IL MIO NOME E' NESSUNO

In quattro giorni di presenza in libreria (dal 22 al 26 marzo) Free Karma Food è entrato in classifica: 16esimo posto nella narrativa italiana. E a Wu Ming scappa una riflessione. Qui l’integrale. Estratto:

Certo, si fa presto a dire "Internet". Tutti i
giorni in rete – sui blog e siti letterari, sui siti-vetrina degli
editori, nelle newsletter degli uffici stampa – vengono nominati –
segnalati – promossi – pompati tantissimi libri. ‘ l’utilizzo della rete come megafono, ed è l’utilizzo sbagliato.
Sbagliato, perché non tiene in alcun conto la peculiarità della rete
come "mezzo che si fa mondo" e crea comunità. Non ha senso lamentarsi
che "la rete non smuove copie" (come si è sentito dire anche di
recente) se non si capisce che l’attenzione del lettore/visitatore va meritata.
E’ necessario che ciascuno si interroghi sull’effettiva qualità della
propria proposta web. Può darsi che certi utilizzi delle rete non
inneschino passaparola perché sono piatti (vedi il caso
frequente di blog letterari che riproducono su web tutti i difetti, le
rigidità e i settarismi cenacolari delle riviste letterarie su carta).
Può darsi che certi libri non vengano smossi dalla rete perché vengono
percepiti come porte chiuse a chiave: vai in libreria, tira fuori il
grano e io ti apro. Se non paghi, al massimo puoi spiare dal buco della
serratura.
(…)
Quel che ci preme far capire è che il lavoro culturale in rete non è in
alcun modo un "ripiego". Non è un modo di arrangiarsi in assenza di
interesse da parte dei media tradizionali, della critica ufficiale, dei
cronisti letterari. Al contrario, è la tendenza che emerge nella fase
in cui i media/mediatori tradizionali perdono impatto ed efficacia.
Presto se ne accorgeranno anche i più influenti tra i book jockeys.
La stampa ufficiale dà continuamente spazio a libri, ma ben pochi di
questi vendono. Ormai anche una paginata di quotidiano sposta poco: il
mercato dell’attenzione è sovraccarico e i lettori si fidano più del
consiglio di un amico che di un lancio strombazzato in pompa magna.
Tanto che ormai tutti gli esperti di marketing parlano del problema del
"clutter", l’inquinamento segnico, il baccano provocato dall’eccesso di
pubblicità che rende quest’ultima improduttiva e inefficace, mentre
tutte le ricerche più affidabili mostrano che i cosiddetti CGM (Consumer-Generated Media,
in parole povere: il passaparola, i blog etc.) sono quelli da cui
dipende veramente il successo di un prodotto. E’ la scoperta dell’acqua
calda: se l’avessero chiesto a noi, glielo avremmo spiegato gratis.

21 pensieri su “IL MIO NOME E' NESSUNO

  1. Internet? Ma va’ là, figurarsi, dev’esserci qualcosa sotto…
    Non può essere, è il solito magna magna, la solita mafietta…
    io, io… IO.. IOOO… ROSICOOOOOOO!!!!
    😉

  2. Estenderei il concetto:
    1. quando c’è un buon romanzo, passaparola e web funzionano magnificamente.
    2. se il romanzo è mediocre, funziona solo il battage pubblicitario (a pagamento).
    Dissento da WM1 per quel che riguarda il “clutter”.
    Io credo che la promozione “tradizionale” di un libro, in Italia, funzioni ancora bene (di solito i libri fanno schifo, ma vendono). Ne sono la prova i vari Faletti, Piperno, Volo e via discorrendo. E sono anche convinto che in campo editoriale non ci sia ancora questa sovraesposizione da eccesso di pubblicità.
    Certo, viene pubblicato un numero enorme di libri, ma di pubblicità vera ne viene fatta poca in confronto ad altri prodotti tipo detersivi, auto o alimenti. O film, per restare in ambito culturale.
    Preciso ancora una cosa: la presenza del libro in libreria è fondamentale perchè il CGM funzioni e questo presuppone, nella maggioranza dei casi, che la casa editrice sia di una certa dimensione. Faccio un esempio concreto.
    Giovanni Choukhadarian, su Vibrisse, segnala un libro di Davide Garbero, giovane esordiente pubblicato da Alacràn. Nasce una discussione e vengo invitato a leggerlo e recensirlo. Accetto e vado su IBS per ordinare il volume. Esaurito. Reperibile in 20 giorni. Giro qualche libreria a Trieste, niente da fare, “se vuole glielo ordino, ma dovrà aspettare”. Ecco, io non mi demoralizzo, quel libro prima o poi l’avrò, ma non sono sicuro che la maggioranza dei lettori siano così determinati.
    Quindi il CGM funziona in primis se si trova il libro e, a seguire, se il romanzo è buono (FKF, che sto leggendo, lo è). Cose che aiutano sono: l’autore già conosciuto e una “bella” edizione.

