CHI LEGGE, CHI SCRIVE

Su Repubblica di oggi è uscito un mio articolo ancora sulla vicenda eBook. Ho dovuto però ridurlo per questioni di spazio: inizialmente prevedeva, infatti, anche il punto di vista di alcuni lettori, suggerito anche da alcuni commenti su questo blog (mi riferisco alla comparazione di prezzi su “Il Principe”). La versione su carta riporta solo i pareri di alcuni scrittori, giocoforza compressi. Qui posto dunque l’articolo in prima e più estesa stesura. Colgo l’occasione per salutare: domani parto per il paesello marchigiano. Mi connetterò saltuariamente, però, e aggiornerò per quel che posso. Grazie a tutto l’insostituibile commentarium.

Come mai l’eBook di un’opera fuori diritti come Il principe di Machiavelli costa 12 euro nella versione proposta da una casa editrice e poco più di tre euro in un’altra versione? Sul web, i lettori giudicano la politica degli editori nei confronti dell’eBook, in alcuni casi dichiarandosi pronti a piratare i testi in caso di aumento ingiustificato dei prezzi, ma disponibilissimi a pagare direttamente l’autore. Racconta il blogger che si fa chiamare “il Duca”, titolare di Baionette Librarie dove l’argomento eBook è all’ordine del giorno: “Bisogna far leva sui prezzi bassi, al massimo 4,90 euro, e sulla pigrizia: un click e hai l’eBook sull’eReader, come capita con il Kindle di Amazon. Sì compete con la copia pirata, che è gratis: con 10 euro si fomenta solo la pirateria etica. Autori come Konrath e la McQuestion guadagnano di più con gli eBook a 3 dollari che non a 10, perché vendono molto di più. Sono autori indipendenti e la seconda non ha mai pubblicato con un editore. I libri di nicchia, quelli poco commerciali, potranno essere letti in eBook: crescerà la lettura e la soddisfazione di tanti lettori ora delusi dal cartaceo. Ma a  noi manca un grande accentratore come è stato Amazon negli USA: in questo siamo svantaggiati”.

E gli scrittori? Nicola Lagioia, autore di Riportando tutto a casa, ha due desideri: “il primo è che con l’eBook si possano abbassare i prezzi senza che nessuno ci rimetta. Il secondo è una rivoluzione nel modo in cui si veicola il libro, sperando che parallelamente ai gruppi editoriali si sviluppi una infosfera di non addetti ai lavori, di lettori, di appassionati, che pesi quanto il premio Strega o un’ospitata da Fazio”.
Nell’”infosfera” sono già attivi i Wu Ming, che fin dalla nascita del collettivo mettono a disposizione sul loro sito i romanzi che escono in cartaceo. Cosa cambierebbe con l’affermarsi dell’eBook? “Per chi come noi volesse continuare a rendere disponibili i propri libri gratuitamente – dicono – si potrebbe immaginare uno scenario del genere: free download dei file di testo spartani e vendita online di eBook curati, impaginati in pdf e predisposti per i vari formati, corredati da immagini di copertina e paratesti diversi da quelli del cartaceo. Va anche detto che, dati alla mano, il free download dei nostri libri incentiva le vendite in formato cartaceo”.

Sono scaricabili gratis, da qualche tempo, anche gli scritti (articoli, racconti, romanzi su cui ha riavuto i diritti) di Maurizio Maggiani, premio Strega nel 2005 per Il viaggiatore notturno. Che ha firmato un accordo con Feltrinelli per la pubblicazione degli eBook tratti dai suoi libri. “Ma solo per quel che ho già scritto: quel che verrà bisogna ripensarlo. Non credo che il diritto d’autore cosi come lo conosciamo avrà più senso, perché sarà sempre più difficile tutelare la propria opera. Ma non bisogna ripetere l’errore della musica, dove la caparbia stupidità dei discografici ha distrutto il mercato: il risultato è che tutti hanno scaricato gratis. Giustamente, perché la crisi c’è e nessuno può pensare di non tenerne conto. Le persone desiderano accedere a un bene culturale e quando costa troppo trovano un sistema per non pagarlo affatto. Poi è nata Applestore e ha salvato gli editori musicali, e i musicisti stanno inventando altri modi per guadagnarsi la vita, come è avvenuto per tremila anni prima che si chiudessero in una sala di registrazione. La strage di musica non c’è stata: e non ci sarà neanche una strage di romanzi”.

E cosa possono fare i romanzieri per evitarlo? “Non lo so ancora. Ma so che ho fatto 37 conferenze in tre mesi raccontando le mie storie a prezzi modici: quelli di un fisarmonicista da balera. E’ una strada. Del resto, il libro di carta costa molto, è imbruttito, è diseconomico. Se Applestore mettesse in vendita un capitolo del mio romanzo a 99 centesimi e io ce ne guadagnassi dodici, sarebbe una miseria. Ma è anche giusto che trovi altri modi per vivere. Così come è giusto cedere, gratis, quel che è di mia proprietà all’interesse del lettore, come ho fatto con i miei primi romanzi. Il mio editore non ci sente da questo orecchio: ma si dovrà rassegnare anche lui: non può fare la stessa fine della Rca”.

96 pensieri su “CHI LEGGE, CHI SCRIVE

  1. sì, era eccessivo vincent ma dovresti per esempio vedere il lunar park che mi sto rileggendo dalla biblioteca del mio paese e l’assurdo è che conosco tutti quelli che l’hanno letto prima. e tra l’altro mai amata la merini.
    poi ricollegandomi a quanto si diceva sopra in merito alle prospettive che il digitale potrebbe offrire per esempio in campo scolastico, la vedo grigia, anzi improbabile.

