DI GIOVANI, DI SEDICENNI, DELLE PAROLE ADULTE

A sedici anni si fanno cazzate, dice la primogenita, che oggi ne ha ventuno e mezzo.
A sedici anni si fanno cazzate, concordo io, che oggi ne ho quasi cinquantasette. Le mie cazzate le ricordo tutte, una per una. Il furto nel supermercato di una bottiglia di sambuca al caffè, insieme alla mia migliore amica, e la sbronza consequenziale a villa Ada, con inevitabile e successivo buco nero nella memoria. Lo spinello fumato con “la comitiva”, con la certezza che ci sarebbe apparso San Girolamo a cavallo di un caimano, e invece non solo non era apparso nessuno, ma il padre della mia amica, che era maresciallo dei carabinieri, ascoltò da una derivazione tutta la conversazione telefonica che rievocava l’impresa, con ovvia e tremenda  punizione della mia amica e telefonata minacciosa a mio padre (che, al solito, smontò l’interlocutore con un sorriso: “nessuno le ha detto che non si ascoltano le telefonate delle figlie?”).
A sedici anni gli adulti scrivevano di noi, e ne eravamo furibondi.  Pasolini accusava i nostri amici maschi di essere conformisti e di essere andati più indietro dei propri padri.  Ci spiegava, anzi, che eravamo schiavi senza saperlo: “La loro libertà di portare i capelli come vogliono, non è più difendibile, perché non è più libertà. È giunto il momento, piuttosto, di dire ai giovani che il loro modo di acconciarsi è orribile, perché servile e volgare. Anzi, è giunto il momento che essi stessi se ne accorgano, e si liberino da questa loro ansia colpevole di attenersi all’ordine degradante dell’orda”. Anthony Burgess ci avvertiva, nell’amarissimo finale di A Clockwork Orange, che a quei padri saremmo divenuti simili, e che i nostri figli sarebbero stati più violenti e feroci di noi. Giornalisti, politici, poeti, scrittori emettevano giudizi su di noi e, a volte, si mettevano al nostro fianco per condividere le nostre lotte. Per nostalgia. Per passione. Per astuzia. Non lo sapevamo, non lo so.
Ma a sedici anni si fanno cazzate, e se ne continuano a fare anche dopo, per carità, e ci saranno sempre un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli, un prete, a ricordarcelo. E’ nella forza e nell’ordine delle cose.
Però, il discorso della primogenita continuava. Diceva, in particolare, delle due ragazzine che si prostituivano a Roma, che quella cazzata non potranno raccontarla, che non si sentiranno di raccontarla, a trent’anni. Potranno ridere, come sto facendo io, della prima sbronza e del primo spinello, dei furtarelli nei supermercati e delle notti bianche. Potranno ridere, come fa la primogenita, delle cazzate fatte da lei (che appartengono a lei, e a lei rimangono, come è giusto che sia). Ma questa sarà dura da raccontare, dice la primogenita, e ha ragione. E aggiunge, e ancora una volta ha ragione, che a sedici anni non hai la consapevolezza di star facendo cazzate, ed è giusto che sia così, e che a trenta puoi decidere se prostituirti o no, perché diventa a quel punto una tua scelta, e sei un’adulta, e, aggiungo io, se non sei vittima di una tratta o di sfruttatori o di criminali e se, poni caso, decidi che quella scelta va bene per te, chi sono per dirti che è sbagliata? Io, aggiungo, potrò indicarti i modelli che abbiamo attorno, e invitarti a chiederti, prima che tu replichi di farmi gli affari miei, quanti sono e quanto la tua scelta sia stata libera. Ma altro non potrò e vorrò fare.
Il problema, dice ancora la primogenita, non sono le sedicenni, o le quindicenni, ma i maschi adulti che le pagavano. E ha ancora una volta ragione. Ma sui giornali, e  in rete, io delle ragazze leggo, e molto poco di quei maschi adulti.
Leggo molto, in rete e su carta, di discorsi sui giovani, e poco i discorsi dei giovani. Noi che rivendicavamo il nostro anticonsumismo (a parole), condanniamo il loro. Noi che ci intrappolammo, come diceva ancora Pasolini, nel nostro mondo a parte, rivendichiamo quel mondo a parte come l’unico possibile. Vorremmo che i nostri figli fossero il nostro specchio: ma i figli sono altro da noi. Ci innamoriamo di quella che vorremmo la loro perfezione, invece di amare la loro unicità. E chiediamo conforto gli uni agli altri, come i pescatori di Raymond Carver che si fanno forti della non scelta del resto del gruppo per rimanere a prendere pesci quando scoprono il corpo di una ragazza annegata, invece di tornare indietro a chiedere aiuto (Francesco Piccolo cita Con tanta di quell’acqua a due passi da casa nel suo Il desiderio di essere come tutti, che è assai scorato e amaro sulla suddivisione del mondo in giusti e ingiusti).
Non ci sono molte parole da dire sulle due ragazzine, a mio parere: il tentativo di decifrare il loro mondo è inutile. Ci apparirà sempre altro, tenteremo sempre di applicare i nostri parametri al loro. Possiamo e dobbiamo parlare del mondo di quei maschi adulti, invece. E dunque parlare del nostro mondo: cosa che ci rifiutiamo di fare.  C’è una vecchia frase di Sandro Pertini che varrebbe la pena di ricordare, anche se fa maluccio. Questa: “
I giovani non hanno bisogno di prediche, i giovani hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”.
Buona giornata, commentarium.