  3. Loredana, congratulazioni. Io ricordo che, con il braccio ingessato, feci le due ferrate dell’Antermoia. Ma la Pisetta, naturalmente, solo con dieci dita:- )
    P.S. Quanto a Free Karma, contentissimo per il successo del libro. Certo, fosse uscito per le edizioni Libri Molto Speciali sarebbe molto più giù, in classifica:- )

  4. Io ho sempre crduto nella rete, dai tempi di Fabula (a proposito, perché nessuno parla più di Fabula?). Da quando è nato il fenomeno dei blog mi sembra che il web letterario si stia articolando meglio, nel senso che riviste come Fabula, Bookcafe, Pseudolo, ecc. non sfruttavano al massimo le peculiarità della rete, perché erano riviste cartacee trasferite sul web… Il blog, invece, permette a uno scrittore di organizzarsi meglio sulal rete. Ha ragione Wu Ming quando dice che i blog non devono essere considerti dei ripieghi o più scorrettamente solo delle occasioni per farsi pubblicità. Certo, farsi pubblicità non è un peccato – la molla che mi ha spinto ad aprire il blog è stata la prossima pubblicazione del mio romanzo – a patto che il blog non sia un semplice messaggio pubblicitario. Deve offrire qualcosa di nuovo, di interessante ai tuoi lettori. E deve continuare a esistere anche dopo la pubblicazione del romanzo. Se il blog non offre qualcosa di interessante la visibilità del libro non aumenterà.

  5. bello ‘st articolo, ma che d’è, n’ giapponese? o cinese d’ ‘a cina?
    comunque me scuso co’ ‘a dottoressa liperini, da venerdì sur mio piccolo blogg http:// lucianofreud.splinder.com c’è ‘na riflessione su mario brega, che ho conosciuto per er tramite de mio cuggino franco lechner in arte bombolo. scusate tanto l’ottì, e tantissime care cose dar vostro lucianone!

  6. Fabula – felice che qualcuno ogni tanto se ne ricordi – ha non-festeggiato l’anno scorso il decennale dalla sua creazione. Avvenuta una sera d’inverno alla Barricata di Pietro Valpreda, in Corso Garibaldi a Milano, per iniziativa di un manipolo di fancazzisti appassionati di libri.
    Fu grande, per un po’, poi morì.

  7. Il problema è che Fabula non c’è neanche nel sever. Proprio non ha lasciato alcuna traccia, un bit, un pezzo di html, una gif, niente. E’ una cosa che mi fa tanta impressione. E’ stato un luogo magico che ha fatto incontrare tanta gente, che ha creato scritture e poi… sparita. Io vivevo in Sicilia, ero un provinciale (lo sono ancora) e grazie a quel sito sono uscito dalle mie quattro pareti.
    C’è ancora qualcosa, più che altro un’ombra, qui http://www2.uibk.ac.at/tuttitalia/let/fabula.html

