IL CONTAGIO

Solo una postilla a quanto scritto ieri. Per meglio dire, l’invito ad esprimere la propria ribellione di donne e di uomini non solo nei confronti del Presidente del Consiglio: la protesta delle donne normali va indirizzata anche a interlocutori ben precisi. I direttori delle reti televisive. Le agenzie di pubblicità. I direttori delle riviste femminili, anche e spesso. Il rischio che io vedo è sempre quello: dimenticarsi che il contagio è profondo, e che non riguarda un’unica persona. Consiglio la lettura di un bel post su UniNomade.
Qui sotto riporto l’intervento di Michela Murgia su Repubblica di oggi:

In questi giorni oltre centocinquantamila donne hanno accettato l´invito a sostituire l´avatar personale di facebook con il volto e la storia di una donna da cui si sentivano rappresentate. Sugli schermi di tutti sono apparsi nel giro di pochi giorni migliaia di volti e di storie di donne che la maggior parte degli utenti non aveva probabilmente mai sentito nominare. Da Eleonora d´Arborea, la legislatrice sarda che nel 1300 aveva già creato leggi che punivano lo stupro e vietavano il matrimonio riparatore senza il consenso della donna, a Laura Bassi Verani, che nel 1732 divenne la prima ad avere una cattedra universitaria in Europa, fino a Alison Lapper, artista focomelica che a metà del secolo scorso rifiutò le protesi che dovevano renderla più accettabile agli altri, arrivando fino a usare sé stessa come modella per combattere contro l´imposizione di un unico canone di bellezza femminile. Sono centinaia i volti di scrittrici e poetesse, scienziate e guerriere, artiste e matematiche; ma in mezzo a queste donne straordinarie ci sono anche nomi comuni di nonne, madri e amiche delle donne che stanno partecipando, nessuna famosa ma tutte importantissime voci di questo gigantesco controcanto corale.
I soliti snob avranno detto che è la democrazia del click, che non cambia di una virgola le storture del mondo in cui viviamo, ma io non sono d´accordo. Preferisco riconoscerci la creatività delle donne messa all´opera in un colossale esercizio di contronarrazione collettiva, con un contagio virale e vicendevole fatto di storie che la tv non racconta, a cui i giornali non danno mai spazio, che non entrano nei dibattiti dei talk show e che anche sulla rete bisogna andare a cercarsi. Le donne raccontano sé stesse nella vita e su internet, l´unico medium dove ancora sia possibile farlo senza che una telecamera ti inquadri una parte del corpo mentre stai dicendo quello che pensi.
Queste donne sono tutt´uno con quelle che scenderanno in piazza il prossimo 13 di febbraio. La loro narrazione è la medesima e ribadisce con chiarezza un concetto che vorrei vedere riflesso su tutti gli striscioni, sui cartelli e sui volti di quanti, uomini e donne, a quella manifestazione parteciperanno convinti: “Noi siamo un´altra storia”.
Per questo, a chi dice che quello che si vede sui giornali da settimane a questa parte offende le donne, vorrei dire di no, che si sbaglia, che non è vero. Nessuna donna normale si riconosce nel grottesco fondale di cartapesta contro il quale si muove il caravanserraglio di veline che circonda Silvio Berlusconi. E´ vero invece che quello che si è visto – cioè l´immagine di un preciso tipo di donna, avvenente secondo i canoni televisivi, venduta, offerta, comprata, mantenuta e zittita a suon di milioni – è prima di tutto una grottesca proiezione dell´uomo che la sogna. Vi si intravede un maschio che abita un universo femminile deforme, fatto di seni e labbra ipertrofiche e di travestimenti da gag in un immaginario colonizzato da You Porn. Se è vero che il signore di Arcore è metafora dell´Italia che ha governato per quasi vent´anni, allora quella che stiamo vedendo è la parabola a precipizio di un paese invecchiato male, senza più fantasia e ansioso di rassicurazione. Un paese che si specchia in un uomo che ha bisogno di vedere gli altri ridere per credere di essere divertente, e che sa che la sola lealtà che può aspettarsi sta dentro la misura di un bonifico. Uno così non può offendere le donne che siamo e che vogliamo essere. Al massimo può volgere al femminile la triste caricatura di sé stesso.