  2. @wuming 1:
    I dati che ho trovato io sparsi qua e la’ (c’era anche un articolo sul WSJ con un’analisi molto precisa, ma che non riesco a trovare) danno Amazon al 90% del mercato ebook e al 20% del mercato dei libri stampati. Un gigante negli ebook, ma un competitor come tanti nel resto dei libri.
    Alcuni grafici con dati e previsioni (o meglio: tentativi di’indovinare), li puoi trovare qui:
    http://www.businessinsider.com/amazon-is-about-to-lose-its-death-grip-on-e-books-but-its-not-a-big-deal-2010-2
    Interessante in particolare la slide 4.
    Da notare che le previsioni sul declino della market share di amazon negli ebook era stato strillato al momento del lancio dell’ipad. I primi dati sembrano invece indicare che l’ipad non abbia influito sugli acquisti ebook (ulteriore prova che chi compra l’iPad non lo compra per leggere libri. Giustamente, perche’ non e’ un lettore di libri).
    Sul fatto che Amazon sia un’azienda che cura i suoi interessi e che faccia annunci che volutamente mettono in risalto dati o angoli che sono favorevoli non si discute. Lo fanno tutte le aziende del mondo. E si’, bisogna prendere tutto cum grano salis. Cosa che non fanno – o per cialtroneria o per mancanza di conoscenza della lingua inglese – molti giornalisti italiani, che hanno dato la notizia del sorpasso ebook/hardcover in modo sbagliato, falsando ulteriormente i dati.
    Per quanto riguarda il perche’ Amazon abbia aspettato due anni a lanciare il Kindle altrove, ci sono due motivi:
    – la percentuale di vendite online al di fuori dell’America e’ molto bassa. E il Kindle si vende (vendeva) fino ad ora solo online. Se in America questa cosa ha avuto un impatto negativo limitato, all’estero e’ uno svantaggiao notevole. Al punto che anche negli USA ora Amazon ha stretto un accordo con Target per far “toccare” il Kindle nei negozi della catena.
    – C’erano poi gli accordi da concludere per il 3g gratuito…e non solo: il chip “internazionale”, che legge il segnale di compagnie telefoniche varie ed eventuali, e’ stato sviluppato solo dopo. E’ lo stesso motivo per cui, negli USA, l’iphone e’ solo con Att: Apple ha provato a fare un chip che “prenda” anche il segnale Vodafone, ma era troppo grosso, e avrebbe dovuto cambiare il design (lasciando stare eventuali accordi di esclusivita’).
    – Triste ma vero, ma secondo me – e sottolineo il secondo me – a Amazon dell’Italia e di molti altri paesi del mondo non gliene frega assolutamente niente. Vendite online basse, poche vendite di libri, tasse, poste che vanno a ramengo. Perche’ venirsi a impelegare in questo casino, vendendo libri in una lingua parlata da 100M di persone (se tutto va bene, includendo anche stranieri che parlano italiano)? Molto meglio focalizzarsi sull’inglese, il francese e lo spagnolo.

  3. @ danae
    grazie per la segnalazione.
    .
    L’Agcom che stabilisce (?) per tutti noi che una concentrazione di editori non costituisce un’operazione di concentrazione (di editori).
    Chiaro, no?

  4. @ Demonio,
    sul rapporto tra Amazon e resto del mondo: sì, il quadro è chiaro. Mi rimane un punto interrogativo sul perché dopo aver esaurito il suo nuovo prodotto di punta in cinque ore uno attenda cinque mesi prima di rimetterlo in produzione. Ma nel mio ragionamento questi erano solo degli incisi, il senso era: non accettiamo il frame delle notizie, non diamo per scontato niente, andiamo sempre a verificare, *chiediamo lumi*.
    Per il resto, che Amazon abbia il 90% del mercato degli ebooks non dev’essere una sorpresa per nessuno: il Kindle, per tanti motivi, domina il mercato degli e-reader (e tra gli e-reader non includo l’iPad, per le ragioni che altri hanno già spiegato). E chi ha il Kindle compra ebooks da Amazon. Ma… il 90% di quanto? Quanto è grande il mercato? Quanti Kindle ha venduto Amazon? A quanti download corrisponde questa o quella percentuale? Mai una cifra. Mai una pietra di paragone sensata (dire che per ogni 100 hardcover venduti ci sono 180 ebooks scaricati *non* è una pietra di paragone sensata). Si leggono solo “guesstimates”. Tutte le cifre che vediamo in giro per la rete (tipo: “Tre milioni di Kindle negli USA”) non hanno alcuna base scientifica, sono voci di corridoio, un-uccellino-mi-ha-detto. Perché i dati reali ce li ha Amazon, che non solo ti vende sia l’e-reader sia gli e-book, ma è anche l’agenzia stampa che orienta il dibattito sulle vendite di e-reader e di e-book! Se in campo ci fossero due soggetti lo definirei un rapporto “incestuoso”, ma siccome è *un* soggetto, siamo più dalle parti di chi si fa un bocchino da solo (si vociferava che D’Annunzio indulgesse in tale pratica). Io sono un grande acquirente di libri su Amazon, trovo che la “user experience” su Amazon sia eccellente, credo che il Kindle sia una cosa buona e che l’ebook sia una tendenza reale, ma questo modo di comunicare, al tempo stesso strombazzato ed elusivo, mi irrita sempre di più.
    “Millions of people now own Kindles,” said Jeff Bezos, founder and CEO of Amazon.com.
    *Quanti* milioni?
    Risposta: “Amazon said they can’t really add to the ‘millions of Kindles’ quote.”
    E a quasi ogni domanda Amazon dà la stessa risposta:
    Amazon said they can’t disclose the details.
    A fronte di un tale modo di dare “informazioni”, troppi giornalisti si limitano ad amplificare le “verità” aziendali. Troppo pochi (si) fanno domande. Persino i giornalisti che da questa “omertà hip” non avrebbero nulla da guadagnarci, ripetono pappagallescamente quello che dice Amazon. Il frame è quello, roba da Pensiero Unico.
    Che Amazon venda il 19% dei libri cartacei acquistati in America è un dato interessante, mi piacerebbe sapere come lo hanno ricavato (è solido o è una guesstimate?), e sarebbe interessante disaggregarlo e analizzarlo. Ma come lo disaggreghi se non sai come è composto?

