corazza ideologica, distoglie e abbassa ogni vera forma d’arte.
    dinanzi ad un filtro non si dà lingua, si perde lo stupore.
    credo si abbia bisogno di un “essere” lucido, e non macchiato da “sovrapposizioni”, che, alla lunga, finisconono per triturare. fuochi di paglia.
    certo, si avrà un pubblico, si sarà riconoscibili, ok, ma questo non basta.
    la grande scrittura non si appoggia a nulla, regge da sola. E’ lingua.
    per chi invece ha il bisogno di autocelebrare il proprio io, allora il mondo è tutto suo. per carità!

  8. Be’ a proposito di scemi. Meno male che ci siamo. Che bellino che ho passato il tempo a chiedere chi fosse Nicoletti. Lui ha insultato, insultato, insultato, poi si è risposto. Tutto da solo. E io manco sapevo chi fosse. Ieri ho letto il suo articolo sulla stampa per la prima volta e mi ha fatto cagare per l’invadenza stroboscopica dei luoghi comuni. Fosse lui, Incursore? Scicchissima la sottolineatura del fatto che lui lavora solo a pagamento. E il piacere, signora, mia, dove lo mette? Il paicere, che posto ha nella sua vita? Solo quello dell’insulto? Ah, Nicoletti…

  9. gentile genna, caliceti parla di una lingua da consumo… da asporto da take away… per questo tanto fastidiosa per chi fa letteratura, e in verità se ne fa pochissima…

  10. gaurdò, ancora co’ nicoletti? e bbasta. quando ero piccolo e giocavo a pallone nel cortile c’era uno che portava sempre il pallone, e se la partita si metteva male, lui prendeva sto cazzo di pallone e, siccome era il suo, pigliava e se ne andava.
    piglaitevi il pallone e ciao, se non sai giocare, la prossima volta, non lo portare, tanto un super santos si rimedia sempre e tu e nicoletti vi guardate la partite e cercate di capire come si gioca.

  11. molto in corsa, per il caro Guardone: ma che persone premurose che frequentano questo blog! Domani, per favore, rassegna stampa completa e un caffè macchiato, grazie. 🙂

  12. angelo, è vero che spesso ci si trova di fronte a ‘casi letterari’, che letterari proprio non sono, e forse, a ben guardare, non sono nemmanco casi. operazioni di mercato, libri che vanno a grattare lì dove prude a un certo ‘pubblico’, o semplicemente volumi che hanno fortuna, ma questa è davvero la letteratura a cui si riferisce caliceti?
    non mi è parso di capire così, anche perchè, caliceti mette in pentola la questione di un ‘realismo’ non meglio identificato: “Più che a rappresentare e indagare sul mondo in cui ci troviamo a vivere, tendono a fargli il verso in una sorta di “realismo più reale del re”. Imitando cioè il gergo, le sintassi e gli stilemi linguistici dei media più in voga come la tv.” è vero che ci sono ‘scrittori’ che, come distaccati e cinici asceti, si divertono a ‘scrivere’ testi in cui contemplano distaccati i riverberi muti di codice mediale che si riproduce per duplicazione di un identico, però, mi pare che questi siano in netta minoranza, una razza in estinzione, i loro angeli di cartapesta hanno rotto le palle anche ai formalisti più accaniti. non è vero che le vendite di un libro ne stabiliscono la letterarietà, caliceti cade nella banalità assolutà, soprattutto quando chiam in causa i ‘bei tempi antichi’ quando questo non accadeva. come se l’industria culturale non sia nata e cambiata continuamente.
    caliceti, poi, commette il peccato originale quando confonde letteratura e commercio di materiale narrativo di consumo, non che le due cose non si intreccino, ma non è lo stesso campo da gioco, non è nemmeno lo stesso sport.

