COSE SU CUI TORNARE

Avrei, anzi ho molte cose da raccontare.
Per esempio, sulla serata finale, sabato, del Premio Città di Bari: ha vinto Edith Bruck, è stata una bella festa, gli argomenti del grande mondo esterno sono più volte entrati nella chiacchierata con Serena Dandini.
Per esempio, sui libri che ho letto: ho terminato Anteprima nazionale e ho diverse cose da dire, che non riguardano semplicemente il discorso di genere che si è fatto fin qui, ma anche quello su un altro tipo di genere, letterario stavolta. Pazientate fino a domani. Se riesco, faccio almeno un cenno sul libro scritto da Carola Susani e Elena Stancanelli, Mamma o non mamma, finito ieri.
Oggi mi limito a postare una mail. Un’altra, questa volta a firma di Valentino Colapinto, che mi scrive:
” sono un lettore del suo blog e mi permetto di scriverle per segnalarle un fenomeno che non credo abbia trovato finora il dovuto risalto, ossia il proliferare su Facebook di gruppi pro-Billy Ballo, l’attore napoletano recentemente arrestato per aver circuito una sua fan tredicenne proprio su Facebook e smascherato grazie all’intervento della madre.
Nei suddetti gruppi, in cui si invoca la pronta liberazione dell’attore comico, si leggono vergognose dichiarazioni sia contro la madre della ragazzina, che non si è fatta gli affari suoi (e quali sarebbero, se non proteggere la propria figlia?) e sia contro la ragazzina stessa.
Non si contano poi le considerazioni sprezzanti sulle ‘tredicenni d’oggi’, che sarebbero perfettamente in grado di intendere e di volere, quando vanno a letto con un uomo di vent’anni più grande di loro.
Mi sembra che sia questo un altro segnale di preoccupante rigurgito misogino, il ritorno ad una mentalità d’altri tempi, in cui era normale il potente o il famoso di turno si sollazzasse con minorenni vergini, pronte ad offrirsi alle sue voglie.
Non sarà che c’entra anche il modello negativo propostoci dal nostro Presidente?”

69 pensieri su “COSE SU CUI TORNARE

  1. WordPress sta dando dei problemi, taglia i commenti. Avevo scritto:
    “Alcuni IP sono in moderazione perché corrispondono alle connessioni di alcuni troll che, ogni qualvolta un post (un post, non un commento) di Loredana mi riguarda o anche solo mi nomina, si scatenano con insulti a lei, a me, a noi WM, a chiunque abbia il torto di non considerarci dei nemici da distruggere. “

  2. Grazie, in effetti non avevo capito.
    Visto che ci sono, vorrei capire anche il vostro discorso sui mondiali dell’82.
    Io ho capito questo.
    Quel mondiale avrebbe intercettato passioni e pulsioni di un popolo, che si sentiva insoddisfatto e incompreso, che non riusciva a identificarsi con nessun valore ‘nazionale’ riconosciuto istituzionalmente e che si è visto rappresentato da quel calcio pure un po’ tarocco.
    Guido Crainz parla di un ‘Paese mancato’, mancato perché non ha saputo cogliere i fermenti e le passioni presenti nel ventennio che va dagli anni sessanta agli ottanta.
    E dunque il calcio supplirebbe a questo vuoto e darebbe inizio a un altro periodo, ormai quasi trentennale, il cui culmine sembra quello che stiamo vivendo adesso, dallo stile cosi inequivocalbilmente ‘tarocco’.
    Insomma i mondiali dell’82 sarebbero stati il calcio di inizio di quello che oggi va sotto il nome di berlusconismo. E’ questo che volete dire?

  3. La vittoria ai Mondiali dell’82 è un momento fortissimo di cesura simbolica. E’ il vero inizio degli anni Ottanta, e di una nuova fase di “panem et circenses” (l’espressione “il campionato più bello del mondo”, che verrà ripetuta ossessivamente per anni e anni, nasce in quel frangente). Poco tempo dopo, Craxi diventa presidente del consiglio.

