FARE IL PUNTO

Il frame “bigotte” contro “puttane” è goloso: fa leva su stereotipi secolari, è semplice, funziona, attecchisce. Quando Gianluca Nicoletti confeziona il suo video lo utilizza immediatamente: da una parte le femministe anni Settanta in girotondo, ergo le ragazze Fast food, ergo ancora la soave sposina del Brodo Star. Il collegamento è: se fate parte di quei girotondi, volete la donna a casa, muta e cuciniera. L’alternativa è il modello televisivo, ugualmente semi-muto (ma è un dettaglio).
Il frame viene ripreso dal settimanale Chi, che intervista le politiche del Pdl. Stessa linea.
Viene ripreso da Annalena Benini su Il foglio, dove molte femministe storiche cadono nella trappola del “di qua o di là”.
Viene ripreso da Eugenia Roccella su Il giornale. Stessa chiave.
Di qui, si libra e si diffonde in centinaia di commenti in rete, su blog e social network. Si trasforma in “chi va in piazza il 13 febbraio è contro le altre donne. Perbene contro permale”.
Non serve che chi ha organizzato quella giornata di mobilitazione (e non c’è un soggetto unico, perchè le iniziative si sono moltiplicate in ogni città) ripeta che così non è.  E non lo è, non lo è mai stato. Non ci sono donne perbene e donne permale: c’è un paese che continua a ignorare quanto, in termini di servizi, opportunità, rappresentazione (che oscilla sempre fra quei due poli del pendolo: perbene e permale, madre o puttana, e annienta tutto il resto), è necessario fare per definirsi civile.
Ma il frame è diventato un altro. Chi manifesta domenica – questo si legge qua e là – ignora i problemi reali delle donne per accusare altre donne.
Questo passa. Questo è, magari, occasione per riprendere antiche questioni sviscerate da parte del pensiero femminista: sviscerate così tanto, che nel frattempo – gli ultimi quindici anni – i pozzi dell’immaginario venivano avvelenati con poco sforzo.
E’ come un’onda che si infrange sulla riva e torna subito indietro, senza lasciare che sabbia bagnata: la spinta che dal basso è partita rischia di spezzarsi perchè una falsa cornice ha sostituito la prima.
E’ impressionante osservare il meccanismo. Doloroso prenderne atto.

66 pensieri su “FARE IL PUNTO

  1. Condivido parola per parola. Chi va in piazza il 13 non è contro le donne, neanche contro alcune. Chi va in piazza il 13 ci va anche – e persino- per quelle che pensano che il modello televisivo significhi il successo, per chi non si accorge della sua stessa schiavitù, e anche per quelle che se acoorgono e fanno finta di nulla.

  2. Ma in fondo che potevamo aspettarci dal Foglio e dal Giornale? Non è nella mia natura essere ottimista, ma in rete io ho letto soprattutto adesioni alla mobilitazione, più o meno entusiastiche o magari anche critiche, ma massicce. Del resto l’antifemminismo io l’ho sempre avvertito molto forte, anche nella metà degli anni ottanta quando ho iniziato a interessarmene, anche in una regione rossa come quella in cui vivevo. Anzi, a me sembra che adesso stia attraversando un momento di nuova vitalità, sta interrogando anche donne che erano rimaste ai margini della discussione.

  3. Questo gioco al massacro è praticato sistematicamente contro ogni tentativo di combattere i frame dominanti. Che si parli di questioni di genere, di rapporto capitale-lavoro, di istruzione ecc.
    .
    Come sempre, battersi per un’alternativa ha dei costi enormi. Ma ne vale la pena.

  4. penso – ingenuamente?- che la grande presenza in piazza di donne e uomini, con tutti i contenuti possibili contro lo sfascio in corso ben rappresentato dall’esplosione mediatica dei problemi personali del premier, sia in questo momento l’unico modo per avere parola, però sarà il caso anche di costruire una politica seria contro questo sfascio…

  5. Inoltre non bisogna dimenticare un altro frame, buono per qualsiasi occorrenza: che qualsiasi manifestazione (dagli “intellettuali” a Milano al popolo viola ad Arcore, per arrivare alla manifestazione del 13) venga letta esclusivamente contro Berlusconi, e non per smascherare e rifiutare una certa visione del mondo, in cui molti sembrano davvero riconoscersi. Su questo punto, credo vada fatto un ulteriore sforzo di decostruzione del discorso, uno sforzo titanico purtroppo, poiché la grande macchina (che richiama solo macchinazioni) messa in piedi è veramente un pachiderma che sembra non esaurirsi mai… E’ un boomerang che viene rilanciato da anni, questo.

