DIRITTI E ORRORI

“Scrivo questo breve libro perché sia ricordata la storia di Serena Cruz, a tutti quelli che ieri la leggevano sui giornali, e perché ne sia data notizia a quelli che non ne sanno nulla. Poi lo scrivo perché siano ricordati altri fatti, che riguardano le adozioni e i bambini, altri fatti che sul momento hanno suscitato scalpore e che sono stati rapidamente dimenticati. Abbiamo tutti la memoria corta.E infine lo scrivo per testimoniare solidarietà alle persone a cui sono stati strappati i bambini, che esse avevano fino a quel giorno amato e accudito. Per testimoniare solidarietà alle persone, genitori e bambini, che hanno visto, come Serena Cruz e i suoi primi genitori adottivi, distrutta in un attimo la tranquillità famigliare, traditi e calpestati gli affetti, e che acerbamente hanno sofferto devastazioni, separazioni e perdite”.
Così Natalia Ginzburg, che sfidò le polemiche per porsi dalla parte di una bambina, Serena Cruz. Le sue parole mi tornano in mente dopo aver distolto gli occhi, a pochi minuti dall’inizio, dal video che mostra il puro orrore: un bambino afferrato come una bestia, per riconsegnarlo a un genitore (non mi interessa se in questo caso è il padre, non è questo il punto) che si dichiara esultante per aver potuto di nuovo esercitare il proprio diritto.
Prima di postarvi altre parole, quelle usate oggi da Adriano Sofri, vi rimando a questa serie di link: consultateli. E’ il lavoro che Femminismo a Sud ha fatto sulla famigerata Pas. Vi torneranno utili.
Un mondo di cattivi
Poveri parenti, poveri giudici, poveri esperti, poveri poliziotti. Già: e il bambino? Prendiamo il fotogramma in cui viene trascinato (vi ricordate le due madri e il giudizio di Salomone?). Ci sono quattro persone, maschi, tre sollevano di peso e trascinano: il padre, lo psichiatra, e il poliziotto. Il quarto è lui, Lorenzo. Ha dieci anni. Un bambino di dieci anni ha tre svantaggi enormi nei confronti dei grandi: è più intelligente, è più sensibile, è molto più debole. Può reagire (“in modo violento”, ha detto il dirigente della questura, “a testate, calci, pugni”): anche un capretto portato via può scalciare e belare e mordere. È vero, bisogna usare molta cautela, molta discrezione quando si è tentati di giudicare una famiglia andata in pezzi. Ma molta più occorre usarne quando si afferra un bambino che non vuole. Si legge che i giudici della Corte d’Appello avevano prescritto di farlo in modi discreti, poveri giudici. Si sente il padre che dice che la cosa è avvenuta “con le modalità che la situazione richiedeva”, che il bambino “ora è sereno”. Dice quel disgraziato padre: se un bambino fosse stato sequestrato e la polizia lo liberasse dai rapitori, non dovrebbe farlo anche al prezzo di una colluttazione? Dovrebbe, sì, ma tutte le sindromi di Stoccolma non bastano a far immaginare un bambino rapito che corre a nascondersi quando vengono a liberarlo, e prende i liberatori a testate calci e pugni. Bisogna saperne di più, e giudicare è una tentazione terribile: a meno di essere Salomone, e di avere di fronte almeno una parte che vuole il bene del bambino più del bene che vuole al bambino. Qualcosa si è saputo: una prima sentenza aveva affidato Lorenzo alla madre, e la nuova sentenza si fonda su una supposta sindrome di alienazione parentale, formula cento volte più infida della sindrome di Stoccolma. Dunque non c’era un’urgenza tragica, abusi domestici, sfruttamento, botte. Da otto anni Lorenzo vive con la madre. Sono andati a prenderlo nella classe – modalità: svuotamento della classe da tutti i bambini tranne uno, e quando sono usciti tutti (ridevano? avevano paura? si sono voltati a guardarlo?) suo padre “l’ha abbracciato”. Povero padre. Mentre l’aula si svuotava il solo che restava si sarà chiesto che cosa gli avrebbero fatto; da come ha reagito occorre pensare che essere abbracciato lì, in quel modo, in quel momento, gli sembrasse una bruttissima cosa. Dunque è stato “inevitabile” che lo prelevassero di forza. Un bambino tolto alla casa, alla scuola, al suo banco – quali posti sono più protetti per una persona di dieci anni? – per essere