33 pensieri su “DI GIOVANI, DI SEDICENNI, DELLE PAROLE ADULTE

  1. Hai ragione: il riflettore è sempre puntato in una direzione. Anche stamattina, sul Corriere, c’è un servizio sulle “ragazze doccia” – proprio così. Ragazze che si prostituiscono a scuola, a Milano, come dovunque. Parla un maschio adulto, un esperto, che brevemente cita anche il diciassettenne, il ragazzo un po’ più grande che prende il posto di organizzatore (traendone qualche vantaggio economico, probabilmente), e i giovani clienti, che diventeranno clienti adulti. Piccoli clienti crescono, ma intanto hanno dei modelli molto chiari, di desiderio e di comportamento. Ci sono stata nelle scuole, e sento quel che mi riferiscono figlio e figlie. Ma lo sguardo si concentra sempre sulle ragazze, dicendoci in realtà ben poco che non avessimo già sentito, e nulla che serva davvero a capire. Non c’è sguardo sul sistema, sulla cultura – la nostra, su quel che a scuola non si fa e a fatica cerchiamo di ottenere, su come andrebbe davvero fatto per non essere un buco nell’acqua, sulla rete che manca. Spero di sentire almeno qui, oggi, osservazioni e idee diverse, da prospettive diverse, magari non solo da adulti.
    Spostare il riflettore è un primo passo importantissimo.

  2. sante parole, quasi tutte.
    Perchè è vero che il problema sono anzitutto gli uomini che le pagano quelle ragazze (e che le cercano prima ancora) e su quelli e quei meccanismi bisogna accendere la luce (ma quanto c’è poi da scoprire? che non si interrogano sull’età o la consapevolezza della prostituta? non so, faccio fatica a distinguere bene il cliente della prostituta di strada da quello in azione in questo caso e non so neanche se sia corretto fare distinzioni di questo tipo, con diversi gradi di disvalore, ma non mi dilungo sulla questione prostituzione che è andare fuori tema), ma un problema resta anche per le ragazze stesse.
    Perchè non ne rideranno? perchè non potranno raccontarlo? forse è vero quello che dice Loredana, resterà insondabile e indecifrabile, ma si fa davvero fatica a non porsi queste domande.
    di mio cercherò di leggere gli articoli e guardare il mondo adulto che riportano, un esercizio di lettura, perchè no?
    e.

  3. Chi è che dovrebbe guardarli e parlarne di questi uomini adulti che approfittano di ragazzine così giovani? Risposta: una società in cui nelle posizioni di dirigenza ci sono uomini sessisti (basta dare un’occhiata alle statistiche sulle discriminazioni nei posti di lavoro) che con grande probabilità in buona parte hanno un atteggiamento di totale comprensione per i clienti. Sono magari gli stessi che si fanno le vacanze in Thailandia o in Brasile (anche qui, le statistiche sul turismo sessuale, con l’Italia in testa) dove passano le ferie a stuprare bambine. Gli stessi che quando devono assumere una promoter per una loro azienda considerano rilevante la taglia di reggiseno. Gli stessi che quando devono farsi affiancare da una traduttrice durante un viaggio d’affari ne cercano una che abbia massimo una 42 e che sia alta come minimo 1,70.
    Coloro che hanno in mano il potere (economico, mediatico, politico) in questo paese, sono in buona parte questo. Una sintesi vomitevole di maschilismo, razzismo, classismo e indifferenza per gli altri esseri umani. Bisogna liberarsene, punto.