  13. Faccio parte della comunità “Figli in Gesù” di Santa cecili in Francavilla. In sede abbiamo molto discusso del libro di Brown. Abbiamo preso la decisione di considerarlo peccaminoso ed eretico.Il nostro giudizio è stato accolto dal parroco che ha , dio l’abbia in gloria, provveduto ad avvertire l’indifeso gragge di Santa Cecilia. Ci rattrista costatare che la fila al confessionale si è parecchio allungata in questi giorni. Che la Vergine Maria e tutti i Santi intercedano.
    Vi invito a passare la parola di nostro signore , dio vi protegga.

  14. In primis immagino che il post di carlo non sia scritto in risposta al mio perché altrimenti devo ipotizzare che tutti noi viviamo in separate e contraddittorie dimensioni del linguaggio, di certo non parallele, dalla forma ottusa e contundente che non hanno altro scopo o vocazione che quella di ferirci… poi rispondendo ad andrea.. ho inteso perfettamente quello che ci propone il caro caliceti; quel mio “consumo” aveva un senso completamente diverso da quello poi inteso, era una mia personalissima “denigrazione etica” di quell’ideale proposto nell’articolo di una lingua possibile, provvisoria e labile… funzionale alla ciclica falsificazione storica più d’ogni altra cosa…

  15. sarbbe però interessante, sempre ammesso che salvatrice sia autentica, capire le rafioni per cui il codice sia un libro eretico e paccaminoso. sarebbe interessante anche stabilire se un libro possa essere peccaminoso ed eretico, e se sia necessario confessarsi dopo averlo, anche involontariamente, letto.

  16. Semi Ot su Dan Brown: ignoro se la salvatrice sia vera, vera è la notizia che riportavo, sugli anatemi della chiesa a proposito del libro. Se ne parla oggi a Fahrenheit, tra l’altro, proprio con Genna e con Massimo Introvigne. La notizia mi era stata segnalata, con una certa preoccupazione, dal già presidente di amnesty international, Daniele Scaglione. Come spesso avviene, spesso occorre difendere quel che non si ha voglia di difendere…
    Sulla questione principale, devo dirmi anch’io in disaccordo con Caliceti: ma so quanto sia centrale per lui la questione della lingua, quanto alcuni suoi romanzi siano stati costruiti pezzo per pezzo per innescare il “problema lingua”. Mi viene da assumere ancora una volta una posizione terzista, ma per ora mi trattengo.

  17. riguardo l’arcivescovo e il codice:
    non sembra al prelato che i buoi siano già scappati?
    certa gente non ha il senso del ridicolo.
    (non è che adesso mi tocca di leggerlo?)

  18. no, angelo, mi riferivo ancora a The ass, scusa ma sono maniacale. Io di Caliceti ho letto Il busto di Lenin e in effetti quello che diceva Lippa è abbatanza vero.

  19. siamo passati al dibattito sulla chiesa?
    non mi pare proprio il caso, magari, se proprio vogliamo abbandonare l’interessante scambio di idee sulla questione della lingua, allora parliamo del fatto che un libro viene definito anticattolico, dal cardinale o eretico e peccaminoso dalla salvatrice.
    se vi và, eh, sennò vi potete scannare sul natale.

  20. La chiesa cattolica si è sempre distinta in questi anni per la moderazione , volete paragonarla ai vari rinati e cose del genere sparsi nel mondo?La verità è che il progetto protestante è fondamentalmente fallito , però chissà perche è sempre la chiesa cattolica ad essere oscura e bigotta, dopo anni dalla pubblicazione del codice prima o poi doveva emergere la demonizzazione della chiesa , le parole di un qualunque cardinale vengono prese come “La posizione della chiesa sull’argomento”, suvvia non è onesto, se non stupido.

  21. Non sono stati nè Induismo nè Protestantesimo nè Musulmanesimo a tacciare di eresia e peccato il libro di Brown.
    Perciò caro Cattolico, consenti a questa stupida di ribadire che la Chiesa Cattolica, la quale “vorrebbe” farci bere la versione della sua funzione moderatrice, continua ad esercitare il suo potere dittatoriale.
    E per favore, levatevi quella maschera di perbenismo!
    Ora chiudo la polemica anti-clericale, anche se, e scusatemi per questo, proprio non ce l’ho fatta a non rispondere a Salvatrice.

