CORTE SCONTA DETTA ARCANA

Capita che con ogni probabilità la vostra eccetera si prenderà una pausa dalla maratona torinese per accettare un invito fiabesco (andare a vedere i fuochi d’artificio a Venezia). Capita che, facendo una ricerca, mi sia imbattuta in un’intervista che avevo dimenticato. L’anno era il 1993, l’interlocutore era addirittura Hugo Pratt. L’occasione, infausta, la chiusura della rivista che portava lo stesso nome del suo personaggio più celebre. In tempi di fiato corto, ma non solo per questo motivo, ve la ripropongo: 
Chiude i battenti, in data vicinissima (entro giugno, probabilmente), la più sofisticata rivista italiana di fumetti d’ autore, degno esempio di quella “letteratura disegnata” che il creatore di Corto, Hugo Pratt, sostiene essere il fumetto. Pratt fu tra i fondatori, dieci anni fa, del mensile diretto da Fulvia Serra, e non sa spiegarsi la decisione della Rcs Rizzoli:
“Non trovano il giornale abbastanza produttivo. Strano, dopo tanto tempo. Strano, dopo che la scorsa estate mi era stato rinnovato e addirittura migliorato il contratto. Evidentemente la scusa è quella di fare pulizia, di tagliare i rami secchi: ma se non si inietta linfa è ovvio che i rami si seccano”.
Pratt illustra con toni pacati la propria amarezza: “Quando chiude una testata muore anche un pezzo di cultura. Penso agli inizi. Con l’ idea che partì, mi pare, da Del Buono e venne accolta entusiasticamente dalla Serra. Penso alle collaborazioni di giovani e di colleghi già famosi, Crepax, e Manara, e Pazienza. Io ero stato coinvolto anche sul versante royalties: accettai di lavorare con un certo ritmo, ma senza pesare eccessivamente sul budget, proprio perché il giornale potesse andare bene. Il mio problema, ora, è di tipo sentimentale. Perché il lavoro non mi manca certo per i prossimi venti-trent’ anni, soprattutto all’ estero”. Il “problema sentimentale” riguarda anche “Brise de mer”, la storia che Pratt stava realizzando per “Corto Maltese”: “e che non riuscirò a finire per giugno, perché pensavo di terminarla nel gennaio del prossimo anno. Forse la travaserò in un libro”. Storia esotica, neanche a dirlo, per una rivista che scelse non casualmente di chiamarsi come il marinaio dalle lunghe basette, fumatore “di quei sigari sottili che si trovano solo in Brasile o a New Orleans”. Corto Maltese come emblema del viaggio, caro al Pratt cresciuto, da ragazzo, sulle letture della Romantica Sonzogno, “serbatoio di avventure per la mia generazione, gente che attraverso Jack London, Conrad, Melville è arrivata ai fumetti e ai libri più sostenuti. E prima ancora c’ è stato mio padre, anch’ egli viaggiatore, che quando avevo cinque anni mi leggeva Stevenson, mi raccontava che gli uragani dei Caraibi hanno nomi di ragazza, disegnava velieri: sognava con me”. Corto, dieci anni fa, era il simbolo dell’ altrove e dell’ avventura: “e la rivista pubblicava anche reportages e belle mappe su cui sognare: forse bisognava insistere di più su questo punto, far capire ai giovani che esistono altri modi per vedere il mondo oltre alle agenzie turistiche, che si può viaggiare insieme ad un buon libro. E’ anche vero che in questo tempo ci si è incarogniti: ma i viaggiatori esistono sempre”. Lei, per esempio. “Io sono più che altro uno zingaro: vivo a cavallo tra la realtà e la fiaba al punto che ho perso il controllo sulla vita reale. Sono stato di recente nel Pacifico a rendere omaggio all’ ex Samoa inglese dove Somerset Maughan scrisse ‘ Pioggia’ , per ritrovare la prostituta che causa la morte del pastore protestante. Quando vado in certi posti cerco gli ambienti dove sono vissuti gli scrittori: i luoghi che hanno visto nascere i personaggi”. Pensa mai, lei che è considerato il padre del fumetto colto contemporaneo, alla recente assunzione della vecchia nuvoletta nell’ Olimpo della cultura? “E’ vero, gli intellettuali hanno scoperto il fumetto. Vuol dire che noi fumettari abbiamo lavorato bene insieme, che siamo riusciti a togliere il velo dagli occhi della cultura ufficiale. Se l’ arte è comunicazione, il fumetto è un ramo importante dell’ arte, capace di congiungere l’ imperativo della parola con la purezza del segno”. Un bel controsenso, allora, il taglio di una rivista di rango: “Già. Io resto comunque proprietario della testata. Ogni due-tre giorni qualcuno si fa avanti. Ma io cerco garanzie, non tradisco Corto. Stiamo insieme da venticinque anni: è un bravo ragazzo, generoso con me che sono un po’ il suo alter ego. Non l’ ho mai svenduto, insomma. Forse sarà presto protagonista di un prodotto di semianimazione. O raccontato in televisione. O su qualche rivista adatta. Chi lo sa”.

