Tag: Adriano Sofri

Dieci anni fa, Adriano Sofri scrisse un articolo sul femminicidio e soprattutto sugli uomini che continuano a negarlo, anche oggi.
Lo ripropongo oggi perché la negazione sembra esserci ancora.
“La minimizzazione del femminicidio si presenta come un’obiezione al sensazionalismo. Si potrà dire almeno che ha avuto una gran fretta. Si sono ammazzate donne per qualche migliaio di anni, per avidità amorosa e per futili motivi: da qualche anno si protesta ad alta voce, e già non se ne può più?”

“Non è facile far luce, e del resto, come diceva Montale, ci si deve accontentare dell’esile fiammella di un fiammifero. Ma è già qualcosa. L’importante è tentare di accenderlo. Anche un fiammifero Minerva.”
Questo è un post molto lungo, e persino un po’ datato, perché la lettera di Antonio Tabucchi ad Adriano Sofri, con ampia incursione nelle parole di Umberto Eco, è addirittura del 1997. Parla di intellettuali, categoria di cui da anni  si dice tutto il male possibile, e il problema è che non è più solo qualche politico – o tutti – a farlo, ma gli stessi intellettuali, se come tali devono essere definiti coloro che lavorano con le parole e il pensiero. Anche sui social. Gli intellettuali non ci sono più! Tacciono! Si sottraggono!, dicono costoro. Eppure, quando sono davanti a un gesto intellettuale, tacciano chi lo compie di superficialità, violenza, vena autopromozionale. Chi non lo fa, tace, o magari solidarizza, chissà, in privato, fosse mai che si perde la possibilità di un passaggio televisivo.
Dunque, care e cari, ecco cosa significa essere intellettuali. Ecco a voi l’intervento strepitoso di Antonio Tabucchi del 1997. E’ lungo e spesso non facile. Ma leggendolo impariamo tantissimo, e così dovrebbe essere sempre. 

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