  4. “E, in effetti, mondiale dell’82, al pari del berlusconismo, diede in un certo modo voce e identità a un’Italia che non si riconosceva in nulla di quanto aveva ricevuto i crismi della “dicibilità pubblica” nel ventennio precedente. […] Ha dato voce a un “popolo” che si sentiva del tutto escluso dai discorsi sulla Nazione, che per lo più non li capiva nemmeno.”
    Questo passaggio scritto da Vittorio mi ha fatto venire in mente, all’improvviso, un ottimo articolo di Valerio Evangelisti del 2005. A parer mio V.E. ha spiegato con una chiarezza straordinaria, soprattutto nella seconda parte del pezzo, il contesto politico italiano venutosi a creare all’inizio degli anni Ottanta, all’interno del quale si è poi inserito – come effetto e non come causa- il *fenomeno Berlusconi*
    L’ho ripescato dall’archivio di Carmilla. Eccolo.
    http://www.carmillaonline.com/archives/2006/01/001648.html#001648

  5. Tre anni fa, su Nandropausa, scrivevo:
    “Il sistema-calcio è il Paese, l’identità è totale. Per capire il capitalismo italiano bisogna capire il sistema-calcio. Per capire la politica italiana bisogna capire il sistema-calcio. Dal Ventennio in avanti, non si può raccontare la storia di questa palude senza parlare di calcio. Il calcio è il punto archimedico da cui sollevare e rovesciare il Paese, le sue statue, i suoi macigni. Come al solito, la sinistra (chiamiamola così per comodità) non lo comprende, nemmeno in questi giorni di scandalo e Coppa del Mondo.”
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandropausa10.htm#genna

  6. @WM1
    anch’io sono d’accordo al 100%. Epperò il sistema calcio è difficilmente attaccabile, per vari motivi: gli intrecci strettissimi col mondo affaristico e politico (vedi quella emerita porcata del decreto spalmadebiti, segno del potere che le società si ritrovano), l’enorme serbatoio di consenso che costituisce e i reali problemi di ordine pubblico che incomberebbero a fronte di interventi drastici (ci sono tifoserie che aspettano solo un fischio per menare le mani).
    Una riflessione approfondita su come attaccare quel “punto archimedico” è quantomai necessaria, ma in questo momento non la vedo da nessuna parte.

  7. @WM1
    Se già non lo conosci, recupera “Dov’è la vittoria? Cronaca delle cronache dei Mondiali di Spagna”, di Vittorio Sermonti (Bompiani, 1983; ma credo che lo abbiano ristampato qualche anno fa), una curiosa specie di UNO costruito esclusivamente con gli articoli dei giornali dell’epoca che si intersecano alla voce del narratore fuori campo, lo stesso Sermonti.

  8. @Valeria
    Come avevo detto qualche tempo fa, non possiedo strumenti analitici e intelligenza per poter dire che cosa diede inizio a che cosa. Non posso nemmeno essere obiettivo, parlando dei mondiali dell’82: io diedi gli orali della maturità tre giorni dopo la finale, per cui è inevitabile che per me quell’evento abbia rappresentato un momento epocale di passaggio, e che io abbia avuto la tendenza a rimbalzare la mia vicenda esistenziale sul mondo che mi circondava e che stava cambiando a velocità inconcepibile. Non solo poco tempo dopo Craxi diventò presidente del Consiglio, come ha detto WM1: poco tempo dopo, mentre studiavo in Università, mi si avvicinò il primo “promotore finanziario” che vidi in vita mia, a propormi di “sottoscrivere un fondo per la pensione integrativa”.
    Certamente, ancora una volta, i Mondiali non furono la causa, ma contribuirono a catalizzare fermenti già ampiamente insinuatisi nelle piaghe da decubito di quel tempo. Ancora una volta, a proposito di fenomeni linguistici che hanno ampliato a dismisura, verso quanto prima era etimologicamente osceno, la possibilità del dire pubblico, anche la retorica reaganiana, probabilmente, ha avuto un ruolo decisivo, come prodromo del bosso-berlusconismo.
    Certamente, questo posso dirlo, nei Mondiali dell’82 gli Italiani esclusi(si) “dai fermenti e dalle passioni” degli anni precedenti trovarono, finalmente, un oggetto pubblico nel quale si potevano riconoscere completamente, un modello anche etico comprensibile e raggiungibile, in cui convivevano opportunismo, un po’ di sprezzo delle regole, un po’ di culo, un po’ di abilità, una vaga componente anti-sistemica costituita dall’aver vinto in faccia a tutti i commentatori scettici. Ho esagerato apposta le componenti che legano il berlusconismo alla vittoria del Mundial, ma sono entrambi eventi, per tornare al filone principale di questa discussione, che si sono inseriti in (che sono stati generati da?) un contesto sociale e culturale straordinariamente favorevole a accoglierli.

  9. Tutto torna, Luca. Ho citato Stanis La Rochelle, il personaggio della serie TV “Boris”. Stanis è interpretato dall’attore Pietro Sermonti. Pietro Sermonti è figlio di Vittorio.