  6. Mi sono interrogata più volte sulla manifestazione del 13 ho letto i vari manifesti, sondato le varie posizioni e ne sono uscita ancora più perplessa di prima.
    La cosa è per me spinosa, nonostante mi interessi di questione femminile (anche se magari con mezzi modesti), ma senza farmi problemi a parlarne con chiunque me ne offra l’occasione: dall’anziana sull’autobus che piange con il controllore perché non aveva i soldi per comprare il biglietto (mentre va a tenere i nipotini) alla ragazzetta che sento urlare a un’amica “ah femminista”; e quindi la tematica mi sia cara.
    Quello che mi dà fastidio è che il mio lavoro e il mio impegno possano finire nel calderone dell’anti-berlusconismo, calderone che tutto contiene e tutto annulla, non ho ancora capito se le donne e gli uomini che scenderanno in piazza lo faranno contro il cavallo o contro il cavaliere, credo che l’ambiguità sia voluta un po’ da tutti, a partire da alcuni organizzatori, per finire con il mondo dei media.
    Nel dubbio ho comunque deciso che domenica sarò in piazza con le mie idee e visioni, perché ritengo che sia sempre e comunque preferibile esserci piuttosto che demandare ad altri, ho i miei motivi di scontento, delle questioni di cui vorrei parlare con altri e quale momento migliore per farlo?
    Un’ultima postilla, sbattere pentole e coperchi il 12 (ma anche qui dipende dalle città) sarà flashmob, ma non lo capisco, vorrei che a trovare voce fossero le persone, non il rumore che producono, ma anche questo è un punto di vista strettamente personale e lascia il tempo che trova.
    Piuttosto che demolire e spaccare prima ancora che si sia provato a fare qualcosa proverò a esserci e a “conquistarmi” la possibilità di dire la mia, se non dovessi trovarmi con quanto verrà espresso; credo che sia anche questo segno di civiltà.
    Un saluto e buona giornata.

  7. Fata, vorrei condividere il tuo ottimismo. Peccato che quel che io legga in giro sono accuse, da parte di donne, di veterofemminismo e tentativi di strumentalizzazione. Ripeto, triste e doloroso.
    Ps. Lucia: i dubbi sono sacrosanti e salutari. Ma è diverso interrogarsi dall’urlare, letteralmente, “dalli alla femminista”, come se femminismo fosse una parolaccia, e come se le femministe avessero un unico scopo: privare le donne del diritto all’autoreggente. Questo è quel che sta passando. Anche. Per fortuna, non solo. Grazie.

  8. Mi sono sentita accusare di essere femminista, quindi zitella, quindi acida, quindi brutta, quindi invidiosa di tutte le fanciulle in fiore che popolano i vari residence olgettina. Ho ribattuto volta per volta, parola per parola. Non e’ servito. Gli uomini irridono, le donne attaccano: femminista vuol dire una che ce l’ha col mondo, una triste, una che non si e’ realizzata. E non posso star li’ a spiegare cio’ che non sono in grado di capire. Io alla manifestazione ci vado e chi vuol capire capisca.

  9. un interessante ancorche’ acceso scambio di idee su facebook ha rivelato che una parte dell’universo maschile, almeno del mio amiciziario, pur condividendo l’urgenza di affrontare la questione di genere, pensa che la manifestazione del 13feb sia un modo (o venga percepita come un modo) di mettere donne contro uomini, e che in un momento in cui serve unita’ e gioco di squadra (con MrB comunque visto come obiettivo ultimo) sia invece fonte di divisioni e quindi, cito testualmente, una “zappa sui piedi”. Riporto per informazione.