  5. – Allora che si fa’?
    -Di che?
    -Ma come di che…di sta’ storia degli ibuk.
    -I che?
    -I buk cretino.
    -Si dice iiibuk, ‘gnorante.
    -Vabbe’. Io dico che e’ meglio fare in fretta, prima che ci freghino.
    -Chi frega chi?
    -Qualche casa editrice che ci vede lungo.
    -Ma che caz.. dici. La maggiorparte di quelli stanno ancora col DynaTAC in mano.
    -Hai letto l’ultima sul corriere? L’Agcom ha dato il via libera!
    -A che?
    -Alla Edigita.
    -E dove vanno?
    -Chi?
    -In gita?
    -Edigita, cretino! E’ un nuovo gruppo.
    -E che musica fanno?
    -Senti vaffan..lo
    -Ma sti iiibuk poi dove se li scarica la gente.
    -sugli irider.
    -iri che?
    -irider cretino.
    -aaah…gli iiirider…in inglese la i si allunga ‘gnorante!
    -Prevedono un mercato da 60-70 mil. di euro entro il 2015.
    -Ah si?
    -Ho la tua attenzione adesso?
    -Quali case editrici ne fanno parte?
    -Tante.
    -Anche Loro?
    -No Loro ancora no. Per questo ti dico, muoviamoci!
    -Passami l’aifon.
    – ….
    -Pronto…Eminenza….

  6. Amazon e’ molto brava nel comunicare. Quasi quanto Apple, anche se hanno approcci diversi. Se fossi uno studente di marketing aziendale ci fare una bella tesi.
    La storia del buco di 5 mesi del Kindle 1 (di cui non ero a conoscenza) si potrebbe forse spiegare con un successo inaspettato che ha preso tutti alla sprovvista: la lnea di produzione non era pronta, e non c’erano abbastanza schermi/componenti, non lo so. Spessissimo le aziende FALSANO i lanci dei prodotti, mettendo sul mercato un numero di unita’ inferiore a quelle che ritengono di poter vendere, per creare una sensazione di bisogno nel consumatore. Se il consumatore legge che il prodotto X e’ andato esaurita in 5 ore, be’, allora dev’essere una figata paurosa, no? Apple ci campa di questa cosa. E anche per il Nook, Barnes and Noble aveva provato a farlo.
    Anche a me da’ molto fastidio la comunicazione di Amazon. Ma in questo momento, da consumatore, mi schiero totalmente dalla loro parte: per ogni prodotto che compro (non solo libri) pago in media il 30% in meno di quanto lo pagherei altrove, e in piu’ non ci pago le sales tax, che a Chicago sono quasi dell’11%. Un risparmio di circa il 40% a cui e’ difficile rinunciare. Ma io sono uno che addirittura compra le bistecche surgelate online, quindi forse non faccio testo!!!

  7. PS: sulla questione dell’articolo, secondo me l’approccio giusto e’ quello dei wu ming: file “grezzo” gratuitamente disponibile, e a pagamento file ottimizzati per i diversi lettori. Oppure opzione “premium” in cui chi acquista una copertina rigida ha diritto anche al file a un prezzo speciale. Ma a patto che le copertine rigide siano davvero copertine rigide, non tascabiloni che si scollano.

  8. @ wuming/tutti: sui dati, da leggere quest’articolo apparso oggi con intervista a Ian Freed, Amazon VP per il digitale. Alcuni dati MOLTO interessanti:
    – dici che amzn ha tra il 70 e l’80% del mercato ebook.
    – da quando gli editori hanno aumentato i prezzi di alcuni libri a piu’ di 9.99$, questi libri vendono meno. I consumatori non li comprano per “punirli”. (Personalmente lo facciamo anche io e mia moglie: ci rifiutiamo di pagare ebook che costino piu’ di 9.99. Pensavamo di essere pazzi, invece vedo che non lo siamo).
    Intervista qui: http://reviews.cnet.com/8301-18438_7-20012381-82.html

  9. @ Andrea: povera Merini non piace più a nessuno. A parte tutto, sono contento che difendi strenuamente la biblioteca del tuo paese, ho delle perplessità quando scrivi che conosci personalmente l’elenco delle persone che hanno letto un libro in questo caso lunar park, fa simpaticamente un po’ Stasi o “le vite degli altri”, fai un po’ tu o il paese è molto piccolo, non so.
    Sei pessimista sulle tecnologie digitali? Dopo Amazon e le copertine che si scollano e le altre cose interessanti di tutto l’amato commentarium mi sento disperatamente luddista. Saluti.