portato “in una struttura protetta”, in “una comunità”. Spiegano: siccome il bambino quando lo cercavamo a casa “si nascondeva” – come un capretto – abbiamo dovuto, su ordine dei giudici, prelevarlo “in territorio neutro”. Aggrappato al suo banco, nella sua classe. Che cattivi ricordi evoca tutto ciò, non si ha nemmeno il coraggio di nominarli. “Ha cominciato a scappare attorno alla scuola e altri agenti lo hanno rincorso”. Quanti agenti erano stati mobilitati per l’impresa? La divisione anticrimine! Poveri agenti. E a nessuno di loro è venuto in mente di abbracciare il padre, discretamente, e telefonare al giudice, che non era possibile fare quello per cui erano stati mandati, e che si vergognavano troppo di continuare a rincorrere un primo della classe spaventato e furioso? “Non dovevamo farlo noi”, ha detto il dirigente anticrimine. Ha detto anche: “Non so che filmato abbiate visto voi. Nel nostro non c’è nessun trascinamento”. Povero dirigente: chi l’ha visto? Era un ordine dal quale non si poteva tornare indietro? Eppure tutte le ordinanze sulla patria potestà (è vero che tradizionalmente si privilegiano le madri, ma la potestà è rimasta patriarcale) hanno a fondamento “l’esclusivo interesse del bambino”. Era per il tuo bene, Lorenzo, che ti abbiamo acchiappato e strattonato, per il tuo esclusivo bene: al diavolo tutti gli altri. I nonni, poveri nonni, “si sono avventati sugli agenti”. La madre non c’era, era al lavoro. La zia ha filmato la scena, e intanto gridava: “Bastardi” – e Lorenzo ripeteva: “Bastardi” – e “Siete come la Gestapo” – questo Lorenzo non l’ha ripetuto, non doveva essergli famigliare. “La zia era lì per filmare”, dice qualche commento diffidente: ma no, ormai tutto si filma, e gran parte del filmato riprende piedi e cose mosse e strilli, “Aiutami, nonno”, “Non respiro”. Povera zia, dunque. “Io sono un ispettore di polizia e lei non è nessuno”, le ha detto l’ispettrice di polizia. Peccato davvero. Chi abbia appena frequentato i luoghi della sofferenza in questi anni ha imparato ad apprezzare la passione e la competenza inedite con cui donne della polizia trattano questioni come queste, di bambini da proteggere, di altre donne da liberare dalla strada e dai padroni.
È successo, ormai. Tutti avranno molte cose cui ripensare, fra sé e sé, prima di tutto. Comunque vada, resta Lorenzo, dieci anni. Troppo pochi per aver ragione fisicamente di padri agenti e psichiatri, troppi per non legarsela al dito, invece di un aquilone da far volare col suo compagno di banco perduto. Anche a dieci anni, se non hai fatto niente, e ti fanno il vuoto attorno per abbracciarti, ti rincorrono, ti tirano su di peso e ti deportano dentro una struttura “protetta”, il mondo ti sembra troppo ingiusto, e troppo cattivo.
Ho un poscritto. Ho saputo di una legge, in commissione alla Camera dopo essere stata approvata all’unanimità prima alla Camera e poi al Senato, ma con emendamenti che l’hanno fatta tornare indietro, sull’equiparazione dei figli naturali riconosciuti a quelli legittimi. Oggi i figli naturali, cioè nati fuori dal matrimonio, non hanno parenti, al di fuori dei genitori. Per fare l’esempio estremo, se perdano entrambi i genitori, non restano loro per la legge nonni o zii, e diventano figli di nessuno da dare in affido; la stessa cosa vale per l’eredità (quella dei genitori è riconosciuta dal 1975). È una condizione oltraggiosa della ragione civile e dell’affetto. A opporsi al voto finale (senza il quale la legge andrebbe alla prossima legislatura, cioè a farsi benedire) sono sorte due obiezioni, sulla competenza del tribunale dei minori – mentre per i figli legittimi decide il tribunale ordinario – e sul rischio di riconoscere uguali diritti a figli nati da incesto! Quest’ultima obiezione scambia il ripudio dell’incesto per il bando alle persone comunque venute al mondo, e riguarda un numero surreale, mentre il caso generale riguarda un 20 per cento di bambini italiani. Che, quando la tragedia della perdita dei genitori li colpisse, sarebbero tolti ai loro familiari e messi in una “struttura protetta”, “nel loro
esclusivo interesse”.