  10. ok parliamo di calcio, dunque… quando il pool di mani pulite decimò la dirigenza politica italiana, 1992/3 il presidente del Milan, già proprietario di giornali e tv, “scese in campo” sospinto da Craxi, Dell’Utri e Confalonieri nonostante le sue rimostranze. Tra le più note: “Non potrei mai. Diranno che sono un mafioso”. Molti ricordano ancora gli enormi manifesti (Pubblitalia), inizialmente incomprensibili, con neonati in fasce e la scritta Fozza Italia, e Azzurri; il resto è storia. Del calcio vabbè.
    Anch’io sono interessato all’analisi comparata e apprezzo tutti gli interventi, ma vorrei ripetere una cosa già segnalata ieri ma rimasta in approvazione…. e a proposito, voglio assicurare tutti dell’ enorme distanza che mi separa dal famoso troll (troppa gentilezza) nonostante l’omonimia, involontaria, giuro.
    Insomma, Lippa e tutti, mi sembra che qualcosa di suo, e pesante, sto presidente del Milan ce lo mette. Leggi e leggine che nessuno legge, a parte i suoi avvocati, stanno alzando la soglia del diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, all’uguaglianza davanti alla legge. Permettere a uno, perchè presidente del Milan certo, di non rispondere del reato di corruzione o di pedofilia o sceglietelo voi, permette ai probilliballo di turno di attaccare una ragazzina violentata. Se poi questa è una strada sulla quale l’Italia è da sempre disposta a camminare, non vorremmo comunque disconoscerne il battistrada, l’alfiere, il presidente.
    lucio

  11. Mi si è volatilizzato un commento mentre scrivevo. Spero non appaia due volte.
    Rispondevo a Vittorio e dicevo che mi pare siamo quasi tutti d’accordo sul fatto che Berlusconi sia stato un catalizzatore della vita politica e sociale italiana.
    D’altra parte sentivo poco fa Anna Maria Testa ricordare a Fahrenheit che è sbagliato credere che la pubblicità crei dal nulla, la pubblicità lavora su segmenti di realtà che esistono già.
    Dobbiamo riconoscere a Berlusconi che ha avuto la capacità di individuare questi segmenti di realtà e di riproporli in modo seduttivo, da vero pubblicitario.
    Ha sostituito l’asfittico linguaggio politico con quello pubblicitario. E questa per me non è cosa da poco. Ma non vorrei riaprire il discorso.
    @Nautilus. ho letto l’articolo della Valensise e quello di Marcenaro e sono rimasta senza fiato. Cioè, dovrei esserci abituata ormai a un certo tipo di retorica. Ma ogni volta che mi ci scontro, devo leggere ogni riga due volte tanto mi paiono incredibili.
    E anche qui niente di nuovo, lo stile libellistico, da che mondo è mondo, è consustanziale ai fascismi.

  12. wu ming, il romanzo sui mondiali si chiamerà “fasce di guerra” ?
    Berlusconi come F. Inzaghi, che protesta sempre contro i guardalinee comunisti.

  13. Se può interessare a qualcuno (soprattutto se sa il tedesco), in tema di berlusconismo segnalo un’analisi di Jan Koneffke sull’ultimo numero dell’austriaco «Wespennest», con un sunto inglese su «Eurozine»:
    «Why, Koneffke wonders, do the majority of Italians not take offence at a politician who disregards democratic rules, who bends the law to his liking and publicly tells tasteless, racist and sexist jokes? Two major characteristics of Italian society provide a clue: the obsession with surface, with bellezza and the primacy of style over substance; and the obsession with oneself: “Berlusconi’s dominance is only possible because he embodies a social ideal. Everybody wants to be called Berlusconi – or at least a majority of Italians. The identification works perfectly because the so-called ‘man on the street’ has nothing else on his mind than his individual interest. […] Berlusconism is the populism of the monads, and Berlusconi is the impersonation of individual interest. Nobody represents decaying society more than he.”»

  14. @Vittorio e altri
    Non posso dilungarmi per questioni di spazio/tempo, ma grazie per la risposta esaustiva. Non volevo certo liquidare il dibattito sul calcio, che è diventato in effetti sempre più interessante post dopo post. Epica appunto, non sport.
    Il quadro che ne esce del nostro popolino è come al solito un po’ becero, ma i conti tornano piano piano tutti.
    – e a proposito di lingua, oggi qualcuno mi ha incoraggiato scrivendomi “forza”, che non sentivo da tanto tempo: le mie sinapsi fascistissime hanno subito solcato Berlusconi, gli Azzurri (chiunque essi siano) e il Pallone – damn it!

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