EGGERS: SCRITTORE O IMPRENDITORE?

Pubblicità progresso: sull’ultimo numero della rivista  Pulp (che si deve, com’è noto, al valoroso Fabio Zucchella e al suo manipolo di prodi), ci sono molte cose da leggere. Articolo di copertina su Philip Roth e sul nuovo libro Il complotto contro l’America (qui l’intervista di Antonio Monda uscita oggi sul quotidiano, a proposito). E poi, un consigliabile colloquio con Lawrence Block, uno speciale di cui vi dirò, le recensioni, Renzo Paris sulla poesia giovane. Nonché la rubrica di Daniele Brolli, L’angolo della sfinge, ovvero I ritratti dell’editoria italiana, che questa volta è dedicata alla famigerata polemica sulla fabbrica dei best-seller, su Faletti, sul popolare. Di questa parte, per non generare nuovi rivoli incontrollabili, taccio (leggetela però su carta) . Ne traggo invece una sortita interessante di Brolli che riguarda Dave Eggers. Ovvero:

“Di romanzi in Italia e nel mondo ne escono di ogni tipo. Alcuni divengono best-seller, altri vengono dimenticati in fretta. Alcuni nascono per rimanere, altri no. A prescindere che siano libri popolari o meno. Ma è anche vero che tutti sono promossi dalle case editrici che possono permetterselo, come se dovessero divenire tali. Non credo che Dave Foster Wallace, Dave Eggers, Rick Moody, Michel Faber, Michael Chabon, Jonathan Franzen… solo per fare dei nomi, scrivano con le stesse motivazioni di Faletti o Dan Brown, ma il modo in cui i loro romanzi vengono promossi è lo stesso. Si dice di loro che sono dei narratori che rivoluzioneranno il nostro modo di leggere (così facciamo sentire il lettore un po’ imbecille se nell’affrontarli si sente un po’ in difficoltà: “sei tu che non capisci perché non sei abbastanza intelligente”. Bella strategia). Ma alcuni di questi non sono coerenti con le loro ambizioni, scrivono facendo il verso a un modo di scrivere codificato come altri e sono spinti sul mercato solo perché hanno il contenuto giusto, la faccia giusta, l’ambizione giusta o magari anche solo perché c’è l’esigenza di avere un best-seller e hanno vinto il pari-o-dispari. Può capitare però che un Moody o un Eggers qualunque, tanto per fare nomi, divengano qualcosa al di sopra dei loro meriti, solo per il clima di aspettativa che è stato creato attorno al loro lavoro. O per la vena imprenditoriale che li contraddistingue. Dave Eggers è un ottimo imprenditore che con il suo primo romanzo ha esaurito tutto quello che aveva da dire, ma per l’industria culturale è dannoso farlo sapere. È diventato autorevole internazionalmente grazie alle sue iniziative editoriali (ovvero le due riviste letterarie più vendute nel mondo, da lui fondate) con cui si è fatto portabandiera delle idee e dell’originalità altrui. E adesso chi lo tocca più?”

Però…

99 pensieri su “EGGERS: SCRITTORE O IMPRENDITORE?

  1. marcolino, gianluca, uhm uhm: come mai a un certo punto della discussione intervengono quelli che cercano di far esplodere discussioni in una determinata direzione? chi sta tenendo sotto osservazione questo blog? uhm uhm, mumble mumble.