46 pensieri su “CORTE SCONTA DETTA ARCANA

  1. Sì, ma non stare a portarci acqua come la volta scorsa all’Arsenale…
    (Puoi cenare a Malamocco – ove Pratt abitò molti anni – da “Scarso” o all’Osteria Ponte di Borgo)

  2. Sarà che alla Rizzoli RCS si fa solo il fumetto dei fratelli Carofiglio ormai, co che i rami secchi vengono tagliati per puntare tutto su Alcide Pierantozzi. E allora crepax!! (Non è un impropero)

  3. No, aspetta Erika. Rizzoli ha ripubblicato ‘Che Guevara’ dei Breccia facendo un lavoro bellissimo sulle tavole e sulla traduzione (merito di Pasquale La Forgia che ha ideato l’edizione collaborando con l’editore Topolin).
    Non si può fare di tutto un fascio, all’interno di una major ci può essere gente bravissima che fa quel che può per dare al lettore cose importanti.
    Avevo scritto un commento prima, ma non l’ha pubblicato. Dicevo che il tempo di Pratt era avventuroso nell’aria che si respirava, e ricordavo i libri dei grandi navigatori solitari francesi come Bernard Moitessier, che ha vissuto quasi negli stessi anni di Pratt.
    grazie per l’intervista

  4. @ Barbieri. In effetti in ‘sto commentarium avvengono misteriose censure, in linea coi provvedimenti sicurezza recenti°@°

  5. Nessuna censura, anonimo che tale non sei (ma che noia): il commento di Andrea si è effettivamente perduto nei meandri di wordpress.

  6. Ma che censura… il problema è che mandare un post è come mandare una mail e ogni tanto il sistema fa un errorino. Succede in ogni sito.
    Comunque ho notato che navigando con Firefox le cose vanno meglio. Passate alla Volpe! 🙂

  7. Rilevo una vera e propria conversione a U nel comportamento di Barbieri, un tempo così indocile e peperino. Se continua così, poi magari la Lippa gli vorrà bene di nuovo.

  8. Bob, quando c’era da dire le cose le dicevo anche arrabbiato. Da un po’ di tempo – forse dal suo ultimo libro – mi pare che Loredana faccia cose un po’ diverse, e la stessa cosa mi capita di pensare leggendo Vibrisse di Mozzi. Dal mio punto di vista è come se si fossero ritrovati. Persino WM1 mi pare diverso. Sarò cambiato un po’ io non lo discuto, ma qualcosa è cambiato in loro.
    Del resto non è più il tempo della discordia, per capirlo basta accendere la tv: un tg esalta il Sultano che sposta la monnezza dal centro alla periferia; un’altro mostra i pinguini che se ne vanno alla deriva su un lastrone di ghiaccio mezzo sciolto; un’altro tg fa vedere i monaci tibetani massacrati di botte e subito dopo arriva la pubblicità dello sponsor delle olimpiadi…
    Abbiamo la nostra arte. E’ il luogo da cui si può dire qualche verità: non ne sono rimasti tanti! Se qualcuno vuole fare qualcosa per tenere in ordine e vivo quel luogo – e potresti essere anche tu caro Bob – è bene accetto.

  9. Che palle Corto Maltese. Il fumetto più sopravvalutato della storia. Normale d’altra parte in un paese in cui gli intellettuali amano sentirsi dire di essere intellettuali quando si sporcano le mani in prodotti che “potrebbero” avere a che fare con il puro intrattenimento come il cinema e il fumetto.
    Il problema qui non è tanto che i fumetti vengano visti come roba per bambini, ma che si ritenga che “intelligenza” e “cultura” siano antitetici a “entertaining” e “pop”.
    E mentre qui ci fa le pippe su Hugo Pratt, in America c’è gente come Grant Morrison, Alan Moore, Frank Miller che fanno della AUTENTICHE rivoluzioni.

  10. Senti, tesoruccio Daxman. Una ricerca negli archivi di questo blog ti dimostrerebbe che di fumetti di ogni sorta, dall’America al Giappone, ci si occupa con frequenza piuttosto alta.
    Bob, uguale io-so-chi. Basta, per favore, basta. Sembra di essere all’asilo.

  11. Guardi che non ho accusato il blog, eh… se Lei sta pensando al “qui” mi riferivo ovviamente al Paese citato pocanzi. Mi sembra chiaro.
    Comunque la questione rimane. Il sasso l’ho tirato (perché anche nei forum di nerd fumettari di cui io ho la tessera n.1 parlare male di Pratt suona come una bestemmia) e mi piacerebbe vedere (ammesso che a qualcuno interessi) argomentazioni contrarie alle mie.