  10. Imporre il frame “puttana Vs bigotta” è una mossa intelligente. La sua forza è nella dimenticanza in cui sono caduti gli strumenti d’analisi dell’immaginario che erano stati affilati negli anni Sessanta: parlo del modo in cui gli strutturalisti, e in particolare Althousser, erano capaci di piegare a una lettura politica sull’alienazione le tesi di Lacan. Dietro l’apologia della “libera scelta” (che sottende il frame) c’è la totale rimozione di un dato: il modo in cui il controllo politico arriva a colonizzare l’inconscio, e a rendere desiderabile ciò che viene designato come tale dal potere. Così come la pura dimensione del desiderio e dell’apparenza (come se in un rapporto di prostituzione esistesse solo l’offerente, e non il compratore) cassa l’altra faccia della medaglia, e cioè la dimensione della mercificazione (proprio nel senso: trasformazione dell’essere umano in valore di scambio) che sovradetermina il compratore (e la dimensione simbolica in cui è irretito, e che irretisce la venditrice, con buona pace di chi parla di “caccia alle streghe”).
    Persa questa consapevolezza, si confonde pensiero libertario e pensiero liberale, e si trasforma in una profezia che si autoavvera l’adagio che vuole che chi nasce incendiario muore pompiere. Se va bene: perché si può anche morire Majolo.

  11. @Lipperini: Sì, è diverso urlare contro qualcuno piuttosto che andare con le proprie perplessità a fare (se ce ne sarà bisogno) delle domande, l’attacco alle femministe e sottolineo anche a quelle che non lo sono, è il solito meschino modo di aggredire il singolo, se non la categoria, per colpirne le idee. Ogni volta che si dà un’etichetta, un appellativo, si cerca di ricondurre a qualcosa di nominabile e soprattutto controllabile, qualcosa che non lo è né per nascita né per intenzioni.
    Certa gente ha una capacità di perseverare in atteggiamenti e sistemi stupidi oltre che aggressivi a dir poco incredibile.
    Spero che evolva, ma non nego di trovare il tutto avvilente, la stupidità è quasi disarmante tanto più quando riesce a frenare cambiamento e miglioramento. Grazie a lei.

  12. “Cummannà è megl’ che fottere.”
    Il vecchio quanto celebre detto delle mie parti rivela la sostanza della questione.
    Non è il sesso il cuore del problema.
    E’ il comando.
    L.

  13. opporsi alla “ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità”…
    come questo implichi che si vogliono le donne a casa e mute, e non il contrario (che siano considerate con gli stessi criteri che si usano per i maschi, senza che il loro corpo, il loro sesso, siano così sempre in mezzo), è un passaggio logico che può stare in piedi solo puntellato da gran malafede, secondo me.

  14. Quoto Loredana: ‘Non ci sono donne perbene e donne permale: c’è un paese che continua a ignorare quanto, in termini di servizi, opportunità, rappresentazione (che oscilla sempre fra quei due poli del pendolo: perbene e permale, madre o puttana, e annienta tutto il resto), è necessario fare per definirsi civile.’
    Scusate, questa è la situazione (puta caso 15 anni dopo… Pechino):
    “Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2010 su Pechino +15: Piattaforma d’azione delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere
    Il Parlamento europeo,
    ……..
    A. considerando che, nonostante gli sforzi messi in atto, gli obiettivi strategici della piattaforma d’azione di Pechino non sono stati raggiunti, che permangono l’ineguaglianza e gli stereotipi di genere e le donne si trovano ancora in una posizione subordinata rispetto agli uomini nei settori affrontati nella piattaforma…
    …. esorta la Commissione a tenere conto, nell’elaborare la strategia di monitoraggio per la sua tabella di marcia, della crisi economica e finanziaria, dell’impatto del cambiamento climatico sulle donne, dello sviluppo sostenibile, dell’invecchiamento della società, della condizione delle donne appartenenti a minoranze etniche, segnatamente delle donne Rom, nonché delle priorità dell’attuale tabella di marcia: la pari indipendenza economica di donne e uomini, tra cui il sottopunto 1.6 sulla lotta alla discriminazione multipla subita dalle donne appartenenti a minoranze etniche e dalle migranti; la conciliazione della vita professionale con quella familiare e privata, la pari partecipazione di donne e uomini al processo decisionale, l’eliminazione della violenza di genere; l’eliminazione degli stereotipi di genere nella società e la promozione dell’uguaglianza di genere nelle politiche esterne e di sviluppo…”