  2. Brolli coglie un punto veramente interessante: il fatto che molti autori americani degli ultimi dieci-quindici anni, quelli che definiamo come Minimum-Faxiani, siano oltremodo chiacchierati. Questo è vero, verissimo. Si parte da un presupposta autorevolezza riconosciutagli in patria per immetterli in un mercato italiano, che è tutto meno che americano.
    E tutti i bestseller allora? Le decine di ristampe? Le classifiche di vendita dove troneggiano scrittori anglofoni?
    Quelli non sono libri americani, sono libri internazionali. Cercano di parlare a tutti. Si agganciano ad una molteplicità di situazioni intra-nazionali.
    Un Lethem, un Moody, un Wallace, sono scrittori americani. Parlano di personaggi, situazioni e cazzi tipicamente americani. Cercano di renderli più vicini a noi per venderceli.
    Perciò desta sospetto l’Eggers-imprenditore. Sa vendersi bene.
    Il problema grosso è che si tira appresso anche una carrettata di autori veramente mediocri, di cui sapremo tutto a partire da mesi prima dell’uscita e il cui libro ci lascerà con un senso di pacco e contro-pacco che non contesteremo, tanta è la convinzione di trovarsi di fronte ad un capolavoro.

  3. per le cronaca, mi è appena arrivato “the future dictionary of america”, regalo, con abbonamento a mcsweeney’s, inaspettato e quanto mai gradito della mia compagna. è stupendo…mangiatevi il fegato.

  4. ah bhè delillo secondo te è paragonabile a uno qualsiasi di questi?
    senza delillo starebbero tutti ad ammaccare il carpaccio col sedere…
    piglia un racconto da un antologia o da un libro, pensaci 30 secondi e non venirmi a dire che è minimamente paragonabile a delillo.
    poi sono comunque punti di vista, ma il tuo coinvolgimento mi pare esagerato.
    non ho la pretesa di aver letto tutto di wallace, lethem, moody… ma da lettore posso dirti che non mi hanno lasciato quasi niente, salvo rarissime eccezioni.

  5. cara loredana scusami ma…
    APPELLO X GIANLUCA: qui c’è il mio indirizzo, scrivimi, voglio capire il tuo punto di vista, davvero. cosa avrebbe rovinato bocca?
    scusate l’OT (come dite voi giovani) non lo farò più!

  6. Non trovo assolutamente che Eggers abbia fatto ottime cose (e parlo di quello che ha scritto). La sua scrittura è iper-manieristica, ossessionante, pignola fino all’eccesso, monotona; i suoi libri ripercorrono continuamente un cammino, un viale arrivato alla fine del quale si torna indietro cercando di trovare le impronte maggiormente visibili, quelle cioè che più han dato negli occhi. Quelli che gli girano attorno e che son pubblicati dalla sua casa editrice stanno clonando una sorta di traiettoria, fanno libri che si somigliano come frutti di parti gemellari in tempi diversi. In quanto all’educazione del lettore, ci sarebbe moltissimo da dire. Riflettevo sul fatto che il copyleft potrebbe anche insegnare l’amore per il libro: certo, perchè no. In fondo siamo educati dal primo all’ultimo dei nostri giorni, dalle esperienze, dalla scuola, dal tipo di istruzione, dalle famiglie, dalle ideologie, dalle rivoluzioni, dai cambiamenti…e soprattutto, guarda un pò, dai libri.

  7. la domanda era: scrittore o imprenditore? potrei rispondere con previsione di un discreto successo tra i blogofili con una risposta tipo – produttore di materiale cartaceo non bianco o per meglio dire sporco con righe parallele composte da parole che compongono frasi letterariamente insignificanti… certo non tutti saranno d’accordo con questa visione fascista della narrativa commerciale…
    comunque il suddetto scrittore non è affatto il peggiore della categoria.. ma ne fa parte… parte dell’industria e dei suoi tintinnanti interessi… dunque imprenditore nient’altro…

  8. l’animo di Nello è evidentemente turbato (probabilmente dalla lettura dei suddetti), stà di fatto che evidenzia una cosa intelligentissima: questa roba ce la stanno vendendo (ma soprattutto ce la stiamo comprando) perchè spacciata come di tendenza.
    all’inizio il meccanismo poteva pure funzionare, ma ora inizia proprio a risultare di una pochezza disarmante.
    eggers che fa? fa riviste (molto belle e ben fatte) che vendono tanto.
    non fa romanzi o libri importanti. non fa letteratura in prima persona. non se ne preoccupa dato che vi sono altri che per lui e grazie lui spingono avanti la baracca.

