COME SONO CAMBIATA NEL 2023: UNA CONFESSIONE E UN AUGURIO

A un certo punto di questo 2023, sono cambiata. E’ normale e doveroso cambiare, ma so che in questo caso ne avrei fatto a meno. Sono diventata molto meno tollerante nei confronti di coloro che pensano di avere il diritto di dire le cose più malevole, di manifestare odio o anche semplice antipatia, di denigrare, di insultare, di schernire, perché “questo è il mio parere”, dicono, e aggiungono “questa è libertà”.
Sì, lo è. Nessuno potrà togliere ad altre persone il diritto di parola, ed è sacrosanto difenderlo. Però, qualcuno dovrebbe pur dire che a volte, anzi, molto spesso, si abusa di quel diritto per colpire e ferire.
Lo si fa in modi diversi, più o meno gravi, più o meno violenti. Ieri sera leggevo un post di Vera Gheno dove condivideva la sua convalescenza dopo un’influenza molto forte: in ordine sparso, veniva rimproverata da un nutrizionista perché mangiava riso bianco, da una militante antispecista perché mangiava prosciutto cotto, da altri perché non aveva fatto il vaccino contro l’influenza.
E’ una persona pubblica, strillano, e quindi si prende le critiche.
La risposta è no.
E’ corretto il confronto su posizioni diverse, ma sul riso lesso, onestamente, è possibile risparmiarsi la predica. Non lo si fa mai. Non lo fanno quelli che si fanno un punto d’onore sui propri profili di essere “scomodi”, di “parlare chiaro”, di cantarle alle persone pubbliche senza remore, di essere ribelli, dandy, adorabili liberi pensatori.
Non lo hanno fatto, ed ecco il momento del cambiamento, con Michela Murgia. Chi ha conosciuto Michela, sa quanto, prima della diagnosi di malattia terminale, abbia sofferto di un vero e proprio terrore delle persone. Terrore fisico, che la portava a vomitare, a esitare nell’attraversare una piazza. Lo ha detto molto bene Roberto Saviano nel discorso che ha tenuto durante i suoi funerali:

“Io e Michela ci siamo conosciuti e ci siamo uniti non per quello che abbiamo fatto ma per quello che ci hanno fatto. Noi ci siamo incontrati in questo spazio. In una delle rare confessioni pubbliche su questo Michy raccontò di continue crisi di vomito. Non era nessuna malattia ad innescarle erano le conseguenze dei continui attacchi organizzati, il dossieraggio, la pressione mediatica, l’orrore delle destre populiste (e non solo) che si accanivano. Giornali infami, siti immondi, con il solo compito, anzi mandato, di pestare e intimidire. Insinuare che dietro l’impegno c’è la furbizia del profitto, dietro la denuncia c’è l’accordo, dietro la solidarietà la perversione”.

Non erano e non sono (ancora!) solo attacchi organizzati. Sono anche, e forse di più, i singoli e le singole che riversano sugli altri la propria frustrazione e la propria disperazione, pensando di stare meglio dopo l’ennesimo commento o post sui social.
Fino all’agosto scorso, mi sono detta che bisogna pur comprendere la solitudine, la rabbia, la tristezza di questo tempo.
Da allora faccio molta più fatica, lo confesso. Perché esistono altri modi per sfogare o consolare solitudine rabbia e tristezza. Modi che non feriscono. Modi che non fanno ammalare.

Ma voglio essere ottimista fino all’ultimo. Dunque, concludo questo anno con le parole di Neil Gaiman, a proposito di diritti:

“Abbiamo l’obbligo di rendere le cose belle. Per non lasciare il mondo più brutto di quello che l’abbiamo trovato, per non svuotare gli oceani, per non lasciare che i nostri problemi ricadano sulla prossima generazione. Abbiamo l’obbligo di fare pulizia prima di scomparire, e non lasciare che i nostri figli  si ritrovino in un mondo miope, incasinato, immutabile e paralizzato.”

Buon anno, commentarium caro. E che sia migliore.

 

4 pensieri su “COME SONO CAMBIATA NEL 2023: UNA CONFESSIONE E UN AUGURIO

  1. grande senso di colpa per non avere, nel mio piccolissimo essere nessuno, sostenuto una grande donna. letto quasi tutto, sempre in attesa di sue esternazioni per poterle condividere o meno. a volte quella che io ritenevo estremismo mi infastidiva ma aveva il grande potere di far riflettere. e il senso di colpa è grande perchè non l’ho difesa, sostenuta, condivisa e farlo ora aumenta il senso di nullità verso chi continua a odiare.

  2. Tutto molto bello Loredana, ma bisogna far attenzione a non cadere nel rischio opposto quello del vittimismo. Faccio tre esempi estremi: gli assassini del 7 ottobre hanno compiuto quell’orribile strage sentendosene in diritto in quanto “vittime dell’oppressione Israeliana… il genocidio di rappresaglia messo in atto da Netanyhau è messo in atto con la giustificazione “vittimista dell’odio antisemita che circonda Israele.. gli uomini che uccidono le donne allo stesso modo si sentono “vittime in quanto abbandonati o traditi etc.. è una deriva pericolosa e oggi è molto facile oggi sentirsi Vittime di qualcuno o qualcosa e con questo giustificare azioni estreme che in condizioni normali sia chiaro, anche noi condanneremmo, come la censura o anche atti violenti…
    forse, chi ne ha la forza farebbe meglio a sopportarlo il confronto, anche aspro e noioso come alla fine potrebbe essere anche il mio commento..un saluto a te ed ekerot spero stiate bene

    ciao,k.

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