E così, nella longlist del Man Booker Prize sono entrati almeno tre titoli dichiaratamente o intrinsecamente fantastici: Testamenti di Margaret Atwood, Frankissstein di Jeanette Winterson, 10 Minutes 38 Seconds in This Strange World di Elif Shafak. Tre su tredici, dirà qualcuno, è una percentuale bassa: ma è una percentuale.
A memoria, non ricordo romanzi (dichiaratamente o intrinsecamente) fantastici tra i vincitori di un premio letterario italiano, se si escludono i Sessanta racconti di Buzzati (premio Strega, 1958), A caso di Tommaso Landolfi (premio Strega, 1975); Orfeo in paradiso di Luigi Santucci (premio Campiello 1967): Il barone rampante di Calvino (premio Viareggio 1957). Non ne ricordo molti neppure tra i finalisti, in verità.
Sicuramente dimentico qualcosa (aggiornate, grazie): ma con un calcolo rapido limitato ai tre premi più importanti abbiamo quattro premiati in svariati decenni, anziché tre candidati su tredici. Pazienza, prima o poi qualcosa cambierà anche qui.
Nel mentre, un piccolo appello agli amati librai indipendenti (amati sul serio, e non da oggi), da ultimo appassionatissimi nel consigliare, giustamente, letture estive ma limitate agli editori piccoli e medi. Nel chiedere ai lettori di avvicinarsi a testi che sono immersi nel fantastico letterariamente e linguisticamente alto, non dimenticate quelli che saranno anche meno sperimentali e meno squisitamente ed elitariamente visionari, ma senza i quali non ci sarebbe possibilità di sperimentare, appunto.
Non dimenticate Margaret Atwood, Shirley Jackson, Ursula Le Guin, Stephen King, Ira Levin, Christopher Priest, Philip Dick, Harlan Ellison, Richard Matheson, Ray Bradbury. I classici e i superclassici, insomma, ma anche i nuovi, come Jeff VanderMeer (inclusa l’antologia curata da lui e da sua moglie, Le visionarie, proposta in Italia da Not grazie a Claudia Durastanti e Veronica Raimo – e già che ci siete consigliate anche Miden di Veronica Raimo). Non importa se sono stati pubblicati da grandi editori: senza la narrativa fantastica classica non si raggiungono nuovi lettori. E consigliate anche la famosa “discarica” di cui si parlava qualche post fa, perché conta anche quella.
Vengo in pace, come sempre.
Sono d’accordo.
Da parte mia, quanto a visionarietà, posso suggerire “2001 Odissea nello spazio” di Clarke e “Arancia meccanica” di Burgess.
Il primo perchè permette di entrare in una fantascienza quasi metafisica: un romanzo che – ho scoperto con una certa sorpresa- è cresciuto parallelamente al film.
Il secondo perchè inventa un linguaggio tutto nuovo, e permette di accedere a nuovi spazi narrativi.
Buona lettura