Ero sinceramente incuriosita e interessata al volume I libri da leggere a vent’anni. Una lista, anzi una bibliografia di titoli, divisi per argomento, come suggerimento per i lettori appena usciti dall’adolescenza. Una guida, è specificato nell’introduzione, “pensata da giovani per giovani”. Bella idea, davvero.
Quando ho avuto il libro fra le mani, qualche piccolo dubbio, però, è sorto già nell’introduzione: dove i due autori, Giulio Vannucci e Nicola Villa, due collaboratori – appunto ventenni – della rivista Lo straniero, si scagliavano contro l’informazione culturale “congrua al potere”. Anzi, per usare le parole esatte: la specializzazione universitaria e la confusione mediatica, in ambito culturale, sono “congrue entrambe al sistema di potere attuale e per questo così invadenti e dominatrici”.
Congrue? Tutte? Davvero?
Ho rivolto la stessa domanda a Nicola Villa, prima di entrare negli studi di Fahrenheit.
Foucault, mi ha risposto.
Va bene, ho pensato, pensando di spiegargli che non era una questione personale che io pongo da informatrice culturale, ma che forse le cose vanno in modo lievemente diverso.
Ma chi sono io per oppormi a Foucault?
Le sorprese ulteriori sono arrivate in diretta. Intanto, i due autori non avevano letto i libri che propongono. Dunque, chi mai li aveva scelti e suggeriti? “I fratelli maggiori”, hanno ribadito più e più volte. Ovvero? Ovvero la redazione dello Straniero, e soprattutto Goffredo Fofi.
Ah. Eppure l’introduzione è firmata dai due ragazzi, e la scelta sembrava essere voluta sempre dai due ragazzi in quanto insoddisfatti del sistema scolastico, della critica, dell’informazione culturale “congrua” e financo della rete.
“La rete è troppo affollata per essere credibile”, ha detto al telefono Giulio Vannucci. Ho pensato a Stefano Rodotà, che aveva aperto magistralmente il pomeriggio di Fahrenheit parlando della democrazia della rete. Pazienza.
Qualche domanda. Perchè avete scritto che Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso usa toni di veemente polemista quando il medesimo è tremendamente efficace proprio in quanto gelido e argomentato?
Non lo hanno letto.
Insomma, alla fin della fiera, delle centinaia di titoli presenti nel libro i due giovani autori ne hanno suggeriti pochissimi. Roald Dahl, per esempio.
E l’idea, reiterata nell’introduzione, che occorra scagliarsi contro l’intrattenimento consolatorio della letteratura? Testualmente: “rarissimamente” i libri “sono qualcosa di più che merci destinate a un intrattenimento passivo, consolatorio, nel migliore dei casi a una conoscenza passiva, consolatoria”.
Risposta “perchè l’autofiction è consolatoria. Il New Italian Epic è consolatorio”.
Sicuri?
Certo.
Perchè?
Perchè sì.
La vicenda mi lascia basita. Se Fofi e lo Straniero volevano stilare una lista di titoli per ventenni, potevano farlo a proprio nome. Oppure, i valorosi ventenni potevano almeno leggersi prima i libri proposti (sì, tutti) per essere in grado di discuterne.
Oppure, ha ragione chi sostiene che l’anagrafe non è una valida categoria di giudizio. Ci sono ventenni che sembrano settantenni e settantenni di fresca intelligenza e di viva curiosità.
Poi ci sono i settantenni che scagliano fulmini. Ma almeno, vivaddio, lo facessero in prima persona.
Il New Italian Epic consolatorio? Più che altro è una bufala wuminchiana megafonata dalla Lipperini.
E’ vero. Ho ascoltato la trasmissione di ieri pomeriggio. I ragazzi in studio hanno dato l’impressione di essere dei prestanome. Più che una lista di autori da leggere è emersa la profonda ignoranza dei due “stranieri”.
Hai presente quella striscia dei Peanuts in cui Charlie Brown si appoggia ad un albero e dice “Piango per la mia generazione”? Questa vicenda mi induce a reagire nello stesso modo…
Ma quanto hai ragione! Ma che occasione mancata!