  4. Ieri mattina durante una trasmissione di Radiotre ho sentito un dato che mi ha fatto venire i brividi: in Italia un uomo su tre frequenta o ha frequentato prostitute. Anche io credo che il problema sia soprattutto da ricercare qui.

  5. E i maschi tacciono, non per la vergogna ma perchè pensano di avere diritto a fare quel che fanno.
    E le donne tacciono, non perchè si vergognano dei loro uomini ma perchè pensano che loro “sono fatti così” e così li accettano.
    Ne usciremo?
    Grande Pertini! E’ vero, i giovani hanno bisogno di buoni esempi e hanno il diritto di sbaglliare e, se necessario, di pagare di persona l’errore fatto.

  6. Gli adulti con cui hanno avuto a che fare in questa brutta storia non sono stati esempio di onestá, coerenza e altruismo ma di schifezza. schifo totale verso i clienti , verso la madre che organizzava gli appuntamenti e verso chi punta il dito contro le ragazze,come se il problema fossero loro e si trattasse di una semplice questione di convenienza morale pubblica. Mi dispiace veramente.In futuro spero incontrino gente che sappia dare loro qualcosa di meglio di questo schifo.

  7. Non ho letto e sentito niente riguardo a questo argomento,molto semplicemente perché non ho voluto,perché ancora una volta si fa un gran parlare di queste ragazze ma mai di quei delinquenti che nelle loro vita passano per signori,la storia per le donne non è mai cambiata.

  8. Bisognerebbe spiegare a chi si scandalizza per le baby prostitute e poi sorride complice alle battute dell’anzianotto che si circonda di cortigiane e giovinastre che le due cose sono strettamente connesse tra loro, che appartengono alla stessa questione, allo stesso immaginario e alla stessa idea di sfruttamento. Così come sfugge la connessione tra un’azienda tessile che chiude perché non ha più commesse e le migliaia di mani che per pochi euro al mese fanno lo stesso lavoro da un’altra parte. Ma per cogliere le connessioni serve un’interpretazione della società, un quadro d’insieme, una visione del mondo. La butto là andando incontro al concreto rischio di andare OT: serve un’idea politica.

  9. Elena pone una domanda interessante: perché non ne rideranno? I maschi adulti ne ridono, ne parlano, se ne vantano, si scambiano informazioni, questo lo sappiamo, per chi non lo sa basta andare a leggere qualche discussione su gnoccatravels e affini, la rete è piena. In Francia e UK c’è il progetto “Invisible men” che pubblica una serie di commenti (rigorosamente veri) di uomini che pagano le donne – e che raccontano di quello che fanno loro, di come le giudicano, le valutano. le soppesano, le descrivono come prodotti, misura, altezza della coscia, sodezza delle parti anatomiche, abilità.
    Nel caso della prostituzione con coetanei, mi chiedo se i ragazzi da grandi rideranno delle loro cazzate, del sesso in cambio di eufemistici regali nei bagni della scuola.
    C’è uno stigma nei confronti delle ragazze, che non sento per i ragazzi. Non ho letto un articolo preoccupato, in proposito. E che simmetria auspichiamo: che nemmeno loro ne ridano, a trent’anni, o che ne ridano tutti? A me una sembra più auspicabile dell’altra. Ma in ogni caso la strada non mi sembra semplice né scontata.

  10. In ogni caso nel 1969 nelle scuole pubbliche,diciamo in prima media,succedeva molto,molto,molto di peggio.Talmente di peggio che se non fosse vero sembrerebbe impossibile.

