TOXIC

Mi scrive Filippo La Porta, invitandomi a fare una lista: è un suo vecchio pallino (Filippo, secondo me, è un blogger suo malgrado), ma dal momento che mi sono già rifiutata una volta, durante il famigerato convegno di Tirature, provo ad accontentarlo. La lista di Filippo è stata postata ieri su Nazione Indiana, apparentemente in risposta all’intervento di Antonio Moresco sulla Restaurazione. Nei fatti, contiene una domanda allo stesso Moresco (“Ti chiedo di farci sapere da cosa, soprattutto, ti senti intossicato, nella tua esistenza privata, nella tua attività pubblica, nel tuo mestiere di scrittore”) e, appunto, una lista. Ad intossicare Filippo sono: la politica, la cultura-spettacolo, l’ironia e la leggerezza coatta, la falsa idea di grandezza, l’enfasi e l’estremismo verbale, il narcisismo e l’autoreferenzialità.
Ora, per quanto mi riguarda è piuttosto difficile fornire un elenco: a pensarci e ripensarci, sia in ambito letterario sia in altri ambiti, è sostanzialmente uno il mio motivo di intossicazione. E indicandolo nel concetto di appartenenza so di incorrere in non poche e svariatissime accuse: passatismo, cecità, individualismo (come cantava Gaber? “Quando non c’è nessuna appartenenza/la mia normale, la mia sola verità/ è una gran dose di egoismo/magari un po’ attenuato/da un vago amore per l’umanità”), eccetera eccetera
Ma io resto convinta che sia il senso di appartenenza (etnica, religiosa, geografica) ad aver ingenerato i maggiori disastri della storia. E, si parva licet, della cultura: appartenere graniticamente ad un gruppo letterario, ad una corrente, ad consesso, ad una categoria  genera guai, limita la visuale, favorisce i pregiudizi (a livello personalissimo sono, sì, intossicata dalle equazioni che fanno automaticamente di chi scrive su un quotidiano a grande diffusione un emissario del potere. Proprio perché si dà così  per scontata l’appartenenza fissa, imperitura e immutabile di chi scrive al luogo su cui i suoi scritti vengono pubblicati). Infine, alimenta conflitti che non sempre hanno ragion d’essere. Come, secondo me, il già discusso e presunto antagonismo fra scrittura blog e scrittura cartacea: volendo, posso anche non negarlo. Ma allo schieramento per l’uno o l’altro fronte continuo a preferire quello che un tempo si chiamava nomadismo.
Insomma, io non credo che essere, come si diceva ai tempi, “in-between”, o come traduceva Bifo, “non appartenenti”,  significhi semplicemente restare al caldo del proprio ego. Penso che attraversare sia meglio che fermarsi. Penso che condivisione e affinità siano categorie che non necessariamente comportano il concetto di immobilità. Mi intossicano i granitici, i senza dubbi, coloro che esportano e spesso impongono certezze. Ma è storia vecchia, e temo non risolvibile, caro Filippo.

 
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63 pensieri su “TOXIC

  1. anonimo, anche il tuo umorismo è anonimo. potresti fare dell’anonimato un nuovo esperimento di narrazione in rete. però anche qui ci vorrebbe un’idea, almeno un’ideuzza… e pensaci dai, datti un senso, io non riesco proprio a dartelo.

  2. A-AA- Accc ACHTUNG!
    Sniff.
    scusate m’è scappato .
    Che gli hai raccontato ai tedeschi WuMing?C’è il rischio che ti credano?

  3. caro anonimo, la mia vita è una merda perchè domani mattina devo andare alla mia agenzia bancaria a coprire uno scoperto che ha causato il blocco del mio bancomat che mi ha lasciato con 34 eurocent in tasca per una giornata intera che era già cominciata male a con una bolletta del gas di 250 euro.
    la mia vita non è una merda perchè sono sveglio alle 3 di notte, primo perchè stamattina mi sono alzato a mezzogiorno, e questo già la renderebbe dolcissima, secondo, perchè sono sveglio a fare una cosa che mi appassiona fino – appunto – a tenermi sveglio la notte.
    poi, se vogliamo continuare con le offese personali senti questa: rispecchiati nell’acqua del cesso, se ci cachi prima, la tua immagine ti sarà restituita in maniera fedele.
    buonanotte stronzo (avevi capito, no?)

  4. abbiate pazienza, datevi una regolata. Se siete affamati di insulti, violenze verbali ed esibizionismi a go-go, è sufficiente che accendiate la tv. Lasciate perdere i blog, non state dando una bella immagine di voi stessi.

  5. Dovesse mai servire – a voi che vi schierate ma non vi schierate, appartenete ma non appartenete, siete ma non siete – qualche granitica certezza, oggi, e solo per oggi, le do via per poco, quasi le regalo, ai primi dieci che si prenotano.
    No, non rigraziatemi, son generoso di natura

  6. Wuming1
    al link riportato corrisponde una pagina in tedesken et io, essendo ignoranten, non parlen tedesken.
    Però la volevo leggere. Ce n’è una traduzione?

  7. No, è svedese. E’ la traduzione del raccontino “I fascisti” che fu largamente commentato in codeste lande or è una settimana. A proposito dello schierarsi.

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