DI MAMME CE N'E' PIU' D'UNA

Dunque, esce domani. “Di mamma ce n’è più d’una”, come è accaduto per gli altri due libri, nasce soprattutto da qui, dal blog, dai vostri commenti e dalle storie che sono state raccontate in questi anni (e sono tanti, ormai: quasi dieci) post dopo post, intervento dopo intervento. Parla di maternità, naturalmente, ma anche di childfree, ma anche di blog, ma anche di marketing, ma anche di quella dicotomia natura versus cultura che ci accompagna negli ultimi tempi, con sempre maggiore frequenza. Parla di padri. Parla di false contrapposizioni, di immaginario (come sempre) e di diritti negati (come sempre). Non propone modelli nè soluzioni, prova a raccontare quel che ho visto intorno a me.
Esce domani e da domani (come sempre) non mi appartiene più: ma da domani sarò, per quanto posso, nelle librerie e in altri luoghi per incontrare chi lo leggerà. Le prime date sono tutte in Sardegna, grazie a Liberos. Ovvero:
Il 20 febbraio alle 17:30 alla MEM di Cagliari con Egidiangela Sechi e Francesco Abate.
Il 21 alle 18:30 alla libreria Godot di Isili con Monica Murgia.
Il 22 alle 18 nell’aula magna del liceo Azuni di Sassari con Rita Marras e Tiziana Marranci.
Il 23 alle 17 a Oristano nei locali del Centro Servizi Culturali UNLA in compagnia di Michela Murgia.
E poi.
Il 6 marzo a Roma, Feltrinelli di piazza Colonna
Il 7 a Firenze, Feltrinelli Cerretani, con Enza Panebianco
L’8 a Milano, Feltrinelli piazza Piemonte, con Annamaria Testa e Lorella Zanardo
Il 9 marzo a Bologna, modo infoshop, con Wu Ming 1 e Giovanna Cosenza
Il 24 marzo a Torino, Circolo dei Lettori,
Il 25 marzo a Genova, Feltrinelli.
Queste sono le prime date.
Qui sotto, posto i link di alcuni articoli:
Mammechefatica : l’intervista, invece, è qui.
Gruppodiletturasegrate
Gioia
la recensione di Carlotta Vissani per Bookdetector
la recensione di Paola Maraone sul blog
la recensione e l’intervista di Dusty Pages in Wonderland
l’intervista su La Nuova Sardegna
l’intervista ad Achab, tg2
Abbattoimuri

Abbattoimuri2
Libroguerriero
Diario di pensieri persi
Bookfool
Zauberei
Romagnamamma
Cagliaripad
Nuovoeutile
Panorama
Sexandthestress
litalianoamano
mammechefatica
patapanza
panzallaria
culturaeculture
scienzeumane
La recensione di Marilù Oliva su Carmilla
Recensione e intervista di Giorgia Vezzoli su Vitadastreghe
La presentazione a Milano: video
Il video di Feltrinelli
Bobbe.it
Valentinamente