  15. Mah! Io, con buona pace di precedenti commentatori dei giorni scorsi, continuo ad essere convinto che si tratti fondamentalmente di un problema di imposizione della monocoltura; però non da ora, da diversi secoli. Con interruzioni molto brevi ma fondamentali.
    Concludo citando Excalibur. Come disse Merlino rispondendo ad Artù che gli chiedeva dove si nascondesse il male nel suo regno: «Sempre dove meno te lo aspetti.»

  16. Tanto pe non sbajà ho realizzato che la solita Muraro dice che naturalmente per lei non è il caso di andare alla manifestazione.
    A me che rompano i maroni le femmine del giornale non mi scompone più di tanto – io il giornale non lo posso usare neanche per la lettiera del gatto. Perchè devo essere d’accordo con le sue giornaliste? Nè posso aspettarmi che le sue giornaliste, o quelle di quell’altro caposaldo delle patrie lettere – il Foglio – siano in accordo con me. Si le donne sono divise, si le donne di un paese democratico sono democraticamente separate per pensieri modi e scelte di rappresentarsi. Non vengono alla manifestazione! eh ce credo. Prima avrebbero dovuto licenziarsi. Come fanno a venire lavorando in giornali che pubblicano quei titoli? Come fanno ad appoggiare una certa visione del mondo senza prima sputare nel piatto in cui mangiano? Dio renderà merito alla loro tafazzesca coerenza.
    Mi dirai quell’altre. Quelle si che sono un problema. MMuraro, Terragni, le presunte voci del femminismo che però una volta che in vent’anni il femminismo risorge frignano. Me ne fotto della strumentalizzazione io, me ne fotto del fatto che ci sia di mezzo il problema di Berlusconi. Berlusconi è sevito a svegliare le persone dal torpore? E’ già una cosa. Se questa cosa non è importante questo mi fa pensare che per te la questione femminile non era importante quanto hai voluto far credere – e punto.
    Scusate il mio, di sfogo.

  17. Sfogo sacrosanto, Zaub. Ma, come vedi, quel frame ha attecchito benissimo. E questa sì, è anche una responsabilità di chi ha distolto lo sguardo pensando ai propri privilegiati ambiti. Purtroppo.

  18. Adesso Muraro avrà detto di non andare, ma tutte le prese di posizione che ho visto e discusso, anche quelle criticissime rispetto all’appello per la manifestazione del 13 (piuttosto criticabile anche secondo me) riportano poi allo stare comunque in piazza domenica, magari con qualcosa di rosso invece di qualcosa di bianco. Per me quel che conta è uscire fuori, anche nelle diversità. In questo senso sono ottimista.

  19. Il cosiddetto “frame” in realtà viene analizzato ed elaborato anche dal Manifesto, da Femminismo a Sud, da fior di intellettuali di sinistra, e giusto ieri sera durante la conversazione tra Dandini e Camusso. Quindi il cosiddetto “frame” si pone all’origine della percezione di quel necessario equilibrio, da recuperarsi il più rapidamente possibile, funzionale all’individuazione del “reale” liberato dal “paranoico” (“la vita è reale solo quando io sono”, diceva Gurdjieff). Problematica posta fondamentalmente da una parte intellettuale progressista, da decenni (in sostanza il senso ultimo della psicoanalisi, e di molta filosofia, dove l’individuazione di Sé stessi si propaga sulla società modificandola; per questo motivo il privato è SEMPRE pubblico). Che poi, nella fattispecie del caso, il “frame” venga usato dalla “destra” per attaccare la “sinistra” mi pare semplicemente ovvio: son mica scemi, colpiscono dove c’è da colpire. Un esempio perfetto di questa “furbizia” è Sgarbi.

  20. Anche io ho molti punti interrogativi sulla manifestazione del 13, ma ci andrò ugualmente perché voglio comunque far senitre la mia voce.
    Mi porto dietro il figlio (maschio), mentre purtroppo non potrà venire il mio compagno (altro maschio) che come al solito sarà a lavoro…
    Spero che non sia una manifestazione di sole donne: non è di questo che c’è bisogno!

