Ieri, sul quotidiano, è uscito questo articolo. Sul libro tratto da aNobii nutro, come si intuisce dal pezzo, delle perplessità: mi sembra che il rischio sia quello di ridurre una realtà complessa a sfoghi “urticanti”. aNobii non è solo questo, per fortuna. Ne lo è il web dei lettori. Ad ogni modo, ecco.
Quali sono i cento libri più conosciuti e più votati dai lettori di Internet (o, per meglio dire, da quella ampia parte di lettori presente sulla libreria virtuale di aNobii)? Per ovvie ragioni numeriche, ci sono i best- seller, sia pure fra loro diversissimi: Gomorra e Il cacciatore di aquiloni, Harry Potter e L’eleganza del riccio, Il nome della rosa e Novecento. Qualche sorpresa in più viene dai classici, il cui criterio di scelta farebbe probabilmente perdere il sonno ai letterati: Il giovane Holden e Siddharta, accanto a Il signore degli anelli e a Fahrenheit 451. E a Italo Calvino, presente con non poche opere: Il barone rampante, Il visconte dimezzato, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Il sentiero dei nidi di ragno, Le città invisibili. E come mai è in ottima posizione un titolo disdegnato dall’accademia come Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams? Perché, fra i romanzi di Niccolò Ammaniti, Ti prendo e ti porto via è diciassettesimo, mentre il best-seller Io non ho paura è venticinquesimo e Come Dio comanda, con cui lo scrittore vinse il Premio Strega, è sessantatreesimo? E che dire di Q di Luther Blissett che precede Tre metri sopra il cielo di Moccia?
Impossibile chiedere un criterio unico ad una platea così vasta come quella degli aNobiani, le cui recensioni sono state raccolte in un’antologia curata dalla giornalista e blogger Barbara Sgarzi, aNobii, il tarlo della lettura (Rizzoli, pagg.240, euro 18, con le illustrazioni di Chiara Rapaccini). L’intenzione è quella di rendere omaggio alla “critica democratica” dei lettori che hanno scelto di aprire una libreria su Internet. Sono tantissimi: dal 2005, anno in cui il coreano Greg Sung decise di fondare il primo social network dedicato ai libri, a oggi, gli iscritti superano i cinquecentomila e i libri sono quasi quindici milioni. Libri di ogni genere: romanzi e saggi, raccolte poetiche e fumetti, best-seller e pubblicazioni fai-da-te. La bellezza del social network, infatti, non sta tanto nella recensione “dal basso” di titoli notissimi: ma nel mettere in comune con migliaia di potenziali visitatori i contenuti dei propri scaffali virtuali.
L’importanza della nicchia si intuisce solo parzialmente dall’antologia: che giocoforza ha selezionato i cento libri più letti e le cinque recensioni più votate per ogni opera, offrendo come “bonus track” altri cento titoli selezionati dalle librerie dei singoli recensori per tentare di restituire su carta la complessità di quel che si trova in rete: e qui gli accostamenti diventano davvero impensabili, con L’ora segreta di Scott Westerfeld accanto a Ieri di Agota Kristof, e l’autrice del graphic novel Persepolis, Marjane Satrapi, recensita insieme a William Faulkner.
In tutto, le recensioni raccolte fra gli aNobiani sono seicento e sono assolutamente dissimili: ingenue, coltissime, approfondite, superficiali, fulminee, lunghe, corte. Si va dalla battuta astiosa al saggio breve, ci si divide fra quelli che vorrebbero arrostire il gabbiano Jonathan Livingston e quelli che lo amano come un maestro di vita. L’invito, per chi non conoscesse aNobii, è quello di leggere tutte le critiche, di leggerle bene e possibilmente di tornare a leggerle in rete: perché non è vero che il recensore del web è sempre “urticante”, spiritoso e cattivello, e non di rado le sue valutazioni non hanno nulla da invidiare a chi scrive su carta. I 333 anobiani prescelti si sono comunque prestati al gioco, concedendo il permesso di pubblicare gratuitamente il proprio testo (i proventi del libro saranno devoluti al centro chirurgico di Kabul di Emergency).
Hai presente i concorsi in rete in cui vince chi riesce a mobilitare il maggior numero di amici e parenti?
Hai presente la scheda su New Italian Epic scritta direttamente dai bolognesi?
Ecco, più o meno l’attendibilità è quella.
Vatte a fidà.
Hai presente quei concorsi in rete alla Scrittomisto in cui vince chi riesce a mobilitare il maggior numero di amici e parenti?