39 pensieri su “DIRITTI E ORRORI

  1. Hai già scritto tutto, Loredana, non c’è altro da aggiungere come commento all’orrore che l’episodio ha suscitato. Aggiungo solo che a un certo punto del video si sente la zia che dice: “I bambini non si portano via. I bambini vanno ascoltati”. I bambini vanno ascoltati, ecco qual è il punto. Ma in realtà e come se fossero muti.

  2. Quel bambino è un figo, un eroe.
    Testate calci e pugni, mi auguro che diventino col tempo carattere e fermezza nei confronti dell’abuso legale, che non muoiano nella remissività imposta di qualche struttura protettiva, covando repressi fino a che si sfoghino sulla persona sbagliata.
    Testate calci e pugni, purtroppo dovranno imparare i ragazzi che si troveranno ad affrontare le strutture militarizzate preposte alla loro tutela.
    Visto che nessun adulto si è premurato di reagire, come sempre succede, facendo un’eccezione per la zia.

  3. C’è da scrivere che la forza e il potere che la legge offre è nelle mani di persone che confondono quotidianamente il dovere con il sadismo.
    Chi lavora “nel sociale” lo sa ed ovviamente sono gli inermi a farne le spese.
    la legge che Sofri cita: “se perdano entrambi i genitori, non restano loro per la legge nonni o zii, e diventano figli di nessuno da dare in affido” è quotidianità.
    Ho visto portare via bambini la cui madre s’era impiccata davanti a loro. Via. Non da una zia, non da una cugina.
    Via. In una struttura a fare gli orfanelli come negli orfanotrofi della migliore tradizione letteraria. In una struttura che deve guadagnare con ognuno di loro, pagata dallo Stato perchè accolga queste deportazioni. Pagata da noi contribuenti che queste deportazioni probabilmente non vogliamo.
    Più fanno leggi “a tutela” e più giuridicamente torniamo indietro: un secolo dopo l’altro, fino a quelli più bui sulla soglia dei quali stiamo.

  4. Premessa 1:
    non si va a prelevare un bambino a scuola
    Premessa 2:
    lo deve fare personale specializzato e la polizia si deve limitare a una presenza discreta e limitarsi ad intervenire solo in caso di reale pericolo fisico per le persone.
    dato questo: ma la zia che sbraitava e accusava gli agenti l´ho vista solo io?
    Questa santa donna (non so immaginare cosa avrebbe scritto se ci fosse stato uno zio) non si rendeva conto che con il suo comportamento non faceva che peggiorare la situazione di suo nipote? Non avrebbe fatto molto meglio una donna che ha cura del bambino a rassicurlo invece che a sbaritare come una belva?
    Per inciso, cosa diamine c’entra il caso di Serena Cruz con quella del bambino in questione?

  5. Se la scena non fosse stata ripresa dal cellulare (della zia?) questa violenza barbara si sarebbe consumata in silenzio.
    Mi chiedo poi a che titolo il padre, che è un privato cittadino (anche se pare noto avvocato) abbia potuto partecipare a un’operazione di polizia. Addirittura salire sull’auto della pattuglia!

  6. @ Adrianaaaa
    Le ricordo che e’ stato portato via in base a una legge dello Stato italiano (vuole cambiare la legge?? cosa vuol che tutti i bambini vengano affidati alla madre in ogni caso?? oggi i padri hanno la tutale eclusiva in meno del 10% dei casi sono ancora troppi per lei??) e comunque io non sto dicendo che la madre o la zia non abbiamo tutto il diritto di protestare contro una sentenza del tribunale ma che non debbano farlo davanti al bambino sempre che abbiamo veramente a cuore il benessere del bambino: il comportamento della zia dimostra la totale non curanza! Io ho solo detto questo.

  7. L’affidamento esclusivo viene disposto solo in casi eccezionali, come quelli in cui l’altro genitore sia violento. Vuoi dire che le donne sono violente in famiglia tanto quanto gli uomini? Magari vai a dare un’occhiata su http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/
    Poi è interessante il fatto che secondo il tuo criterio una zia che urla è più indifferente alle necessità di un bambino del padre che lo trascina contro la sua volontà.
    Ps: non so se è una tua abitudine dare del lei in rete, ma da che so io è qualcosa che dimostra disprezzo.

  8. Ed è proprio disprezzo quello di uomini che da ANNI presidiano tutti i blog femministi per ribadire le loro tesi. Uomini che fanno capo alle associazioni di padri separati, che hanno seminato odio in tutta la rete.