  11. scusate ma i ragazzi e le ragazze li ascoltiamo poco o niente , a scuola dove dovrebbero formarsi, solo se li interroghiamo o se scrivono compiti cui mettere un voto, non sono protagonisti così come nella società, a scuola spesso non hanno diritto di cittadinanza i loro problemi, le loro difficoltà, le loro angosce, in un posto dove tutto dovrebbe ruotare attorno alla loro crescita, alla loro accoglienza, dove dovremmo prenderli per mano e farli camminare su sentieri di maturazione li stordiamo con ottusi e ottocenteschi nozionismi, con una istruzione che non li accultura ma li annoia e deprime quasi mai dando spazio alla loro vita, alle loro esigenze, alle loro emozioni e sensibilità, alle loro aspirazioni ma cosa ci attendiamo poi ‘ con la società opulenta e corpivendola ceh sta fuoiri, che chiede di consumare a più non posso chi li guida in direzioni diverse ? credo che noi tutti adulti ci dovremmo vergognare/interrogare del mondo che gli abbiamo costruito attorno, non credete ?

  12. Nicola, mi scusi: ma i figli chi li fa, i professori? Io mi aspetto che il corpi non si vendono e il sesso non si compra lo imparino innanzituttodai genitori, persone perbene, pare. Ma si può sapere in sedici anni di vita di che cosa hanno parlato queste madri e questi padri con i loro ragazzi e ragazze? Io non lo capisco. E questo rapporto malato con il denaro chi da chi lo imparano? Quando sfottono quello con i jeans da 29,99 perhè è un “barbone” (il papà è in Cig), qual è la loro definizione di rispetto e solidarietà? E lei pensa che in classe non si combatta anche contro queste cose?
    E poi: a lei chi lo dice che a scuola “si fanno solo i compiti con i voti”???
    Ma lo sa che anche a partire dalle nozioni (si vada a guardare l’etimo della parola poi mi dica cosa ci sarà mai di così negativo), dalle parole e dai pensieri dei grandi del passato si possono trarre utilissime indicazioni dal presente? Io berlusconi lo capii al volo a 19 anni nel ’94 grazie al Trimalcione di Petronio.
    Ma non poteva essere questa l’occasione per andare un po’ oltre questi luoghi comuni?
    Che noia

  13. A me quello che mi ha colpito di questa storia è il fatto che io non ero molto diversa dalla “dura e pura” delle due, per la descrizione che ne è stata fatta dai giornali, alla sua età.
    Il punto di questa storia secondo me non è tanto la prostituzione di per sé, che io vedo più come una conseguenza di una serie di fattori, di cause. La causa principale è secondo me il profondo gelo emotivo in cui le persone crescono e vivono, e questo accomuna sia le due ragazze che i clienti. Il non riconoscere l’umanità dell’altro. Ora, forse starò dicendo una banalità, ma questo gelo è una specie di collante di tutta la società in cui viviamo, che include scuola-famiglia-amici, con ovviamente delle felici eccezioni (io ho avuto delle professoresse che mi hanno letteralmente estratto dal ghiaccio, senza le quali sarei metaforicamente ma manco troppo morta di freddo, e così anche qualche amico, ecco). Quindi secondo me le “cazzate” di cui si parla nel post sono più umane, c’è gente che c’è morta anche facendo cazzate normali, ma comunque il fatto di per sé non era caratterizzato da questa ferocia sociale. (L’altra sera stavo a tavola con dei parenti che si sono messi ad insultare le ragazze, e poi le madri, i clienti manco a dirlo, e nel frattempo volavano battute maschiliste nei confronti delle donne della famiglia.) Insomma, non voglio avallare il discorso per cui tutti sono colpevoli e quindi nessuno lo è. Mi chiedo però, e me lo chiedo da quando ho preso coscienza di questo gelo sociale, se il cercare sempre dei colpevoli da punire con delle leggi non sia un po’ riduttivo. Il discorso mi sembra più ampio, soprattutto di tipo culturale, e non esiste legge che possa far giustizia a certi torti invisibili, esiste solo la speranza che qualcosa cambi proprio nel modo di pensare le relazioni umane, sociali e politiche. Mi chiedo inoltre se sia possibile fare questo ragionamento senza scadere in banalità moraliste o roba del genere.