  21. Che poi che strazio sta cosa delle prostitute, ma che c’entrano le prostitute (poi anche basta con l’elogio della cortigiana, e l’apologia della zoccola, della concubina, che può essere bella e anche intelligente…ma chi lo nega?!)?
    Ma scusate: qualcuno va a manifestare per mandare un messaggio a Ruby e colleghe? O non si va invece per parlare alla classe politica, alla società civile, ai cittadini in generale? E ti pare che io vado in piazza “per dire ‘non sono una prostituta’ ” come scrive Terragni? Io ci vado per dire che non mi piace come questo paese tratta le donne, e la dignità che chiedo non è decoro di signorine per bene, bensì non vedere una 25enne bonazza ma del tutto digiuna di pubblica amministrazione sedere in consiglio regionale, e non sentire un liceale dire che una bella studentessa è sprecata a consumarsi sui libri.

  22. Capisco l’amarezza di Lipperini, ma penso che posizioni critiche e “divergenti” come quella di Pia Covre, di Maria Nadotti, di Femminismo a Sud (che comunque sarà in piazza), e di altre donne (penso alle donne di sinistra e non-berlusconiane, ovviamente) siano comunque da tenere in considerazione e da rispettare. Possono servire alle promotrici ella manifestazione per chiarire meglio il loro pensiero, poi per ovvie ragioni sono posizioni strumentalizzate dalla destra, questo non significa che non bisogna parlarci

  23. C’è da chiedersi se vietano la parola “frame” quali argomenti resteranno. Completo IL PUNTO…
    Le contestazioni arrivano molto tempo prima del Foglio e Il Giornale. Da subito moltissime donne, Collettivi, Associazioni che nulla hanno a che vedere con la galassia di “destra” e molto con quella antagonisita e di sinistra, da Pia Covre delle Lucciole Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, a Collettivi femministi come Femminismo a Sud, Sommosse e tutte le realtà legate agli “ombrelli rossi”, fino alle realtà lesbiche e gay si sono fermamente opposte alla più o meno cosciente, evidente, discriminazione. Diciamo che la manifestazione era cosi malposta in partenza, i contenuti così demenziali, moralisti e classisti (quindi pericolosi) e diciamo che sono volati così tanti insulti verso un gruppo di donne da parte troppe persone, intellettuali, giornalisti, media, senza che una sola voce dicesse nulla che la cosa si è rivelata per quello che era: IPOCRISIA.
    E diciamo pure che, davanti all’evidenza dei fatti, con un pò di autocritica, si risulterebbe molto più credibili.

  24. Sono io a chiedermi, tolto l’ululato di Madame Anais sull’ipocrisia, cosa resta del commento di cui sopra. Mi sembra che l’argomento del post sia chiaro. Libera la signora di trovarlo demenziale, ipocrita, moralista, classista. Libere le altre donne di rigettare con forza le suddette definizioni. Grazie.

  25. Madame Anais. Chi andra’ alla manifestazione del 13, come anche i commenti qui sopra dovrebbero evidenziarle, non intende ne’ discriminare ne’ proporre un modello unico. Anzi, intende moltiplicare i modelli. Tornare, come lei sta facendo, a porre una contrapposizione che non c’e’ puo’ essere esercizio che la appaga. A me continua ad apparire doloroso. Fine, mi dispiace ma devo andare in onda.

  26. Comunque, per dare delle moraliste a qualcuno, mi pare che le sorelle critiche , Roccella e le altre citate dal Foglio, catechizzino parecchio le dissennate manifestanti. Moralisticamente, mi verrebbe da dire.
    C’è molta confusione sotto il cielo.

  27. quoto la valeria e la loredana – e temo che più che altro ci sia un problema da un movimento che sembra far rumore, ma non è riuscito a germogliare dal Verbo di chi categhizzava in anticipo. Ora le cose non vengono da loro e certamente non esattamente come voglion loro e sono tristi. La perfezione nevvero non è di questo mondo.