  9. @ Adrianaaaa
    1. Chi mai sostenuto che le donne sono piu violentedegli uomini? io ho solo riportato una statistica dell´ISTAT che dice che l’affido esclusivo ai padri e’ estremamente raro dimostrando che i tribunali e le leggi italiani non sono affato pregiudiziati nei confronti della madri semmai si puo’ ipotizzare l’esatto contrario.
    2. Il Padre non ha rapito il figlio e non ha certo preso parte a quella ignobile azione della polizia! Lei ha letto gli atti per processo per caso ci puo’ illuminare del perche’ un tribunale della repubblica ha preso quella decisone, con quali basi, ascoltando quali testimoni, esperti ecc? Siccome NO non resta che giudicare quello che si e’ visto: una zia isterica che non aiuta il nipote e degli agenti di polizia che hanno fatto molto male il loro dovere. Il resto a meno che non fornisca dati certi sono tutte chiacchere da bar.

  10. @ Adrianaaaa
    Se Lei si offende se le danno del Lei deve andare da un bravo psicologo e farsi curare. Mi dice quale legge imprescrittibile vieta di dare del Lei in rete?
    Io do del lei a chiunque parlo o scrivo per la prima volta che abbia piu di 18 anni, se la disturba mi spiace tanto ma cosi mi hanno insegnato se a Lei hanno insegnato a dare del Tu agli estranei sono problemi suoi!

  11. Pessima vicenda. Mi piacerebbe non si polarizzasse su madri buone e padri catttivi. Dove non c’è violenza entrambi i genitori hanno diritto di frequentare liberamente il figlio, previ accordi. Benché l’affido condiviso sia ormai d’ufficio, resta aperta la questione del genitore “collocatario”, ossia quello con cui il minore vive quando non è dall’altro. Difficilmente il genitore collocatario è il padre – e, per me, questo è un errore.
    Sul caso specifico mi astengo da ogni commento – questa coppia genitoriale avrebbe dovuto essere aiutata da persone competenti.

  12. Simone, il padre è uno dei tre che sollevano di peso il bambino e lo trascinano via.
    Però sì in effetti il problema è che la zia è isterica. Si vede che aveva le mestruazioni. Sarebbe una cosa interessante da appurare in tribunale questa, chissà se è stata indagata. In caso contrario, è proprio vero che i tribunali favoriscono le donne. Ho le mestruazioni anch’io, dev’essere per quello che il Suo di Lei invito a farmi curare mi pare offensivo. E’ meglio che ritorni a prendermi umilmente cura dei miei cari sperando in cuor mio, e sempre umilmente, che la saggia autorità maschile non decida con giusta durezza un giorno di portarmeli via. Nel caso accada cercherò di reagire con le carezze e il silenzio.

  13. @ Adrianaaaa
    Siccome a differenza sua io riesco a ammettere gli errori le devo le mie scuse io ho visto solo un pezzo del filmato su youtube perche non vedo la tv italiana e non avevo capito che il padre fosse unodei uomini che trattonavano a forza il bambino.
    Questo aggiunge oltro orrore alla vicenda: dimostra chiaramente che nessuno padre e zia si curavano del bambino.
    Per il Lei continuo a sostente che se si sente offesa se uno sconosciuto le da del Lei e’ bene che una visitina dallo psicologo ce la faccia non sia mai che quando un commesso (la commessa ovvio le dara’ del tu) le da lei lo prenda a male parole.

  14. Adriana scusa se te lo chiedo, ma a te pare normale un genitore che, per cinque anni, non ottempera alle decisioni del tribunale. Ripeto, avrebbero avuto bisogno d’aiuto entrambi. Mamma e papà.

  15. Condivido un post di Zauberei sull’argomento che sottoscrivo in pieno. Secondo me si tratta di situazioni abbastanza estreme in cui è difficile dare giudizi e dividere con l’accetta i buoni dai cattivi. Anche se si’, una squadra anti-crimine che trascina a forza un bambino di 10 anni mi sembra davvero davvero eccessivo, anche se stanno ‘cercando di far rispettare la legge’.
    http://zauberei.blog.kataweb.it/2012/10/12/la-vicenda-del-bambino-di-padova/

  16. Barbara, la decisione del tribunale, da quello che si sa, è stata motivata dall’esistenza di una PAS, una motivazione che persino il Corriere (che non è certo un noto foglio femminista) ha definito frutto di una “scienza spazzatura”. La PAS è l’unica sindrome al mondo che non esiste in nessun ambito medico, ma solo nei tribunali. Per saperne di più c’è il link che Loredana ha inserito nel post.
    Io non divido con l’accetta i buoni dai cattivi. Ma mi sta sulle ovaie chi taccia di isteria e di mancanza di cura una donna che grida di fronte a uomini che di peso trascinano via con la forza un bambino. Quelle grida contribuiscono a spaventarlo di più? Sì, ma così a occhio mi sa che non sono la fonte principale del suo trauma.
    Ora scusate, cerco sulle pagine gialle uno psicologo specializzato in isterie ovariche.

