COSE DA LEGGERE IN RETE E NO

Intanto, da rileggere: Un oscuro scrutare (A Scanner Darkly) di Philip K.Dick, assai amato da un bel po’ di persone. Fra cui Jacopo De Michelis che ha appena segnalato il trailer del film tratto dal romanzo.
Poi: soggetto e macrotrama del  Mesmer immaginato e segnalato ieri  dal Miserabile sono qui.
Qui, invece l’articolo di Lello Voce sui blog apparso su L’Unità di ieri, dove si dice fra l’altro:”Quando, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, le rivista letterarie davano l’addio definitivo alle armi (e con loro moriva il dibattito delle poetiche) pochi tra noi potevano immaginare che presto quel posto sarebbe stato occupato da un medium altrettanto efficace e ben più duttile e ‘comunicativo’, quale è oggi il tessuto, strettamente interconnesso quasi naturalmente in network, della vasta costellazione di siti dedicati alla letteratura, in cui il dibattito tra gli autori, i critici e (novità sostanziale) il loro ‘pubblico’ si fa stringente, ogni giorno di più”.

Ancora: Giulio Mozzi lancia un’idea. Fare un libro, anzi un manuale per diventare un lettore perfetto. Dalle istruzioni:

“a) proponiamo dei temi, dei titoli di capitoli, delle partizioni, degli argomenti, dei veri e propri indici (nel séguito di questo post c’è un indice che avevo compilato una volta per un progetto – mai realizzato – di questo genere).
(b) discutiamo,
(c) scegliamo un indice che sia grossomodo condiviso,
(d) decidiamo che la settimana X si posta sul tema del capitolo primo, la settimana X+1 si posta sul tema del capitolo due, eccetera.
(e) alla fine scegliamo una o due persone che si mettano di buzzo buono a comporre, con tutti questi materiali, un libro.
(f) il libro, poi, lo si può anche pubblicare: ovviamente non solo in carta”.

Infine:
Certe notti, a letto, una frase, un paragrafo o un personaggio di questa prima opera m’ipnotizza e nel dormiveglia mi ritrovo a ricucirne le frasi ricavando il ricordo melodioso di una vecchia camera da letto nel Colorado, o di mia madre e mio padre oppure dei miei fratelli e di mia sorella. Non riesco a convincermi che una cosa scritta tanto tempo fa mi risulti così dolce nel dormiveglia e tuttavia non riesco a guardarmi indietro, riaprendo e rileggendo il mio primo romanzo. Ho paura, non sopporto l’idea di vedermi sotto la luce della mia prima opera. Sono certo che non la rileggerò più. Di una cosa però sono sicuro: tutta la gente della mia vita di scrittore, tutti i miei personaggi si ritrovano in questa mia prima opera. Di me non c’è più niente, solo il ricordo di vecchie camere da letto, e il ciabattare di mia madre verso la cucina.

(dalla prefazione di John Fante a Aspetta primavera, Bandini, in libreria per Einaudi Stile Libero, traduzione di Carlo Corsi, introduzione di Niccolò Ammaniti).

 

66 pensieri su “COSE DA LEGGERE IN RETE E NO

  1. Andreac, che dire, oltre la primavera ho un altro pregiudizio positivo: mi piacciono le realizzazioni collettive.
    Certo, non mi piacciono certe collettività settarie o altro, ma non mi sembra che sia questo il caso.
    Nè tu nè io sentiamo il bisogno di un manuale di lettura, forse il mondo stesso e’ indifferente all’dea, ma perche’ pensare che l’attesa dei risultati sia come accettare altri 5 anni di governo berlusconico?
    il paragone mi sembra improprio e pure i danni che le due cose possono portare 🙂
    comunque se illustri i tuoi buoni argomenti ai blogger di Mozzi, magari desistono e dedicano le energie a qualcosa di meglio o in cui anche tu ti ritrovi.
    Questo con tutto il rispetto per la tua opinione e con la speranza che la primavera allegerisca un po’ tutti….almeno delle coltri di lana.
    besos
    p.s.: non equivocare sull’alleggerimento eh, mica mi riferisco a un disimpegno o alla vita contemplativa, al governo B**** io darei altri cinque anni di qualcos’altro e butterei pure via la chiave. Potesse la Primavera….