Sto libro per vent’enni lo doveva fare mia nonna ottantenne, allora che mi ha guidato senza sbagliare un colpo dai dieci anni in poi. cazziandomi sulle tempistiche – e io le sono grata a vita. Quando mia nonna mi consigliava di non leggere Dostojevskij e di leggere Gogol (ci aveva la fidda dei russi) a 17 anni, non ci aveva 20 anni, era del 14′. Ma li aveva letti, e si ricordava di se stessa a 15 20 e 30 anni. Fofi e i suoi sono in grado di ricordare se stessi? Di rivedersi nel tempo di oggi? Lo sanno fare ma non ne hanno il coraggio?
E ancora Foucoult. ABBASTA. NUNNE POSSO PIU’. Mo tipo entro lunedi faccio un postarello antifoucoultiano, o meglio antifoucoultutismo. La gente non legge una sega di filosofia, poi si fa sedurre dalle mode intellettuali, di testi per altro di una difficoltà improba e molto più complessi di quello che la vulgata porta a credere. A vent’anni la caccia di Bibbia forse è fisiologica, ma ahò speriamo che je passi.
I due ragazzi avevano la visione bianco/nero. E fin qui è straordinariamente normale. Capita, a vent’anni, di dividere il mondo in giusto-sbagliato. Però i fratelli maggiori dovrebbero avere un’altra funzione proprio in quanto maggiori.
Oltretutto, firmare il libro con il nome dei reali compilatori non avrebbe tolto una virgola alla sua validità.
Al massimo, potrei contestare il fatto che Gunther Anders sia una lettura necessaria a vent’anni e non lo sia, per esempio, Sartre…Ma qui entriamo nel gioco “caccia al nome che non c’è” e non ha senso. Semmai, sarebbe stato interessante “aprire” la lista utilizzando la rete.
Ma la rete è troppo affollata 🙂
Perché continui a censurare le opinioni diverse dalle tue? Sei peggio dei due ragazzini.
[“Il New Italian Epic consolatorio? Più che altro è una bufala wuminchiana megafonata dalla Lipperini.”]
Quattro zampe buono, due zampe cattivo.
Ieri ho sentito solo il pezzettino di Fahre in cui presentavi l’iniziativa e i ragazzi, ma ero in giro per lavoro e a malincuore ho dovuto interrompere l’ascolto. Mi è rimasta una grande curiosità, perchè mi sembra che a tutti possa essere utile qualche guida affidabile per orientarsi nell’affollamento non tanto della rete (!) quanto delle possibilità di lettura. Mi piaceva anche l’idea di un canone – ahi ahi ahi bloomeggio? penso piuttosto ad un canone libero e mobile, quale la rete potrebbe aiutare a costruire – dicevo: mi piaceva l’idea di un canone per “generazioni”, perchè tante volte mi è capitato di pensare che alcuni libri assai consigliati alle superiori fossero più adatti ad un’età differente. Penso a certo Calvino ad esempio, che secondo me è perfetto dopo i venticinque anni, ma inadatto ad un adolescente. Certo il quadro che fai di questo libro dello Straniero non invoglia spendere i 12 euro richiesti, e il fatto di affidarsi a dei ventenni come “schermo” sembra tanto una trovata di marketing ingenuo (dai giovani per i giovani?). Mah…
che tristezza
http://lapeperini.wordpress.com/
ecco, appunto.
🙁
Se fossi stato in loro, non voglio dire che avrei rifiutato “l’offerta” e fare da prestanome (chi lo sa? le vie prostitutive sono infinite), ma almeno mi sarei vergognato come un ladro alla domanda di Loredana.
E avrei letto i libri, quello sì.
Certo che in questi giorni tra questi qua e quelli di Intermezzi Editore è proprio un festival del “scrivo di cose su cui non ho la minima competenza”… -_-
Completamente OT, ma visto che leggendoti sappiamo quanto ti stia a cuore la vicenda (e poi sembrerà esagerato, ma per me è anche una questione di rispetto): riesci a fare una segnalazione per correggere tutti i “De Paolo” di questo articolo? http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/esteri/scomparsi-libano/scomparsi-libano/scomparsi-libano.html
Sono allibito, non tanto dalla cosa in sé, quanto che sia così manifesta, alla luce del sole. Senza pudore.