28 pensieri su “IL CONTAGIO

  1. Da Uninomade”Siamo cresciute con l’immagine onnipresente di infermiere e poliziotte più o meno discinte che popolano le televisioni italiane”
    Più che in televisione (nelle cui fiction ci sono donne poliziotto e donne medico di tutto rispetto) direi al cinema, nella vecchia farsaccia italiana scollacciata degli anni ’70. Solo per puntualizzare.
    Sarà superfluo, ma puntualizzo pure che se due amanti vogliono giocare all’infermiera/re e all’ammalato/a o alla poliziotta e all’arrestato sono affari loro e non vedo perchè assimilarli al vegliardo puttaniere e al “contagio” del suo tristissimo sesso mercenario

  2. io penso che vadano assimilati perchè lui è stato uno dei costruttori di quell’immaginario e adesso ne è diventato la prima vittima

  3. No che non vanno assimilati perchè due amanti sono molto diversi da un puttaniere che paga donne che in realtà lo disprezzano. Non è il cosa fanno che è triste e squallido, non è nemmeno il fatto che lui sia un vegliardo e loro giovani (a parte le minorenni che quello è peggio che triste, è un reato), ad essere triste e squallido è il denaro, il fatto che tutto questo non si basa sulla gioia del sesso ma sui soldi dati e presi e/o un posto da starlette o da consigliere regionale. E’ il denaro a rendere squallidi i festini di Arcore e non il vestito da infermiera o poliziotta.

  4. In realtà, contrariamente a quanto scrive la Marzano (cfr. art. di ieri), il privato non è così privato, ossia non è vero che non influisca sul pubblico e sulla società. Un popolo che come sua massima aspirazione erotica ha “il giocare al dottore nella camera da letto” non può che essere un popolo inebetito. Non c’è “privato” che non abbia una ripercussione sul “pubblico”.

  5. Sono d’accordo con Luziferszorn.
    Ciò che due amanti fanno quando fanno sesso da un lato sono chiaramente fatti loro, ma dall’ altro sono anche segnale di un immaginario collettivo, ed anzi in maniera inconsapevole contribuiscono a crearlo.
    Per cui per esempio no non è per niente vero che se uno vuole giocare sadomaso con la sua amante e a lei sta bene non fa nulla perchè sono fatti loro.
    Fa, eccome se fa.

  6. A parte il fatto che tra il giocare al dottore e la frusta c’è una certa differenza, io sono cresciuto con l’idea che tra amanti se sono adulti consenzienti tutto è lecito compreso il sadomaso e non si giudica. Poi a me il sadomaso non piace, mi stupisce che ci sia gente che si eccita in questo modo, ma tranciare giudizi basandosi su ciò che due o più persone (non necessariamente etero, tra l’altro) fanno tra le lenzuola può portare a derive pericolose.
    Lo slogan “il privato è politico” mi ha sempre lasciato un po’ perplesso, pur con tutta l’ammirazione che posso avere per chi lo coniò

  7. Bellissimo. Penso, spero, che per una donna leggere parole come queste della Murgia sia una vera boccata di ossigeno. Vola veloce sul serraglio berlusconiano, e finalmente parla di ‘un’altra storia’. Quello che dice della rete poi è perfetto. Fuori della rete forse c’è meno solidarietà, bisognerebbe continuare così, dappertutto.

  8. Paolo1984 se mi sarà possibile lo farò.
    Ma, con tutto il rispetto, se dovessi vedere quello che mi aspetto di vedere, la mia opinione non si sposterebbe di un millimetro.
    Tanto che ci potra mai essere di più di quello che si leggge sui giornali di sti tempi?