  28. C’è qualcosa che non torna nelle critiche di Muraro e anche nei ragionamenti di Armeni, nel mantra ‘MAI donne contro donne’.
    E tutte le stronze che abbiamo pur incontrato in vita nostra?
    Ad esempio: se qualcuna di queste intellettuali di sinistra si fosse abbassata a vedere le gemelle De Vivo all’Isola dei Famosi, avrebbe capito su-bi-to che esse rappresentano il Male. Punto.

  29. Se qualcuna delle organizzatrici si offende perché ci sono anche voci dissonanti da quell’appello iniziale, sbaglia peccando di protagonismo. Non dovremmo essere tutte felici perché finalmente siamo noi a parlare di noi, a scannarci magari, ma sempre da soggetti pensanti? Da quanto tempo non si parlava così tanto e così in dettaglio del 52% della popolazione? Da quanto tempo non si infondeva un po’ di soffio vitale a una parola – femminismo – che pareva diventata tabù? Da quanto tempo non si parlava senza birignao di partito delle Risoluzioni del Parlamento europeo qui sempre disattese? Io sono del partito “Purché se ne parli”.

  30. Il punto non è andare in piazza per lapidare le nuove adultere, il punto è andare in piazza per chiedere diritti. Perché se qualche ragazza arriva a pensare che per avere successo nella vita bisogna fare il mestiere più antico del mondo allora mi sa che tutta la società si deve interrogare sulla mancanza di presente e di futuro delle donne in Italia.

  31. Provo a vedere i lati positivi della faccenda. Chi critica i toni della manifestazione, nella quasi totalità dei casi, scenderà in piazza comunque insieme alle altre. Questo è un segno importante. Significa: possiamo riuscire ad essere unite negli obiettivi pur mantenendo (e manifestando) le nostre diversità. In questo modo e con posizioni così differenti, sarà più difficile etichettarci. Di conseguenza, in futuro, strumentalizzarci.

  32. “E tutte le stronze che abbiamo pur incontrato in vita nostra?”antonella
    Mi pare che sia stato Daniele Silvestri a dire che nella vita tutti siamo stati “stronzi” (o stronze) secondo qualcun’altro.
    Quoto Eliana ed Eva t

  33. Comunque ad Amsterdam il 13, alle 15, ci ritroviamo a guardare il Corpo delle donne (sottotitolato) e a parlarne anche con olandesi che per lavoro 15 anni fa si occupavano delle politiche dei media e il ruolo delle donne in esso.
    Ci beviamo il té e mangiamo i biscottini e abbiamo passato una domenica pomeriggio pure noi. L’importante, a mio avviso, è fare qualcosa (anche se io, avendo quel paio d’ore libere, di mio mi sarei andata a vedere Des Hommes e des Dieux, ma tutto non si può avere).

  34. Credo anch’io che l’importante sia fare qualcosa, rompere l’inerzia, andare contro quello ‘state bone’ che assomiglia molto a un’ingiunzione assai poco libertaria, perché qualunqe cosa dici, fai, pensi vieni accusata di essere, comunque, ‘contro’: che fai critichi, ti indigni, ti reputi superiore, giudichi….? Ebbè, che devo fa’, ditemelo voi: qual è il modo corretto di stare al mondo?
    Perché, per me, di questo si tratta: trovare un modo decente di stare al mondo. E la decenza, mi spiace molto per la giornalista del ‘foglio’, non è – almeno per me – questione di mutande: è prendersi la propria parte di responsabilità nelle cose che accadono. Se oggi vivere in Italia mi è diventato molto pesante lo voglio dire e, nel caso, gridare pure in piazza.
    A me pare veramente che chi censura, giudica, impone non abita qui, ma altrove.
    A iniziare proprio dai fatti. Ora, ci sono dei seri indizi e delle testimonianze delle dirette interessate che dicono che sono state pagate da Berlusconi per fare sesso.
    Sappiamo qual è la contro-narazione: le ragazze, tutte donne, tutte giovanissime e bellissime, avevano bisogno di aiuto. E il vecchio e generoso filantropo le aiutava, dopo averle fatte reclutare da una giovane e bella igienista dentale, diventata per volontà di Berlusconi consigliera alla regione Lombardia. Che girassero seminude per casa, venti donne giovanissime davanti a tre uomini anziani, è solo un segno di vitalità e disinvolta gioia di vivere.
    Ora, raccontare questa storia, volerla dare a bere al popolo italiano non solo è un insulto alla intelligenza di noi tutte, ma pure a quelle ragazze.
    Infatti: per quale motivi, se la prostituzione non è condannabile (e per me, se una donna, lo fa in modo consenziente, è libera di farlo) Berlusconi dice di non aver mai pagato per fare sesso? Se è un suo diritto farlo, perché nega di averlo esercitato? Perché non ha il coraggio di rivendicarlo?
    E se la distinzione di donne per bene e donne per male non ha ragione di essere, cosa che condivido in pieno, perché è stata inventata la parola ‘éscort’ se non per mimetizzare il mestiere che, chi ha inventato quella parola, evidentemente condanna lui per primo?
    .
    Io scenderò in piazza per tante altre ragioni di cui abbiamo discusso qui molte volte e non per condannare le ragazze dell’Olgettina, non ci penso proprio, ma se fossi in loro ci rifletterei un attimo sul perché di tutti quei dinieghi e quei mascheramenti.
    Davvero chi sta attaccando le donne che scenderanno domenica in piazza lo fa per difendere loro?

