Non voglio rubare lavoro e competenze a nessuno, dunque dichiaro subito che non sono un’esperta di psicopatologie. Però rimando a un post di Softrevolutionzine (non sono professioniste della psiche, ma sono brave e serie, e tanto mi basta) sul disturbo del dismorfismo corporeo. Qualcuno di voi lo conoscerà: in poche e profane parole, è quando nello specchio vedi un’immagine che non corrisponde alla realtà, ed è un’immagine negativa.
Non so se esista un corrispettivo per quello che riguarda le parole, soprattutto le parole degli altri: se il termine non esiste, occorrerebbe crearlo.
Perché davvero continuo a interrogarmi su come sia possibile fraintendere e distorcere una frase corta e semplice (sì, parlo ancora della famosa copertina di Marie Claire, di cui onestamente a questo punto cale ben poco, perché mi sembra più degno di analisi quel che continua ad avvenire in rete, dal commento passeggero al sito raffinato che addirittura parla di frattura culturale fra intellettuali e moda). Michela Murgia non ha mai scritto di essere disgustata da un corpo femminile. Eppure continua a passare questo concetto.
Bene. Dal momento che la giornata è cominciata in modo assai fosco, causa ameno guasto della linea B della metropolitana, invasione di via dei Monti Tiburtini da parte dei passeggeri esasperati e dichiarazioni del-quasi-ex-assessore Esposito del tenore l’avevo detto io! lo sapevo io!, enuncio qui i motivi per i quali vale la pena essere disgustati:
– la malafede. Senza se e senza ma. Quelli che sanno perfettamente di compiere un’azione miseranda, e non solo la compiono ma continuano a sostenere di essere in missione per conto di Dio, o della Regione Sardegna, o di quel che volete.
– l’ignoranza. Che non fa confusa con la mancanza di cultura o di letture, bensì consiste nel non voler approfondire un argomento, uno qualsiasi, a scelta, accettando solo quello che risponde al proprio istintivo sentire. Esempi possibili: protesto contro il gender a scuola perché questi insegnanti non li sopporto, hanno persino tre mesi di ferie; non vaccino mio figlio non perché mi sia documentato/a attentamente ma perché tutti i pediatri sono collusi con i poteri farmaceutici planetari; non è vero che in Italia non si legge perché io, il/la mio fidanzato/a e il collega della scrivania di fronte leggiamo. Ad libitum.
– la disumanizzazione di chi è portatore di pareri contrari. Ovvero: scagliarsi contro i genitori che non vaccinano perché sono matti e ignoranti ed esaltati; sottovalutare le sentinelle antigender come semplici ossessi; definire bestie i non lettori. Ad libitum, pure qui.
– parlare con esseri umani in carne e ossa come se fossero interlocutori su Facebook. Usare gli stessi argomenti che si trovano sui social, fatte salve fin qui le foto di Frank Zappa, Osho e Jim Morrison che sentenziano. Non rendersi conto che l’informazione (quella alta e quella bassa, quella dei quotidiani e quella dei social) si sta avvitando su se stessa. Loop e ad libitum di nuovo.
– indignarsi senza ribellarsi.
– scrivere post indignati come questo perché uscire di casa e prendere una metropolitana a Roma comporta più rischi di quelli affrontati dal funambolo di The Walk. Non va bene, me lo dico da sola.
Buon giovedì.
…sicura che non va bene? Se alle parole si fanno seguire dei fatti (e credo che tu ne abbia abbastanza nel tuo curriculum) va BENISSIMO esprimere la propria rivolta interiore!
Tieni duro che fra poco Marino va via, finalmente potrete sempre lasciare le porte aperte e la metro sarà sempre puntuale come quando c’era Lui (Alemanno, dico).
Come non essere d’accordo su tutto il contenuto del post, su la giusta incazzatura buona dalla prima all’ultima vocale. Mirka