Non on line, una bellissima recensione di Titti Marrone su Il mattino

La recensione di Simonetta Fiori per Repubblica
Un nuovo fenomeno del web, importato nella penisola dalle blogger statunitensi. Una neomistica della maternità fondata su un’idea totalizzante ed esclusiva della funzione materna. Specie di quella celebrata nel segno del “ritorno alla natura”, con il suo corredo di rituali antichi. Parti realizzati tra le mura domestiche e biblicamente accompagnati dal dolore, «perché l’epidurale toglie spontaneità all’atto». Pannolini non più usa e getta, ma quelli ecologici di stoffa – che saranno più rispettosi delle foreste dell’Amazzonia ma terribilmente più impegnativi. Allattamenti obbligatori fin quasi alla maggiore età e cura maniacale della prole favorita da una manualistica colpevolizzante. In altre parole, una dedizione cieca e assoluta a quella che viene considerata vocazione naturale, istinto insopprimibile, missione primordiale delle donne. E per chi si oppone invocando De Beauvoir o Badinter – non esiste un istinto materno, semmai un sentimento, e pure imperfetto – la censura sociale è assicurata.
Spira un’arietta da anni Cinquanta, e da Enciclopedia delle Fanciulle, nella miriade di mummy blogger – ma anche di programmi televisivi, film, saggi pedagogici, articoli di giornali e spot pubblicitari – che Loredana Lipperini cataloga in questo suo nuovo Di mamma ce n’è più d’una
(Feltrinelli, pagg. 316, euro 15), ultimo volume d’una documentata trilogia dedicata alla condizione femminile. In realtà queste nuove genitrici ossessionate dal materno appaiono ancora più retro delle loro nonne, e in contrapposizione alle madri che si sono dannate per affiancare alla famiglia il lavoro e la militanza politica. Ed è forse in polemica con loro che oggi le giovani mamme ultratecnologizzate usano i loro blog per scambiarsi marmellate, ricette e confidenze su una felice vita domestica modellata proprio su quei codici che avevano visto abbattere da bambine.
La nuova religione del materno non è l’unico modello genitoriale che invade il web. Ad esso – ci informa Lipperini, autrice del blog Lipperatura e conduttrice di Fahrenheit – si oppone quello più consapevole delle donne acrobate, disposte al più spericolato dei funambolismi pur di conciliare famiglia e lavoro. Ma anche nel modello più illuminato, e in quell’ostinata determinazione a “conciliare” a tutti costi, si cela un’arresa subalternità a un destino accolto come ineludibile: farsi carico in modo esclusivo di un lavoro di cura che negli altri paesi viene condiviso con il partner. Nel confronto con il mondo più progredito, i dati italiani fanno arrossire. Ma per uscire da questa oscurità, suggerisce senza ipocrisie Lipperini, bisogna cominciare a rinunciare a quel potere matronale a cui troppe donne rimangono ancora aggrappate. Sempre che vi siano le condizioni per poter scegliere.
Il paradosso più drammatico è che questo neomaternalismo – che si accompagna nelle più giovani a un immaginario nutrito di date, anulari sbriluccicanti, veli nuziali e svenevoli romanticherie – è destinato clamorosamente a scontrarsi con una realtà che di fatto nega la maternità. L’ultima vittima è l’assessora veneta del Movimento Cinque Stelle a cui sono state tolte le deleghe perché in attesa di bebè. Alla domanda diretta «ma le italiane sono libere di fare figli? », l’autrice è costretta a rispondere di no. No perché, se la natura non è dalla tua parte, non è certo tutta in discesa la strada della fecondazione artificiale, bocciata dalla Corte di Strasburgo per il suo oscurantismo. E no perché, in mancanza di un welfare dignitoso, alla prima maternità una donna su quattro abbandona il lavoro. Salvo poi sentirsi dire che, se il paese è così in crisi, è perché le donne hanno smesso di fare figli.
Madri tigri. Madri orse. Madri scimpanzé. Madri pecore. La Lipperini è abile nell’elencare tutta una serie di paradigmi animali a cui le donne vengono oggi sottoposte in nome del fanatismo naturalista. In realtà non c’è niente di più artificiale di questo ritorno alla natura, prodotto della storia e soprattutto del mercato. Un’industria che continua a ignorare l’universo complesso e disorientante delle mamme italiane – sempre più single, straniere e over 40. Ce lo fa notare un’intelligente pubblicitaria come Annamaria Testa. Negli spot televisivi le neomamme sono sempre giovani, bionde, serene, bellissime. I padri perennemente in forma e pure sorridenti, vanno e tornano dall’ufficio, mai un esodato o un operaio. Non vediamo mai mamme basse. Con gli occhiali. Stanche. Che sono in ritardo. Che ridono o sbuffano. Spettinate o in tuta. Le cucine, poi, sono sempre luminose e perfettamente in ordine, mai un piatto sporco o una piastrella schizzata d’olio. Proprio come nei sogni bugiardi del nuovo maternalismo.
Ps.Per il resto, davvero, grazie per tutto quello che mi avete dato e che spero di aver restituito almeno in parte.

71 pensieri su “DI MAMME CE N'E' PIU' D'UNA

  1. Uffa, leggo solo oggi, mi sono persa la data di Firenze. Lo compro e mi riprometto di scriverti.
    In bocca al lupo!!!

  2. Buongiorno Loredana,
    mi chiamo Chiara, sono una illustratrice, abito e lavoro a Milano, ma sono fiorentina per sempre.
    La seguo sempre su Radio Tre che ascolto quotidianamente.
    Ho letto il suo libro e volevo offrirle anche le mie impressioni.
    Mi ha profondamente colpito la sua riflessione e il suo indagare sulla maternità.
    Ho reso partecipe tutta la famiglia, cosa che mi succede spesso quando un libro mi cattura, del mio procedere nella lettura , quindi tutti hanno letto con me si può dire!
    Perchè mi ha colpito molto?
    Perchè sono una mamma naturalmente , una mamma di quattro bambini e purtroppo o per fortuna ho vissuto molti aspetti del diventare mamma anche i più bui, scegliere di abortire o no per esempio o essere ricoverata in patologia della gravidanza per gran parte dell’attesa.
    Mi stupisce sempre sentire le esperienze dellle altre donne, in genere di me non racconto mai nulla, non mi piace mai essere protagonista, e questo mi ha reso capace di ascoltare e a volte di comprendere.
    Non mi piacciono le blogger mamma però, forse è il mio limite.
    Manca una “categoria” di mamma fra quelle che racconta, che è presente nella città dove vivo, ad esempio qui le mamme con buone possibilità economiche e buona istruzione scelgono di non lavorare per seguire la crescita dei figli.
    E non sembrano affatto insoddisfatte.
    Anzi, giudicano in maniera non positiva coloro che si dedicano con passione al proprio lavoro.
    L’esigenza di una propria strada professionale, la riscontro in tante donne che combattono col tempo, la scuola, i nidi che mancano, e loro fra loro anche io, sì eternamente alla ricerca di un equilibrio che dia anche soddisfazione.
    Mi chiedo quale scappatoia possiamo avere e se è davvero impossibile conciliare l’essere madre con desideri, aspirazioni, sentimenti di donna?