  9. Non la conosco Sig Nello,
    dunque le do del Lei, come si conviene tra due persone che non si conoscono.
    Evidentemente ha avuto un urgente bisogno di rivolgermi almeno due parole, le quali, quantunque possano risultare fastidiose, proprio perchè scritte da un perfetto sconosciuto, non possono che produrre indifferenza.
    In ogni caso, dal momento che mi accomuna una patologia simile a quella di Eggers, sarà forse per me una fortuna: un giorno, qualora potessi aver una casa editrice tutta mia, potrei vendere milioni di copie con “L’Opera di un genio ammalato di Stenorrea”.
    Un complimento le devo fare: visto il suo giudizio sugli scrittori di cui ha parlato, dev’essere stato psicologicamente sfiancante leggerli tutti ma proprio tutti ( e sinceramente si vede).
    Preciso che qualsiasi frase decidesse di riservarmi dopo di ciò non avrà più risposta, un pò perchè non mi interessa conoscerla meglio, ma soprattutto per rispetto del Blog e dei suoi frequentatori.
    Passo e Chiudo.

  10. Lethem ancora più grossa. Purtroppo hanno deciso di spacciarceli per grandissimi . Non dimentichiamo gli altri grandissimi Lansdale ( che genio!) , Antrim(mamma mia!) , e quel super volume super-figo: la super raccolta di storie d’avventure mcsweeney’s (non perdete l’occasione di gettare qualche euro , sarete anche voi coooooooool).

  11. la domanda era:scrittore o imprenditore? potrei rispondere con previsione di un discreto successo tra i blogofili con una risposta tipo -produttore di materiale cartaceo non bianco o per meglio dire sporco con righe parallele composte da parole che compongono frasi letterariamente insignificanti… certo non tutti saranno d’accordo con questa fascista visione della narrativa commerciale… comunque il suddetto scrittore non è affatto il peggiore della categoria.. ma ne fa parte… parte dell’industria e dei suoi tintinnanti interessi…
    dunque imprenditore…

  12. Ora mi chiedo , non li ho ancora letti ma tremo a comrarli , gli Schwartz ed il”Il declino delle guerre civili americane “, appartengono alla stessa ondata di capolavori?

  13. Scusami GL ma prima del tuo invito mi ero preso un gentile “a me bocca pare lucido. coglioni.” di Andrea C. Ed altre allusioni meno esplicite, non poteva che sembrarmi ironico il tuo post. E poi ho già chiarito.

  14. Scusa Loredana..
    CARO GL .. capisco che tu voglia essere contattato da me per comprendere davvero davvero davvero , quale strano mostro io sia. “Davvero scrivimi vorrei comprendere!”.
    Sappi che in Italia e nel resto del mondo c’è una sinistra moderata , completamente estranea alla tradizione comunista , Democratici , terza via you know? strani individui che leggono giornali come il riformista(repubblica) e simil reazionari. Ho 26 anni e la penso cosi , forse a te riesce difficile comprendere perchè appartieni ad un altra generazione , niente di grave !
    Per me Bocca rovina tutto parlando da un settimanle come l’espresso che non ha certo la linea editoriale del manifesto , sarebbe li il suo posto.

  15. OT
    caro gianluca, non c’era alcun intento ironico nel mio post, la mia era vero desiderio di conoscere l’altro da me. confrontarmi seriamente.
    certo è strano se ci pensi però che un vecchio biker comunista come il sottoscritto sia più propenso al dialogo rispetto ad un giovane riformista come te, non trovi? o tempora, o mores…
    e poi era solo per non riempire spazi inutili con OT non graditissimi. una forma di rispetto nei confronti di chi ci ospita.