  14. Il fatto che delle sedicenni si prostituiscano con degli adulti, a quanto pare è uno scandalo per tutti . Lo è anche per me, che ritengo la sessualità un dono di sé, da compiersi solo all’interno di una relazione stabile, capace di abbracciare il passato e il futuro dell’uomo e della donna che liberamente, decidono questa unione.
    Mi chiedo però ( e chiedo pure al commentarium), ma chi invece considera la sessualità un piacere individuale, ricreativo, svincolato da ogni legame con la procreazione (o la relazione), cosa potrà trovare di così scandaloso nel fatto che delle ragazze abbiano dei rapporti sessuali a pagamento.
    Lo sfruttamento minorile?.. Ma rewagirebbero ugualmente alla notizia di ragazze che fanno , che so, le baby o le dog sitter a pagamento per pagarsi gli studi?
    Chi ha sempre lottato per le libbertà individuali, per la libbertà di scelta, chi ha combattuto perché ci sia un distributore di preservativi in tutte le scuole, chi non ha mai alzato un dito per difendere quelle ragazzine dall’altra parte del mondo, schiavizzate dalle multinazionali per offrire il proprio utero ai ricchi occidentali, davvero si scandalizza per così poco, che poco non è ? C’è qualcosa di misterioso nel sesso. voi che ne dite?
    ciao,k.

  15. @ k.
    scusa se ti rispondo ogni volta, e in maniera un po’ arrogante, tu però non so se fai confusione di proposito o se non ti accorgi della confusione che fai. Senza contare che metti addosso alle persone non le loro opinioni, ma lo stereotipo delle opinioni che ti sei fatto. Se non superi questa confusione è una faticaccia discutere.

  16. Anch’io tendo a risponderti, k, ma che vuoi… Noto che continui a insistere sulle ragazze come soggetto – unico – e che metti in discussione solo il fatto che non si donino. Magari non è quello che intendi, ma è quello che hai scritto. Nel tuo quadro, non a caso, i clienti pedofili e i loro pusher adulti di carne fresca non entrano, non ce n’è la minima traccia. Parli di tutto tranne che della domanda, il grande tabù, evidentemente.
    Il tuo problema è la libertà, di cui hai, non a caso, un’idea molto limitata, per non dire una contraddizione in termini. Ma ormai si sa che l’autodeterminazione – delle donne – ti crea parecchi problemi.

  17. @k., ma è anche il mio contributo all’argomento.
    Quando si parla di libera sessualità (o almeno, quando ne parlo io), il concetto cruciale è il desiderio, e poi il piacere. Queste ragazzine provavano desiderio nei confronti di quegli uomini adulti? Probabilmente no, altrimenti non si sarebbero fatte pagare; probabilmente in quel momento avrebbero preferito fare l’amore con un coetaneo (sperabilmente in modo sicuro, e per questo è importante l’accesso all’informazione e alla contraccezione); si sono private dei loro desideri per asservirsi al desiderio altrui.
    Inoltre, questo “lavoro” viene considerato molto diversamente dal fare la baby sitter o la dg sitter: credi che per un uomo sia lo stesso sapere che la propria compagna, in gioventù, si è pagata gli studi prostituendosi o facendo la cameriera? Per una mamma, che la madre di un compagno del figlio sia stata una prostituta? Purtroppo c’è uno stigma sociale. Queste ragazze non lo sanno, ma lo capiranno un giorno, e si renderanno conto di non poterne “ridere”.
    In una società diversa, in cui la prostituzione veramente fosse “un lavoro come un altro” (leggi: nessun uomo si farebbe problemi a sapere che sua moglie si prostituisce, per esempio), allora sì direi che non c’è niente di male; sarebbe solo un lavoro sgradevole.

  18. @ ilaria e herato
    c’è uno stigma nei confronti delle ragazze e nei confronti della prostituzione, soprattutto intesa come femminile. Questo è un punto di partenza, perché se non si riflette sull’incompatibilità di questo stigma con i valori in cui crediamo non si va molto oltre. E fa differenza il come si ride di un fatto. A me non piacciono gran parte dei commenti degli uomini sulle donne. Se io pagassi una donna non ne parlerei in maniera diversa da come parlerei di una donna che ho corteggiato. Quindi non vorrei nessuno stigma addosso, se la donna da me pagata fosse consenziente. L’altro punto di partenza è che noi dovremmo avere a cuore il benessere degli altri insieme al nostro e in questa storia, ma come per altre conta avere la voglia di chiedere “perché?” e “come stai?”.