Da amante di Foucault, mi viene da dire: ma cosa c’entra Foucault, nella risposta alla domanda di Loredana! Niente. Foucault non ha detto: fight the system, bro’! Ha parlato di dispositivi, rapporti di forza e micropoteri. E nessuno si salva, nessuno è buono o cattivo a priori. Anzi. I micropoteri investono tutti, anche i rapporti all’interno delle piccole riviste letterarie. Per dire.
Ricordo una breve discussione con Nicola Villa sul blog che tiene sulla piattaforma del Sole24ore, in cui – per denigrare un romanzo secondo lui oggetto di eccessiva benevolenza mediatica – arrivò a dire che anche gli ascoltatori di Fahrenheit e i lettori di Anobii erano “il sistema”. Mi sbalordì la sua totale mancanza di argomenti, e questo episodio mi conferma l’impressione.
Profondo disagio ho provato ieri sia alle risposte vaghe dei due giovani autori sia alla tranquilla ammissione di non aver letto i libri proposti nel loro “canone”. Quando poi è stata liquidata Simone De Beauvoir quale “veemente polemista” il malessere è aumentato e sono corsa a rileggermi Grazia Livi nel suo bellissimo “Le lettere del mio nome” quando nel raccontare la ricerca e la presa di coscienza di Simone De Beauvoir rispetto al “magma” della condizione femminile dice: “In biblioteca Simone prese a setacciare lo scibile a disposizione. Dapprima la mitologia, le religioni. Poi s’accorse che tutto rimaneva vago se non veniva ancorato alla conoscenza scientifica. Rilesse Adler, Mead, Deutsch. Ristudiò la storia. […] Riprese in mano Marx, Engels, Mill, Freud. Li confutava e li approvava mentalmente. Quel silenzioso scambio di argomenti – mentre studiava – era appassionante.”
Potrebbe essere un piccolo suggerimento sul metodo di lavoro?
“Sono allibito, non tanto dalla cosa in sé, quanto che sia così manifesta, alla luce del sole. Senza pudore.” Blepiro, hai ragione. Tra l’altro, proprio nel post di ieri si parlava di professionalità e di buona fede…
Lo confesso: non sono riuscita ad ascoltare tutta l’intervista. Sconcertante…
Tra 20 anni si vergogneranno. Almeno spero.
Foucault, come anni fa Adorno, è una specie di passepartout buono da citare, soprattutto se non lo si è letto o, peggio, se lo si è letto senza capirne una beneamata mazza, per dirla come l’on. Cettola Qualunque.
Chi Foucault lo ha macinato davvero sa bene che, dal suo punto di vista e in un senso ben preciso, è “congrua al potere” ogni enunciazione discorsiva, comprese le stronzate di questi due prestanome. E di chi li lancia come sassi nascondendo la mano.
Sono d’accordo con Nino. Se a vent’anni uno come Fofi ti chiede di saltare tu vuoi solo sapere quanto alto. E’ a Fofi che bisognerebbe chiedere se ha letto Roald Dahl.
Sulla letteratura d’intrattenimento. Non esiste. Esiste una letteratura consapevole e i collaborazionisti. Prima o poi lo capiranno.
Premesso che ho sempre letto, e leggo, in modo disordinato, che la trasmissione di ieri non l’ho ascoltata, che di Foucault – come di tutti – penso che prima di citarlo dovremmo leggerlo bene (e per me sarebbe forse opportuno rileggerlo) e che Fofi mi sta molto simpatico e mi piacciono, in genere, gli articoli che scrive e i libri che consiglia su Internazionale.
Solo che una volta ho letto, o ascoltato forse proprio a Fahre non so, che di sé dice che come tutti i nativi di Gubbio è un po’ matto. E un po’ forse lo è. Insomma, ricordo che – intervenendo su tutta quella antipatica questione del Premio Strega – scrisse che molti dei giovani scrittori italiani sono bravi e che la letteratura italiana contemporanea è molto più vivace di quella francese, per esempio. E allora come la mettiamo?
Forse più che libri da leggere, bisognerebbe consigliare ai ventenni quali maestri frequentare e, soprattutto, in che misura prendere per oro colato quello che dicono, ovvero, come si dice: “se incontri il tuo Fofi uccidilo”. E dico questo confermando tutta la mia simpatia e stima per Fofi.
p.s. Siccome viviamo in tempi strani, preciso che stavo solo parafrasando una notissima massima riferita a Buddha.
Per quel che può valere io ho avuto maestri effimeri da uno o due consigli e a rapidissima rotazione.