  17. Quoto Adrianaaa. Il post di Zauberei, giustamente linkato perché fornisce ottime informazioni, fa capire che buoni e cattivi non esistono, mai, in storie del genere. Però, che Pas sia assai criticabile è dato di fatto (dovrebbe parlarne martedì Radio3Scienza).

  18. Adrianaaaa, io in realtà mi riferivo sia ai toni utilizzati per parlare del padre del bambino che a quelli, forse ben peggiori, usati da Simone per definire la zia. Per questo ho linkato l’articolo di Zaub, mi sembrava utilizzasse un approccio molto equilibrato e scientifico, in qualche modo.
    Detto questo, gli insulti personali sui commenti mi danno veramente fastidio e mai mi sognerei di dare a nessuno dell’isterica.
    Sul PAS, non posso esprimermi semplicemente perché non conosco abbastanza l’argomento. Rilevo solo che in Italia un dibattito sereno in merito sembra quasi impossibile, visto che chi nega l’esistenza o la scientificità di questa ‘sindorme’ è spesso bersagliata da trolling (quando va bene) o vere e proprie minacce (quando va male). E forse anche questo puo’ dirla lunga…
    PS Mi ero precedentemente dimenticata di firmarmi Barbara F, ma io l’altra barbara siamo due persone diverse.
    PPS Mi scuso con la padrona di casa per la confusione sui nick, esacerbata dal fatto che per ragioni varie uso molti IP differenti

  19. @ Barbara:
    non ho fatto una dignosi medica ho solo constatato che la zia urlava, insultava strattonava senza curarsi minimante di rassicurare il nipote spaventato a cui a parole teneva tanto: scelga lei (si offende anche lei?) il termini con la quale definire quel comportamento non mi interessa.
    @ Lalipperini:
    mi domando a quale informazioni si riferisce: c’e’ la sentenza del tribunale? ci sono i tempi della vicenda? c’e’ una perizia di un qualche esperto? no si dice: “alle informazioni che ho aggiungerò delle congetture, o mere narrazioni, ipotizzando quella che potrebbe essere una situazione largamente sfavorevole per la madre”, se lei (noti bene che la sta disprezzando secondo Andriana, me ne dispiaccio) considera questo informativo la invidio moltissimo.

  20. Quelle immagini tolgono il fiato. Anche per questo occorre stare zitti e cercare di capire, con assoluta umiltà. Non abbiamo abbastanza elementi per capire una storia che sembra dolorosissima.
    La certezza, l’unica certezza, è che sia come sia, che stia con la madre o col padre, chi ha perduto è il figlio.

  21. Non sono in grado di fare i distinguo del caso, e non posso farmi il problema del comportamento della zia, del padre, del telefonino che filma tutto, ecc, che non conosco nei dettagli. Non ha senso pretendere dalle persone (zia, padre, bambino) un comportamento migliore, magari più saggio e ‘adeguato’ – adeguato a che?
    Quel che è aberrante è che ci sarebbe una delega, data appunto da chi non ha le competenze per trattare e risolvere questi casi. Il fallimento di questa delega è evidente, qui c’è stato un abuso di potere. L’impreparazione degli agenti (e chi per loro, innanzitutto) ha portato a un arbitrio solenne, ovvero ha probabilmente lasciato che fossero interessi di parte e incompetenza a determinare la procedura, perchè di procedura si tratta. Nessuno, come dice anche Sofri, ha pensato ad interrompere la procedura semplicemente perchè non si poteva procedere con le modalità giuste. Non per buon senso, né per umanità o compassione, ma per legge.

  22. Da quello che ho capito e letto – e posso sbagliare – questa idiozia della Pas è arrivata come ultima tappa di una separazione al coltello e con una serie di ingiunzioni, senza pas in mezzo, che permettessero al padre di frequentare il figlio. Per me in questa vicenda perdono tutti – e perde soprattutto il bambino.Ma in situazioni limite così forse diventiamo isterici tutti – uomini e donne.
    Scontiamo la mancanza di servizi – di psicologi e terapeuti capaci di affiancare (non che tutti non lo siano) i giudici, di strutture di mediazione efficaci.