  19. Ringrazio per le risposte. Alcune vertono sulle mie caratteristiche personali, tipo darmi del confuso confusionario, limitato e pieno di problemi con le donne. Risposte magari anche azzeccate, ma fuori tema. la mia domanda, dico a Ilaria, non voleva svicolare sul tema del post che a quanto ho capito era parliamo di “noi adulti”. In realtà davo per ovvio che in questa storia lo scandalo ( almeno per me) sono gli adulti, ma, più a monte mi chiedevo “perché” consideriamo scandaloso che delle sedicenni abbiano dei rapporti sessuali a pagamento. Io come marzullo mi sono una risposta cioè, che secondo me “la sessualità un dono di sé, da compiersi solo all’interno di una relazione stabile, capace di accettare il passato e abbracciare il futuro dell’uomo e della donna che liberamente, decidono questa unione.” Ed è una risposta che, ovviamente, non è riferita alle sole sedicenni, ma a tutte le donne e gli uomini, soprattutto evidentemente, agli adulti. Una risposta, un po’ “cattolica la mia, vediamo le altre….
    Herato che ringrazio per la risposta, ha parlato di “desiderio e piacere” sentimenti che dovrebbero garantire le genuinità della relazione sessuale. Non mi convince. faccio notare che es. nel pedofilo, entrambe i sentimenti ( desiderio prima, e piacere,poi ) coesistono sciaguratamente.
    Desiderio e piacere , coesistono perversamente anche nei casi di violenza. Desiderio e piacere a volte scardianano anche il lucido consenso razionale, giustamente invocato in questi casi. un argomento misterioso davvero.
    L’articolo della lLipperini mi sembra piuttosto vago, un po’ troppo. ma di certo ha ragione nel dire che è pericoloso mettersi a scavare nel mondo delle ragazzine , più che per l’inutilità, ( si può sempre provare a comprendere), ma appunto per il rischio di applicare i nostri parametri ai loro. Parametri a volte davvero schifosi, come ieri sera al tg1, dove mentre si parlava dell’argomento, la telecamera insisteva nella scollatura di una ragazzina.
    ciao,k.

  20. @ k.
    guarda, te lo dico con tutto il rispetto possibile, e te lo dico perché intervieni ogni tanto e ti rivolgi ad altri commentatori, il che fa pensare che ti interessa ciò che pensano, ma che in un certo senso richiede anche un certo rispetto per gli altri. Rispetto che si manifesta nelle cose che scrivi, che hanno un peso, essendo le uniche sulle quali si basa il confronto. Dunque ti invito a rileggerti.
    1) non so chi è che considera la sessualità come un piacere individuale e ricreativo, cosa che fa pensare alla masturbazione e non al sesso con gli altri, che prevede il rispetto appunto dell’altro.
    2) non puoi dire “chi ha sempre lottato per la libbertà” ( il sarcasmo ci può pure stare ), “chi ha lottato per i preservativi nelle scuole”, e poi legarlo al “chi non ha mai lottato per la ragazze stuprate nel terzo mondo”, come se le cose fossero legate. Chiudendo il tutto con l’implicito sotteso per cui poi di che ti lamenti, di che ti scandalizzi.
    Cmq, la tua risposta, la risposta Cattolica, è una scemenza, fattene una ragione. La vita non è stabile, non lo è neanche per la Chiesa, quindi non può esserlo nessuna relazione, dunque il sesso non andrebbe mai fatto, cosa che va contro i principi della Chiesa. La soluzione per la tua risposta è depositare seme o ovulo e verificare che al termine della loro vita entrambi i donatori siano rimasti insieme.

  21. interessante **
    pregherei tutti però e indipendentemente dai punti di vista o dall’idea che si vuol trasmettere, di non usare l’orrenda espressione “carne fresca” riferita a delle ragazzine per favore.