  2. cara spett,
    chiaramente altri 5 anni del signor b. farebbero più danni del manuale del perfetto lettore. non si discute.
    però, l’intuito mi dice che se nè tu nè io, nè molti di coloro che lo scriverebbero questo manuale ne avrebbero avuto bisogno, allora qualcosa che non va c’è.
    e non è solo l’intuito che me lo dice.
    la scuola evidentemente non funziona, nemmeno negli antiquati propositi di “formare” gli individui, è il luogo dove al massimo si impara a diventare furbi. potrebbe almeno tentare di “informare”, ma non riesce nemmeno a fare questo. però di informazione ne circola molta, certo, non è facile raccapezzarcisi, però ci vuole uno sforzo.
    io le mie letture le ho scelte per i motivi più disparati, posso comprare un libro leggendo la quarta, perchè un amico ne ha parlato bene, perchè un nemico ne ha parlato male, per l’immagine di copertina, perchè un autore cita l’autore tra le sue letture preferite, perchè leggendo qualcosa si fa riferimento ad un libro, perchè vedo un film tratto da quell’opera, perchè lo stanno leggendo tutti e ho bisogno di capire, perchè parla di una argomento che mi interessa, perchè è un classico, ecc. ecc. ecc.
    tutte queste motivazioni non possono essere sistematizzate, e la scelta di un testo può essere dettata dal bisogno di conoscere, di conoscersi, dalla passione, dal bisogno di distrarsi, di non distrarsi, ecc. ecc. ecc.
    leggere cose che poi non piacciono è fondamentale perchè sviluppa un senso critico, il proprio gusto e magari la via per scrivere, anche solo un diario o un ricettario come si vuole.
    preferisco le classifiche, che ognuno dichiari i propri libri preferiti, senza nemmeno dire il perchè.
    me la prendo tanto perchè il tentativo di eliminare le cose spiacevoli, il male è una dominante culturale del nostro tempo, la tendenza a polarizzare gli opposti e dividere in buoni e cattivi e defini gli uni solo in contrapposizione agli altri è una semplificazione aberrante.
    se si comincia a farlo pure con la letteratura siamo finiti.

  3. Oh, Andreac, mettere assieme LE COSE CHE CI PIACCIONO (libri economici anni ’60, antologia di pezzi che conosciamo a memoria, romanzi dimenticati e recuperati, modi in cui compriamo – e rubiamo – libri, prestiti, biblioteche, libri ereditati, libri che amiamo, libri che odiamo, libri di scuola, comprati, venduti, strappati, macchiati, buttati, ritrovati, libri mai letti, troppo letti, mai restituiti, case dove abbiamo lasciato libri, amici che non ce li hanno mai restituiti, libri trovati sotto gli alberi (giuro, patricia Higghsmith, Piccoli racconti di misoginia, tiglio a Roma Prati)) NO, EH? Solo la fatica, la “rottura” della fatica di leggere!!! Ti credo che quando vai al cinema fai “ssttt” pure sulla pubblicità! Molti fanno così. Il dovere. Chi non fa mai le cose per piacere – (lo dice ) ” I dolori del giovane WErther” – quando vede gli altri sorridere si scoccia 🙂
    (per tua (s)fortuna oggi sono no OT, ma out) Baci.