  10. Poi Andrea scrivi:”E faccio un esempio, leggo dalla biblioteca un libro di poesie della Achmatova, a pagina 13 c’è una poesia cerchiata e accanto una riga di una persona. Non lo so, mi sono venute le lacrime. Kindle e tutto il resto me la potranno dare questa cosa?”. Non credo ma con i tuoi trenta anni sembri affettuosamente un personaggio uscito dalle pagine di Jane Austen. Solo che lei era cattivissima. Tu? Di nuovo saluti.

  11. Questa è (per ora) la posizione più estrema che mi è capitato di incontrare parlando di fisicità dell’oggetto libro di carta. E’ di Salvatore Nigro (critico e direttore editoriale della Sellerio):
    .
    “Con il libro ho un rapporto erotico. Indugio nei preliminari. Lo scarto. Strappo il cellofan. Accarezzo la copertina, e sento un languido formicolio nella mano. Mi eccito terribilmente, se il libro è intonso. Taglio le pagine, lentamente. E’ come se sfogliassi una rosa. Mi piacciono le barbe dei libri. Ne raccolgo i pilucchi. Li annuso. L’odore della carta è afrodisiaco. Non meno dell’odore dell’inchiostro. Ogni libro ha un suo aroma. Un suo particolare richiamo.
    Il corteggiamento ha esaurito le sue risorse. Entro nel libro. Inizio a leggere.”
    .
    Il resto qui: http://normalenews.sns.it/print.php?sid=333

  12. Mi accorgo sempre di più che il libro è un feticcio, un sancta sanctorum, un oggetto da accarezzare, una fibrillazione sinestetica.
    Il leggerlo diventa quasi secondario, pedante.
    Ecco perché molti adolescenti (non tutti, ovviamente) li tengono lontani, i libri, come la peste. Non scatta il feromone da “indugio nei preliminari”.
    Altri oggetti da desiderare.

  13. Concordo con Vincent. Harry Potter (400mil di copie vendute al 2008), poi, se non vorra’ fare la figura dello sfigato, mica se ne potra’ andare in giro per Hogwarts con il malloppo di libri sotto braccio.

  14. Esatto Vincent, esatto: e’ per questo che insisto come un disco rotto che il piacere del libro e il piacere della lettura sono DIVERSI. Molto spesso quelli che “ah, io col libro ci vado a letto”, poi leggono due libri all’anno (non dico sia il caso di Salvatore Nigro, ovviamente).

  15. @ demonio: il libro ha tante valenze, in effetti, tutti noi conosciamo almeno qualcuno che li ha acquistati a metratura (magari dei tipi Adelphi), per rendere una stanza “calda ed accogliente”. Leggerli, poi, è il massimo degli orrori. Libro e lettura ed equivoci? Sarebbe uno spunto interessante dopo questa calma piatta agostana. Anche Nigro è invitato, come il Marchese de Sade del cartaceo. “Mi eccito terribilmente, se il libro è intonso” suscita riflessioni serie, ma anche ilarità di grana grossa. Ma il commentarium è a fare i bagni di sole, Tocca rimandare, mi sa. Saluti.
    @Sir_gino: Harry Potter non gira con il malloppo di libri, è certo, si eccita per altre cose, forse e non farà la figura dello sfigato. Saluti.

  16. “Mi eccito terribilmente, se il libro è intonso” suscita riflessioni serie, ma anche ilarità di grana grossa. 😀 Concordo…
    Pensa che a me invece il libro piace di più se è un po’ frusto, “vissuto”, se poi ha gli angoli giallini è il massimo…Eh, il desiderio femminile e quello maschile!

  17. Mi sembra di capire che il dibattito stia prendendo due strade, accomunate purtroppo da un atteggiamento di profonda diffidenza. E va bene. Comprendo gli autori, da una parte, che sono impegnati in un momento molto delicato in cui alcuni editori cercano di accaparrarsi i diritti sul formato digitale pagandoli il meno possibile. Non si può certo pensare che per un libro digitale, che ha costi materiali uguali a zero (stampa e distribuzione), sia riservata agli autori la stessa percentuale sui diritti. Ma accanto a questo livello di confronto, che seppure in modo cauto e circospetto riconosce che la via del digitale è all’inizio e si evolverà, ce n’è un altro, quello dei vari lettori che “l’odore della carta”, “le orecchiette sulle pagine”, compreso casi demenziali come quello citato da Sir Robin di chi considera il libro un oggetto erotico. Sul primo siamo tutti d’accordo: perplessità pienamente legittime. Sul secondo il rischio è ritrovarsi a parlare di fuffa, mentre su Ibs ogni giorno si compie un piccolo ma significativo passo in avanti (aumentano gli editori che offrono prodotti digitali, anche se sui prezzi ci sarebbe ancora da ridire), nel tentativo di recuperare una distanza rispetto agli altri Paesi che sul fronte ebook sono molto più avanti di noi (possiamo arrovellarci all’infinito sulla veridicità dei dati Amazon e sulla cialtroneria di questo e quell’altro nel riportarli, ma siamo d’accordo che all’estero siano più avanti?). In un commento precedente ho citato un caso. Ero interessato ad acquistare tre libri (la trilogia Montecristo di Stefano Di Marino), ho scritto al servizio clienti della Mondadori, mi hanno risposto che quei titoli sono ESAURITI. Per quei titoli, cioè, non esiste “l’odore della carta”, non esistono le “orecchiette sulle pagine”, non esiste niente di tutto questo e non esiste neppure la possibilità di leggerli. Per quanto riguarda l’atto erotico, aimè, si va in bianco. L’editoria digitale, invece, potrebbe consentire ai lettori di leggerli. Non solo quei tre benedetti libri di Stefano Di Marino, ma tutti i libri che non vengono ristampati, tutti quelli che dopo aver stazionato qualche anno in libreria, o in edicola, vanno al macero. Riviste comprese. Anziché schierarsi per forza da una parte o dall’altra, svilendo l’argomento con preclusioni a volte, passatemelo, un po’ ottuse, perché non guardare al digitale semplicemente come a una possibilità in più?