Hai presente la scheda su New Italian Epic scritta direttamente dai bolognesi?
Ecco, più o meno l’attendibilità è quella.
Vatte a fidà.
Hai presente quei concorsi in rete alla Scrittomisto in cui vince chi riesce a mobilitare il maggior numero di amici e parenti?
Hai presente la scheda su New Italian Epic in wikipedia scritta direttamente dai bolognesi?
Ecco, più o meno l’attendibilità è quella.
Vatte a fidà.
Oggesù, come mi fa sentire mainstream tutto questo…
Il pregio del libricino, secondo me, è che nessuno, nello scrivere le proprie impressioni su un libro letto, sapeva che un giorno sarebbero state stampate.
In questo senso, il libro è pervaso di innocenza, ma costituisce un pericoloso precedente, ora si starà più attenti a cosa si scrive su anobii, e si perde immediatezza.
Secondo rischio: già nascono le aNobiistars, e sono proprio quelle che si fanno pregio della propria “urticanza”. Purtroppo.
*si starà più attenti a cosa si scrive su anobii
Vero che nessuno (nessuno neurologicamente normale) si sarebbe mai ipotizzato una pubblicazione, l’anobiiano medio però è un transfuga da club, siti, consorterie, aggregazioni, insomma un po’ lupo solitario.
In vari newsgroup era come l’ultima spiaggia, Terminus, Thule, Pitcairn.
Questo tipo di persone non è impermeabile all’autocensura o al compiacimento ma è meno incline, molto meno di altri.
Di tutti i pericoli che corre Anobii, non mi sembra uno dei maggiori.
C’è invece, come già sperimentato in un newsgroup, la tendenza a essere trigger happy. In quel NG, c’erano molti scrittori – giovani allora – italiani, ricordo Lucarelli e Simona Vinci e forse Brizzi.
Nessuno di loro, con già un successo incomparabilmente maggiore di molti scrittori speranzosi entrati in Anobii, mostrò la benchè minima spocchia, eppure c’era un vivissimo sentimento per dar loro addosso su qualsiasi appiglio.
Chiaramente dopo mesi ad uno ad uno se ne andarono.
Se su anobii demolire senza motivare pagherà, diventerà il solito protestificio.
Saluti.
Procyon, si tratta anche di come “demolire”. La battutina alla Sgarbi delle lettere, che mi pare sia stata piu’ volte inserita nel libro, rischia di vanificare tutti gli sforzi per una responsabilita’ del lettore sul web. E nuoce a tutti gli anobiani che della battutina se ne infischiano e motivano, invece, i loro pareri.
Però, Procyon Lotor (ehe..t’ho visto nel libricino..), Anobii secondo me NON dovrebbe essere per nulla il posto “degli scrittori”, effettivi o wannabe, è il posto dei lettori professionisti (che forse in italia sono meno degli aspiranti scrittori 🙂
Se proprio non posso fare a meno di interloquire con uno scrittore mi cerco il suo blog, sito etc, anche se devo confessare che a me dello scrittore/individuo in genere mi interessa pochissimo..ma forse sono nella minoranza, non so.
Smettila di censurare, fasulla!
Libro furbetto e inutile, anche perchè Anobii, in Italia, lo usano stabilmente sì e no poche decine di migliaia di persone. Cioè una nicchia – presumibilmente quelli che ora compreranno il libricino autoreferenziale di cui sopra.
che necessità ha la rete di farsi carta quando quel che trovi ora sulla carta lo troverai sempre, allo stesso posto di prima, sulla medesima rete?! Uno specchio verso l’esterno per quelli che la rete non la frequentano? Una curiosità da togliersi? Un’attenzione particolare degli editori verso quel che si muove (gratis) sul web?
Diversi, numerosi ormai sono i libri nati da blog et similia e non sempre ho l’impressione di capire meglio il fenomeno da cui sono tratti. Spesso, merci.
*Sgarbi delle lettere
Vero.
Specie pensando che Sgarbi il rischio di essere perculato, attaccato con virulenza a sua volta o citato per danni, se lo prende.
Un amateur non rischia praticamente nulla nei suoi assalti.
E’ il rischio già incontrato in molti blog, l’autore sembra uno che le canterebbe a un Khomeini e poi magari larveggia davanti a un consigliere comunale di Roccasecca per farsi spostare il cassonetto.
Il pitybull.
