Anche se non sarò, dopo tanti anni, al Salone del Libro di Torino, non significa che i miei pensieri non siano da quelle parti. Funziona così, voi che mi scrivete, certo in ottima fede, sospirando sui tempi andati che non torneranno: a parte il fatto che torneranno, in chissà quale forma ma torneranno, non è che fermarsi per recuperare salute significa pensare soltanto ad antifiammatori e risonanze. Insomma, sono zoppa, non rimbecillita, grazie.
Ricominciamo. Come qualcuno di voi saprà, un gruppo di case editrici ha scritto al Salone per protestare contro la presenza dello stand del Libraccio: le case editrici, dal comunicato arrivato nella mia casella di posta, sono 126, 42 secondo la questura, o i giornali. Comunque sia, ci sono anche nomi ben noti, fra cui Cliquot, Alegre, Emons, Exorma, Fanucci, L’Orma, Voland e così via.
Cosa dicono gli editori? Una cosa molto semplice, come leggerete dal comunicato sotto: uno stand come quello del Libraccio, di 350 metri quadri al padiglione 1, che vende libri usati a costo più che ribassato fa una concorrenza sleale agli editori presenti al Salone. Anche considerando che il prezzo del biglietto, aggiungo io, se acquistato in loco, è di ben 22 euro, e di questi tempi è dura sborsarli e avere anche soldi per acquistare libri a prezzo pieno. Aggiungo anche che la questione si è proposta, in modo diverso ma simile nella sostanza, con Più Libri Più Liberi, perché spendendo i tuoi soldi per un biglietto non economico (anche se inferiore a quello di Torino) magari vai a vedere gli scrittori più famosi all’Arena Robinson, che non pubblicano con editori piccoli e medi, e non compri i libri dei medesimi editori piccoli e medi. Dunque, per chi si fanno le fiere e i saloni? Per i lettori e le lettrici, ma certo. Ma anche per gli editori che, pagando, rendono possibili quelle fiere e quei saloni.
Sui quotidiani, l’ad del Libraccio, Edoardo Scioscia, dice che in fondo il loro favorisce gli editori. Copio e incollo: “i visitatori potranno sfogliare un libro di seconda mano da noi e poi andare ad acquistarne una copia nuova dall’editore”. Se fosse fantascienza, sarebbe bellissimo.
E dunque? Dunque il fatto che ci si cominci a unire fra editori è, per me, un buon segnale: comunque vada, e qualunque sia la risposta. Ed ecco il comunicato, integrale:
“Il Salone Internazionale del Libro di Torino è un bene prezioso per il Paese. Oltre a essere un luogo di incontro per gli operatori del settore, lettrici e lettori, è di gran lunga la più importante vetrina dell’editoria italiana. Per tutte le case editrici essere al Salone di Torino è un momento fondamentale dell’attività annuale, ma lo è soprattutto per gli editori indipendenti: perché è uno dei rari momenti di contatto con i loro lettori, è una vetrina per i loro autori, offre visibilità all’intera casa editrice e alla sua produzione libraria che difficilmente trova spazio sui banchi delle librerie (soprattutto delle librerie di catena).
L’editoria indipendente italiana è in grande sofferenza. Le asimmetrie distributive, causate in maggior parte dal deleterio fenomeno delle concentrazioni verticali dell’intera filiera, riducono sempre più la presenza in libreria dell’editoria indipendente, e la pressione esercitata dalle librerie di catena con richieste continue di sconti sempre maggiori è diventata ormai insostenibile. Inoltre, di fronte all’attuale contrazione dei consumi culturali, con preoccupante decremento delle vendite di libri, diventa vitale evidenziare elementi di criticità all’interno della manifestazione.
La catena libraria Libraccio – una holding della quale Messaggerie possiede, dal 2024, il 51%, con un fatturato annuo di circa 90 milioni di euro e più di 60 punti vendita su territorio nazionale (fonte: Wikipedia) – è indubbiamente una realtà interessante anche per l’editoria indipendente, ma la sua presenza al Salone del Libro di Torino non è gradita dalla gran parte delle case editrici indipendenti. La holding, con uno spazio di ben 350 metri quadri, entra nel Salone iscrivendosi come editore ma poi conduce un’attività di vera e propria libreria. Posto al Pad. 1, lo stand accoglie da subito il pubblico che entra ancora in larga parte dall’ingresso di Via Nizza, con una amplissima proposta di libri usati, dai più vecchi ai più recenti, della maggior parte degli editori presenti, vendendoli a prezzi estremamente bassi. E lì, anche a causa della ridotta capacità di acquisto di questi ultimi anni e di un costo elevato del biglietto d’ingresso, i lettori fanno innumerevoli acquisti, distogliendo una parte del loro budget – se non tutto – dagli stand delle case editrici indipendenti. Si pensi ad esempio ai Buoni libro che la Regione Piemonte mette a disposizione dello studente piemontese che, presso lo stand Libraccio, riesce ad acquistare con tale Buono anche 2 o 3 libri.
A seguito delle proteste di numerosi editori, con un recente accordo, che si ritiene erroneamente risolutivo, Libraccio si impegna, per questa edizione 2025, a non mettere in vendita libri pubblicati negli ultimi due anni, cioè i più recenti; ma tale accordo non sposta in alcun modo il problema che risiede non tanto nel “cosa” vendono ma nel “quanto” vendono. Infatti, a fronte di costi estremamente onerosi per l’acquisto degli spazi e relativi allestimenti, per l’affitto sale di presentazione, presenza di autori, relatori e collaboratori, trasporto libri, viaggi, vitto, alloggi e così via, gli editori indipendenti vedono sottrarsi molte vendite e ridursi significativamente i loro incassi.
La presenza al Salone del Libro della catena libraria Libraccio è perciò lesiva dei loro interessi per le dinamiche di concorrenza sleale che mette in atto.
Mentre veniva chiuso il suddetto accordo, circa 130 editori indipendenti firmavano una lettera, indirizzata alla Salone Libro srl, nella quale si chiede che alla catena Libraccio non sia concessa la possibilità di partecipare al Salone del Libro se non in qualità di editore e vendendo esclusivamente le proprie pubblicazioni; auspicando inoltre che lo spazio nel Pad. 1, così liberato, possa essere destinato alle case editrici in lista di attesa.
Al Salone del Libro di Torino assistiamo ormai alla presenza di editori a pagamento, di autori autopubblicati, di ampi spazi dedicati a fornitori di servizi, di stand ministeriali che nulla hanno a che vedere con l’editoria. Si possono accettare a malincuore queste scelte se la logica è quella di far quadrare i conti del Salone, che è un bene di tutti.
Ma perché Libraccio?
Qual è la logica di accogliere una mega libreria che sottrae vendite a tutti gli editori? Nessuna, se non che si tratta dell’ennesima anomalia della settore editoriale italiano.
Gli editori indipendenti firmatari di questo comunicato chiedono agli organizzatori, Salone Libro srl, che al Salone Internazionale del Libro di Torino non venga più contemplata la presenza di librerie come Libraccio che svolgono la propria attività commerciale in tutta Italia e tutto l’anno con successo e profitto, correttamente nei modi e nelle sedi dedicate”.