  18. @ francesca violi: parli dei libri come dei potenziali amanti. Sto scoprendo tutto un mondo di desideri che non riguardano la lettura. Cari saluti.
    @Klein: lei dice cose sensate e condivisibili, ma ci lasci un po’ in questo mare magnum di desideri cartacei. Che deve avere per lei un libro per suscitarle desideri piccanti? La domanda è loffia e prevede fuffa, ma così pe stemperare. Cordialità.
    P.s. sul discorso titoli esauriti ognuno potrebbe dire dei propri personali scoramenti, altro che erotismo, ma l’editoria digitale sarà la soluzione futura?
    Credo di sì, ma ho delle perplessità (esaurito cartaceo, esaurito sul web).

  19. @ Hersilius,
    nella mega-discussione “Letterarietà” (poi resa disponibile in pdf) si era arrivati a parlare proprio di questo: il digitale come unica salvezza dalle sabbie mobili del “fuori catalogo”. Va bene anche la pirateria, se proprio non ci sono altre strade. Facevo l’esempio della saga di “Hyperion” di Dan Simmons, una pietra miliare che la Mondadori non ristampa da anni e anni. Bene, si trova sul web in pdf pirata, insieme a centinaia di altri titoli, tutti in un’unica cartella compressa intitolata “Biblioteca del brivido di Steven Lob”. Il torrent è facilmente reperibile.
    Nella discussione raccontavo di una proposta che feci a un dirigente Einaudi qualche anno fa, “pour parler” ma seriamente: mettere l’intero catalogo dal 1930 a oggi scaricabile titolo per titolo a prezzi modici. Sarebbe un guadagno assicurato, rispetto all’irreperibilità, che invece non porta un centesimo. Ovviamente, per farlo si tratterebbe di riacquisire diritti scaduti e rinnovare quelli ancora in essere. Svariati titoli saranno ormai nel pubblico dominio, ma è chiaro che si tratterebbe di un investimento. Un investimento sul lungo periodo, anche su testi “dimenticati” o minori, in apparenza poco “appetibili”. Ma un simile investimento pagherebbe, ne sono sicuro.
    Oggi invece gli editori pensano di poter passare dal cartaceo all’edizione digitale ri-investendo il meno possibile, ri-negoziando il meno possibile con le altre parti in causa, pensando di avere ancora una “centralità” che invece va fortemente ripensata, e investendo soprattutto sulla backlist recente, anziché sul “catalogo profondo”, come piace chiamarlo a me.
    Ecco, dire queste ultime cose non è sintomo di diffidenza nei confronti dell’e-book. Casomai, di sfiducia nella lucidità e lungimiranza di alcuni dei soggetti che dovrebbero interpretare la tendenza.

  20. WM1: grazie sempre illuminante. Non andare in vacanza. Non significa niente, aggiungo.:)
    Per i libri poco appetibili o esauriti o censurati vedo pochi investitori, quasi nessuno,

  21. È interessante, comunque, sottolineare un aspetto che non dovrebbe rischiare di passare in secondo piano e cioè che ci vorrà tempo, una puntuale opera di “evangelizzazione” e una auspicabile (!) capillarità nella diffusione dei vari reader perché al libro elettronico venga riconosciuto lo status di libro a tutti gli effetti. Il punto di vista del lettore (che non è certo esaurito dai pur crescenti numeri dei frequentatori della rete) ci dice che il libro elettronico, per ora, non *appare* come “libro vero”. Il divorzio della parola scritta dal suo storico compagno di vita è un trauma. E l’opinione del lettore conta più di tutto. Cioè: oltre a tutto il resto bisogna considerare la necessità di una elaborazione fisiologica della separazione. La strategia retorica messa in atto da editori e librai (che ho visto all’opera) si basa esclusivamente su questo: sul cuore. E, in Italia, ormai sappiamo fin troppo bene che è un’espediente che paga e assicura consenso immediato, intanto. Poi si vedrà…
    Il numero conta. 🙂
    .
    Infine, per chiarezza vorrei sottolineare una cosa: le parole di Nigro non sono proprio fresche di giornata ma dell’aprile 2007 (a quanto pare, per questo ho messo il link), quindi non si tratta di una presa di posizione frutto di discussioni recentissime o di suggestioni delle ultime ore.

  22. @Sir Robin: Il numero conta anche nelle mozioni di sfiducia.
    Certo che sì, il libro “elettronico” non ha ancora un cuore (ricorderai una campagna pubblicitaria recente che diceva plus ou moins “Se vuoi bene a qualcuno regalagli un libro”) e di strada da fare per cambiare lo status quo ce n’è parecchia. E per niente agevole.
    In quanto a Nigro, o 2007 o 2010, poco importa, noi esseri umani siamo ripetitivi. Direbbe la stessa cosa anche oggi. Saluti.

  23. @ Vincent,
    sono già in vacanza, nel senso che sono via con la famiglia e mi connetto molto più di rado, però continuo a lavorare (traduzione dell’ultimo King da consegnare entro il 30 settembre). Lavoro a un ritmo più soft, diciamo.
    @ Sir Robin,
    riguardo alla nostra percezione di cosa sia o debba essere un libro. Ricordi la discussione su Giap dell’aprile scorso? Incollo qui alcuni spunti che avevo gettato nel calderone ma che forse allora suonavano un po’ criptici (oppure semplicemente mi ero spiegato male) e non li aveva ripresi nessuno.