  12. “E mentre qui ci fa le pippe su Hugo Pratt, in America c’è gente come Grant Morrison, Alan Moore, Frank Miller che fanno della AUTENTICHE rivoluzioni.” scrive Daxman.
    A voler essere precisi, Miller è l’unico statunitense, Moore è inglese, Morrison scozzese. Non è un particolare da poco: per esempio storie come ‘V for vendetta’ e ‘From hell’ sono radicate nella storia inglese (anche se la prima è una distopia).
    In Italia ci sono cose diverse e altrettanto belle. Cito per esempio ‘S’ di Gipi. Non ho mai sentito nessuno dire che non fosse una bellissima storia. Il problema è che sono solo pochissimi giornalisti culturali a prendere davvero in considerazione queste opere, un po’ perché sono di italiani, un po’ perché non hanno il salvacondotto del ‘genere’. Quindi le conosce chi segue il circuito del fumetto (che è in rete con siti che davvero recensiscono e informano al meglio il lettore su tutta la produzione, come il mondo della letteratura tout cour non riesce a produrre), oppure girano col passaparola. Che è proprio ciò che sto facendo ora con te, caro Dax.
    un saluto

  13. “perché anche nei forum di nerd fumettari di cui io ho la tessera n.1 parlare male di Pratt suona come una bestemmia” scrive Daxman
    Beh, io ricordo nel blog di Igort che proprio lui parlò molto criticamente di Pratt, disse più o meno che a un certo punto rifece se stesso. Direi che il blog di Igort (Storyteller) è molto importante no?

  14. [quote]A voler essere precisi, Miller è l’unico statunitense, Moore è inglese, Morrison scozzese. Non è un particolare da poco: per esempio storie come ‘V for vendetta’ e ‘From hell’ sono radicate nella storia inglese (anche se la prima è una distopia).[/quote]
    Vero. Come è vero che c’è gente come Gipi in Italia. Ma Gipi fa qualcosa che, pur essendo di tutto rispetto, appartiene al campo ristretto del fumetto autoriale che per molti versi rischia di insabbiarsi negli intellettualismi che ho criticato sopra.
    Morrison e Moore (a maggior ragione perché stranieri) in America hanno scritto per DC e Marvel, alimentando le saghe di personaggi iconici e “popolari” come Superman, Batman e gli X-Men. Personaggi e storie che rappresentano la quintessenza della mitologia americana contemporanea e che loro hanno arricchito di riflessioni sull’America e sul ruolo dei suoi Eroi.
    In Italia questo non c’è. Da secoli non esiste un mitologia collettiva, un pantheon nostrano (e non intendo si supereroi, sia ben chiaro) che ci descriva, in parte perché intellettuali vecchi e decadenti snobbano il poplare (o il pop) con cui necessariamente bisonga sporcarsi le mani per raccontare storie o miti che riguardino tutti.
    Corto Maltese poi è uno straniero. Un ennesimo esempio che in Italia si preferisce raccontare le avventure di un John Smith (o di un Tecs Viller, o di un Dailan Dog) piuttosto che di un Mario Rossi perché fa più figo.
    Meno male che c’è la NIE. Meglio tardi che mai, e in fondo poco importa se non si tratta di fumetti.

  15. Oddio… addirittura ingresso a gamba tesa…
    Non mi sembra di aver offeso nessuno del blog, né il blog stesso. Ho fatto una provocazione, è vero, e per provocare bisogna urticare in un modo o nell’altro. E, almeno a mio parere, c’è una bella differenza tra lo spalla a spalla maschio (sic), il tackle per togliere la palla, e l’intervento da ammonizione in cui te ne freghi del gioco e punti alle gambe altrui.
    Almeno a me non sembra di aver fatto questo.
    Se vi va, riprendiamo il discorso, che secondo me si fa interessante!

  16. A parte che dire di Gipi che è ‘intellettualistico’ è come dire che Berlusconi è comunista marxista leninista… A proposito, il primo e quasi unico intellettuale fuori dal giro fumettistico che abbia sostenuto Gipi è stato Fofi. Fofi lesse ‘Esterno notte’ e disse più o meno: caro Gipi lei ha una grande talento ma è destinato a non essere popolare. Invece io leggendo per la prima volta Gipi ho pensato: ecco un autore popolare, e da subito l’ho soprannominato Springsteen del fumetto (precisando che mi riferivo a S. acustico). Ovviamente lui ha apprezzato la cosa.
    Beh penso che dopo tanti altri libri gipiani, anche Fofi abbia cambiato idea: basta che quei libri giungano nelle mani di qualcuno e automaticamente piacciono senza riserve.
    Quanto al discorso sul ‘popolare qualcosa non mi torna: elogi Moore perché ha lavorato sui super eroi americani, ma non ti piace che gli autori italiani raccontino storie su personaggi collocati altrove, però allo stesso tempo Gipi, che racconta semplicemente – per una sua necessità poetica – storie ‘italiane’ di vite di provincia lo giudichi intellettualistico. Così mi sa che non arriviamo da nessuna parte…
    Anche la critica dovrà avere una coerenza!
    E comunque in Italia anche il mondo supereroico può attecchire con intelligenza, ci ha pensato Gianluca Morozzi con due libri che presto usciranno. Lui è capace di farlo perché è venuto su a King e supereroi, ha una bella immaginazione visionaria e una narrazione senza fine alla Gaiman. Se ci lavora sodo farà grandi cose…