  9. La stereotipizzazione, e conseguente banalizzazione (impoverimento creativo e conseguente annientamento dell’eros), delle pratiche erotiche svolte in privato ha una ripercussione sul pubblico; in primis sui figli (l’educazione dei figli è principalmente un fatto pubblico/sociale che inizia per imitazione di modelli materni e paterni). Una coppia che fa sesso in maniera stereotipata è una coppia “malata” (o cmq “problematica”) tanto quanto quella vittima di una qualche “perversione”. Il punto è che si abusa del termine “perversione” agendo negativamente sulla libertà di sperimentazione erotica e libertà della pratiche erotiche. Prender un dizionario di sessuologia o psicologia non guasta mai, specie in casi come questi, cioè quando la materia si fa sfuggevole e facilmente ideologizzabile. Per questo motivo si è scelta l’opzione “il privato è privato”, evitando così di scervellarsi su aspetti psicologici e psicoanalitici di estrema complessità.

  10. Io però leggo una specie di resistenza a parlare di questa faccenda di Berlusconi con le ragazzine che non capisco. Non si può nello stesso articolo sostenere che uno è lo specchio del paese, e che uno non rimanda le donne del paese ma solo quelle immaginate. Siccome io penso che sia corretta la circolarità tra Berlusconi e cultura che produce e che lo produce, ritengo che le sue vicende siano lo spot più potente di quelli che normalmente analizziamo da attaccare. E mi dispiace non è vero che le donne che propone sono la caricatura di quelle reali. 150’000 donne digitalizzate e spesso colte e spesso accomunate da esperienze intellettuali affini sono la rappresentanza di un tipo non sono le donne del paese. Certo che la scelta è simpatica e creativa – ma quella circolarità tra certi stili di vita, certi valori certi comportamenti certo sessismo che alligna più nella cultura di certi gruppi che nei sogni di un solo genere sessuale (scusate ma questa è proprio un’ingenuità) rimane il nostro problema.

  11. @zauberei, non sono certa di aver capito tutto quel che hai detto…ma sono abbastanza d’accordo sulle tue ultime righe (tranne sull’ingenuità). Ma quello è il centro del problema? Non va bene il ‘respiro’ che da’ la Murgia?

  12. E’ assolutamente vero che la dilagante “faccetta da troia” sia una proiezione di un immaginario maschile, stereotipato e funzionale ad una forma di eccitazione preliminare controllata; il che di per sé è un impoverimento creativo sul piano erotico e intelletuale. Ma è anche vero che milioni di donne si sono adeguate a questa richiesta. Senza contare quelle poverette che si ritrovano oggi catalogate come “troie” solo perché madre natura le ha geneticamente dotate di connotati, ora identificati nello stereotipo della “troia berlusconiana”. In questo senso esite una caricatura, perché milioni di donne si sono ispirate ad una proiezione maschile. Il fallimento del neo-femminismo (quello che io chiamo “reazionario”) sta proprio nell’aver attaccato l’immagine della “figa” (vedi il caso pardossale del calendarietto di Toscani), a prescindere dalla libertà di essere sé stessa. Se ho un paio di gambe da capogiro e le espongo, metto in crisi il vecchio presentatore che dovrà fare la battuta per ricondurmi al suo immaginario (ecco perché la battuta è sessista), ma le mie gambe sono altro, altro che il misogino di turno è incapace di vedere, riconoscere, accogliere, desiderare, e in fin dei conti amare.

  13. Infatti le donne del Paese sono quelle del bunga bunga (che non sono tutte italiane, però, lo dico per amor di precisione) ,sono quelle che lo giustificano, sono le intellettuali che firmano gli appelli e sono quelle che senza essere intellettuali comunque fanno sesso con chi hanno piacere di farlo (nei modi più svariati) e non con chi fa loro schifo però paga, e queste ultime sono quelle che io considero maggioritarie così come uomini del Paese sono quelli che invidiano Berlusconi (ma come fanno?) e quelli che non lo invidiano…e secondo me pure questi ultimi sono di più (troppo ottimista?)
    @ Paolo E. non so che ti aspetti di vedere, se credi che il film di Shainberg sia un porno sadomaso o comunque qualcosa di volgare e becero ti sbagli