  8. molto interessante e veritiero l’articolo di WuMing1.
    Certo, avere alla base un grande editore ti da una visibilità nelle librerie (e nei supermercati) notevole, e il fatto che sia un bel libro (credo!) aiuta a vendere, ma.
    Ma il lavoro che i wu ming hanno fatto in rete è straordinario. Questo lavoro, costante e di elevato spessore ed interesse non può che essere alla base del successo del libro.
    Anche altri (come Genna) hanno creato uno spazio culturale e di confronto importante, e credo che le vendite dei loro libri possano solo averne giovato.
    Aprire un blog o un sito, appiccicare la copertina del proprio libro e bon è tutt’altra cosa.
    Comunque, complimenti a Wu ming1! mi sa che il prossimo libro che leggerò sarà il suo, maledetta rete!
    😉

  9. OTTI’, con tantissime care scuse a la dottoressa liperini gentile padrona de casa de ‘sto blogg interesante.
    volevo dì dottoressa liperini che avrei il desiderio grosso de avella a comentà anche ‘na vorta sur mio blogg http://lucianofreud.splinder.com.
    è pieno de scrittori de vaglia telegrafico e normale con postacelere pure che hanno comentato.
    hanno sin qui comentato i seguenti scrittori de vaglia:
    dottor gianni biondillo (afezionatissimo, ce diamo der tu)
    dottoressa gemma gaetani (afezionatissima, grande core de roma, ce diamo der tu, come ‘n padre co’ a fijetta sua).
    dottor effefe detto anche forlani o furlen a seconda d’a’ situazione (1 vorta, spero che torna).
    dottor kraspenahr detto ufenwwankken (1 vorta, spero che torna).
    dottor garuffi ( 1 vorta, spero che torna, ha pure scritto er comento in romanesco).
    attendo 1 comento der dottor gianpaolo serino.
    mo’ me farebbe piascere un comento suo, dottoressa liperini, che è pure romana de roma.
    tantissime care cose a lei a l’amici sua e ai comentatori der suo blogg interessantissimo uno dei migliori der monno dei blogg.
    tutti i dottori sopraeccitati hanno er linke a sinistra in arto apparte er dottor garuffi che nun c’ha er blogg, ma me vedo d’organizzà come ho fatto per er dottor biondillo che anche lui nun c’ha er blogg. lei dottoressa avendo er blogg è linkiata in arto a sinistra assieme ai dottori sopraeccitati.
    piesse. avendo gradito morto l’articolo der dottor wumminghe sopraeccitato sarebbi lieto d’avè pure un comento suo, anche in giaponese sua lingua madre.
    tantissime care cose e scusi l’ottì lungo. me scordavo de dì pe’ lei e tutti i comentatori dottori der suo blogg che c’è in ommpeigge un pezzo mio che svaria da giorgione chinaglia detto longjonne a er povero tomaso e su padre sor onofri e i rigatoni co’ la pajata che m’ha fatto mi moje annammaria oggi anche se ero ‘mbarazzato pe’ la peperonata de mia coggnata assunta ieri magnata a nemi. senza mancà de rispetto ar povero sor onofri io cerco de mette cose diverse perchè ‘a vita è brutta ma è pure bella e nun ce dovemo buttà giù. scusi ancora dottoressa tantissime care cose dar suo
    lucianone.

  10. Analisi corretta in parte quella di Wu Ming.
    Credo che il problema cardine, in ragione dell’80% dei casi di insuccesso di un libro, sia la scarsa propensione alla lettura degli Italiani.
    La pubblicità migliore non può farcela che in parte contro una disaffezione strutturale e generalizzata.
    È risaputo che solo il 10% degli italiani, se non sbaglio, legge più di 2 libri al mese.
    Io credo che per dichiararsi lettori occorra leggerne almeno 5-6 al mese, media che spesso supero abbondantemente.
    Certo è che se passiamo ore ed ore davanti alla TV non c’è cristo o Internet che tenga.
    Credo cmq che il contributo migliore lo abbiano dato le edicole, trasformandosi in librerie con gli inserti dei quotidiani.
    Ma sarà una starda lenta e in salita, molto in salita.