  23. @Simone
    Wikipedia mi dice che l’isteria non è piu’ catalogata come malattia psichiatrica scientifica, un po’ come il flogisto non è piu’ catalogato come elemento chimico. Non sono un’esperta ma direi che mi fido. Ergo, avevo intuito che la sua non fosse la diagnosi di uno psichiatra professionista. Detto questo, se le forze dell’ordine cercassero di portarmi via un bambino che mi è caro, io personalmente tenderei ad avere una reazione scomposta e forse tenderebbe ad avercela anche lei. Quindi si’, le etichette insultanti (mediche, pseudo-mediche o da uomo della strada) verso tutte le persone coinvolte in questa triste vicenda, io direi di lasciarle perdere – label jars not people, diceva un vecchio slogan.
    Questi sono i miei unici 2 cent sul tono della discussione. Della netiquette sul ‘lei’, invece, non so nulla né mi interessa molto, onestamente. Potremmo anche virare ancor piu’ sul retro’ e usare il ‘voi’ come in Dylan Dog, per quel che mi riguarda.

  24. Io vorrei umilmente far notare come, anche nella discussione, venga naturale schierarsi o da una parte o dall’altra. E’ un approccio sbagliato, è un colludere, con uno o con l’altro genitore. E’ il bambino il soggetto principale è lui e lui solo che va ascoltato, altrimenti non si va da nessuna parte. Ricordo ancora un caso simile, perfortuna meno violento. La soluzione? Un’ass.soc. per la madre, una diversa per il padre, e uno per il bambino che aveva un suo spazio senza interferenza alcuna. Sono però lavori lunghi, faticosi, che richiedono grande equilibrio ai tecnici che entrano in campo. Sono anche convinta che in questi casi l’unione tra esperti fa la differenza, ma superare certe barriere è molto faticoso, ci vogliono protocolli d’intesa tra istituzioni rispettando il compito di ognuno. Ma sono convinta che queste sono le mosse che portano a soluzioni accettabili, rispettando la dignità e la sofferenza di tutti.

  25. Hai ragione, Cristina. E’ quello che sottolineavano ieri a Fahrenheit Luigi Cancrini e Silvia Vegetti Finzi. Pazienza, lentezza, generosità. Ma anche strutture che supportino i genitori. E un no fermo alla PAS.

  26. Ho sentito la trasmissione e mi complimento con te per il taglio che hai dato. Purtroppo non l’ho sentita tutta ma nella mia esperienza professionale condivido in pieno quanto hanno detto Cancrini e Vegetti Finzi. Purtroppo nei Servizi Pubblici di questi tempi c’è un cambio, come dappertutto, c’è inesperienza, c’è gente che lavora con poca testa e per gli operatori è faticoso mettere distanze e collaborare con ideali comuni. Non è una società facile e fare errori sulla pelle degli altri è molto facile. Il quotidiano non aiuta …ma ci sono anche tante persone preparate che fanno il possibile.

  27. Cara Lipperini,
    la parte di trasmissione di Fahreneit (trasmissione che amo e che prediligo quando è lei a condurla) dedicato a questo tema, mi ha proprio infastidito. Da una parte mi è sembrato si parlasse del problema senza conoscere veramente come siano andate le cose, e vabbè, comunque occorreva parlarne. Dall’altra, però, mi è sembrata una puntata a “tesi”, dove la tesi che si voleva fare passare è questa: il padre deve aspettare e pazientare, perché lui non può anteporre i propri desideri alla felicità del figlio, mentre la madre ha diritti di ogni sorta sul bambino (in primis il diritto di “tenerlo”, di “possederlo”). Almeno, così mi è sembrato ascoltando la voce unica di Cancrini/Vegetti Finzi. Mi è parsa insomma, come se per lei e i suoi ospiti fosse naturale che sia la madre a dover “tenere” il bambino, mentre la figura del padre sia altrettanto “naturalmente” subordinata a questa rigida struttura che lo condanna alla attesa e alla pazienza. Certo, meglio attendere e pazientare piuttosto che tirare un figlio per i piedi. Ma le sembra questa una situazione giusta? Le sembra giusto passare anni, a pazientare, mentre un figlio vive questo distacco nella possibilità non solo di “dimenticarsi” di un padre assente (alla faccia del ridicolo ricorso all’archetipo del padre tirato fuori dal cilindro di Cancrini) quando non nella possibilità che la madre riversi nel bambino il suo odio o disprezzo per il padre, magari imputando a quest’ultimo la colpa della sua assenza? Magari mi sono confuso io e non ho capito bene (dubito, perché ho ascoltato con attenzione), ma questo mi è parso di capire dalle parole sue e dei suoi ospiti. Grazie comunque per le sue belle conduzioni. Cari saluti, Sergio (un non-padre, figlio di divorziati)