  14. Paola Di Giulio dunque – si io trovo ingenuo oltreche continuamente riproposto l’assunto che l’immaginario è dell’omini le donne si adeguerebbero. Invece io credo che c’è circolarità fitta anche con l’immaginario delle donne. In ogni caso – la mia sensazione in questo momento è che dire eh ma mica solo Berlusca anche molti altri, di cui Berlusca è l’emanazione, è un autogol, perchè annacqua diluisce la questione. Quando parliamo male di una certa pubblicità, anche se ha divulgazione minore, e carisma minore, e ben altra simbolica visto che i venditori di cellulari e macchine non ricoprono ruoli istituzionali, non ci mettiamo a dire, eh mica è l’unica però eh, è tutto così! Attaccare con virulenza uno spost ha l’effetto comunicativo di attaccare con virulenza un argomento. Questa virulenza io la vedo di rado. Si fa molta buona sociologia ma credo che da sola sia controproducente. Oppure si fa molto scandaletto veterocattolico ed è anche peggio.
    – Una postilla per Paolo1984. Paolo c’è una cosa che bisogna sottolineare e che è veramente sfuggente e difficile da mettere in luce e distinguere. Quando nel privato una coppia gioca a certe posizioni e asimmetrie può farlo in maniera ludica e diciamo postmoderna. Giocano a, non sono. Sciftano in posizioni diverse. Magari possono anche essere, ma sia che siano sia che giochino nel privato non costituiscono simbolo di niente e possono fare quello che gli pare. Il privato di un uomo politico – purtroppo per lui – non è mai semplice privato ma è una rappresentazione che per altro decurta completamente la possibilità di rappresentare il gioco. Tutto quello che fa è sempre come un film mai come un gesto intimo.

  15. “Il privato di un uomo politico – purtroppo per lui – non è mai semplice privato ma è una rappresentazione che per altro decurta completamente la possibilità di rappresentare il gioco. Tutto quello che fa è sempre come un film mai come un gesto intimo.”zauberei
    capisco anche se non mi pare giusto: voglio dire per esser chiari credo che Marrazzo doveva dimettersi perchè era ricattabile e non perchè il fatto che fosse attratto dai trans getta una luce “strana” su di lui e la sua sessualità. Mi viene in mente il film di Rob Reiner con Michael Douglas che era un presidente USA che s’innamorava, ricambiato, della combattiva ambientalista Annette Bening..si vedeva bene come se sei un politico non puoi manco avere una normale storia d’amore perchè per l’appunto, “il tuo privato non è mai semplice privato” ed per questo che non farò mai politica attiva, credo.

  16. Paolo il problema di Marrazzo per me non era che avesse una relazione con una trans (m’hanno di recente spiegato questa cosa, che un trans si deve solo dire di donna che vuole diventare uomo, il contrario implica l’articolo femminile. L’ho imparato da poco eh, prima anche io usavo sempre il maschile, invece è percepito come una mancanza di rispetto) il problema era una serie di cose che connotavano questa relazione. Tra cui la prostituzione che secondo me un politico non se la dovrebbe permettere, perchè è sempre apparentata con la mancanza di rispetto e lo sfruttamento di una condizione di disagio. Ma mi rendo conto che li la questione è complicata.

  17. @zauberei, grazie mille. Messa così (la prima parte) sono abbastanza d’accordo anch’io. Abbastanza significa che farei un sacco di distinguo, ma non so dove ci porterebbe ora. Penso comunque che mettere accanto alla sessualità, a Berlusconi e chi per lui, altre ‘storie’ non faccia male alla salute. Arigrazie.

