COSE DA NON DIMENTICARE: UNA PASSEGGIATA DI TRE ANNI FA

I social network hanno moltissime colpe, e qui non si sono mai negate. Una di queste è quella di aver ulteriormente diminuito quella che negli anni Novanta si chiamava “attention span”, ovvero il tempo di attenzione che dedichiamo all’ascolto degli altri. Ne parlò Beniamino Placido, ricordandoci che era faccenda antica, pre-società del benessere: “Perché disporre di una “capacità di attenzione” vigile e duratura è indispensabile per conservare un minimo di controllo sulla realtà (piccola o grande) che ci interessa”.
Inoltre, come detto mille volte, sterzano verso l’individualismo esasperato, allontanano e non uniscono anche se in apparenza crediamo il contrario, e tutto quel che ci siamo detti e diciamo in tanti anni.
Ma hanno dei meriti. Uno di questi è farci ricordare nel dettaglio quello che sempre più spesso tendiamo a dimenticare. Ci blandiscono, cioé, rivendicando il ruolo della nostra memoria, e ogni giorno ci dicono cosa facevamo in questo giorno uno, due, dieci anni fa.
Questa mattina mi è servito.
Era la sera del 23 marzo 2020 e avevo postato su Facebook una suggestione, non di più. Questa:

“Una corsa dopo la diretta, nel vento gelato di marzo, a comprare le sigarette (sì, lo so, avete ragione, non ora). E il cielo rosso della primavera, con i gabbiani, unica presenza, a fenderlo. Qualcosa che non pensavo avrei visto, io, piccola donna imbacuccata, e loro, e nient’altro intorno”.

Di colpo, mi ha riportato “in” quei giorni. E più delle mie parole sono state quelle di chi ha commentato.
Chi è stato fermato dopo aver prelevato qualche soldo al bancomat, chi mi rimproverava perché uscivo per un bene voluttuario e dannoso come le sigarette, chi raccontava di condomini che spiavano dal balcone per vedere chi usciva, chi riferiva di documenti chiesti alle persone che avevano osato portare a spasso il cane in coppia.

Davvero abbiamo dimenticato tutto questo? E pensiamo di essere passati indenni in questa storia? Davvero?

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