  16. Proprio quello che intendevo dire francesco.Sono daccordo con te. Più che turbato sono molto arrabbiato proprio per esserci cascato . A volte ci si fa infinocchiare dalle cose patinate e luccicanti.
    P.S. Valchiria sei stenorroica ma simpatica , ma adesso non scriverci un tema su per ringraziarmi!

  17. Come mai, cara L, hai scelto proprio quetsa notizia? Sono già due interventi che cerchi di drici qualcosa. Tra la corrosività dei giudizi di Volponi e il ridimensionamento della nuova narrativa americana, fore ci suggerisci che molto dell’oro che abbiamo sotto gli occhi luccica del riflesso costruito dal marketing editoriale.
    (E forse aggiornando il discorso e restando in tema, ci stai dicendo che abbiamo in questi giorni un caso di riflesso pipernesco).
    Ok, queste sono inezie, la giovane narrativa americana (giovane – termine che uso in senso convenzionale) ha partorito negli ultimi 20 anni un grandissimo scrittore: l’Ellis di Meno di zero e di Le regole dell’attrazione. Nessuno dei sopramenzionati ne regge ritmo, ispirazione, struttura narrativa e forza centripeta della prosa.
    In Italia è mancato proprio questo: che poi dovrebbe essere una vocazione del fare romanzi. Uno scrittore che desse voce al suo tempo utilizzando la propria voce. Nè eccesso di mimesi (i pulp), nè eccesso di vagheggiamento interiore (tutti o quasi).
    E poi la disperazione! Che straordinario sarebbe leggere uno scrittore italiano veramente disperato: e non indignato, arrabbiato, polemico, furioso, cattivo. Questi sono tutti attributi che vengono dall’esterno. La disperazione sgorga da dentro.
    Ma tu non sei d’accordo L, lo so.
    Sai cosa diceva Pasolini di Fellini? Danza… si, egli danza…

  18. ho capito, anzi forse non ho capito. mi spiego. ho capito che sei nervoso e va bene, ma… ho sempre pensato che la differenza tra chi è di sinistra e chi no è che chi è di sinistra è propenso ad usare il dialogo, la dialettica a spiegare, ragionare comunicare. (motivo per cui è difficile che uno scrittore sia di destra).
    allora ti faccio qualche domanda (ma come vedi puoi sempre rispondermi in privato anche perchè fra un pò la loredana ci butta fuori a calci).
    dunque.
    cosa intendi per sinistra totalmente estranea al comunismo? quali i presupposti teorici? quali figure? quali battaglie? quale storia? quali le radici? perchè bocca sta rovinando tutto? di che tutto parli? il buco dell’ozono? le regionali? davvero pensi che uno che legge l’espresso è un “indeciso”? inoltre: non dovrebbe esserci una sorta di UNIONE fra riformisti e non? e poi cosa riformare? un sistema marcio sin dalle fondamenta? o da cosa partire? cosa salvare? come salvarlo? e cosa scartare in che modo? quale la spinta morale che ti fa dire di te stesso sono riformista? etcetcetc.
    vedi? non solo sono una delle persone con minor senso dell’ironia della mia valle, ma sono veramente interessato a confrontarmi. se a te non va, pazienza.

  19. Chiedo :è forse arrivato il momento della disillusione per la nuova generazione di scrittori americani? Che ne dite di dare un’occhiata all’Europa e all’ America latina?
    Come che i giovani scrittori americani sono quelli che sfondano più facilmente i nostri mercati? Nessun sospetto?

  20. Mi inserisco velocemente nell’Ot fra Gianluca e gl per una precisazione. Gianluca, figurati se non rispetto la tua posizione. Però ti chiedo: come mai, ultimamente, passano da queste parti diversi pacati e peraltro benvenuti riformisti che usando punti esclamativi, maiuscole e quant’altro si inseriscono in una conversazione sollecitando risposte che magari si suppongono, se non addirittura si auspicano, aggressive e radicali? Magari sbaglio, e ti chiedo scusa se dovessi darti l’impressione di aver mal pensato. Però il dubbio mi resta: spiegami tu come si passa da Eggers a Bocca in men che non si dica. Pace?