    […] riscontro un problema di lessico: se definiamo “e-book” quasi ogni documento testuale digitale, non finiamo per gettare nello stesso insieme cose troppo diverse, dal pdf scaricato qui o là, al nuovo romanzo che scarichi da Amazon direttamente sul Kindle, fino ad applicazioni per tablet o telefonini che somigliano di più a iper-evoluti giochi Nintendo?
    .
    Che qualunque file sia un “libro elettronico” (e-book) è vero in senso lato, come è vero che sono “libri” (books) anche i registri contabili o gli elenchi del telefono. Un libro, rimanendo terra-terra, è un “insieme di fogli che contengono un testo stampato o manoscritto, rilegati e provvisti di copertina” (definizione 1 dello Zingarelli).
    Però la nostra idea di “libro” arricchisce e precisa questa descrizione: per noi “libro” è un testo (inteso come insieme organizzato di segni, possono anche essere immagini) stampato, rilegato e pubblicato, caratterizzato da una certa autonomia e auto-conclusività, da un certo “primato”. Al di là della qualità del contenuto, un libro è un testo che acquisisce uno status autonomo, che “merita” di stagliarsi da uno sfondo di produzione testuale.
    .
    Esempio e controesempio:
    – esistono tante riviste in formato-libro, ma un numero di rivista non lo percepiamo come libro autonomo: magari lo abbiamo appena letto dalla prima all’ultima pagina, ma se qualcuno ci chiede: “Qual è l’ultimo libro che hai letto?”, non risponderemo: “L’ultimo numero di Allegoria“, ma andremo a ripescare il romanzo o il saggio letto subito prima.
    – Invece, un vecchio “Millelire” di Stampa Alternativa ha il formato di un fascicoletto, eppure lo viviamo come un libro. Quando ne terminiamo la lettura, abbiamo il senso di “compiutezza” tipico di quando si finisce un libro.
    Almeno, così funziona per me: da anni segno su un taccuino il titolo di ogni libro di cui termino la lettura, e mi sono reso conto di aver adottato fin dall’inizio questo criterio. Mi è venuto spontaneo.
    .
    Ecco, se noi abbiamo questa forma mentis, allora da un e-book ci attendiamo che, alla base, conservi il principio di cui sopra. Cioè che sia isolabile da un contesto, che abbia dei bordi, dei confini. Dopodiché, può scavalcarli quando vuole, in seconda battuta può essere spalancato, innervato di link etc. Ma in prima battuta, deve avere un certo “status”, un certo primato su altri testi anche disponibili nel medesimo formato e per il medesimo supporto. Sul kindle e/o sull’iPad posso caricare e leggere tante tipologie di testi, ma sono tutti e-book? Facile rispondere di no.
    .
    Più difficoltoso l’approccio inverso, cioè rispondere alla domanda: che cos’è un e-book?
    Infatti l’approccio “ontologico” non paga. Meglio vedere cosa, di volta in volta, venga definito “e-book”, e studiare come funziona […]

  24. @ Wu Ming1,
    Credo che chi di dovere si renderà conto di aver bisogno di ripensare a quella “centralità” a cui ti riferivi, quando l’ebook reader sarà diffuso al punto giusto. Allora la situazione si sbloccherà, credo, perché si tratterà di scegliere se “interpretare la tendenza” oppure lasciare che a soddisfare la richiesta del “catalogo profondo” sia la pirateria. Nel primo caso autori e editori riprenderanno a guadagnare su libri che non esistevano più, senza che i secondi debbano fare investimenti in materia prima (carta, tipografia, distribuzione…). Nel secondo caso ci rimetteranno entrambi. Quando nacque Napster le case discografiche investirono fior di quattrini nel tentativo di creare codifiche per i cd che ne impedissero la riproduzione. Persero. Con il tempo, è nato iTunes, perché i lettori mp3 erano ormai diffusi quanto i cellulari. Domande: in un panorama del genere cosa impedirebbe ai titolari dei diritti di vendere direttamente l’ebook qualora non ritenessero soddisfacente la proposta di riacquisizione da parte dell’editore? Cosa impedirebbe a Simmons, o a chi per lui, di mettere in vendita la sua tetralogia dal suo sito? E di fronte a questa possibilità, come si comporterebbe l’editore? Modificherebbe le sue pretese? La situazione si sbloccherebbe? Sono convinto di sì. Per questo credo che la diffusione dei reader sia una cosa buona, e spero che questo strumento riesca a vincere la diffidenza di chi non riesce ad accettare che un libro non è la carta su cui è stampato. Tra l’altro, la discussione “Letterarietà” l’ho scaricata e, ovviamente, caricata sul mio reader per leggerla con calma.

  25. @ Hersilius:
    credo che ci sia molta confusione, Klein, e lei scrive con scioltezza che la discussione “Letterarietà” l’ha scaricata sul reader per leggerla con calma (ad un certo punto le verrà un mal di testa, su 770 commenti, tenga l’aspirina a portata di mano) e secondo me si forma un imbuto, ovvero mette i nostalgici del libro cartaceo nella condizione di rigetto, se per lui la diffusione dei reader è una cosa buona mi tengo i miei libri come “madeleines” proustiane.
    WM1: Buone vacanze lavorative, alors 🙂

  26. @Vincent: per come la vedo io, ripeto, le due cose (carta e digitale) non sono in contrapposizione. Quantomeno in questa fase. Si tratta di potenzialità differenti. Trovo sbagliato precludersele a priori, ma è una mia idea. L’esempio di “Letterarietà” è abbastanza significativo: mi sarei stancato a leggermi una simile mole di commenti incollato al computer, mentre sul mio ebook reader non ho problemi e l’effetto è lo stesso di una pagina di carta.

