CECITA'

Sicuramente c’è chi commenterà meglio di me i venti di bufera che soffiano sull’Europa. La vostra eccetera, di ritorno dal voto marchigiano dove ha avuto l’ennesima testimonianza che per i diciottenni al primo voto la destra e la Lega “fanno  figo”, passa la parola a Marco Meneghelli, autore di un bell’intervento su Saramago pubblicato da Carmilla. Estratto:
In C invece, l’espediente narrativo pare mutuato, non so se consapevolmente o meno, da Stephen King e in generale dall’idea di contagio. La cecità qui si diffonde per contagio, da un primo uomo diventato improvvisamente cieco via a via a tutti gli altri, universalizzandosi. Tale tema del contagio è già peraltro presente almeno nell’Eneide di Virgilio, quando il poeta latino parla del diffondersi della fama, o in Manzoni, quando lo scrittore milanese parla del diffondersi del morbo pestilenziale e certamente in innumerevoli altri luoghi letterari. Tuttavia l’idea di una epidemia di cecità, ricorda da vicino la trama di uno dei massimi romanzi di King, L’Ombra dello scorpione, dove si diffondeva per contagio un’epidemia mortale e fulminante. L’espediente lì era una sorta di virus del raffreddore.
In realtà, all’interno del genere romanzo, i sottogeneri hanno da sempre influenzato quella che si considera la narrativa cosiddetta mainstream, e anche questo caso testimonia di questo continuo reciproco influenzarsi di ambiti narrativi tradizionalmente considerati diversi. Questo fatto dovrebbe condurci alla considerazione per cui esiste un unico genere, il genere romanzo, che poi si declina secondo varie tipologie, che però non concernono di fatto il valore letterario di un’opera, quanto la sua classificazione biblioteconomica ed editoriale, buona per permetterci di trovare ciò che cerchiamo in una biblioteca, in una libreria o si un sito di e-commerce di libri.

6 pensieri su “CECITA'

  1. “Questo fatto dovrebbe condurci alla considerazione per cui esiste un unico genere, il genere romanzo,” : triste che si debba ancora e ancora e ancora ripetere quest’argomento – quasi lapalissiano. Triste, ma necessario, lo so.

  2. per fare un esempio più basso,mi viene in mente che c’è stato un tempo in cui m’infuriavo a vedere che centinaia di blogger avevano postato su uno stesso argomento.Ora che marcio verso il fiume dei profumi mi rendo conto che la cosa non è necessariamente una sciagura,anzi mi diverto a vedere come le diverse interiorità affrontano una stessa questione nella speranza palese che qualcuno riesca a estrapolare almeno un contributo illuminante
    http://music.jimi.ru/nn/Fleetwood%20Mac-albatross.mp3

  3. assolutamente d’accordo con l’assunto in questione. Volevo però precisare che esiste un romanzo, “Il giorno dei trifidi”, classificato all’epoca dell’uscita come “fantascienza” da cui è evidente che Saramago abbia tratto ispirazione (quasi al limite del plagio… eh eh eh) per il suo “Cecità”.
    Ambedue i romanzi sono bellissimi.

  4. Il significato simbolico della cecità di cui parla Saramago è l’unica cosa che conta, a mio parere: poco importa se si è ispirato a qualcuno e comunque sarebbe difficile attribuire una paternità certa di originalità narrativa.
    Alla fine, anche nel Macbeth, solo per fare un esempio noto a tutti, il filo conduttore è la cecità della ricerca del potere ad ogni costo.
    Saramago scrive alcune pagine veramente memorabili, che ci costringono a riflettere sulla natura umana.
    Sul genere romanzo la penso anch’io come voi, ma sperare che non si debba ribadirlo è una battaglia persa!

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