Non ricordo molto di Foucault o di altri grandi nomi, Fofi incluso del quale ricordo solo la lunga presenza, ma se a quell’età me l’avessero presentata in quel modo pontificante da soloni certificati sarei fuggito per dileguarmi.
Sono tutti discorsi sintetizzabili in “Gli altri vogliono farvi pecore, venite invece ad ascoltare questo Pastore”
Tranquilla, Valeria, nessuno penserebbe mai, letto il tuo post, di regalare un souvenir meneghino a Fofi 😛
Imbarazzante. Imbarazzante. Imbarazzante.
Pena per i due giovani mandati allo sbaraglio. Un po’ meno per i colpevoli (fratelli maggiori) che ce li hanno spinti.
Operazione editoriale discutibilissima.
‘Nzomma, sembra che gli unici “congrui” e allineati a qualcun altro (ma il direttore di una rivista è abbastanza per parlare di “Potere”?) siano proprio loro due 😀
Inoltre è bene dare risalto e non sminuire mai la voce fuori dal coro, ma chi l’ha detto che bisogna essere fuori dal coro per forza. Se il “potere” (leggesi i criteri che vanno per la maggiore e si propongono come modello) mi piace devo avere il coraggio di stare col “potere”, tuttavia sostenendo che faccio ciò perchè quella è una MIA idea di singolo, non certo facendo intravvedere ogni due per tre i cento che stanno con me dietro il bandierone per ottenere ragione sulla controparte.
Più che non sapere ciò di cui hanno cercato in malo modo di parlare, a me è sembrato che i due baldi giovani “contro” avevano il tono di voce di chi non crede in ciò che dice.
I due sono comunque il prodotto del “sistema” che criticano. A questo si aggiunge una cosa: non ho mai capito perchè, quasi la totalità di coloro che scrivono su una rivista o fanno parte di una associazione o entrano in un determinato “mondo”, assumono un atteggiamento elitario e scartante, spesso denigratorio a priori e senza ragioni (che non hanno e non capiscono). Insomma, la classica puzza sotto il naso.
Probabilmente i due compilatori non hanno mai letto Busi e la sua differenza tra essere scrittori e autori.
Noa
Ah, ascoltati ieri i due “giovani” autori e sono d’accordo: penosi e ridanciani (che è un’aggravante, in questo caso!!!). Sarà però che gggiovane è tanto di moda, che “nuovo” è già sufficiente per essere meglio, a priori, di qualsiasi altra cosa, che basterebbe leggere qualsiasi cosa per consigliarla, ma leggerla per davvero non farsela raccontare.
Ecco siamo nell’universo del “facciamocelo raccontare” che poi lo vendiamo a tutti. Importante che sia “nuovo”………….
L’ho detto decine di volte, ma lo ripeto, non posso ascoltare la trasmissione se non piccole tranche, e per questo non posso dare giudizi sulla puntata di cui si sta parlando. Ma, avendo fede nelle persone che l’hanno ascoltata e soprattutto, pongo una domanda un po’ ingenua: qual è il criterio con il quale si manda un biglietto d’invito per partecipare alla trasmissione? Quali sono i meriti e i titoli che si devono presentare per chiacchierare dieci o venti con il conduttore (o la conduttrice)? Perchè se è vero quanto ho letto sopra, vale a dire che i giovanotti erano piuttosto impreparati, presuntuosetti e ignari d’esserlo (desian li qualifica addirittura ‘penosi e ridanciani’), mi pare singolare e mortificante averli invitati in una trasmissione che ha un certo livello culturale.
P.S. Non conosco fofi, ma io, lo so, ignoro troppe cose!
Ma io da lettrice, al di là di quanto sia risultata discutibile la genesi di questa compilazione, perché io lettrice ventenne mi dovrei andare a comprare e leggere una guida di ibri da leggere a ventanni?
I libri si cercano, si trovano, ti scelgono, ci inciampi, te li consigliano persone che ti hanno già dimostrato di saper leggere le cose che piacciono a te, cultori della materia o quantaltro, ma non ti compri una guida per vedere cosa è opportuno che tu legga a una certa età. Al massimo per vedere cosa il compilatore pensa che uno possa/debba aver letto a ventanni, ma stiamo parlando di lettori o di gente che sa mettere le lettere in fila in frasi di senso compiuto?