  27. @vincent: “parli dei libri come dei potenziali amanti” sì, riprendevo il tono “erotico” di altri lettori verso l’oggetto-libro, in particolare il citato piacere (di Nigro?) di deflorare il libro intonso. Ma in realtà era più per fare una battuta, non ho un particolare feticismo per il cartaceo 🙂

  28. Tre anni fa il kindle costava $399. Oggi $189. Domani? Se gli autori riuscissero a fare gruppo, in futuro, la letteratura potrebbe rientrare tra gli interessi dei giovani. Ne guadagneremmo tutti.

  29. @ francesca violi: sì Nigro deflora i libri intonsi e li leggerà pure, suppongo o spero.
    Buon fine settimana 🙂
    @Anonimo: scrivi “Se gli autori riuscissero a fare gruppo in futuro” i giovani potrebbero interessarsi alla letteratura. L’interesse verterebbe solo sul costo sempre più economico del kindle? Che vuol dire fare gruppo? Da anonimo ci aspettiamo che getti le basi per un novello Gruppo ’63 digitale. Poi ci dici. Cordialità.

  30. @Vincent. Mi scuso ma non sono un professionista delle lettere. Nemmeno un esperto in tattiche d’avanguardia. Permettimi peró di ricordare che il “mestiere” del cantastorie, è antico quanto la parola stessa. E che le parole e i parolieri non hanno mai avuto bisogno di “grossisti” per “piazzare” le proprie idee. Non solo, credo fossero la principale fonte di intrattenimento e notizie di ogni comunità. Fino all’avvento dell’editoria moderna. Io mi auguro semplicemente che le menti migliori della nostra letteratura colgano l’occasione per “tornare al futuro”. Sò, per esperienza, che i ragazzi non apprezzano i libri e credo sia un problema. Credo anche che la tecnologia possa aiutare a risolvere questo problema fornendo agli autori una “macchina del tempo”. Il mercato (che volenti o nolenti regola ancora le nostre vite) fà leva sui desideri dei nostri ragazzi e a me non dispiacerebbe affatto se a sostituire un portable videogame, nella classifica dei “must have”, fosse un e-reader. Il costo poi è un fattore essenziale per la “scalata”. Per un genitore (ma anche per un adolescente con mezzi economici) non ha senso spendere più di 100€ per un supporto se poi i testi digitali costano quanto quelli stampati. Quindi l’interesse è ANCHE e SOPRATUTTO una questione economica, non SOLO. Per chiudere vorrei farti anche io una domanda: hai o hai provato l’esperienza e-reader? (non maneggiato, intendo se l’hai mai usato per leggere almeno un intero “libro”) E se si, che differenze trovi con un testo (anche uno ben prodotto) letto su PC/laptop? Saluti.

  31. forse non è il momento adatto, viste le vacanze in corso e la rarefazione della possibilità di connettersi, ma la questione nuovamente sollevata da WM1 merita attenzione ed è, a mio parere, una questione importante. A questo mi riferivo chiamando in causa le menti pensanti delle case editrici.
    Cos’è un ebook? Dalla risposta a questa domanda, a cascata, derivano anche le risposte ad altre domande: che fine faranno i lavoratori delle CE? che fine farà il “mercato” editoriale? come cambieranno i modi di scrivere e leggere? ecc.
    E’ vero: il mestiere di cantastorie è antico quanto il mondo, ma abbastanza presto la parola del racconto ha cercato un medium, un mezzo, per diffondersi oltre i limiti (fisici) della voce di uno che racconta storie a una comunità. E per fortuna, aggiungo. Altrimenti, dell’Iliade e dell’Odissea non sapremmo nulla…
    In un certo senso possiamo paragonare la rete alla piazza di un qualunque villaggio visitato da un aedo. Ma solo in un certo senso: di quella “performance” perdiamo l’istantaneità, la contemporaneità, il contatto dell’aedo con gli ascoltatori, degli ascoltatori tra di loro, ecc. La faccio breve (anche perché forse sto dicendo banalità).

  32. @anonimo: ho provato l’esperienza reader e leggo molto su lap a costo di una terrifica cecità. Il punto è quando “scrivi”Sò, per esperienza, che i ragazzi non apprezzano i libri e credo sia un problema” (so, ti prego, senza accento, già patiamo il poco diventato un pò, scusa la maleducazione, ma la scrittura da blog di alcuni, non parlo di te, mi mette a dura prova).
    Ecco i ragazzi, siamo sicuri che hanno voglia di mollare il videogame per leggere su un reader? Perché alcuni pensano alla letteratura come al massimo degli orrori? Perché essa non li rappresenta? Il costo economico dell’oggetto digitale mi sembra irrilevante di fronte all’afasia che compenetra giovani, meno giovani, anziani, io, tu. Ho l’impressione che il libro di qualsiasi natura stia diventando uno status e che la massima iattura sia quello di leggerlo. Forse il cantastorie ci aiuterebbe a superare l’impasse. La vedo dura. Saluti cari.
    @danae: appunto la questione è spinosa, ma la proprietaria del blog come tanti altri del commentarium si stanno prendendo una pausa e io non so la risposta a quasi niente. Saluti.