  22. A proposito, io, Valchiria, mi dichiaro piena di Spirito Santo e affermo con convinzione che la Chiesa Cattolica è l’Eresia per eccellenza.
    dal Vangelo secondo Me.

  23. Salvatrice, scusa, coscienza – solo perchè l’hai scritto due volte nello stesso smodo – si scrive con la “i” non senza. Se no come fate a consigliare ai fedeli che leggere e studiare, no?

  24. e lasciate in pace salvatrice che è la donna dei miei sogni!
    avete idea di quello che può fare una pulzella che scrive: “noi siamo una dorata rete di moralità che cerca di riunire in Cristo la nostra società sempre più sconnessa.”??
    siiiiiiiii! puniscimi!!! wow.
    gl (vecchio sporcaccione bavoso)

  25. Io non scherzavo affatto. Il nostro stesso lavoro è fatto in moltissime parrocchie d’Italia , non siamo organo di censura e divieto, soltanto consigliamo i fedeli su ciò che è giusto leggere , vedere al cinema ed in televisione , siamo un organo di moralità senza imposizione , una dolce coscenza che consiglia.Non consideriamo peccato la fruizione dell’opera , ma la perpetrazione dell’atto nella coscenza. Il nostro lavoro viene fatto in moltissime parrocchie italiane , non produciamo documenti , articoli e relazioni rifecendoci alla tradizione più pura ed arcaica della chiesa , quella orale.La preghiera del Cardinal Bertone , nasce da una recente nostra rihiesta agli alti vertici del clero in sede di colleggio.
    Ci sono molte felici storie di redenzione di cui siamo fieri di averne aiutato ed indirizzato il cammino.Molte, moltissime famiglie ci affidanoo i cuori dei loro cari , perduti nella pornografia e libera e sfenata sessualità, nella leggerezza di spirito , nell’amore frivolo , nella felicità senza pena cui portano certe opere “d’ingegno” , nella politica immorale cui precipita la telvisione e i giornali.Il cammino verso la redenzione e sempre difficile ,noi siamo una dorata rete di moralità che cerca di riunire in Cristo la nostra società sempre più sconnessa.

  26. argomento molto interessante, penso di riprenderlo “altrove”. Sulla genesi della forma orale e della forma scritta nelle “comunità di parlati” ha scritto pagine geniali De Saussure, nel suo “corso di linguistica generale”, di cui consiglio la lettura, almeno del capitolo su “mutabilità e immutabilità del segno”.
    Sulla parola come strumento per l’imbonitore, semplificando un po’, credo si arrivi alla questione della “performatività” del segno e del linguaggio, quella “piega” per cui alcuni discorsi e modi di comunicare devono essere interpretati e letti in termini di “efficacia”. Mi si perdoni un neologismo poco noto (performatività)

  27. Dimentichi la fatwa di Komeini anni fa! riusciresti a fare un paragone? Invito tutti alla lettura degli articoli di Francesco Merlo e Adriano Sofri su Repubblica qualche mese fa, si parlava di presepe, sul fil di almodovar ed altro, è quella l’idea del cattolicisemo che ho.
    P.S. Minchia Valchiria quanto ce l’hai lungo…. il post!
    P.S. Salvatrice :siete dei dementi!

  28. ehi, ilposto, se non erro c’era qualche altro cagacazzi che scriveva coscienza senza i, o sbaglio????
    sai, quando uno è filologo è filologo.