  17. Si è vero. E’ forse improprio parlare di intellettualismo, almeno in senso proprio. Ma la scelta di temi fondamentalmente intimistici, al massimo generazionale (almeno nella roba che ho letto io), e del realismo lo mette sullo stesso piano, per es. nel cinema, di un Ozpetek (anche se quest’ultimo non lo sopporto) o in letteratura di un qualsiasi premio Strega. Quindi niente adesione, per es., al genere, ma si punta tutto su soluzioni comunque intellettuali o pseudo tali (il tratto scarno, tipo underground, ancora le tematiche introspettive e/o realistiche, l’acquerello che, appunto, da Pratt in poi fa così radical chic).
    Quindi la mia critica c’entra eccome. Io vedo negli autori italiani (e non solo di fumetto) una scarsa volontà di inquadrare il “big picture”, di creare una VERA mitologia, dei VERI personaggi, eroi, icone o divinità che rappresentino davvero la realtà (sociale, storica, politica, antropologica) italiana, preferendo raccontare le vicende intimistiche dei piccolo-medio-alto borghesi nelle loro 2 stanze+cucina. Vedo, poi, una generale ignoranza e sciatteria nell’uso del medium, soprattutto nel fumetto popolare, e una inesistente riflessione sulle trasformazioni del linguaggio fumettistico, per non parlare della mancanza di memoria storica tipicamente italiana di cui il mondo del fumetto non è esente.
    Superman è qualcosa di più di un supereroe e di un fumetto. E’ una delle quintessenze del concetto di “americana”: l’ideale dell’immigrato che arriva in USA e ne diventa parte integrante mettendosi al servizio della società, l’icona dell’eroe messianico che non può che atterrare nella promised land dei gospel, l’immagine dell’uomo (non a caso moro, e non biondo come tutti i wasp) dalla parte dei deboli e delle minoranze di cui il territorio americano è pieno.
    Questo l’hanno capito sia Moore che Morrison. Invito tutti a leggere rispettivamente “Cos’è successo all’uomo di domani” e l’ultimissimo “All Star Superman” (a proposito pure di riflessioni sul linguaggio e sulla memoria storica del fumetto).

  18. Ho capito, anche a me Superman sembra un gran personaggio, oppure Supreme o altre invenzioni di Moore.
    Ora mi viene in mente che a un incontro alla feltrinelli di Bo una persona del pubblico ha rivolto a Giacomo Nanni questa domanda: non ti interessano le storie epiche?
    Nanni che era lì a presentare un libro molto bello composto di striscie giornaliere dove è protagonista il suo gatto, ha risposto che sì l’epica lo interessa, ma non è l’unico modo valido di raccontare, c’è una grandezza anche nelle storie piccole e intime, e lui con quel libro si è sentito di scrivere così. Non esiste insomma una sola strada.
    Per tornare a Morozzi, lui ha scritto un libro di racconti ‘gipiani’ (quando Gipi ancora non c’era) ‘Luglio agosto settembre nero’, poi ha scritto un thriller ‘Blackout’, poi ha lavorato su un romanzo e su un fumetto supereroico (ispirato a Animal man di Morrison tra l’altro) che usciranno tra non molto. Si può fare di tutto, l’importante è farlo bene. Quindi io non tirerei una riga sopra le storie ‘intime’. Del resto quante canzoni di Springsteen cantate da milioni di persone sono proprio storie da 2 stanze più cucina…

  19. La contestualizzazione storica è fondamentale, Dax.
    Al di là del culto stancamente radical chic di Corto Maltese, e anche ammettendo (perché vero) che l’ultimo Pratt ormai era autoreferenziale, negare che quello che fece dal secondo dopo guerra in poi non fosse epico (ha creato un pantheon, una mitologia, un immaginario che ha influenzato il fumetto mondiale) mi sembra curioso. Altro che due stanze più cucina. E non solo lui. Ti rammenti Ken Parker? Esempio straordiario di superamento del genere, di fumetto popolare e colto assieme? Quando riferii a WM1 che mia moglie stava leggendo Manituana e gli sembrava di leggere Ken Parker, lui colse il complimento, gongolando.
    Poi che Moore sia fra i più geniali narratori contemporanei, io lo dico da anni…

  20. ‘superamento del genere, di fumetto popolare e colto assieme’
    Boh, a me ‘ste frasi mi sembrano da piazzista, è più forte di me…
    Invece quando Moresco legge in un certo modo Zanna Bianca mi pare di avere di fronte un genio. Per me un genio è una persona semplice che ha trovato il modo di dire le cose più essenziali della vita.