  21. hai ragione loredana, è che sono un inguaribile ottimista e comunque se gianluca è in ascolto io sono sempre disponibile a capire.
    questo è l’ultimo OT da parte mia.
    anche perchè adesso vado che i ragazzi mi aspettano in paese per una birra.
    pace!

  22. non so se grandissimi ma sicuramente grandi (almeno quanto ellis)sono:
    – lansdale
    – leonard
    – ellroy
    – willeford
    – wallace
    – lethem di fortezza
    – franzen, correzioni
    sharpe non mi ha fatto impazzire, saunders invece per me è geniale.

  23. A volte, anzi molto spesso, ho delle brutte sensazioni, come e qualmente qui si sia alla ricerca ed alla denuncia ossessiva della patacca oppure al contrario all’ossanna del capolavoro.
    Mai punti di mezzo, gradualità, così/così, ti do 6 a 7: manicheismo, bianco e nero, troppo spesso, troppo di frequente.
    Mi stufa ciò.

  24. Ho letto il Moody de “La più lucente corona…”, l’Eggers de “L’opera struggente…”, il lethem di “Amnesia Moon”, un po’ del Wallace Minimum, e non mi sembra che siano la schifezza della schifezza della schifezza (parere personale of corse). Cominciare poi a sentire gente criticarli perché appartenenti a una cricca (della serie fanno parte della cricca di mc sweeney’s, si fanno markette a vicenda, io lavo una mano a te… ecc. mi pare una c….ta) mi riporta a vecchi post apparsi su questo sito e su quello di nazione Indiana. Certo, poi urlare che è nato il nuovo Pynchon per ogni nuovo autore americano mi pare esagerato e su questo non c’è dubbio.
    E poi ha ragione Marco “Non va mai bene nessuno, ecchecazzo!”. Francesco Raiola

  25. ATTENZIONE AFFARONE DALL’AMERICA:
    un gruppo di persone che è stato capace di farsi ondata, uragano di idee e scrittura. COMPRATE GENTE COMPRATE.
    Questo intendo!

  26. dunque, vorrei rispondere con ordine, ma non so se ci riuscirò, si sono accavallate molte idee e non saprei da dove cominciare.
    vabbè, partiamo dagli autori.
    io non paragono delillo ad altri scrittori. per la cronaca, mi sono appena laureato (a 32 anni, e quindi non sono lettore di primo pelo) proprio sul don, e non oso paragonarlo ad altri scrittori perchè farlo sarebbe ammettere di non aver capito un cazzo di letteratura. uno scrittore non si paragona ad un’altro. se c’è qualcuno che lo fa, caso mai, sono le case editrici che accompagnano un’opera con fascette, note in quarta e altro, ma, e penso che lo sappiano tutti, lo fanno per vendere (che è il loro lavoro). è come quando vai al mercato e trovi il cartello AFFARONE, ma che c’è qualcuno tra voi che ci crede? torna a casa e dice “cara, ho fatto un AFFARONE”?
    e qui torniamo alla questione sull’educazione del lettoreo meglio del consumatore. ma che vi devo dire, se avete comprato un libro perchè sopra c’era scritto “questo è meglio di pynchon” peggio per voi.
    il mio coinvolgimento è eccessivo lo ammetto, anzi, ne vado fiero, e nasce dall’invidia, dall’ammirazione per un gruppo di persone che, oltre ad annoverare dei giovani scrittori di indubbio talento, è stato capace di farsi ondata, uragano di idee e scrittura. eggers è stato capace di costituire una specie di laboratorio di scrittura a cielo aperto in cui chiunque può sbirciare. antrim, auster, bender, chabon, coover, eugenides, safran foer, franzen greer, stephen king, moody, j.c. oates, art spiegelman, kurt vonnegut, colson whitehead, questi sono solo alcuni di quelli che collaborano col nostro imprenditore, scrittori eterogenei, nei quali proprio non riesco a trovare quel “marchio di fabbrica” della “ditta eggers”.
    mi dispiace, e non vorrei lasciarmi andare, ma stavolta qualcuno ha proprio cacato fuori dal vaso, se wallace è una bufala allora dico che fa dell’ottima mozzarella.
    morti, e forse nemmeno morti di invidia, morti e basta.