  22. Hai ragione, rs, è orrenda, come orrendo è il corredo di immagini ed espressioni usate quotidianamente per riferirsi a un commercio nel quale la relazione rispettosa e tra pari di cui parla ** è una rara eccezione e non la regola, proprio per niente. E non è la regola perché alla base delle relazioni tra i generi e della politica sessuale c’è una disparità di potere mantenuta attraverso la costruzione sociale dei generi e dei loro ruoli.
    Forse dello stigma riusciremo a liberarci, e sarebbe anche ora, perché è un discreto doppio legame che le ragazze si vedano proporre la prostituzione come mestiere e il piacere agli uomini come quasi unica forma e via indiretta di potere anche economico, per poi essere immancabilmente stigmatizzate. Ma anche così, io non credo – e non spero – che la prostituzione diventerà un lavoro come un altro, come non credo che sia solo per una percezione da parte della società che quelle ragazze non rideranno di quel che è successo.
    Il problema per me sono l’ingiustizia, la violenza, la sopraffazione che stanno alla base di questo mercato fondato su una disparità di potere di fondo.
    Un caso come questo ci mette di fronte al fatto che c’è una ragazzina che vorrebbe andare a scuola, e una madre e degli uomini che la spingono a fare sesso per denaro, molto. Perché ci sono degli adulti, dei clienti, che se ne fregano di quello che vuole quella ragazzina. Perché la domanda è enorme: quanti uomini per due ragazzine? Di quale età? Disposti a pagare che cifre? E del fenomeno dei sugar-daddy qualcuno/a qui ha mai sentito parlare? Vogliamo dire che è la brama “naturale” delle ragazzine a creare un mercato per cui c’è chi fa profitti con siti che fanno incontrare la domanda di facoltosi pedofili con giovani ragazze assai meno facoltose?
    La questione delle relazioni di genere è, io credo, il centro di tutto e il collegamento tra la società e la famiglia. Che genere di riflessione aiutiamo le ragazze e i ragazzi a fare, rispetto ai messaggi che ricevono tutti i giorni su sesso, denaro e ruoli di genere? Si sta finalmente parlando di portare nella scuola, sistematicamente, una educazione di genere che vada oltre qualche ora sulle relazioni, una educazione profonda e trasversale, una lente di genere finalmente applicata a tutte le materie. E’ una strada lunga, ma di brevi non ce ne sono. Potrebbe funzionare, anzi certamente funzionerebbe. Come lo so? Oltre che da qualche esperienza fatta con studenti, lo deduco anche dal fatto che fa così tanta paura che l’Avvenire ha già espresso preoccupazione, e sarà battaglia, è certo. Fa paura perché mette in crisi la famiglia, dicono, ma io penso che faccia paura perché mette in crisi il sistema che ha reso possibile tanta disparità di potere, e tanto violenta e pericolosa, per le donne e i figli e le figlie, la famiglia, e potrebbe davvero renderli più liberi nelle loro relazioni.
    Ho appena trovato una citazione che mi pare un punto importante di riflessione: “As long as the world is an unfair place, as long as patriarchy prevails, love will be tainted by domination, subordination will be eroticized to make it tolerable, and symptoms will be necessary to keep families from flying apart”.

  23. per Robi
    il problema è generazionale e costituisce oggi un divario mostruoso tra noi e i giovani prima e oltre che quello tra generi, se lei insegna spero che dialoghi coi suoi ragazzi e soprattutto percepisca, oltre le sue soddisfazioni per le azioni individuali , le distanze che ci sono tra loro, la loro vita e quello che il sistema scuola offre nel suo insieme, siamo distanti anni luce e la scuola oltre che le famiglie potrebbe fare molto di più . la società è orribile e le famiglie sono variegate: ci sono quelle sfasciate, quelle molto presenti, ecc ma è la scuola che mi sembra fortemente deficitaria e inadeguata nel nostro momento storico, perchè quasi sempre oltre ai compiti e alle interrogazioni non riesce a sviluppare percorsi formativi e costruttivi, disattendendo ad una sua funzione centrale. il discorso sarebbe lungo ma il senso di ciò che volevo dire riguarda la scuola con le sue gravi carenze verso i giovani, al di là di ottimi insegnanti che lavorano molto bene, cerco solo che si veda con onestà intellettuale questo enorme problema, ma non è facile….