  21. Uff… Andrea, eddai… ma com’è che sei sempre così puntuto? Magari mi sono espresso in modo semplicistico, ma almeno cerca di capire cosa intendevo, lascia perdere il “piazzista” mi sembra fuori luogo.
    E poi che cazzo vuol dire tirare fuori Antonio? Che c’entra col mio commento? Sta certo che io mica mi reputo geniale, meno che meno quando faccio un commento di corsa prima di mettere le bambine a dormire.

  22. “Si può fare di tutto, l’importante è farlo bene. Quindi io non tirerei una riga sopra le storie ‘intime’. Del resto quante canzoni di Springsteen cantate da milioni di persone sono proprio storie da 2 stanze più cucina.” Andrea Barbieri.
    Sì, ma bisogna vedere pure cosa serve in questo momento storico. L’intimismo è ormai inflazionato e ha IMHO la colpa grave in questi anni di aver ficcato la testa sotto la sabbia di fronte al disastro sociale e culturale dell’Italia berlusconiana.
    “Al di là del culto stancamente radical chic di Corto Maltese, e anche ammettendo (perché vero) che l’ultimo Pratt ormai era autoreferenziale, negare che quello che fece dal secondo dopo guerra in poi non fosse epico (ha creato un pantheon, una mitologia, un immaginario che ha influenzato il fumetto mondiale) mi sembra curioso” Gianni Biondillo.
    L’unica cosa che riconosco a Corto Maltese è di aver creato un’estetica fumettistica a livello di tratto, colori e inquadrature. Ma dal punto di vista della sceneggiatura e in genere della forza narrativa lasciamo proprio perdere. Nella stessa epoca in America c’era gente come il re Jack Kirby, Dennis O’Neil nella sua gestione DC, o gli autori underground che a qualunque livello e verso qualunque target parlavano di temi che potevano pure essere scomodi. E poi c’erano innovazioni a livello tecnico (inquadrature, rottura della griglia classica e nascita delle splash pages) che comunque Pratt si sarebbe sognato la notte.
    “Ti rammenti Ken Parker? Esempio straordiario di superamento del genere, di fumetto popolare e colto assieme? Quando riferii a WM1 che mia moglie stava leggendo Manituana e gli sembrava di leggere Ken Parker, lui colse il complimento, gongolando.” Gianni Biondillo
    Io Ken Parker l’ho amato e lo amo, e forse Berardi è l’unico sceneggiatore italiano ad aver fatto una seria riflessione sul linguaggio del fumetto (la narrazione cinematografica e l’abolizione delle didascalie) e sulla memoria storica del fumetto italiano (il n. 15 di KP “Uomini, bestie ed eroi”). Ma anche KP è un fumetto figlio dei suoi tempi, che raccoglie e destruttura la tradizione western italiana, ma che comunque non crea affatto una mitologia, un pantheon, o delle storie italiane (ma sarebbe più corretto dire “italiche”), e anzi rimane vittima della sindrome da colonialismo culturale per cui le storie di genere, soprattutto riguardanti azione ed eroismo, devono essere solo americane.

  23. Gianni è ora di finirla di girare con gli stampini. Se si scrive, si scrive roba che fa tremare, altrimenti non si scrive.
    Antonio Moresco c’entra perché ha scritto delle cose molto belle su una letteratura che viene considerata di intrattenimento, minore, per ragazzi eccetera. Altri hanno scritto cose belle: Faeti, Evangelisti, WM1 specialmente su King.
    Ci sarebbero muri da far brillare con narratori nitroglicerinici, e invece della forza, dell’entusiasmo, delle idee davanti agli occhi sono questi mantra consumati. Seppelliscili! Piuttosto scrivi un manifesto come quello della NIE… anzi perché non lo migliori? non mi sembra che spicchi abbastanza il ruolo civile che hanno alcuni scrittori come Lucarelli: letteratura civile…
    E poi Moore è un grande narratore? beh ma dove?, dove?, dove? in tutti questi anni posso leggere qualcosa di profondo sulle sue storie nell’ambito della letteratura in rete (non dico nella carta stampata dei giornaloidi nazionali che considero la fine del mondo). Non c’è un tubo! devo andare su ‘Lo spazio bianco’, devo procurarmi certi libri di critici fumettari, come Smoky Man. Non c’è travaso. Non c’è riflessione. Non c’è niente.
    Daxman, tu sei distruttivo sulle storie che chiami intimistiche (Gipi, immagino anche Taniguchi, Igort, Ausonia se lo conosci…).
    Ci può anche stare il tuo negazionismo, se serve a pensare qualcosa di nuovo. Però questo qualcosa di nuovo è ancora molto vago nelle tue parole…

  24. Beh, certo, mo’ arriva pincopallino (io) che scrive il manifesto della NIE 2.0 per dimostrare che essere contro dei fresconi con l’artrosi e la barba incolta che raccontano degli abusi ricevuti quando erano bambini o della crisi esistenziale di un uomo che scopre la propria moglie ammalata di cancro avere una relazione con un’altra donna, non è distruttivo ma rilancia la proposta per la rinascita dell’immaginario.
    Spero che i punti interrogativi su “grande narratore” e “Alan Moore” siano ironici, perchè se si nega l’evidenza, allora non saprei cosa rispondere…
    A me, lettore medio ignorante e abbastanza incazzoso, non importa nulla di leggere le vite tormentate della gente. Voglio sapere che succede in grande, nella società, nell’umanità, e non nelle camere da letto di un borghese radical chic.