Forse sono io che non so leggere.
Rispondo a Rosemarie. Non si mandano biglietti di invito: nel caso specifico, sono stata io a sollecitare la presenza degli autori perchè mi interessava l’idea, e tuttora ritengo interessante discutere su un progetto simile, anche dissentendo come fa Mammamsterdam.
Non mi aspettavo, però, un esito di questo tipo: del resto, abitualmente, non si “provina” l’autore di un libro, ma si ragiona su quanto ha scritto.
Mi scusi signora Lipperini, non voglio polemizzare (confesso che la polemica costruttiva mi piace) ma sollecitare la presenza di autori che poi si rivelano dei palloncini pieni di niente, mi sembra rischioso per una serie di motivi il più importante dei quali è la credibilità della trasmissione che finora è stata condotta con rispetto e soprattutto presentando scrittori e persone in genere che si raccontano e ci raccontano mondi e cose da scoprire e non vuoti a perdere. Sottolineo che non è polemica la mia, solo il dispiacere che lei, signora Lipperini, possa rimanere male per una ‘topica’ che poteva benissimo essere evitata non facendosi prendere dall’entusiamo per una idea che avrebbe potuto essere interessante, ma non sempre i ‘giovani’ hanno ragione, anzi ….. come dice mammamsterdam, “i libri si cercano, si trovano, ti scelgono, ci inciampi”.
Le auguro una buona giornata e se non ci dovessimo sentire – perchè mi sarebbe piaciuto fare gli auguri di Natale, oltre che a Lei, alle mie amiche e agli amici dal forum di fahre, ma…………. – Le auguro un Natale scintillante e sereno.
Rosemarie, intendiamoci.
Il libro aveva tutte le carte in regola per essere presentato e discusso: il punto di partenza è sempre il libro, anche perchè dal libro stesso si dovrebbe intuire la voce dell’autore.
In questo caso, la rivelazione sul fatto che i due autori non fossero tali, che non avessero letto i libri e neppure compilato le schede, è avvenuta in diretta. Capita: molto di rado, ma capita.
Personalmente non ritengo AFFATTO la presenza dei due ragazzi una “topica”: anzi, ritengo la vicenda importante e illuminante. Anche raccontare un episodio di questo tipo rientra nell’informazione sui libri che viene data.
E, se mi permette, non trovo affatto che la credibilità di Fahrenheit ne sia intaccata. Su quella dei due compilatori non sta a me esprimermi ulteriormente.
a me questa menata de “l’intrattenimento consolatorio”, buona per ogni bocca che si fregia di stillare culturame, ha davvero spaccato la minchia (scusate il francesismo).
E mi permetto di non argomentare, non ho tempo né voglia.
(ma è riascoltabile la puntata?)
ciao Lippa, scusa se ultimamente sono poco presente, ma la vita è un casino. Avessi avuto a vent’anni qualcuno che scriveva per me gli elenchi da pubblicare, quanto più facile sarebbe stata…
Gentile signora Lipparini, confermo tutto quanto ho detto perchè sono convinta che continuare a dare importanza e visibilità a persone che non hanno alcun merito, mi sembra pericoloso.
Chiedo scusa, invece, e lo ritenga sottolineato con linea doppia, per la parola ‘credibilità’ che è totalmente fuorviante il mio pensiero. Vede anch’io mi sono lasciata trascinare dall’impeto ed ho sbagliato. La trasmissione Fahrenheit e, in genere, RAdio3, rimangono in ogni caso un punto fermo di serietà e di godibilità in un mare magnum di, come chiamarle, inconsisteze. Di nuovo La saluto.
Eccome se è un problema di Fahreneit e della sua redazione se si volevano gli autori del libro e ne sono venuti fuori i compilatori! Il punto è che nessuno, nemmeno uno davvero bravo, può parlare 5 giorni a settimana per 3 ore al giorno di libri ed essere davvero preparato. Forse è un problema di risorse umane. Forse il problema è che tutti invecchiano, come invecchiano le categorie del pensiero.
In tutta onesta’, la polemica mi sembra pretestuosa. Non solo a Fahrenheit, ma anche in un quotidiano l’interesse PARTE dal libro. In nessun punto dell’introduzione era scritto che gli autori non avevano letto i testi consigliati, altrimenti la valutazione sarebbe stata diversa.
