I POPULISTI DELLA LINEA B E LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE

Quanti anni avrà? A occhio, fra i diciassette e i venti. Giubbotto di pelle nera, occhialini tondi, faccia da bravo ragazzo, mi ferma all’entrata della metropolitana e mi chiede di acquistare Lotta comunista. Lo faccio. Lui mi racconta di una serie di incontri che si terranno nelle periferie romane per il novantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre. Io gli chiedo: ma li avete segnalati sul vostro sito? Lui mi risponde che stanno cercando di non usare Internet (se non come archivio testi), perchè non vogliono cadere nella trappola del qualunquismo che altri stanno cavalcando, e che personalmente preferisce svegliarsi all’alba e parlare con i viaggiatori della metropolitana. La politica, mi dice, si fa guardando in faccia le persone. Però.
Ps. Però: in rete, per esempio, si sta discutendo molto di violenza sulle donne: da Remo, su Sorelle d’Italia (qui, qui, qui). Eleuthera pubblica, intanto, Ginocidio.

8 pensieri su “I POPULISTI DELLA LINEA B E LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE

  1. Lotta conunista lo vendono anche davanti al mio ufficio, ma a me sembra una roba troppo anacronistica a partire dal titolo del giornale.
    Però è simpatico trovarli li ogni tot. Sono una di quelle poche certezze nella vita.
    Io credo che se la donna uccisa a roma non fosse stata la moglie di un ammiraglio della marina (se non ricordo male), il fatto non avrebbe avuto quella visibilità e non ci sarebbero così tante discussioni riguardanti la violenza sulle donne.

  2. Il problema è che siamo già abbastanza importunati da offerte e richieste di ogni genere che difficilmente siamo favorevolemente predisposti ad ascoltare chi ci ferma per strada o ci bussa alla porta. E’ vero che bisognerebbe fare una distinzione tra l’offerta di calzini, quella di contratti telefonici vantaggiosissimi, accessori per aspirapolvere, pubblicazioni editoriali, ombrelli e testimoni di Geova. E bisognerebbe fare una distinzione anche tra chi chiede una firma, l’elemosina o un appuntamento per spiegarci i pregi di una batteria di pentole con il fondo alto un centimetri. Ma non è possibile ed è per questo che internet, strumento che ti permette di scegliere chi, come e quando inforamarti, divertiti o indignarti, diventa indispensabile per comunicare.

  3. Il ragazzo che propaganda il giornale e l’oggetto del nome del giornale stesso, sì concordo con Luca. Quasi doloroso scriverlo, sa di anacronistico. E la politica è vero, si fa parlando in faccia con la gente. Di nuovo un anacronismo…

  4. è incredibile come, cercando di evitare certe trappole, si corra il rischio di finire in altre ben peggiori.
    Bene, trappola del qualunquismo.
    Mi scuso (riferendomi a qualche commentatore) per questa pillola di anarcoqualunquismo che voglio proporre, ma la politica, però, si continua a farla per lo più parlando: questo sì, dovrebbe essere un anacronismo, eppure…
    … e pure in rete si parla… ma si è costretti ad ascoltare, anche. E non è poco!
    Sulle donne, ad esempio, il Con-fron-to sui blog (come giustamente segnalato) sta tirando fuori spunti importanti.
    (che poi il confronto sulle donne sia latente da più di trent’anni come fosse una miccia infinita senza esplosivo apparente, è altra faccenda).
    Saluti D

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