  25. Andrea, stai giudicando il mio commento, fatto di fretta, perché non ti fa tremare? Ho letto bene?
    Poi mi “consigli” cosa dovrei scrivere? (“Piuttosto scrivi un manifesto come quello della NIE”)
    Infine dici che l’autore di From Hell (per fare uno dei mille esempi), manca di profondità?
    Che ti devo dire, non sono abbastanza profondo per te. Per me la discussione può terminare qui, lasciami nella mia superficie…

  26. @ Gianni hai scritto un commento “in fretta”… la prossima volta non lo scrivere, scrivi qualcosa di meditato. Non limitarti a dire che sono anni che sostieni che Moore è… scrivi un pezzo meditato su Moore. Non due righe in fretta, un pezzo coi controcazzi, un pezzo con la bibliografia persino. Se scrivi un pezzo dove finalmente tutti possono capire come stanno le cose, poi puoi anche permetterti un commento frettoloso, tanto rimanderai al tuo articolo. Altrimenti, se il tuo contributo è soltanto un commento frettoloso, allora è meglio tacere. Non è questione di profondità o superficie, ma di trattare per bene le cose. Tutto qui. (Tra l’altro qualcosa uscì su Moore in NI, però mi è parso davvero poco).
    @ Dax non ci siamo capiti: Moore è un autore geniale, un immenso narratore e ovviamente essendo tutto questo non può che possedere profondità di pensiero. Per il resto sono io a non sapere che dirti. Gli autori che cito da Taniguchi a Igort a Gipi al meno famoso Ausonia non fanno affatto il racconto di “camere da letto di un borghese radical chic”. Capisco che esista questo tipo di narrazioni, ma non loro che ci azzeccano con questo? E anche le storie supereroiche possono essere benissimo materiale da fighetto. Dipende da chi ci mette le mani, come vuole usarle.

  27. Oddio, adesso non voglio passare per un saputello rompicoglioni e sputasentenze, però Taniguchi l’ho letto (classici di Repubblica) e non mi è piaciuto. Anzi, ha confermato molti dei miei giudizi negativi nei confronti del manga, ma questa è un’altra storia.

  28. Comunque grazie per i consigli alla lettura…
    E’ vero che le storie supereroiche possono essere fighette (gli anni ’90 ne hanno dato un terribile esempio, vedi Image e Rob Liefield), e io, almeno nel contesto italiano, non parlo affatto di “supereroi”, che sono al contrario una tradizione mitologico-letteraria tipicamente e solamente americana.
    In Italia c’è bisogno di una mitologia, di un immaginario e di eroi, ma siccome devono raccontare la NOSTRA condizione, devono seguire altre strade. Non il supereroismo. Per es. la grande tradizione del giallo, oppure, volendo, anche il west come territorio storico dell’immaginario “italico” su cui sovrapporre le nostre situazioni (avete mai pensato che personaggi come Tex o Ken Parker non avrebbero mai potuto nascere da americani? Per non parlare della metafora della Resistenza partigiana in Blek Macigno). Oppure tante altre strade ancora non percorse. Chissà che potrebbe uscire fuori.

  29. Non capisco. Se solo Barbieri avesse letto “metropoli per principianti”, non direbbe le cose che scrive su Biondillo, che ha scritto un libro che fa davvero tremare, commuovere e pensare.
    Comunque: c’è un commento su IBS su quel libro, del 18 luglio, che se il commentatore è quello che io credo, direi che Biondillo ha ottimi lettori.

