FARE IL PUNTO

Il frame “bigotte” contro “puttane” è goloso: fa leva su stereotipi secolari, è semplice, funziona, attecchisce. Quando Gianluca Nicoletti confeziona il suo video lo utilizza immediatamente: da una parte le femministe anni Settanta in girotondo, ergo le ragazze Fast food, ergo ancora la soave sposina del Brodo Star. Il collegamento è: se fate parte di quei girotondi, volete la donna a casa, muta e cuciniera. L’alternativa è il modello televisivo, ugualmente semi-muto (ma è un dettaglio).
Il frame viene ripreso dal settimanale Chi, che intervista le politiche del Pdl. Stessa linea.
Viene ripreso da Annalena Benini su Il foglio, dove molte femministe storiche cadono nella trappola del “di qua o di là”.
Viene ripreso da Eugenia Roccella su Il giornale. Stessa chiave.
Di qui, si libra e si diffonde in centinaia di commenti in rete, su blog e social network. Si trasforma in “chi va in piazza il 13 febbraio è contro le altre donne. Perbene contro permale”.
Non serve che chi ha organizzato quella giornata di mobilitazione (e non c’è un soggetto unico, perchè le iniziative si sono moltiplicate in ogni città) ripeta che così non è.  E non lo è, non lo è mai stato. Non ci sono donne perbene e donne permale: c’è un paese che continua a ignorare quanto, in termini di servizi, opportunità, rappresentazione (che oscilla sempre fra quei due poli del pendolo: perbene e permale, madre o puttana, e annienta tutto il resto), è necessario fare per definirsi civile.
Ma il frame è diventato un altro. Chi manifesta domenica – questo si legge qua e là – ignora i problemi reali delle donne per accusare altre donne.
Questo passa. Questo è, magari, occasione per riprendere antiche questioni sviscerate da parte del pensiero femminista: sviscerate così tanto, che nel frattempo – gli ultimi quindici anni – i pozzi dell’immaginario venivano avvelenati con poco sforzo.
E’ come un’onda che si infrange sulla riva e torna subito indietro, senza lasciare che sabbia bagnata: la spinta che dal basso è partita rischia di spezzarsi perchè una falsa cornice ha sostituito la prima.
E’ impressionante osservare il meccanismo. Doloroso prenderne atto.

66 pensieri su “FARE IL PUNTO

  1. Scusate ma insisto: credo che le critiche che vengono da sinistra siano salutari se non altro perchè permettono di chiarire ulteriormente la propria posizione come ha fatto Concita De Gregorio nel suo editoriale di oggi, significa che questi sono temi delicati e su cui il dibattito all’interno del femminismo è vivo e vitale.
    Che quelli che vogliono il brodo star siano Roccella, Sallusti e Ferrara non ci piove, ma accusare chi critica da sinistra di essere “fiancheggiatori” mi pare ingeneroso, tanto più che le donne di Femminismo a sud saranno comunque in piazza a fare “massa critica”.
    Anche Manuela Cartosio che ci sarà il 13 scrive sul Manifesto: “Altrettanto sento che domenica prossima bisognerà comunque esserci. Anche se l’appello che indice la manifestazione è mal scritto, in alcuni punti mal pensato, teso ad allargare il più possibile il fronte (vedi il riferimento alla religione!). Lo scivolone più grave, a mio parere, è l’eccessiva insistenza nell’elencare le nostre professioni all’onor del mondo, inciampando in una distinzione sotto traccia tra donne «per bene» e «per male». Poi ci sono i palloncini e le sciarpe bianche «in segno di lutto». Mi irritano, essendo il lutto davvero fuori luogo. Le considero sgrammaticature, spie di una diversa sensibilità.”

  2. Donazzan e Coppola ovviamente fingono di non sapere che l’amore libero che loro ridicolizzano non prevedeva denaro. Secondo me non bisogna dare il minimo spazio alle fesserie che fascisti, ciellini e leghisti maschi e femmine vomiteranno sulla manifestazione. Sono quelli che blaterano di tradizione e “valori della famiglia” (quella del brodo star) e sostengono un puttaniere.
    Che vadano affanculo.

  3. Già.
    Proprio vero.
    Me n’ero dimenticato.
    Chissà come ho fatto poi.
    Meno male che a sinistra c’abbiamo Ritanna Armeni.
    Di mio aggiungo pure Rondolino Velardi e Sansonetti, parterre de roi completo.
    L.