  35. Per fortuna a sinistra ci sono ancora donne come Ritanna Armeni. Altro che frame e contro-frame e pozzi dell’immaginario…

  36. Oddio, ma non ci sarà una pruderie all’incontrario? E’ una fissa: chi ce l’ha con le ragazze dell’Olgettina?
    Regazzoni, come disse quel maestro zen: io quelle ragazze le ho deposte sulla riva del fiume, tu ancora le porti con te. E’ una vera e propria ossessione la tua.

  37. La logica binaria bene-male, donne perbene-puttane è funzionale alla consueta semplificazione populista messa in atto dalla propaganda di destra. Occorre rifiutare questo codice (non sono caduto affatto nel cosiddetto frame, lipperini) infantile, banale, falso, teso soprattutto ad affermare il consueto divide et impera. Apriamo invece il mondo e le prospettive, consentiamo alle nostre bambine di sognare altri mestieri rispetto ai soliti che neanche nomino.
    Il sentito dire, cui è sottomesso l’elettore medio, è facilmente manipolabile secondo i riduzionismi che conosciamo.
    Ma mi sembra che non vada trascurata soprattutto l’opposizione duale che spesso in Italia rovina, inquina e uccide ogni volontà di analizzare un punto ed argomentare con ragionevolezza: destra-sinistra. L’ultimo qualunquista può sempre rigettare sull’altro ogni legittima protesta, ogni argomentata critica, e annichilire tutto, ricoprire tutto con la spazzatura dell’indifferenza e dell’acquiescenza. Voi di sinistra, voi di sinistra, voi guelfi, voi ghibellini, voi di là, voi di là.
    Il corteo di domenica viene preso da molti com un atto di sinistra, come una semplice freccia da lanciare contro B, come l’ennesimo tentativo della sinistra di strumentalizzare …
    Difficile liberarsene. Molte donne preferiscono non assumersi la responsabilità del prendere parte come singole e come donne, non lasciare la patria della fazione, fregarsene del gender gap e gettare fango sulla sinistra.