Poi, se Mario’ intende approfittare del post per un attacco ad personam, e’ corretto spostare i termini della questione sulla persona e non sulla prassi redazionale. Grazie.
Già. Tutta questa polemica è del tutto pretestuosa.
Comprendo molto bene il sottotesto, ora. Se desidera entrare in argomento, lo faccia chiaramente. Altrimenti, ci salutiamo.
Loredana, io invece mi complimento per i toni estremamente tranquilli e garbati che hai mantenuto con due personaggi che io avrei rapidissimamente etichettato come cialtroni e trattato come tali. La scelta di parlare del libro mi sembra del tutto coerente con la tua impostazione e del tutto in linea con quella del programma. Che gli imprevisti accadano a chi lavora (tanto), è del tutto normale. Che si incontrino dei cialtroni in un paese dove questi abbondano, non mi pare strano. La Repubblica delle Lettere non è esente dai vizi del Paese che la ospita…
scusate un attimo ma a me pare che una trasmissione, qualunque sia, che inviti un ospite, qualunque sia, e durante l’intervista faccia venir fuori verita’ che non si sospettavano prima, che stupiscono, magari anche a discapito dell’intervistato… beh a me pare riuscitissima cavolo, aveccene! E non solo per la rivelazione dello “scoop”, che non e’ questo il genere, ma proprio perche’ fornisce spunti di riflessione importanti. A me ha dato molto da pensare, devo dire, proprio per come e’ andata. Gli “imprevisti” non devono essere un problema, la trasmissione deve essere aperta a qualunque risultato, specie se si intervista. Le trasmissioni serie sono quelle che gestiscono bene le situazioni, non quelle che evitano gli imprevisti, e mi pare non si possa negare che si siano poste le domande “giuste” per far venire allo scoperto i due eroi.
quoto supermambanana.
Non si tratta di trovare i responsabili di un fatto che ha posto nell’orecchio di un buon numero d’ascoltatori un paradosso che ci permette di comprendere bene il grado d’incultura giovanile. La presentazione di un elenco di libri da leggere per cominciare a “volare”, da parte di persone che non li hanno letti. Persone disorientate culturalmente che, però, scrivono un libro indicando i riferimenti per orientarsi.
Biondillo interviene quasi sempre per dire che non ha tempo da perdere. Perchè interviene?
Scrivere da Loredana, per me, non è mai una perdita di tempo. Dove l’ho mai scritto, scusa? Ho detto che non ho tempo (e nello specifico voglia). Vorrei averne di più, tutto qui.
mi sono incuriosita e sto riascoltando il podcast della intervista in questione. Direi che in quanto anagraficamente sorella maggiore sono alquanto insoddisfatta anch’io per lo meno (non avendo letto il libro) del modo in cui gli autori (?) hanno proposto la loro creatura. L’impressione è che i ragazzi parlassero per partito preso, con la spocchia di chi durante l’interrogazione si scoccia che l’insegnante non apprezzi la sua indipendenza di pensiero, supportata da cotante pezze d’appoggio del tale e tal’altro.
Che poi, voglio dire, bastava che si presentassero dicendo: non sapevamo cosa leggere, tutto ciò che troviamo nei luoghi deputati alla cultura non ci soddisfa, troviamo che i fratelli maggiori nostri siano molto bravi e gli abbiamo chiesto: secondo voi cosa dobbiamo leggere? ed ecco l’elenco di quel che ci hanno consigliato, che ci impegniamo a leggere per scrivere la prossima puntata che si intitolerà: Quel che abbiamo letto senza che ce lo consigliassero, quel che non avremmo voluto leggere, e quel che leggeremo prima dei quarant’anni seguendo i consigli dei nuovi maestri.
Complimenti a Lipperini: si sente benissimo lo stupore, l’intento di trovare il modo di far parlare gli autori, di portarli a vedere le proprie contraddizioni e tuttavia il rimanere sempre attenta a mantenere la porta aperta per l’incontro (voglio dire, si sente quel che pensava, ma l’interesse centrale rimane parlare del libro e delle motivazioni che hanno portato qualcuno a pensare di scriverlo e di pubblicarlo). Insomma, una giornalista. Chapeau.