*NON dovrebbe essere per nulla il posto “degli scrittori”, effettivi o wannabe, è il posto dei lettori professionisti
Beh, il rischio che dilaghi a pulpito del famoso, per chi come noi non lo è ha senso.
Io però disboscando fra i poveti, le vestali del thè letterario, i wannabe, i maradona del campetto parrocchiale, gli sperimentali de noantri e altre nefaste comuni apparizioni, un tre quattro per scambiare due chiacchiere (corroborate da svariatissime mie recensioni in cui chiarisco che non scriverò mai un libro) anche e soprattutto sui minimi sistemi, da un dettaglio indovinato in una copertina proseguendo per chi è IRL un magliaro ritrovato nel noir o nell’inchiesta o altri succosi dettagli, li ho trovati.
*dello scrittore/individuo in genere mi interessa pochissimo
Un noirista italiano mi rivelò che un suo noto personaggio è una persona, (tanto da averlo biografato in seguito) mentre un altro altrettanto importante è invece un assemblaggio di svariate persone e un terzo pura creazione sceneggiata; a me è piaciuto saperlo.
C’è la vecchia battuta che voler conoscere lo scrittore è come incontrare il pescatore dopo che si è gustata la frittura, ma come tutte le battute è o una mezza verità o una verità e mezza, e anche questa è una battuta.
Ci potrebbe stare anche un piccolo palcoscenico, se penso agli inizi di Lucarelli (non ne sono l’agente occulto, è che abitando a pochi minuti da casa, quando non era famoso noi lo si conosceva già) quando aveva già pubblicato tre fenomenali neri da Sellerio, non lo conoscevano che pochi gourmet del giallo.
Pure Camilleri, non esattamente un novizio, con tutta la carriera in RAI dietro le spalle, a me lo consigliarono dei siciliani col passaparola: “non babbìa” quando ne aveva pubblicati solo due ed era poco più di un separè in una nicchia.
Anobii è un bel passaparola.
Mica pretendo di ritrovare Anaïs Nin o Dorothy Parker. (in effetti dovrei riorientarmi, ho conosciuto solo scrittori, giammai scrittrici)
Saluti, ringrazio e chiudo sennò facciamo un Mekong di anobii nel blog.
Facciamolo, perchè l’argomento è importante. Da giornalista ho scritto del libro in modo assolutamente neutro (la notizia c’era e andava data), ma da aNobiana sono decisamente contro il libro. Mi sento di condividere punto per punto la recensione di Seia Montanelli nella pagina dedicata al volume su aNobii. Trovo che, ahimè, per amor di visibilità sia stata fatta un’operazione che rischia di essere fortemente nociva per quello splendido luogo che è aNobii.
Il criterio di selezione delle recensioni è stato assolutamente oggettivo: i 100 libri più letti, le 5 recensioni più votate dagli stessi anobiani. Non siamo andati a caccia di cosiddetti “urticanti” e infatti il libro contiene decine di recensioni positive e appassionate. L’idea era proprio quella di restituire ai lettori, anche e soprattutto quelli che non conoscono anobii, la pluralità di voci che lo animano. Evidentemente, i cosiddetti urticanti hanno ricevuto molti voti. Scegliere con criterio soggettivo le recensioni “migliori” (migliori di cosa? Migliori di chi?) avrebbe significato operare una selezione opinabile e necessariamente parziale, guidata dalle preferenze di chi la avrebbe fatta. Non dico che sarebbe stato meglio o peggio, dico solo che sarebbe stato un altro libro, che non è questo, i cui intenti sono chiari. Certo, c’è la componente ludica, la frase divertente estrapolata da una recensione; ma l’intera operazione è stata condotta con affetto e rispetto verso anobii e i suoi lettori.
Barbara, è sulla componente ludica che, temo, non ci intendiamo. La frasetta maligna, sia diretta al classico o allo sconosciuto, non è significativa, o almeno non dovrebbe esserlo se davvero si ha a cuore la democrazia dei lettori. Che, grazie al cielo, non sono tutti legati alla formula del “ti diverto con cattiveria”, secondo gli stessi modelli che ci hanno massacrato dagli schermi televisivi.
Sono comunque d’accordo con te che, dovendo proprio realizzare l’antologia, non esisteva altro modo. Mi chiedo però quali siano i fini: far capire al mondo che aNobii esiste? Credo che moltissimi lettori forti lo sapessero già. Tutto qui.