  24. Giusto. Nei media e anche in giro, tra la gente che ne parla, c’è poco e nulla sui maschi adulti: che comprano, inducono, sfruttano. Mal cresciuti, considerati con rassegnazione, se non indulgenza, dalle donne che hanno attorno.
    Tuttavia… Copio qualche frase pronunciata delle ragazze (le virgolette c’erano già, quindi tali e quali)
    “Siamo ragazze esigenti. Vogliamo macchine, vestiti, cose griffate”
    “Un giorno ci siamo collegate su una bacheca di annunci e incontri per trovare dei lavoretti ed essere indipendenti”
    Mirko Ieni, il lenone, lo hanno conosciuto lì. Si prostituivano già, lui ha allargato il giro.
    E, dai verbali:«Due belle ragazze, sembrano molto più grandi della loro età. Imbronciate, aggressive. La più grande, durante l’interrogatorio, ha pianto solo quando le hanno detto che le avrebbero tolto il cellulare ».
    «Alla madre, quando le hanno comunicato che non sarebbe tornata a casa, sarebbe andata direttamente in comunità, la ragazza si è rivolta col tono di dare ordini: vai a prendermi i pantaloni e il giubbotto, almeno. La madre ha eseguito».
    La percezione del sè di queste ragazze è stata gravemente alterata dai modelli poco commendevoli proposti e tollerati ormai da anni, e dai personali vissuti. Ma quei modelli non vengono fatti propri dalla maggioranza delle loro coetanee, parimenti esposte, e con situazioni familiari critiche . Un richiamo alla responsabilità individuale va pur fatto. A 15/16 anni un adolescente è in grado di distinguere un “lavoretto” dall’altro.

  25. Rispondo a **, ma prima volevo anch’io sottoscrivere un attimo il commento di Robi, in sintesi anche a me a volte sembrano eccessive le responsabilità che si vogliono addossare alla scuola, il cui compito centrale è appunto quello di mettere a disposizione conoscenza.
    Per rispondere al punto 1) di (**)
    Nelle varie discussioni sull’aborto, la definizione di “ sessualità Ricreativa” , veniva spesso usata contrapposta a quella di “sessualità Procreativa”, per sostenere appunto la dissociazione del sesso dai vincoli familiari e quindi genitoriali, in quanto il sesso sarebbe principalmente una fonte di piacere individuale, e quindi leggero, libero da ogni responsabilità verso altri.
    Al punto 2) La domanda “di cosa vi scandalizzate” non è sottotesa, (o almeno non voleva esserlo), ma esplicita; Chi appunto promuove una sessualità deresponsabilizzata , dissociata da ogni vincolo di relazione, ( come secondo me fa per es. chi vuole mettere i famosi distributori nelle scuole..), chi ritiene lecito che delle ragazzine in cambio di soldi affittino il proprio corpo per quasi un anno alla multinazionali, dovrebbe spiegare meglio di “cosa” si scandalizza nel fatto che delle ragazzine offrano il proprio corpo per una sera, per denaro.
    La “soluzione” che dici te è “davvero una scemenza, ma che di fatto si allinea alla dissolutoria tendenza moderna di recidere ogni legame; anch’essa infatti genererebbe degli orfani.
    Ciao,k.
    ( grazie per la risposta!)

  26. @k Diciamo che cominciare ad accettare il fatto che una sana sessualità ricreativa è non solo ampiamente praticata dalla quasi totalità dei cattolici, ma anche auspicabile per la felicità generale sarebbe un passo importante per cominciare a occuparsi di questioni serie, come la tratta, e come il caso, tutt’altro che isolato, da cui la discussione è partita. (Semmai ci sarebbe da porsi il problema di renderla più sana e davvero libera.) A me è abbastanza chiaro anche perché sia una cosa difficile da dire, da parte della Chiesa, visto che poi sarebbe difficile sostenere che a quel punto non è “naturale” praticarla anche da parte di coppie non eterosessuali. E’ l’argomento di qualcuna all’interno della Chiesa, ma rimane – per ora – una voce, diciamo, silenziata. E però io ritengo una grave responsabilità, perché sarebbe una delle strade per cambiare davvero qualcosa.
    @virginialess Per me, in virtù proprio della loro età, oltre che di tutto il resto che ho scritto, le ragazze qui sono la parte debole. Il sistema entro il quale sono entrate – i giornali dicono di loro iniziativa, ed è anche possibile – le prevede già, non lo hanno creato loro. I dettagli dello sfruttamento e delle complicità a me confermano questo. Quanto al fatto che altre siano esposte agli stessi modelli, in primo luogo sono piuttosto preoccupata per gli effetti solo relativamente meno gravi che vedo su tante. In secondo luogo, io mi faccio domande sulle condizioni di vulnerabilità particolari di quelle ragazze, piuttosto che farmi domande sulle loro responsabilità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto