Ho conosciuto Titos Patrikios, uno dei massimi poeti greci, a settembre, in radio. Ha lasciato sul mio taccuino una frase, scritta in greco, che significa “avere paura del fiume tranquillo”. Mi capita sotto gli occhi ogni giorno, mentre preparo gli appunti per la trasmissione. Soprattutto in questi giorni. Così, il post di oggi è occupato soltanto dai suoi versi. Versi, 3. 1988. Buona giornata.
Nessun verso può rovesciare i regimi
Avevo scritto anni prima
E ancor oggi me lo rinfacciano.
Ma i versi assolvono alla loro funzione
mostrano i regimi, dicono il loro nome
anche quando cercano di abbellirsi
di rinnovare un poco la vetrina
di cambiare denominazione e insegna.
I versi, anzi, qualche volta sorprendono
i leader in posizioni inattese
sicuri che nessuno li veda
con le mutande ingiallite e aperte
prima d’indossare le brache o i pantaloni
con gambe ossute e pantofole stracciate
prima d’infilarsi le scarpe o gli stivali,
la pancia debordante prima di tirarla in dentro
per abbottonarsi la giacca militare civile
con la dentiera lasciata nel bicchiere
prima di riprovare lo storico discorso,
con la pappagorgia e le guance pendule
prima di alzare il mento volitivo
prima di guardare, perennemente giovani, al futuro.
I versi non rovesciano i regimi
ma certamente vivono più a lungo
di tutti i loro manifesti.
Un poeta meraviglioso. 🙂
Però qui non dobbiamo combattere contro dei regimi, dobbiamo lottare contro la democrazia, che sempre più si dimostra il miglior involucro del capitalismo. E la lotta inizia con la consapevolezza che “ci sono due classi”.
Mi ricordo la sua partecipazione a Fahrenheit, che mi aveva emozionato, perché in settembre l’avevo conosciuto a Seneghe, durante Cabudanne de sos poetas, il festival organizzato da Giovanna Paola e Flavio Soriga. Uno splendido poeta, Titos Patrikios, ma anche, mi è sembrato proprio di capire, una splendida persona. Mentre in Tv domenica scorrevano le inquietanti, dolorosissime immagini trasmesse da Atene, è anche a lui che ho pensato, alla forza delle sue parole di poeta. E ho pubblicato sulla mia bacheca di FB una sua poesia. Mi fa tanto piacere che anche tu ne abbia parlato.
Anche io ricordo la partecipazione in radio di questo meraviglioso poeta, e la mia commozione. Leggeva le sue poesie in greco e sentire la sua viva voce e la sua passione è stato bellissimo! Non siamo lontani dalla Grecia! Dobbiamo stare all’erta e anche noi avere la medesima lucidità di sguardo.
Grazie mille per il Suo lavoro, Loredana!
Un caro saluto
Angela Catrani
Quanto abbiamo bisogno di poesia…
Grazie.
forse avremmo fatto bene a considerare bene quello che stavano provando a divulgare quei grillini che a noi sembravano essere sostanzialmente solo dei farneticatori professionisti un po invasati quando qualche anno fa dicevano che aderire a “Basilea 2″ era come tirarsi un calcio nei coglioni e autorizzare sospensioni della democrazia e utilizzo della forza per far dormire ai grandi capitali dei sonni tranquilli.”Είμαστε χαμένα πουλιά στην ομίχλη”
http://kypros.org/Occupied_Cyprus/epiktitos/audio/classicalGreek/mikis theodorakis – zorba the greek.mp3
La traduzione è di Nicola Crocetti (penso).
Questa bella poesia mi ha ricordato una poesia che ho sempre amato moltissimo, di Franco Fortini, dal titolo Traducendo Brecht, che, se non ti dispiace Loreda’, incollerei (oltre a ricordarmi naturalmente l’appello al ricordo pieno d’indulgenza rivolto ai posteri dello stesso Brecht)
Traducendo Brecht
Un grande temporale per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e vetro
dov’erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d’un poeta mutarsi
in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l’odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi, mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
Gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia non muta nulla.
Nulla è sicuro, ma scrivi.
cara Loredana,
avevo poco piu che ventanni e avevo un grande amico che era di Kolonaki, un quartiere di Atene. Studiavamo all’universita in germania insieme. Era un tipo affascinante colto e profondo. Mi passava le poesie di Kavafis. Ricordo che si iniziava a parlare della possibilità che la Grecia entrasse nella Comunita Europea. A me sembrava una cosa bella. Lui invece si diceva preoccupato, diceva che la Grecia non aveva le carte per far parte del gruppo, che ci avrebbe rimesso. Pensava invece ad una unione dei PAesi del Mediterraneo dove la Grecia avrebbe potuto ricoprire un ruolo di rilievo. In Europa invece, saremo il fanalino di coda, diceva, ci mangeranno prima o poi.
Ah, era filosofo e poeta 🙂