  4. Preciso che non sto accusando chi critica da sinistra di fiancheggiare, certo è un’accusa che mai e poi mai rivolgerei a Femminismo a Sud, un blog del quale mi è sempre piaciuto l’antifascismo e la documentazione sulle sue brutte ricorrenze nel periodo politico che stiamo vivendo (e Donazzan qui sopra casca a fagiolo). In altri casi i discorsi mi piacciono meno – penso, per fare solo un esempio, allo strano linguaggio di Natalia Aspesi con l’appropriazione del maschile grammaticale e prospettico di “puttanone” e a un discorso e un tono che sento molto distanti. Altri discorsi contengono contraddizioni, ma il succo è che tanta litigiosità e divisione, come sempre, finisce per andare a vantaggio di chi, a me pare, comincia ad avere paura e per questo fomenta divisione. Il problema è cadere nella trappola, e finisce però anche nel rischio di una responsabilità collettiva rispetto all’impossibilità di cambiare.
    Perché se vengono in piazza anche persone che finora hanno votato a destra o non hanno votato, e quelle sì sono un po’ benpensanti per i miei standard, beh, pare che abbiamo bisogno anche del loro voto, o quantomeno non-voto. Io mi concentrerei sul fargli capire dove stanno le responsabilità, non sull’addossare alle femministe un presunto quanto inesistente moralismo. O fare a gara per dimostrare la propria spregiudicatezza, che è proprio quella gara che a me sa di falso.
    Invischiarsi in quelli che a me paiono doppi legami credo possa solo tenerci fermi dove siamo. A dire le stesse cose della Donazzan, per dirne una.

  5. ‘Femminismo a sud’ ci sarà, così come pure il movimento delle prostitute. Ho letto il loro manifesto su ‘Luccioleonline e mi piace.
    Io credo che gli equivoci su questo punto dovrebbero essere chiariti.
    E visto che in piazza, con il movimento della prostitute, ci sarà anche Ritanna Armeni (e spero si convincerà che parte da ‘indignazioni’ sbagliate), mi piacerebbe che ad accompagnarla fosse il suo ex collega di conduzione di ottoemezzo Giuliano Ferrara, magari portandosi dietro le 150 mutande da stendere.
    Mi piacerebbe anche che con loro ci fosse Annalena Benini, perchè si fa presto a dare dell perbeniste citando la Du barry e Boule de suif, sarebbe bello invece che il confronto l’avesse con le lavoratrici del sesso vere che scendono in piazza per dire la loro.

  6. Vabbè, allora dài, se c’è anche Ritanna in piazza la questione è risolta.
    Per fortuna stavolta la Rivoluzione si fa.
    Speriamo che scenda a manifestare anche Fellini, che gli piaceva tanto Drive In… Così Regazzoni sarebbe entusiasta e si farebbe ghigliottinare con il sorriso stampato sul volto.
    L.

  7. Ecco una bella conclusione proprio da Femminismo a Sud:
    “E’ significativo che il momento di maggiore difficoltà del governo Berlusconi sia prodotto da una questione di rapporti sociali che hanno al centro la questione di genere. Questa volta sarebbe davvero una straordinaria occasione per suscitare una rivolta delle donne, che affermi l’importanza di una sessualità libera e consapevole svincolata dalla mercificazione e dalle norme imposte, in cui decisivi siano il riconoscimento dei desideri, la liberazione dagli stereotipi, e l’esercizio dell’autodeterminazione.
    E’ con questo sentimento che attraverseremo la giornata del 13, perché pensiamo che sia imprescindibile una presa di parola pubblica e determinata da parte di tutte, per costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la vera libertà delle donne.
    Ci vogliono addomesticate… NOI SAREMO INDISPONIBILI E RIBELLI!”

  8. Io ho valanghe di perplessità ma ci vado alla manifestazione. Con l’amato bene e gli amici – ciascuno con le sue differenze. C’è un tempo per discutere e un tempo per fare. Non rinuncerei alla manifestazione per niente – poi ci accapigliamo. Poi.
    Un grazie alla padrona di casa per lo spazio!

  9. @ilaria, riprendo la tua frase “trovare il modo di non lasciarci distogliere dalle cose importanti, perché temo sia quello che la campagna di fango e discredito stia cercando: sfiancarci oltre che dividerci”.
    A me ‘sto film mi sembra di averlo già visto, un quarto di secolo fa, anche se allora non c’era ancora il padrone dei generatori mediatici “di fango e discredito”. Le donne si dividono, si fermano lungo la strada a intessere tra loro discussioni infinite su tutte le cose che le dividono, non vanno avanti di un passo, e intanto vengono superate dal treno della strategia massmediatica che fa tabula rasa, nella cultura di massa, di quanto le donne stesse avevano seminato. Adesso che sembiamo dare segni di risveglio, e che dobbiamo riseminare su un terreno dove è stato sparso il sale, i nostri avversari possono ancora contare su donne che non hanno capito chi è il loro avversario.

  10. Scusate per il terzo commento, volevo soltanto dire che quando dico “avversario” non intendo riferirmi ad un individuo, è ovvio, ma è bene esplicitarlo. E scusate pure gli errori di battitura.

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