  3. mi va bene che non siano insoddisfatte, hanno fatto una scelta (erano anche nelle condizioni economiche di poterla fare) e le rispetto..va meno bene che si mettano a giudicare le madri che hanno fatto scelte diverse ma ugualmente legittime (e lo direi anche a parti invertite)..e il fatto che giudichino le madri che lavorano mi spinge anche a dubitare che siano davvero così “soddisfatte”..ma è solo un’impressione mia, posso sbagliare

  4. Ho iniziato il libro ieri… direi che è come mi aspettavo: molto schietto , libero da certi preconcetti che girano sulle donne di questi tempi… Volevo solo fare una nota di colore: qui a Cremona ho cercato il libro in Feltrinelli reparto Sociologia e sai dove lo avevano messo? In mezzo a quello per le neomamme! Non lo avrei mai trovato, ma spero che qualche neomammina lo compri e apra gli occhi sul concetto di maternità che gira adesso tra le donne (mi ritengo “fortunata” sono diventata mamma tardi, quindi con un buon background ci si può difendere dall’idea che siamo solo carne da riproduzione)

  5. ho trovato il libro di una ludicità straordinaria, pronto a svelare le contraddizioni e le fragilità della condizioni femminile di oggi e di sempre
    una domanda per Loredana: è prevista una presntazione del libro a Reggio Emilia?

  6. Ho finito il libro e devo dirti che mi è piaciuto molto, come dicono sopra molto lucido, tratta svariati temi e lo ritengo adatto anche a chi non è mamma. Io sto vivendo adesso la gravidanza, quindi l’ho “sentito” molto, ma le tematiche sono ben analizzate e sono molteplici, di questo ti ringrazio… E, come sopra, ti chiedo: a Ferrara verrai??

  7. Grazie per averlo scritto. Per aver avuto voglia di entrare così a fondo nel mondo della maternità di oggi, dei suoi miti, dei mille stereotipi, delle mille e più solitudini. Un libro così “rincuorante” per me, che si chiude con un pensiero che sento profondamente: “non deve salvare il mondo, quel bambino indaco, deve vivere nel mondo. Non deve essere speciale, deve essere se stesso”. Un caro amico pochi giorni prima che partorissi la mia bambina poco più di un anno fa mi disse “lei ti amerà per quello che sei”. Non me l’aveva detto nessuno, non l’avevo letto in nessun libro. Ero preoccupata di non poter essere abbastanza per lei, di non essere preparata, e invece quella frase mi ha fatto sentire che così com’ero sarei andata più che bene. Mia figlia tutti i giorni esprimendo quello che è mi fa sentire libera di essere quella che sono. E’ difficile crescere una creatura di cui abbiamo la totale responsabilità e certi giorni è più difficile che in altri, ma non c’è cosa che ci porti più lontane da noi stesse dell’inseguire le mille raccomandazioni e regole impartite da tate esperte, mamme esperte, pediatri esperti, gente varia esperta di qualunque cosa riguardi la vita di un neonato… ho letto molte cose interessanti e anche utili durante i nove mesi di gravidanza e durante le poppate degli undici mesi nei quali ho allattato. Poi ho cercato la mia strada e la cerco anche adesso. Natura e cultura. Giusto e sbagliato. Bello e brutto. Le donne purtroppo sanno mettersi le une contro le altre, anche quando il tema è la maternità. Se usi un prodotto artificiale, chi è solo per il naturale ti guarda come se fossi una madre degenere e viceversa. Ma perché? I motivi sono raccontati nel libro, con così tanti particolari che potrebbero anche non sembrare reali a chi non è passato da un corso di preparazione al parto, da un ospedale, da un negozio per bambini, da un nido. Grazie davvero, soprattutto per il titolo che mi accompagna in molte riflessioni e che mi fa sentire che per essere una brava mamma non devo essere diversa da me stessa.
    Vorrei inviarle un libro che ho tradotto qualche anno fa e che parla di donne. Lo farò presto se le fa piacere riceverlo.

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