CINQUECENTO MORTI, CENTO BAMBINI, DICIANNOVE TELEFONATE E UN CUSCINO DI VERSI

Leggo che sulla catastrofe di Pylos ci si assicura che l’Italia sta facendo il suo dovere.
Non mi sembra. Non per quanto riguarda le informazioni che ci arrivano. La notizia in alto ora riguarda “gli youtuber assassini”. Per capire cosa è avvenuto a quei cinquecento morti, di cui cento bambini, bisogna cercare qua e là, fermarsi sulla pagina Facebook di Nawal Soufi, per esempio, che da giorni racconta le ore disperate di chi era sulla barca. Questo occorre fare per sapere delle telefonate, diciannove, che dalla barca sono arrivate. Chiedevano acqua, cibo, soccorsi. O semplicemente affidavano le loro parole, le ultime: “Sento che questa sarà la mia ultima notte”.
Cinquecento persone, cento bambini.
E di contro.
Tutti quegli “aiutateli a casa loro”.
Tutti quegli uomini e quelle donne che trascorrono il loro tempo a scrivere status, tweet, sms, contro “quelli che ci rubano il lavoro”. Gli ascoltatori, alcuni, anche, che alla parola migranti si affacciano dandoci dei “faziosi comunisti”.
Tutti quei giornalisti che ancora si premurano di precisare la provenienza di chi delinque, nonostante tutto.
Tutti quei cittadini che votano sperando in un risarcimento per le loro vite. Un risarcimento. Come se non solo un lavoro perso o non trovato o un disagio economico fossero le molle per chiedere un cambiamento, ma ogni mancata soddisfazione, ogni frustrazione, ogni fallimento personale montassero quel risentimento irresistibile che porta a chiedere non giustizia per tutti, ma soddisfazione per sé.
Su questo, per inciso, guardate la bellissima serie di Zerocalcare, Questo mondo non mi renderà cattivo: non dà risposte, ma racconta, e di racconti abbiamo bisogno.
Quanto a noi, ancora oggi non riusciamo a capire, non riusciamo a trovare gli strumenti per essere nella storia che cambia adesso, e in quel flusso siamo immersi, e alle nostre caviglie salgono i detriti delle scelte sbagliate, come quella di un’Europa solo finanziaria, ma era da tempo che bisognava capirlo, e non solo dirlo. Ma agirlo. Ognuno nelle proprie scelte. Cosa possono fare i narratori, se non provare a cercare le parole, e ripeterle, anche se un cuscino di versi sotto la testa di un morto, come diceva Fortini, serve a ben poco?

 

Comunicazione di servizio, per quel che vale: il blog non sarà aggiornato fino a lunedì 26 giugno. La prossima settimana c’è Gita al faro a Ventotene, e forse, anche questa volta, l’isola compirà il suo piccolo miracolo di cura. State bene.

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