  30. Non capisco nemmeno io. Si parla di Moore, si parla di fumetto, di travaso tra letteratura e letteratura disegnata: che c’entra un libro di architettura? Tra l’altro quando dicevo sopra a Biondillo di scrivere un pezzo fatto per bene su Moore (era un esempio, oppure di arricchire il manifesto NIE), pensavo proprio a quello che aveva pubblicato su NI a proposito dell’architettura, che poi è finito se non sbaglio nel suo libro ‘Metropoli per principianti’.
    ‘Tremare’ poi l’avevo scritto enfatizzando tutto un po’ per scherzo, ma la cosa evidentemente non si percepisce. All’inizio avevo scritto addirittura che si dovevano gonfiare le vene della fronte durante la scrittura. Per fortuna l’ho tolto, altrimenti chissà che avreste detto! 🙂
    Comunque smetto subito di essere simpatico. Torno al punto: sono rari i testi che realizzino -con un vero approfondimento- un travaso tra linguaggi espressivi diversi (anche il problema ‘alto’ e ‘basso’ mi pare ci stia dentro). Era uno degli scopi principali di Nazione Indiana se ricordate, che ha una sezione intitolata vasi comunicanti…
    Sia chiaro nel tempo si sono viste anche cose ottime, però sono poche, ci sono ancora troppi linguaggi che restano ‘esotici’, tante cose da spiegare ai lettori di blog e spiegandole si chiariscono anche a chi ne scrive.
    Faccio un altro esempio di qualcosa che per me è sconvolgente: la bibliografia di “Stella del mattino”, perché non mi aspetto, in un romanzo, una bibliografia lunghissima (quasi tutta anglosassone). Che significato ha questo tipo di scrittura, cosa produce?
    Ecco invece dei pensieri-stickers, vorrei leggere cose così, perché cambiano la prospettiva del lettore e anche di altri che scrivono. Ragionandoci sopra senza enfasi, per costruire.

  31. Non capisco il tuo modo sufficiente di trattarmi, Barbieri.
    Se io cito un testo di uno scrittore mi dici che non c’entra con un discorso sul fumetto, mentre tu, prima, citi un testo di un altro scrittore (che parla di uno scrittore e non di un fumettista) e la cosa non ti pare contraddittoria – Tra l’altro è evidente che tu quel libro non l’hai letto, altrimenti sapresti che l’architettura è solo un tema del libro-
    Poi se qui qualcuno fa un commento positivo su un autore di fumetti gli chiedi la bibliografia e lo intimi di tacere se non scrive cose assolute, mentre tu ti puoi permettere commenti pieni di frasi fatte che sanno di romanticume d’altro tempi.
    Se un lettore ti cita Kirby, tu quasi lo snobbi per insistere sui tuoi nomi.
    Se uno dice che un autore gli piace tu pretendi da lui un testo critico, mentre tu fai la stessa cosa citando nomi su nomi, senza alcuna profondità critica.
    Forse non sono un commentatore abbastanza patentato per te, ma per come la vedo io il tuo atteggiamento dalle mie parti si chiama guardare la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello, dimenticandoti della trave nel tuo.

  32. Manto, no, non è vero che ti tratto con sufficienza, non è assolutamente vero: ti tratto con insufficienza!
    Riprendo il discorso, Gianni scrive ’superamento del genere, di fumetto popolare e colto assieme’.
    Questo è ormai diventato uno sticker (sai no cos’è uno sticker?) che ho sentito milioni di volte e che poche volte portava davvero da qualche parte, spesso serviva per giustificare pressapochismo, incapacità di lettura (lo so che non è il caso di Biondillo).
    Quindi rispondo che è più forte di me, mi viene da pensare a qualcuno che deve per forza venderti qualcosa.
    E’ ‘più forte di me’, nel senso che so che Biondillo non vuole vendermi qualcosa, eppure l’effetto retorico è quello. Si può fare di meglio. Ormai è tempo di evitare queste scorciatoie.
    Tra l’altro quando Biondillo parla di archittura le evita sempre. Sempre sempre sempre.
    Poi io saltarello un po’, Biondillo lo sa e più o meno mi segue, tu invece di fai venire la cistifellea dolente. Ti capisco, non sei abituato, sei abituato a leggere i saggi critici che trovi nei commentari di ibs…
    Allora dicevo saltarello per dire che non basta parlare vagamente di altre forme espressive, bisognerebbe prenderle di petto perché serve a tutti.
    Caro Manto tu sai dirmi al di fuori del mondo del fumetto uno scrittore che, per esempio, abbia preso di petto Alan Moore, cioè una bella galoppata dentro la narrazione di quell’inglese che sembra il demonio?
    Lo so, perché è facile leggerti nel pensiero, che anche adesso pensi che sono un romantico del cazzo. Invece sono realista: Moore assomiglia davvero al demonio e la sua narrazione è davvero bellissima e importante.
    Un giorno un poeta mi ha chiesto consigli sull’edizione di Watchman per regalarla a Moresco. Non so se alla fine abbia fatto proprio quel regalo lì. Non è importante. Però è importante quel movimento di travaso. Quell’invenzione di mettere in contatto due narratori apparentemente lontani e collocati su gradini di altezza diversa. Ora, vogliamo fare che questi movimenti diventano il pane quotidiano?
    C’è già chi lo fa, ma si può aumentare il volume di fuoco neh.
    E non nominare il Re invano…

  33. ecco, barbieri, quando ti rivolgi così a me: “Ti capisco, non sei abituato, sei abituato a leggere i saggi critici che trovi nei commentari di ibs…”, mi tratti con sufficienza e sei irrispettoso, nei confronti della mia storia e dei miei studi.
    Forse biondillo c’è abituato, non lo so. Io al posto suo, per come lo tratti, mi incazzerei, ma di certo non vado a dirgli ora cosa deve o non deve fare (come invece fai tu con lui).
    Sei almeno andato a vedere i commenti su IBS per capire chi credo sia quel commentatore che citavo più sopra? A occhio e croce credo sia lo scrittore più famoso d’Italia, in questo momento.