Ho qualche anno in più dei due giovani compilatori di una “bibliografia selettiva, ragionata ed esigente, di testi essenziali” non letti, eppure a sentire le risposte mi sono vergognato per loro.
Che pena. Anche per i “fratelli maggiori”.
Troppi seguaci di Fofi, troppi giovani che prendono in prestito da questo settantenne, che a volte si sente un po’ Pasolini, la rabbia e la protesta, dando per scontato che il suo inattualismo, la sua polemica contro il cinema, la televisione etc etc siano verità alate e inconfutabili, La responsabilità, beninteso, è più dei ventenni, certo, ma anche un maestro che si trascina dietro questi yes men non è tanto libero come vuol far credere.
Beh, ora so quale libro non mi andrà di leggere nei prossimi vent’anni (almeno). Anche se provo un senso di rigetto ringrazio per aver svelato la truffa. Avrei comunque preso con le pinze un libro che si presenta con quel titolo… Ci sono dei pluriventenni splendidi colti e geniali nella mia vergognosa generazione, ma non è un folto gruppo e né io né tantomeno questi due debosciati ne facciamo parte
Finalmente sono riuscita ad ascoltare l’intervista. E sì, di ingenuità, di rigidità e di contraddizioni palesi ce ne sono a valanga, come ci sono molte cose con cui io sono in disaccordo e altre con cui sono d’accordo o che, comunque, non mi hanno scandalizzato più di tanto.
Il peccato veramente grave, e non scusabile, mi pare quel sottotilo: “una guida pensata da giovani per giovani”, perchè così non è, come è stato detto subito ad inizio di intervista, e quindi che i due giovani ricercatori, che come tanti si sono formati o de-formati (questo è da vedere caso per caso, semmai) al vivaio di Fofi, non abbiano letto tutti i libri di cui hanno parlato è cosa che ci può pure stare, anzi ci potrebbe pure stare senza quella menzogna paratestuale, che contraddice e disconferma il rigore puritano con cui quel libro, quel gruppo redazionale e quei curatori si sono scagliati contro il mondo dell’editoria e dei mass media in generale.
Medice cura te ipsum, mi verrebbe da dire, visto che da ragazzina i miei maestri mi hanno somministrato dosi massice di classici, più o meno amati, più o meno digeriti e metabolizzati.
Come mi pare contaddittorio il fatto che Villa abbia un blog (su cui segnala a volte cose bellissime, detto per inciso) sulla piattaforma del Sole 24 ore, “il giornale della Confinudustria”. Che se sistema c’è, mi pare la Confindustria ne faccia parte a pieno titolo. O no?
Detto questo però trovo molto ingenerosi e cattivi epiteti ed espressioni come debosciati, culturame, prostituzione ecc. ecc., non mi sono messa a rileggerli tutti. Perché se, come è stato detto molto bene su questo blog, feedback ha da essere e non criticism, che feedback sia.
Perchè, se leggessero questi commenti, mi sa che i due incauti curatori non ne trarrebbero troppo nutrimento.
Ed ora Goffredo Fofi.
Insomma, o io non leggo e non ascolto lo stesso Fofi che leggete e ascoltate voi, o non parliamo dello stesso Fofi.
Che sia umorale, eccentrico, contraddittorio, polemico, provocatorio e pure un po’ matto d’accordo, ci sto, ma che sia uno che si arrocchi su posizioni passatiste questo proprio no, anzi direi che è vero il contrario. Quale intellettuale che abbia un po’ di passatismo e spocchia nel sangue scriverebbe libri su Totò, o peggio mi sento, su Sordi? Eppure lui lo fa, e ho citato solo i primi due esempi che mi sono venuti in mente. Anzi è talmente orientato alla cultura pop cha volte fa prendere dei veri e propri accidenti.
Se poi ‘inattuale’ significa che molto spesso citi due suoi maestri come Aldo Capitini e Danilo Dolci, allora dico io: santa inattualità. Io quei due nomi li ho sentiti da lui perché non ce ne sono tanti, di passatisti o di ultra-attuali, che ne parlino. Né bene né male, purtroppo, semplicemente li ignorano.
E contro questo tipo di frivola, allegra e reiterata ignoranza (che riguarda, ahimé, non solo Capitini e Dolci) mi viene da pensare che, forse, possa indirizzarsi la veemenza sua e dei suoi giovani e – riconosco – troppo incauti allievi.