  29. argomento molto interessante, penso di riprenderlo “altrove”. Sulla genesi della forma orale e della forma scritta nelle “comunità di parlati” ha scritto pagine geniali De Saussure, nel suo “corso di linguistica generale”, di cui consiglio la lettura, almeno del capitolo su “mutabilità e immutabilità del segno”.
    Sulla parola come strumento per l’imbonitore, semplificando un po’, credo si arrivi alla questione della “performatività” del segno e del linguaggio, quella “piega” per cui alcuni discorsi e modi di comunicare devono essere interpretati e letti in termini di “efficacia”. Mi si perdoni un neologismo poco noto (performatività)

  30. se non ricordo male il libro di Brown è già passato al vaglio di un attento inquisitore quale l’Eymerich di V. Evangelisti. In un breve racconto apparso sull’allegato musicale di Repubblica il Magister dopo avere esaminato, sulle soglie dell’aldilà, il Reo decretava che non era il caso di mandarlo all’Inferno. Se non sbaglio a intenerire il poco tenero Eymerich era la figura di merda che nel libro è riservata all’Opus Dei.
    Non è che altri, contemporanei, inquisitori trovano facile accettare il piccolo delirio sul femminino rimosso dalla madre (perchè poi proprio Madre?) chiesa e un tantinello piu’ scabroso il movimento di soldi e affari a cui peraltro il Brown si limita ad accennare?
    Il libro comunque a parte il delirio complottistico-mistico-granguignolesco è scritto da schifo: Caliceti, per favore, dica due parole due Lei che su questo evidentemente ha costruito il suo Sistema.
    Alle dolci coscienze che consigliano nella dorata rete di moralità che dire? uno, cento, mille Brown e che il cielo non vi cada sulla testa …….perchè di ragioni ne avrebbe molte.
    Con affetto

  31. Eh si, gl ci sono nodi che “vengono al pettine” quando si tratta della “coscienza”. Della seria, “Signora mia! fa tanto, fa tanto, e poi mi cade sul Coscenzone!”

  32. Dan Brown è ridicolo e pure l’anatema. E difendere un libro come quello è una perdita di tempo miserabile.
    Passo e chiudo.
    Che palle!
    ‘Notte
    Iannox

  33. Leggo Genna regolarmente sul suo sito e lo stimo per quello che scrive. Ciò non significa che condivida tutto quello che scrive. A ogni modo, di questo chissenefrega?Per anni mi si è risposto a quello che scrivevo non rispondendo a me, ma a Balestrini o a gente del Gruppo ’63 perchè qui a Reggio organizzavamo Ricercare. Adesso almeno si cambia nome. Non è una gran soddisfazione, ma è già qualcosa. A ogni modo, faccia nascosta del mengaldismo a chi? Poi. Il mondo procede per salti enormi, è vero. E anche la lingua, mi pare. Che non credo poi così scollegata dal mondo. La celeberrima dichiarazione di Céline è qui fuori contesto, può essere. D’altra parte, quando la cito, giro che mi è sempre stato detto che era fuori contesto. Devo essere io che non so fare citazioni…
    “Questa lingua di cui parla Caliceti non ha nulla a che vedere con la letteratura”, dice Genna. E aggiunge: “…e il fatto che si pensi che abbia a che vedere con essa continua a creare rotture di palle a chi fa un lavoro di scavo letterario. Continua a confondersi la bassa sociologia con la pratica della profondità. E’ avvilente”. Vabbè, avanti con lo scavo (senza lingua!)!!

  34. salvatrice, permettimi calorosamente di dubitarne. Comunque, qualunque sia la personalità multipla che riesce a trasformarsi in riformista-apostola-terzista-cattolico progressista-moderato di centro nel giro di pochi giorni ha i miei complimenti sinceri. Anche i due Giuseppe (Genna e Caliceti) che qui argomentano, dovrebbero farti i complimenti per le acrobazie linguistiche. Intanto te li faccio io:-)

  35. OT
    scusate l’interruzione, ma la cosa riguarda uno dei protagnisti di questo blog.
    A dar retta ai Miserabili sembra che G.G. sia in viaggio verso l’Antartico. Si tratta di cosa seria o di bufala? immaginare tra i pinguini e…le pinguine …uno abituato a smanettare sui tasti …..Bha.spero non prenda freddo.
    Ricorda la maglia di lana, riguardati.
    Non c’è bisogno di completare le raccomandazioni con il solito motto da mamma italica verso il pupo in pieno solleone: non sudare!!!
    In ogni caso e ovunque tu sia diretto: Buon Viaggio!.