  18. L’articolo è molto bello, come sempre scritto benissimo, ma per quanto mi riguarda il signore di Arcore non è affatto metafora dell´Italia che ha governato per quasi vent´anni. L’Italia di destra che vedo io, e ne vedo tanta, perché a scuola e nella società civile ci sta un sacco di gente e non tutta è esattamente di sinistra, non gli assomiglia neppure vagamente. Una sola volta ho visto qualcosa che gli assomigliava, nel Veneto delle donazzane e degli speranzoni: sedevo di fianco a questi qui e mi sono accorta che erano la caricatura di quei grumi di silicone che stanno negli studi di mediaset, che parlano una lingua aliena. Per il resto, facciamoci un giro per gli uffici pubblici, le scuole, i luoghi di lavoro. Ma dove sarebbe questa Italia destrorsa in parabola a precipizio? Io vedo un sacco di donne, tutte di corsa, spesso con visi stanchi (cioè: normali, come il mio, anch’io sono stanca, e non solo perché sono di sinistra, ma diciamo che ha il suo peso), a volte (spesso) sento i loro discorsi destrorsi (come quella che voleva il crocifisso nella classe di suo figlio, che conta due musulmani), ma personalmente non mi è mai capitato di vedere gente reale che si rispecchi in quell’uomo, che aspiri a quello stile di vita. Sappiamo che la sua maggioranza è risicatissima, ora non è manco più maggioranza, e che lo hanno votato come una volta si votava la DC, per avere questo o quel vantaggetto, per un generico essere di destra, quel fascismo strisciante dei benpensanti, che sta ovunque in questo paese e non da oggi, e che di tanto in tanto si incarna nel paraculo di turno e che passato questo si incarnerà nel prossimo, perché è inscalfibile il fascismo italiano: è un’entità che vive di vita propria, è la cosa di Carpenter. E si capisce quando senti il berlusconiano che si dichiara deluso: deluso. Cioè: aveva delle aspettative. Concordo però massimamente su questo: uno così non può offendere se non le donne che seleziona e ingaggia, che peraltro non mi sembrano neppure tanto offese nella dignità, ma semmai timorose di rimanere al verde e dover tornare a battere con le colleghe meno fortunate (a cui va la massima solidarietà per non essere state selezionate).

  19. La Murgia, scontatissima, snobissima, politicamente correttissima. M’aspettavo qualcosa di più artistico e invece se la prende con you porn e la “petonza” esibita. Dov’è l’eros? Non gli rimane che fare il gesto d’un tempo. Però, in fondo in fondo, fa contronarrazione, e cioè?

  20. “Tra cui la prostituzione che secondo me un politico non se la dovrebbe permettere, perchè è sempre apparentata con la mancanza di rispetto e lo sfruttamento di una condizione di disagio. Ma mi rendo conto che li la questione è complicata.”zauberei
    Sì lo è, ma penso di aver capito e penso di condividere. Grazie Zaub, per queste tue osservazioni sempre interessanti.

  21. “Le donne raccontano sé stesse nella vita e su internet, l´unico medium dove ancora sia possibile farlo senza che una telecamera ti inquadri una parte del corpo mentre stai dicendo quello che pensi”…
    Io apprezzo molto Michela Murgia, la scrittrice; tuttavia non sono per niente d’accordo con la sua affermazione sul web come nicchia di “riserva” delle donne che non vogliono mostrare parti del loro corpo. Proprio FB, grazie agli album, è il luogo quasi per eccellenza attraverso cui ci si mostra(vale per tutti, m e f). Probabilmente la tecnologia, e la madre tecnica, stanno accelerando un processo generalizzato di tendenza a mostrarsi come corpo, come donna-corpo, femmina-corpo, maschio-corpo. Fra qualche tempo riscriveremo il cartesiano “cogito ergo sum”: “ostendo, ergo sum”.
    Il web sta sicuramente aiutando le donne, questo sì. Ma l’uso che se ne fa è sempre soggettivo. C’è la donna che parla di sé senza che sia inquadrata, c’è la donna che si collega in cam, mostrandosi. ciò vale anche per i maschietti.

  22. mostrarsi o non mostrarsi sono scelte ugualmente rispettabili che chi sta su internet compie in autonomia. Io non mi mostro perchè non ho una web cam e non ne sento il bisogno, mi basta esprimermi con le parole (almeno per adesso, non escludo di cambiare idea prima o poi), ma certo non contesto chi fa scelte diverse.
    Del resto mi pare fosse il buon Regazzoni a dire che noi non abbiamo un corpo, noi “siamo” il nostro corpo ..io direi siamo “anche” il nostro corpo.

  23. Ah, no ora che ci penso una volta mi son mostrato, ma la cam non era mia: da qualche parte nel grande web ci deve essere un video di me che leggo in piazza 1984 di Orwell nell’ambito di una iniziativa “Andate e leggete” della Provincia di Prato,ma che io sappia dovrebbe essere l’unica mia immagine presente su internet.

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