  34. Invece tu, carissimo Manto, che cosa scrivi di me nel tuo primo intervento:
    “Se solo Barbieri avesse letto “metropoli per principianti”, non direbbe le cose che scrive su Biondillo…”
    Periodo ipotetico curiosissimo:
    1. perché il libro di architettura di Biondillo non c’entra nulla con la discussione,
    2. perché quello che Biondillo ha scritto di architettura l’ho sempre letto con interesse e spesso commentato su Nazione Indiana.
    Ma a te che importa di tutto questo?, mica sei tu quello obbligato a essere rispettoso degli altri, dei loro studi e della loro storia. Questo vale solo per gli altri nei tuoi confronti…

  35. Andrea Barbieri scrive: “Questo è ormai diventato uno sticker (sai no cos’è uno sticker?) che ho sentito milioni di volte e che poche volte portava davvero da qualche parte, spesso serviva per giustificare pressapochismo, incapacità di lettura (lo so che non è il caso di Biondillo)”.
    Ma se sapevi che non è il caso di Biondillo, perché montare tutto ‘sto casino? Spesso capita di concedersi qualche frase fatta il cui vantaggio è quello di rendere l’idea al volo. Se andassimo a rileggerci gli interventi con la burocratica minuzia che hai mostrato, ne scoveremmo a palate, e nessuno di noi (tu compreso) ne uscirebbe immacolato. Pertanto, dopo che tu stesso ammetti che Biondillo non fa parte della schiera di piazzisti di stickers, anziché lasciarsi andare a una reazione sproporzionata non sarebbe stato meglio sorvolare e proseguire nel merito di un discorso i cui contenuti (parlo per me) si stavano facendo interessanti?

  36. Livermore torna su e leggi, questo è stato il mio commento:
    ’superamento del genere, di fumetto popolare e colto assieme’
    Boh, a me ’ste frasi mi sembrano da piazzista, è più forte di me…
    C’è scritto che Biondillo è un piazzista?
    No.
    Ho montato un casino con la mia frase?
    No.
    O meglio io no, ma tu e Manto vi date da fare.
    A rileggermi trovo le solite buone idee, i soliti consigli preziosi.
    Allora perché volete montare il casino?
    Perché non avete idee? non capite quello che dico? faccio nomi per voi esotici? non siete abituati a qualcuno che pensa? vi piacciono gli stikers?
    Anche a me piacciono gli stikers, però per le strade.
    Alla fine sapete che vi dico, Daxman entra in scivolata e tiene su discorsi esagerati ma ha idee e intelligenza. Mi diverto molto più con Daxman, sapete…

  37. Barbieri: “A rileggermi trovo le solite buone idee, i soliti consigli preziosi. (…) non avete idee? non capite quello che dico? faccio nomi per voi esotici? non siete abituati a qualcuno che pensa?”
    Ullallà, però, abbiamo l’ego pompatino, eh… Illuminaci, Barbieri; sai, stavamo aspettando te per leggere Gipi o Nanni. Su, pendiamo dalle tue labbra, qualche altro nome “esotico”?
    Ohi, Barbieri, vediamo se sai smettere di fare lo sborone per qualche minuto, poi riprendi.
    La cosa non è che mi interessi granché, non ho l’animo del giustiziere, e in genere non perdo tempo in discussioni come queste. Ma sono un appassionato di fumetto, e il post mi stava divertendo.
    Qui non si dice che il discorso non fosse interessante, anzi l’ho detto. E tu stesso sembravi in buona forma (anche se qualcosa mi dice che devo andarci piano con i complimenti, visto l’ego che ti ritrovi). Ma tutto ciò, ‘prima’ dell’intervento di Biondillo. Dopo di che, sei andato in brodo di giuggiole. E non fare l’innocente: se Biondillo ha abbandonato la discussione risentito, significa che il tuo non è stato proprio un complimento. E la discussione, da quel momento, non ha più offerto spunti particolarmente interessanti. Di qui il mio riferimento al “casino”, e il fatto che siamo già in due a rimarcarlo (tre con Biondillo) dovrebbe farti riflettere (ma anche stavolta sento che avrai qualche difficoltà).
    Pertanto, Barbieri, ammetti di aver esagerato e ciccia. Ma non sei obbligato, eh. Puoi continuare pure a fare il figatello primo della classe. Anzi, aspettiamo i nomi…
    Buena.

  38. Scrive Livermore ‘se Biondillo ha abbandonato la discussione risentito’.
    Mah, secondo me è in giro. Quello sembra un mollaccione ma non molla mai…
    @ Laura, mi prendi per il sedere con una certa finezza. Dico davvero, ti voglio bene!

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