  33. mmh… il cantastorie…
    ritornare al punto zero della letteratura…? quando la letteratura ancora non è letteratura (è cioè solo parola detta e cantata e non espressa in “lettere”)…?
    per queste e per le altre domande che (mi) ponevo ieri, decisamente urge la presenza degli altri, e quindi dobbiamo pazientare, lasciar sedimentare.

  34. Tornare al futuro. Può essere un concetto molto interessante da esplorare, a patto che ci si astenga da nostalgie fuori luogo. Non si deve finire mai di ripeterlo: i bei tempi non sono mai esistiti.
    Tornare ai fondamentali. Nel calcio: tirare la palla contro il muro, dieci cento mille volte, imparare a fermarla quando torna indietro, controllarne e dirigere le traiettorie, dosare la forza. Poi: si gioca in undici, non da soli. In undici, non da soli. Non da soli. Non da soli. Guardare i compagni, sapere dove sono. Aiutarli, farsi aiutare. Così si vincono le partite. Nel calcio.
    A cosa servivano i cantastorie? A raccontare storie, a radunare la comunità e tenerla unita. Le storie erano di ciascuno, e di tutti. L’assenza di nostalgia sta nel non dimenticare mai che molte, moltissime volte cantastorie di merda hanno raccontato storie schifose per tenere unite comunità predatorie e assassine. Ciononostante la potenza del meccanismo è indubbia e millenaria.
    I ragazzi oggi percepiscono, nella maggior parte dei casi, il libro e la sua fruizione come atto isolato. Hanno estrema paura della solitudine e la rifuggono in ogni modo. Credo, forse anche a livello inconscio, che associno i libri, e i loro contenuti, al rimanere soli, scollegati. Forse per sempre.
    Ecco perchè chi scrive oggi deve porsi domande radicali, e cambiare. Ecco perchè i nuovi strumenti, che sono solo strumenti ma hanno il pregio enorme di contenere in sè la comprensione immediata della contemporaneità, possono giungere in soccorso a quelle domande.
    Credo che l’e-book, qualunque cosa sia, abbia un futuro enorme se riesce a diventare oggetto caldo, capace di creare comunità. Per essere questo, va sottratto all’editoria classica. Per questo è necessario che gli autori si associno, ma non per forza tra autori. Che si associno. Ad altri. Impaginatori, grafici, programmatori, disegnatori musicisti, interessati a raccontare storie, testi, e divulgarli nelle modalità più utili e semplici e amichevoli tra quelle a disposizione. A costi il più possibile contenuti, che riducano le intermediazioni non necessarie e compensino il lavoro vivo e creativo contenuto in un’opera. Che siano in grado di gestire le relazioni comunitarie prodotte da essa. Le richieste di integrazione e interazione che giungono dalla comunità.
    Si gioca in undici, e per un pubblico, non da soli. Non da soli.
    L.

  35. Grazie a Luca per aver controllato la palla che avevo tirato a muro e per averla rilanciata, ricalibrando la traiettoria. I fuoriclasse si riconoscono dall’esecuzione impeccabile dei fondamentali. Complimenti e grazie ancora.

  36. @ Luca: il problema è che vedo il concetto di “comunità” sbiaditissimo, datato e impoverito da mille e futili individualismi che creano quel senso di solitudine soprattutto tra i giovani come scrivi. Diamo la colpa dello sgretolamento comunitario alla sola “editoria classica” per rimanere in tema letteratura? Non so. L’e-book trasformato in “oggetto caldo”? Magari.
    Sono ripetitivo e me ne scuso ma credo che la questione sia nel LEGGERE. Non attira, non produce profitto, annoia, è una cosa che fanno le “donne sole e brutte” (mio nipote) e mio zio che è “un marziano” (sempre mio nipote di sei anni). Sta qui il busillis, e mio nipote non è una eccezione. Gli adolescenti maschi poi vedono nel leggere una forma di negazione della virilità. una cosa da “ricchioni”. I politici lasciamo stare, i nostri amministratori pure. Si gioca in undici, ma qui non c’è nessuno. Saluti cari.

  37. Ho preso in spagna un lettore di ebook..piccolo, senza wifi, senza tastiera..5 pollici…come leggere su un tascabile…
    Una vera figata..
    Per me che lo si voglia o no gli eBook sono il futuro.
    Io li renderei un obbligo per le scuole, migliorando il sistema DRM per la gestione dei diritti sui PDF, legando l’utilizzo del file al lettore stesso attraverso strumenti di codifica(già possibili)..
    Se fossi una casa editrice penserei come prima cosa a mettere in vendita tutti quei fuori catalogo, e son tanti, che magari qualcuno 4 eurini e disposto a spenderli( chessò…il popolo dell’autunno di Bradbury e i libri di sangue di barker….ad esempio)

  38. @wu ming1
    Non OT per niente. E tra l’altro, la parte finale, con il tizio che chiede “dove andremo a comprarli”, senza pero’ aver mai messo piede nella loro libreria, sintetizza al meglio l’ipocrisia di tanti cosiddetti “amanti dei libri”.

  39. Immagino che l’opinione di una persona garbata e autorevole quale “Il Duca Carraronan”, ammiratore del Ku Klux Klan e disprezzatore delle “scimmie negre” e “gialle” (definizioni sue), divulgatore di foto pornografiche e offensive della dignità dell’essere umano e delle donne in particolare, sia da tenere in particolare considerazione in questo dibattito.
    Senza sarcasmo: mi pare che sia una scelta dovuta ad una momentanea mancanza di oculatezza.

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