  4. io non faccio nessuna fatica a leggere.
    però leggo.
    ilposto, mi dici, leggendo il mio post, dove tu hai dedotto questa mia presunta inclinazione al DOVERE?
    dove, davvero, l’ho riletto (senza fatica) e non vedo dove io abbia dichiarato questo.
    dove avrei dichiarato di avere una inclinazione werthriana al fastidio per il divertimento altrui?
    mi dispiace, se vado a cinema e qualcuno commenta, spiega, arricchisce con aneddoti personali il film a me dà fastidio. le “regole” della socialità che proprio tu hai chiamato in ballo al cinema dicono che lo spettatore è pregato di spegnere il cellulare e chiudere la bocca.
    per favore rileggi e cerca tu di non innescare polemiche inutili.

  5. lo sai ilposto, sei tu ad essere scorretta linguisticamente, se non latro nella lettura, sei disonesta. e nelle risposte sei granitica e senza dubbi, capisc a mmè.
    ti fai araldo di una leggerezza che sa di poliestere, sbotti, sfoghi, in maniera inopportuna di fronte ad un mio post argomentato e aperto alla discussione.

  6. Andrec&Posto: so che tra due litiganti il terzo le piglia, ma intervengo lo stesso perche’ mi state simpatici entrambi e vedervi ‘litigare’ mi dispiace, Suvvia, non mi sembra che le cose che dite siano opposte (semmai diverse), limitate il campo alle idee, non prestate troppa attenzione ai modi e cercate di non cadere troppo sul personale.
    Poi magari ci incontriamo tutti da qualche parte, ci beviamo un caffe’/te e discorriamo allegramente.
    Ripeto: a me la primavera fa un bell’effetto, mi piacerebbe condividerlo 🙂
    Andreac
    Potremmo andare avanti anni a discutere se il manuale sia piu’ o meno giusto e credo che di argomenti a favore o contro ne troveremo a iosa. Sempre tornando al blog di mozzi: ieri ho letto anche qualche commento e mi sembrava che le persone entusiaste di fare fossero tante. Come vedi quelli non interessati e quelli interessati e bisognosi forse si pareggiano.
    Resta che questo non dimostra niente e resta che ognuno di noi si rifa’ al suo vissuto per sostenere le proprie intuizioni.
    Così ti spiego perchè, pur non sentendo il bisogno di un manuale di lettura sostengo che quello che vogliono fare mi sembra qualcosa di positivo. Anni fa ho iniziato a leggere il libro di Pennac sui dirittti del lettore e credo sia stata la sua unica cosa che ho mollato a meta’: eppure a me Pennac piaceva. L’ho mollato senza una precisa motivazione e, a posteriori, credo di averlo fatto perchè i diritti di lettrice me li ero gia’ dati da un pezzo, senza neanche accorgermene: forse erano gli stessi, forse erano piu’ vasti. Non mi sono mai limitata rispetto alle cose e ai personaggi che leggevo: ad alcuni ho pizzicato il culo, ad altri ho sbadigliato in faccia, ad altri…vabbè.
    Ho regalato il libro di Pennac a un’amica ipoleggente e si è compiuto o’miracolo, le è piaciuto, ne ha regalato copie in giro, forse si è letta qualche altro libro.
    Da allora ho piu’ rispetto anche per questo genere di cose, a me non interessano, ma altri ci si ritrovano e trovano dei motivi per partecipare e per creare. Vedere questi entusiasmi lo trovo primaverile, non ci posso fare niente, in questo periodo e’ piu’ forte di me 🙂
    p.s.: per quanto riguarda la necessità di non eliminare il ‘male’ ovverossia ‘leggere cose che poi non piacciono’ (stomaco permettendo) direi che sono d’accordo e che questo è uno dei criteri che potresti suggerire a Mozzi….come poi riesce a integrarlo………..
    p.p.s.: poi c’è anche il manuale di zoologia fantastica di Borges, ma forse è altra storia e non ci azzecca :- )
    besos

  7. ‘cose che non piacciono’ lo ha detto Andreac e alcune volte, per documentazione, curiosità o perversione uno le legge: dipende poi se lo stomaco collabora.
    Non e’ però imperativo e chiunque: me, Andrec e te compresi può buttare tranquillamente nel cesso, credo che questo non sia mai stato in discussione.
    Buona giornata