  28. Scusi Sergio ma la madre può pure essere la persona peggiore di questo mondo, io non lo so (direi che nessuno può saperlo), ma un bambino di dieci anni non può essere trascinato di peso dalla polizia (e da un genitore) come se fosse un pericoloso terrorista e lo penserei anche se il genitore che lo trascinava fosse stata la madre.
    Credo di essere forse uno dei pochi che nonostante i casi di brutalità di cui alcuni poliziotti si macchiano, crede ancora che il dovere delle forze dell’ordine sia far rispettare la legge a difesa di tutti i cittadini e in particolare dei più deboli..in questo caso (e non solo in questo) non lo hanno fatto, a mio avviso: un bambino di dieci anni non si porta via in quel modo punto e basta!
    E se fossi stato il padre non so se avrei avallato una cosa del genere perchè prima del mio diritto a vedere mio figlio viene il diritto di un bambino a non essere portato via come non si fa neanche col più spregevole dei criminali.

  29. Caro Paolo,
    guardi che io ho precisato: <>.
    Il mio intervento era più mirato a mettere in discussione un supposto “diritto naturale” delle madri a disporre come vogliono della vita dei figli; e l’idea che un buon padre sia quello che si fa da parte. Sul serio, questo non lo trovo giusto. Non trovo giusta l’impostazione (e dunque la soluzione) del problema.
    Per il resto, lo ripeto a scanso di equivoci: il “rapimento” di Leonardo, l’uso della forza, è sul serio un “orrore”. (Poi sopra quando parlo di padre e madre parlo in generale).

  30. ops, la mia “auto-citazione” è stata tagliata…
    dicevo, nel mio primo intervento ho così precisato: “meglio attendere e pazientare piuttosto che tirare un figlio per i piedi”

  31. Guardi, frequento questo blog da tempo e qui la teoria che del “diritto naturale” di cui parla ha poco successo qua.
    Io non sono nessuno, non sono psicologo nè giudice nè genitore..mi chiedo solo se un bambino possa amare un genitore che ti trascina a quel modo per mandarti in casa-famiglia…sì lo so che c’era una sentenza che lo ordinava però vorrei capire: che io sappia in casa-famiglia ci sono bambini senza genitori o con genitori drogati, fisicamente e sessualmente abusanti o comunque palesemente e gravemente inaffidabili e indegni del loro compito..davvero questo bambino viveva in un tale inferno da giustificare la casa-famiglia? Non lo so. Ho saputo che il padre ha dichiarato di aver “salvato” suo figlio..ma per considerare la casa-famiglia una “salvezza” (e lo dico con tutto il rispetto per chi ci lavora) vuol dire che con la madre questo bambino pativa le pene dell’inferno..e certamente ci sono casi in cui è così, ma questo è uno di quelli? Non lo so

  32. Infatti io non mi riferisco al blog che lei frequenta da tempo (è un argomento questo?), ma (come scritto) alla trasmissione sentita ieri e ai commenti di Cancrini e di Vegetti Finzi alle domande poste da Loredana Lipperini. La questione era così posta: i genitori non hanno diritto di possesso riguardo i figli. Bene. Salvo poi sottolineare più volte che il rapporto primario è quello tra madre e figlio. E che questo deve essere privilegiato. E che, appunto considerando questa priorità, che esclude il padre nel momento della separazione; è considerando questa priorità tra madre e figlio, dicevo, che un buon padre deve mettersi da parte e aspettare e pazientare che sia il figlio a cercarlo (e quanto dovrebbe aspettare? Un anno? Cinque? Dieci? Tutta la vita? Ponendo fiducia sull’archetipo del padre di cui parlava Cancrini?). Di diritto naturale certamente non si è parlato: e tuttavia, questo della madre mi pare molto simile a un diritto naturale al possesso, nella misura in cui è questa che “naturalmente” oppure “strutturalmente” ha la priorità sul figlio, sulla sua educazione e, magari, sull’imporre il divieto di far incontrare il figlio al padre.
    E a ciò aggiungo: un buon padre, innanzi a questo divieto, deve pazientare e attendere; ma una buona madre che deve fare?
    E ancora: una madre ha il diritto di non far vedere suo figlio al padre, o di fare in modo che il figlio non cerchi la figura del padre?
    Ebbene, se il suggerimento ai padri è di portare pazienza e aspettare l’iniziativa del figlio, allora la risposta velata alle domande di cui sopra mi pare sia questa: la madre ha quel diritto.
    Detto questo, ripeto per la terza volta: “meglio attendere e pazientare piuttosto che tirare un figlio per i piedi” (dovrò ripeterlo una quarta?).
    Per finire: su questo caso tutti dicono tutto e il contrario di tutto senza sapere granché sulle reali condizioni della madre, del padre e del bambino… ma anche sul lavoro compiuto dagli psicologi e dai servizi sociali che hanno seguito questa infelice famiglia.

