IL COPYLEFT E' UN'ALTRA COSA

Credo che la discussione che si sta svolgendo su Nazione Indiana meriti un’ulteriore riflessione. L’episodio da cui parte, segnalato qualche giorno fa anche qui da alcuni commentatori, non è infrequente: si tratterebbe di singolari analogie fra i testi di una scrittrice, anche attiva in rete, e quelli di una blogger. Le reazioni della scrittrice, a quanto viene riferito, non sembrano esemplari, e arrivano  a minacce di querela. Fin qui, assolutamente  niente di nuovo, se permettete: di plagi volontari o meno la storia della letteratura (e non solo) è pienissima. Querele incluse: e, in casi di minaccia,  non posso che essere solidale con i due minacciati (Sergio Baratto e, sì, il mitico Andrea Barbieri).
Però. Mi sembra che a giudicare da alcuni commenti al post che racconta la vicenda, e dal titolo apposto da Carla Benedetti, Copyleft? , si corra un rischio grave: quello di confondere questa storia, certo non esaltante, con una rivendicazione molto seria, di cui da diverso tempo si discute e sulla quale si stanno facendo passi avanti non da poco. Appunto, il copyleft (e il punto interrogativo del titolo non basta ad evitare la confusione, secondo me).
Ma nella discussione si tocca anche un’altra problematica importante, quella dell’identità in rete. Faccio un esempio, dal commento di Gabriella: “come ci si può difendere invocando il copyright se l’autore del testo non usa il proprio nome? Come posso dimostrare di essere io l’autore dello scritto e non un altro? Qui sta l’aspetto poco convincente dell’utilizzo dei nickname che si rivela strumento a doppio taglio. Mi sembra che riflettere seriamente su queste problematiche sia doveroso per tutti noi” .
Ecco, la mia preoccupazione è che l’accalorarsi su questa vicenda non porti a trattare argomenti fondanti per la cultura della e nella rete con toni inadeguati. A proposito del nickname, per esempio, già problematizzato da Carla nella discussione torinese sulla Restaurazione, inviterei a leggere questo post di Roquentin.

104 pensieri su “IL COPYLEFT E' UN'ALTRA COSA

  1. Null, l’ho già scritto. Maria Sole aveva detto ciò che lei dice in commento al post su Tunga. E sarebbe in effetti finita lì, se non ci fosse stata la reazione con insulti e minacce. Solo questo ha fatto sì che ci fosse il post su Nazione Indiana. Spero che sia chiaro, adesso.

  2. a Franco per OT
    http://italy.indymedia.org/news/2005/05/798053_comment.php#798123
    non si può che ridere e vomitare in contemporanea. Ero rimasta alla storia del tipo che si chiamava Piovi, dato che i suoi alla nascita avevano consultato il calendario, ma non erano stati in grado di interpretare diversamente la scritta Pio VI.
    Allarmeantifa & c. gettano nuove luci/ombre nella mia vita e, credo, nella storia di una città come Bologna o, forse, nella galassia intera 🙂 sigh
    D’ora in avanti per quanto riguarda i complotti, mai sopiti e domi, è bene che tutti cominciamo a diffidare dei vari S.S. intrufolati nei libri di storia, nelle religioni e nelle rappresentazioni artistiche visto che ormai la loro vera natura è svelata e palese: grazie antif.
    Per chi voglia approfondire il tema dei complotti in chiave seria e strutturata avviso che la seconda puntata del ‘Coccige da Vinci’ è leggibile su Carmilla:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2005/05/001385print.html
    per quelli che si sono persi la prima:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2005/05/001381print.html
    baci

  3. Mi accorgo solo ora, dopo molti mesi, di essere stata citata su questo blog. Rispondo quindi col dire che DISONESTA’ vuole: TUTTI i blogvip che mi diedero contro a giugno del 2004 erano ben consapevoli di avermi messa a tacere con la crackatura dei miei siti.
    Neri diede addirittura corso a vere e proprie minacce, ma questa è un altra storia. Oggi invece è il turno di Mantellini e del Punto Informatico: non vi fate infinocchiare. Ribadisco Punto Informatico è una testata giornalistica classificata fra i periodici commerciali. Se vogliono un mio scritto: PAGANO. Non ci sono santi.
    La questione sul copyleft si dibatte in un contraddittorio nei termini: un autore non deve e non può cedere i propri diritti. Sarebbe pazzo. E’ giusta ed equa una campagna che sollevi tutti gli autori (dalla musica al software) dagli enti inutili e parassiti come la Siae.
    Saluti.

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