  8. andreac, ti sei spiegato. ho colto. capisco completamente quello che vuoi dire. resta sempre valido l’invito a prestarmi la zia, e a goderti la primavera, e a parlare durante le pubblicità nei cinema (così non le vedi) e a cercare libri nelle aiuole, perchè poi loro (miracolosamente) TI TROVANO!!! 🙂

  9. …e la citazione di Werther (non letterale) era la mia. Non ho mai detto che qualcuno abbia citato Werther. Lo so. me lo ricordo ancora. Ieri ero io che leggevo Werther. BUR non rilegata. lire 5000. : -) spettatrice mi potresti prestare qualcuno, tu che “spettando” chissà quante/i ne vedi? Grazie

  10. cito me stesso: “dove avrei dichiarato di avere una inclinazione werthriana al fastidio per il divertimento altrui?”
    non c’è scritto che qualcuno ha citato. c’è una richiesta di chiarimento sul dove poteva dedursi la mia supposta inclinazione che tu paragonavi a quella del werther nel provare fastidio per il godimento altrui.
    quanta ansia di precisazione.
    l’idea che io prescriva letture tediose o cattive è una falsificazione. le cattive letture capitano. capita di essere lasciati dalla persona che si ama, capita di pestare una merda di cane e salire in macchina senza accorgersene mentre stai andando a prendere qualcuno per il primo appuntamento, capita di fare e dire cose che fanno incazzare gli altri, capita di dimenticare di mettere il sale nella pasta, di far cadere il posacenere preferito e farlo in mille pezzi, capita di tutto per fortuna.
    non si possono evitare le cose che capitano, certo, non si può essere in balia di queste cose, però non si può cercare di prevenirle.
    ma che devo dire, sbagliando si impara? non lo ridurrei a questo, anche perchè sento che l’ansia di sbagliare dilaga. la mia è una generazione che non sa sbagliare, anzi, si preoccupa pure di sbagliare a sbagliare, anche quando sbaglia vuole sbagliare bene.

  11. “leggere cose che non piacciono…”, l’ho detto io? Io se una cosa non mi piace – io posto e – la butto (a è a!) Sempre riferito a Mozzi: suggerimento su un elenco di libro che sonopiaciuti e perchè: Io non parlerei di quelli che non mi piacciono. In quanto alle certezze non ne ho di granitiche ma due o tre ce le ho. In quanto alla zia che “cciacca e mmedica” non mi ricordo bene come si dice, se ne conosci un’altra simile, me la presti? l’ho già detto. mi serve proprio una zia così. sono orfana. (sigh!)

  12. “leggere cose che non piacciono…”, l’ho detto io? Io se una cosa non mi piace – io posto e – la butto (a è a!) Sempre riferito a Mozzi: suggerimento su un elenco di libro che sonopiaciuti e perchè: Io non parlerei di quelli che non mi piacciono. In quanto alle certezze non ne ho di granitiche ma due o tre ce le ho. In quanto alla zia che “cciacca e mmedica” non mi ricordo bene come si dice, se ne conosci un’altra simile, me la presti? l’ho già detto. mi serve proprio una zia così. sono orfana. (sigh!)

  13. “leggere cose che non piacciono…”, l’ho detto io? Io se una cosa non mi piace – io posto e – la butto (a è a!) Sempre riferito a Mozzi: suggerimento su un elenco di libro che sonopiaciuti e perchè: Io non parlerei di quelli che non mi piacciono. In quanto alle certezze non ne ho di granitiche ma due o tre ce le ho. In quanto alla zia che “cciacca e mmedica” non mi ricordo bene come si dice, se ne conosci un’altra simile, me la presti? l’ho già detto. mi serve proprio una zia così. sono orfana. (sigh!)

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