  33. Un buon padre e una buona madre devono pazientare e aspettare piuttosto che trascinare un bambino per i piedi perchè un rapporto coi figli si costruisce nel tempo e questa costruzione può pure in certi casi durare tutta una vita, e non si impone per decreto a chi non lo vuole. Io sarò strano, ma preferirei che mio figlio stesse con una madre con la quale ho un pessimo rapporto piuttosto che in una casa-famiglia
    Io penso che la bigenitorialità sia un principio giusto, ma che si fa se il figlio non vuol vedere l’altro genitore? Glielo facciamo vedere per forza? Ok, si dice che il genitore affidatario abbia parlato male dell’altro al bambino e lo abbia indotto al rifiuto, e non dico che non possa succedere, ma pur accettando la (dubbia) teoria della PAS, è sufficiente per ignorare il volere di un bambino? E’ sufficiente questo per la casa-famiglia?

  34. Caro Paolo,
    sottoscrivo il suo ultimo intervento e i suoi dubbi.
    Tuttavia, mi sembra evidente che lei non ha avuto modo di sentire la trasmissione di Fahrenheit alla quale ho fatto riferimento nel mio primo intervento e nei successivi. Io volevo esprimere solo i miei dubbi su quanto detto da Cancrini e Vegetti Finzi in relazione alle domande poste da Lipperini. Tutto qui.

  35. Sergio, no. Non ho mai parlato di diritto naturale della madre. Nè in onda,nè altrove. Nelle domande, semmai, ho fatto riferimento a quello che tutti hanno visto e alle dichiarazioni rese dal padre del bambino, che parlava del proprio diritto di padre finalmente esaudito. E delle sue mani che tenevano per i piedi il figlio. Avrei detto la stessa cosa se a rendere le stesse dichiarazioni e a tenere il figlio per i piedi fosse stata la madre. Detto questo, quello a cui semmai ho fatto riferimento in trasmissione è la violenza con cui ALCUNE associazioni di padri separati reagiscono alla sola parola “madre”. O, addirittura, donna. In rete, e fuori rete.

  36. Cara Lipperini,
    infatti, come ho detto, non ho sentito la parola “diritto naturale”. Ma da quanto detto dai suoi ospiti, la tendenza era quella di affermare un simile diritto, appunto quando si parla del dovere del padre di attendere (a tempo indeterminato) e del rapporto privilegiato della madre che, ovviamente, deve essere lei la prima a detenere la patria potestà. Comunque ho anche anticipato che potrei aver inteso male io. Ma quando si intende male, la colpa non è sempre e solo di colui che ascolta.
    Rinnovo la mia ammirazione per la sua persona e continuerò ad ascoltarla per radio.
    Sergio

  37. Una sola nota. Oggi i telegiornali riportano un sunto di un tema del bambino. Un componimento che parla più o meno di due alberi che litigano, poi si parlano e fanno la pace. Gli psicologi, con una certa raffinatezza interpretativa, sostengono che il bimbo cerca di trovare una sua soluzione al conflitto familiare (mica per nulla gli psicologi sono laureati).
    Ora, in tutto questo, io vedo una violenza familiare, un’esasperazione del conflitto che si è propagata anche nella sequenza filmata che tutti abbiamo visto e che ora viene accolta e perpetuata dai media. Non credo sia insensato dire che se il padre ha colpevolmente partecipato al “sequestro”, la zia riprendeva per procurarsi soprattutto una carta da usare in sede di ricorso.
    In tutto questo la vittima è il bambino, e siamo noi che partecipiamo del circo mediatico.
    paolo

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