  27. Leonard ed Ellroy non sono tra i giovani scrittori americani , a me piacciono abbastanza entrambi.
    Di Wallace hai ragione Francesco le cose migliori sono quelle pubblicate Minimum Fax , Verso occidente mi è piaciuto. Ho letto anche la scopa del sistema e infinite, sono questi che definisco patacca.Lansdale che non è propri tra i giovanissimi , vi prego sapete dirmi perchè dicono sia così bravo , io non riesco a capirlo.Lethem altrettanto.
    E , comunque , Mario,visto che su tutte le testate giornalistiche si urla al capolavoro , ritieni che il mio urletto alla patacca seppellito tra i comment di un blog possa sortire effetto uguale e contrario.
    Chiedo ancora forse gli scrittori americani hanno dalla loro una critica molto ascoltata qui da noi ? Ce li confezionano ben bene , battono la gran cassa e il gioco è fatto. Questo problema è già stato sollevato in altri ambiti artistico.
    Ripeto ma chi sono i giovani scrittori Europei, Sud Americani ?Qualcuno faccia i nomi!
    Ma siccome forse di loro non si parla nelle pagine del New Yorker , Review of books e simili forse non esistono!

  28. Sono in buona parte d’accordo con quanto dice Mario Bianco.
    In più, dico, che ho bisogno di Tempo, che non è solo il tempo impiegato nel leggere un libro, prima di raggiungere una percezione sottile.
    Ho bisogno di riletture, andate e ritorni. E lunghe passeggiate con la mente vuota per affioramenti del rimosso.
    Per esempio. Tanto tempo fa, iniziai la lettura di Banana Yoshimoto e la rigettai. Ma successivamente attraverso una lettura incrociata, riuscii a penetrarla. La sua scrittura, che prima mi era sembrata scialba e incocludente, improvvisamente mi illuminò, aprendomi nuove prospettive della realtà, del modo di esistere al mondo.
    Credo che ognuno dovrebbe indagare con più scrupolosità sui propri processi del piacere o del dispiacere, metterli a nudo.
    In quanto poi a comunicarli quella è cosa difficile, è un’arte, è un’estetica, prima di tutto.

  29. Solo due osservazioni:
    – Non sono d’accordo sulla deriva, da qualcuno denunciata, di Oblio verso un’imitazione di Pynchon. In Oblivion emerge la naturale evoluzione del Wallace dei primi lavori. A volerle trovare (e non voglio), è in questi, che si ravvisano più analogie con la scrittura di Pynchon, e non segnatamente in Oblio (parere personale, s’intende).
    – Quanto alla polemica su Minimum Fax e i suoi presunti autori “modaioli”, è così sterile che non meriterebbe nemmeno un appunto. Ad ogni modo, ricordo che pubblica anche un certo Yates, classe 1926, non esattamente l’ultimo ritrovato del marketing editoriale. Altri autori, come lo stesso Wallace, sono pubblicati, in parte (quella più importante), da almeno altre due case editrici.