  11. Beh, Giulio, la divisione sembra ingenerosa: a meno che tu non chiarisca cosa intendi davvero per “commerciali”.

  12. Chi ha letto i precedenti libri “solisti” di WM5 sa che sono tutt’altro che “facili” e “accomodanti”. Se per “commerciale” si intende “scritto per (com)piacere il/al pubblico medio, Free Karma Food non lo è affatto. Come, per capirci, non lo è “Perceber”. Chi non conosce WM5 e sfoglia FKF per vedere com’è fatto e decidere se acquistarlo o meno, trova in esergo una citazione di Burroughs tutt’altro che accomodante. E se invece fosse che il consumatore di narrativa è un po’ meno “parco-buoi” del compratore di titoli azionari? Che in qualche caso la coerenza e la qualità pagano?

  13. Non volevo scrivere, non sto bene e sono impegnata a meditare sulla mia conclamata condizione di cogliona (e proprio per i motivi che un nano taccuto indicava: sono tra quelli che non fanno slamente i ‘propri interessi’, ma hanno ancora la coglionaggine di pensare che quelli -interessi- collettivi sono più importanti).
    Bene, visto che tanto stavo a coglionare, mi sono detta che un’osservazione coglionata a questa diatriba dei libri che si vendono non potevo negarla. Mozzi si chiede se a vendere non siano i libri più commerciali e, per non essere in eterna polemica, provo a dargli ragione. Non ci credo, ma gli do ragione pensando a molti successi editoriali veramente infimi e Melissi o Fallaci. Finito di distribuire le ragioni, mi viene da considerare (come d’uopo) che una buona parte di popolazione che compra libri (li legga o meno) è prona alle logiche commerciali. Bene, da quì potrei cominciare un pianto greco (o italico o apolide). Il solito pianto che non porta da nessuna parte, ma consola molto (almeno spero, vista la costanza e l’intensità con cui lo si ripropone). Non capisco perchè mai (o raramente) ci si ponga il problema in termini di modi, tempi, pratiche per avvicinare le persone (non le solite,no, quelle che comprano solo le robe commerciali) a qualche boccata d’aria diversa. Mozzi mi parlerà di scuole di scrittura, altri di presentazioni, altri di fiere. Sono tutte robe valide, ma purtroppo tutte occasioni (o quasi) per persone che non hanno bisogno di stimoli o sollecitazioni. Visto che ormai la predica è in atto per chiudere posso solo fare una domanda: a quando, tra scrittori e intellettuali, l’equivalente dei maestri di strada che faticano nei vicoli napoletani contro l’abbandono scolastico e l’ignoranza imposta (dalla miseria, da altra ignoranza, dai divari sociali ecc.)?
    L’altra domanda è un pò più antipatica: se la gente compra solo robbe commerciali è solo colpa della gggente e del sistema editoriale? vogliamo spostare lo sguardo anche su altri punti di vista come ad esempio la crescente analfebitazzione o problemi più seri?
    insomma, sta gggente ‘gnurant che si melissa vogliamo vedere com’è fatta? davvero e non solo con l’intenzione di vendergli un libro ‘alto’ o ‘basso’ che sia?
    besos

  14. L’ipotesi di Mozzi mi sembra non reggere. Le librerie sono stra-piene di libri “commerciali” che non vendono, anche se pubblicizzati. Anche se “Free Karma Food” fosse commerciale, si tratterebbe di capire perché vende anche senza pubblicità, mentre tantissimi altri libri non si muovono e finiscono nelle rese e poi al macero.

  15. Alberto,molti giovani autori sono bravissimi e ben poco pubblicizzati, purtroppo.Li recensisco per una rivista letteraria in rete.Fantastici, farei tutti i nomi, ma faccio il passa parola. Alcuni in libreria si trovano, un’amico con i passaparola ha fatto il tutto esaurito in libreria.Ma tanto pubblicizzano solo le firme.Non credo che la gente vuol leggere ciò che le case editrici propongono.Altrimenti perchè tante letture a sbafo in note librerie?E i prezzi poi….esagerati. ti sbancano.Bravissimi i giovani e non ma nuovi autori in tutte le salse che ho recensito.idee nuove,gialli-o quasi- con finale a sorpresa, ma sorpresa geniale.
    Forza ragazzi!w internet e i passa parola.
    n.b.per nuovi non intendo i 100 colpi di spazzola che darei in testa all’editor che l’ha scritto.Quello è pattume per pruriti mal grattati.

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