  38. Certo che chi censura abita altrove e la stanchezza e il nervoso che mi assalgono leggendo la fatica che tutte dobbiamo fare per convincere altri di ciò che noi sappiamo bene (e naturalmente la mia fatica) mi dicono che devo cambiare strategia, che devo (dobbiamo) trovare il modo di non lasciarmi distogliere dalle cose importanti, perché temo sia quello che la campagna di fango e discredito stia cercando: sfiancarci oltre che dividerci.
    La Roccella è l’antiabortista, anti RU486, nonché la curatrice di quei volumi di biografie delle italiane pubblicati e distribuiti dalla Presidenza del Consiglio mi pare nel 2004, nei quali vengono celebrate figure femminili come Claretta Petacci e infamate politiche come Tina Anselmi per la loro attività contro la P2. Già, la P2, col bel programma di Licio Gelli di tenere le donne a casa, proprio come Sallusti, guarda caso – per non parlare di altre cose a tutti note. Non riesco a trovare il link a un convegno delle storiche italiane in cui si analizza per bene quell’opera, definita a dir poco schizofrenogenica in termini di modelli femminili, ma continuerò a cercarlo – non vorrei che le avessero censurate…
    Ho appena letto che Giuliano Ferrara manifesterà contro bacchettoni/e e moralisti/e stendendo mutande al Dal Verme. Il Corriere commenta sulla sua autorevolezza con queste parole: “Numerosi osservatori ritengono che Giuliano Ferrara sia così stimato dal Cavaliere, da essere tra i pochissimi autorizzati a poterlo contraddire, in privato, persino con una certa nettezza.” Ma non era il ruolo del giullare? E certo, un altro grande amico delle donne e della loro libertà di autodeterminazione. Ecco, una chiave c’è: si chiama autodeterminazione. Io scendo in piazza per quella, e sono sicura che mi troverò con le persone giuste, tra cui molte che sono qui, e non sto a fare l’elenco perché credo sia chiaro.
    @Zaub Grazie per quello che hai scritto sulla Muraro, era un pezzo che volevo toglirmi quel sassolino dalla scarpa. Avevo anche letto su Via Dogana che lei non si occupa di rappresentazione, lei si occupa della dignità profonda. Rintanata nella libreria, aggiungo, e con una buona dose di responsabilità per quel che mi riguarda. Visto il grande silenzio, parlare contro donne che lottano per la loro autodeterminazione e per una società diversa mi sembra contraddittorio se non addirittura paradossale. Ma di paradossi ce ne sono tanti: una femminista che chiama un’altra donna “il puttanone”, la Carfagna perbenista, ragazze che pagano con sesso per lavorare di cui si dice che vengono pagate, il liberismo spacciato per libertà.

  39. @ valeria:
    io ho parlato delle dichiarazioni Ritanna Armeni, perché è persona che conosco e stimo e di cui ho letto con piacere le dichiarazioni. Mi importa poco dell’Olgettina, mi importa molto invece che si sia fatta sentire a sinistra la voce di un altro femminismo. Certo rompe un po’ il frame…

  40. Regazzoni, scusami la sincerità: non se ne può più. Te lo hanno detto in tanti. Esiste un altro femminismo? Allora che ci stai a fare qui? Io ormai quando apro questo blog e vedo la tua firma devo contare fino a dieci.

  41. Parlare di “persecuzione delle ragazze dell’Olgettina” come ha fatto la Armeni è a dir poco un pervertimento, e mi dispiace per la Armeni. Un’altra caduta nella trappola, e così sarà davvero al fianco dei veri censori. Ci sono altre donne, per fortuna, che saranno in piazza il 13. E’ evidente che c’è qualcosa di nuovo e diverso da dire anche sulla battaglie fatte da lei e da altre.
    Tanto per intenderci, al brodo star ci siamo ora, è per uscirne che stiamo qui a scrivere. Il brodo è quel che vorrebbe Sallusti, e con lui tutti quelli e quelle del “dalli alle femministe bacchettone”.

  42. Be’, ma l’autodeterminazione è la grande accusata da Chiesa e destra, al punto che se tu vuoi morire in modo dignitoso niente da fare: verrà sancito per la legge che dovrai essere nutrito a forza.
    La prostituzione è stigmatizzata da entrambe, tanto da emanare grida comunali e statatali contro prostitute e clienti. E’ questo governo, questa destra che si scandalizza, che punisce, che rigetta ai margini.
    Quando a essere coinvolti non sono clienti illustri.
    .
    Ma se le donne scendono in piazza: altolà stanno perseguitando le ragazze dell’Olgettina!
    Uno: non è vero, nel modo più assoluto, due: non sarebbe vero, per noi, nemmeno se non stessero all’Olgettina.

  43. Non avevo letto la tua risposta, Regazzoni. Mi fa piacere che le tue orecchie si siano ristorate, mi dispiace solo che la Armeni sia partita da un presupposto sbagliato: nessuna sta perseguitando le ragazze dell’Olgettina.
    Ripeto: NON CE L’ABBIAMO CON LE RAGAZZE DELL’OLGETTINA!
    Oh, ma siete de’ coccio. Ecchecavoli.

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