  30. Anch’io concordo con Luminamenti e Mario Bianco: non avevo nessuna intenzione, quando ho postato parte dell’intervento di Brolli, di schierare due fazioni contrapposte. Mi interessava e mi interessa riflettere sul pre-giudizio che spesso si forma spontaneamente, e non per diabolico disegno del marketing editoriale, a proposito di uno scrittore. Come se il medesimo fosse condannato a vita a sfornare capolavori, e non potesse attestarsi, come è fin banale ritenere, su produzioni di vario livello.
    Questo dovrebbe anche fornire una risposta a Luigi: sia questo intervento sia l’intervista a Volponi costituiscono semplicemente un invito ad andare oltre apparenze e luoghi comuni, e a riflettere, ogni tanto, su come quel che ci appare nuovo (la polemica sul mercato, o altro) abbia ciclicamente attraversato la storia della letteratura.
    Lungi da me, poi, l’idea di riferirmi a Piperno: sul libro ho già detto e ripetuto che è un buon libro (anche se, ribadisco, uso con cautela, per mia conformazione mentale, la parola capolavoro).
    Infine: perchè non dovrei essere d’accordo su Ellis? Anche se personalmente aggiungerei American Psycho ai titoli citati.
    Sul panorama italiano, ecco, su questo punto non sono d’accordo, nemmeno un po’. Ho la sensazione, Luigi, che leggiamo autori diversi 🙂

  31. la solita scarogna.
    me ne sto via quattro giorni e mi perdo questa bella lotta nel fango…..
    accidenti.
    Non è che si può ricominciare da capo?

  32. Spesso la seduzione non ha a che vedere nè con quantità nè con qualità, però.
    Scherzi a parte: è così necessaria la condizione della disperazione per scrivere? Non ne sono così convinta…

  33. L, sei una donna di lettera però non devi prendere tutto alla lettera.
    Se si intende la disperazione nel suo accento etimologico, chiaramente no. D’altronde amo Camus e Camus continuava a ripetere che non bisogna scrivere contro qualcosa, ma per affermare qualcosa…
    Parlo di clima, e non tanto di atmosfera della pagina, che rientra nei parametri più o meno critici, ma di clima dello scrittore. Non c’è forse qualcosa nell’atto di scrivere che è disperante?
    Occorrono troppe vite per farne una – Montale – e allora la scrittura forse mi darà sensibilità verso ciò che mi perdo, verso tutta la vita e le vite che mi scorrono accanto e che mentre tento di raccontare mi sfuggono.
    La storia è ancora incubo, Dedalus.
    Io mi perdo con te L, la seduzione non ha bisogno di quantità né di qualità, dici? Mi sembra un incoraggiamento.
    Anche se temo di sbagliare tutto, e gli ultimi post sono stati fraintesi o da me malamente espressi, visto che non polemizzavo né con piperno né con gli scrittori americani ecc…
    eccc.eccc.eccc.
    Alzo il capo ferito dall’ingegno perché il sole commiseri / e il sole guarisce, chiudendo occhi dolenti / (…) e’ bello uscire sulla terra, soli, / e restarne stupiti, anche se solo per un attimo. DyTh

  34. no, puoi restare, magari a qualche tavolo di distanza, purché ci osservi e dopo ci racconti i dettagli che dall’interno della scena abbiamo perso.

  35. Perfettamente d’accordo. Diciamo che: se uno scrive il solito romanzetto “commerciale” rispettando, prono, gli stilemi logori del romanzetto “commerciale” viene subito attaccato da tutti; se un altro scrive il solito romanzetto “culturalmente trendy”, rispettando, prono anche lui, altrettanti stilemi logori (i canoni del romanzo stupidamente intelligente) viene subito lodato. Ma le differenze tra il romanzetto “commerciale” e il romanzetto “culturalmente trendy” sono veramente poche.

  36. Perfettamente d’accordo. Diciamo che: se uno scrive il solito romanzetto “commerciale” rispettando, prono, gli stilemi logori del romanzetto “commerciale” viene subito attaccato da tutti; se un altro scrive il solito romanzetto “culturalmente trendy”, rispettando, prono anche lui, altrettanti stilemi logori (i canoni del romanzo stupidamente intelligente) viene subito lodato. Ma le differenze tra il romanzetto “commerciale” e il romanzetto “culturalmente trendy” sono veramente poche.

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