  36. non solo la salvatrice scrive ‘coscenza’, ma ha anche una particolare tecnica di spaziatura attorno ai segni di punteggiatura che rimanda al migliore incursore, a guardone e altre entità apparse negli ultimi giorni. nessun fervente, come nessun freudiano o marxista sbaglierebbe lo spelling della parola ‘coscienza’. e nessun giornalista o scrittore, ma nemmeno uno che ha scritto una tesi di laurea o anche un verbale di polizia sbaglierebbe la spaziatura, è una cosa che viene istintiva, con un po di pratica.
    slvoj zizek sostiene che le comunità virtuali ricalcano il sistema ad L lacaniano della comunicazione, in parole povere, non v’è mai, nemmeno live, un faccia a faccia tra due persone che parlano, ad interferire è ciò che parlante “sente” come il desiderio dell’altro. secondo zizek/lacan, insomma, il parlante lotta tra il sé e ciò che egli stesso immagina sia il sé che lo renderebbe desiderabile dall’altro.
    assumendo le varie identità, mi chiedo, quale dei nostri desideri mr/mrs/ms x pensi di incarnare?
    quando scrivo spero sempre che una piccola parte di me riesca a filtrare attraverso tutti gli schermi identitari che si ergono tra me e i miei interlocutori.
    l’unica cosa che filtra attraverso i post delle tue varie identità è la voglia di suscitare una risposta diretta, un riconoscimento personale.

  37. “L lacaniano della comunicazione, in parole povere, non v’è mai, nemmeno live, un faccia a faccia tra due persone che parlano, ad interferire è ciò che parlante “sente” come il desiderio dell’altro. secondo zizek/lacan, insomma, il parlante lotta tra il sé e ciò che egli stesso immagina sia il sé che lo renderebbe desiderabile dall’altro. ”
    Mi sono messo con persone assai sopra il mio livello , batto in ritirita !Tanto di..Torno a coltivare i miei fiori, tempo di tulipani , a manovrare ascenzione retta e declinazione del mio rifrattore dalle parti dello scorpione , mentre polvere cadrà sulle mie spalle in una selvatica solitudine .Volevo mostrare a me stesso la misura del mio valore.Vendicare certi amplessi d’inferiorità , riempire un certo svuotamento,
    coscenza m’ha fregato, a scuola la maestra ha fatto un buon lavoro con scenza ,tre pagine di scienza, ma non altrettanto con coscenza accidenti a lei!
    Scrivo tutto questo ingobbito in modo che quasi mi lesiono una vertebra.
    P.S.Comunque se puo’ interessare le salvatrici esistono.

  38. “L lacaniano della comunicazione, in parole povere, non v’è mai, nemmeno live, un faccia a faccia tra due persone che parlano, ad interferire è ciò che parlante “sente” come il desiderio dell’altro. secondo zizek/lacan, insomma, il parlante lotta tra il sé e ciò che egli stesso immagina sia il sé che lo renderebbe desiderabile dall’altro. ”
    Mi sono messo con persone assai sopra il mio livello , batto in ritirita !Tanto di..Torno a coltivare i miei fiori, tempo di tulipani , a manovrare ascenzione retta e declinazione del mio rifrattore dalle parti dello scorpione , mentre polvere cadrà sulle mie spalle in una selvatica solitudine .Volevo mostrare a me stesso la misura del mio valore.Vendicare certi amplessi d’inferiorità , riempire un certo svuotamento,
    coscenza m’ha fregato, a scuola la maestra ha fatto un buon lavoro con scenza ,tre pagine di scienza, ma non altrettanto con coscenza accidenti a lei!
    Scrivo tutto questo ingobbito in modo che quasi mi lesiono una vertebra.
    P.S.Comunque se puo’ interessare le salvatrici esistono.

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