Loredana, le frasi sarcastiche non sono state una scelta a priori, appositamente isolate per strizzare l’occhio al lettore (“Guarda come gliele cantano, questi di anobii”), ma sono arrivate insieme alle recensioni più votate. Tanto che nella sezione Ipse Dixit, che le raccoglie, ci sono sia frasi sarcastiche che di totale ammirazione; e in quella Il sapore dei libri quasi esclusivamente di ammirazione.
In realtà il tono finale del libro lo abbiamo scoperto anche noi facendolo, mentre il materiale si accumulava; non c’è stata alcuna volontà di uniformarlo a modelli televisivi da spari nel mucchio, proprio perché il criterio di scelta che abbiamo deciso non ci ha consentito di operare, a mio avviso giustamente, alcuna correzione del tiro in corsa. Siamo stati spettatori del mosaico di voci che si stava componendo capitolo dopo capitolo. Anobii ospita il recensore profondo e competente, quello che sui libri non si scherza, accanto alla ragazzina che divora Moccia o a chi demolisce i classici per partito preso. Ci sembrava giusto farlo conoscere nella sua totalità; operare una selezione sarebbe stato mutilarlo di componenti e voci che lo costituiscono.
Per quanto riguarda i fini: i numeri di anobii sono buoni, e lo sono particolarmente in Italia. Ma buoni in senso relativo, visto che parliamo di una realtà online e sappiamo bene che da noi significa (ancora) una minoranza; credo ci sia una percentuale ampia di forti e fortissimi lettori che ancora non lo conoscono, e renderlo più noto è stato sicuramente un obbiettivo. Ma non solo: volevamo diffondere modi e mezzi diversi per parlare di libri e lettura, senza filtri; se, come ho letto in giro, ci sono persone che si sono iscritte ad anobii dopo aver letto o aver sentito parlare del libro, è comunque una piccola conquista.
Infine: eravamo consci che un progetto del genere avrebbe causato reazioni opposte, anzi, ci saremmo preoccupati del contrario. L’unica cosa che mi preme di sottolineare è che non è stata un’operazione furbetta (per quello, anziché seguire il criterio del rating, sarebbe bastato farne un mero florilegio di recensioni maligne e stroncature gratuite; solo quelle, e solo le più feroci), ma la volontà di restituire una fotografia di alcuni lettori in un dato momento. Necessariamente parziale, necessariamente opinabile.
Scusate, ma a sembra tutto chiaro. Il libro è ovviamente un’operazione commerciale, è promotore di movimenti scodinzolatori di buona parte dei lettori che si sono visti pubblicare il proprio commento, e la scelta dei commenti non poteva che riferirsi a criteri oggettivi. Nel campo invece delle possibilità, invece, la raccolta potrebbe rivelarsi come spinta propositiva alla conoscenza del pianetino anobii per chi anobii non lo conosce. Scoprendo che è uno strumento formidabile per l’orientamento delle proprie scelte di lettura. E, in quanto comunità, in possesso di tutti i requisiti per stringere legami, fomentare polemiche, stimolare dibattiti.
Leggo ora l’ultimo commento di Barbara Sgarzi, con la quale mi trovo in gran parte d’accordo. A parte “l’operazione furbetta”…
Saluti alla padrona di casa.
Un libro che non ha alcun senso, al di là di inorgoglire noi anobiiani storici: la vera forza di quel social network sta nella possibilità di consultare in un colpo d’occhio un bel campione di lettori su questo o quel libro, o di valutarne la diffusione con buona approssimazione statistica, cose entrambe che su carta vanno inevitabilmente perdute.
Cià raggione sermizeghecosa, nè.
*è promotore di movimenti scodinzolatori di buona parte dei lettori che si sono visti pubblicare il proprio commento,
E quelli che hanno dato la liberatoria senza alcuna garanzia di pubblicazione, senza chiedere quale fosse la recensione in procinto e senza indirizzare in modi surrettizi e blandenti verso l’una o l’altra, a che categoria apparterrebbero?
Forse quella dei disperati il cui livello di autostima è sotto il culo di una rana in fondo a una miniera di carbone, per cui anche un trafiletto ingoiato dalle rotative è un differimento della pena suicidale, certa nell’an incerta solo nel quando?
***
Nel sito anobiiano vi fu un thread dove immediatamente ci fu la corsa a dire se si era ricevuta la liberatoria (indice di interesse almeno generico).
A me non era arrivata, dedussi quindi che o non erano meritevoli o non erano relative a libri molto venduti o entrambe.
Secondo questa teoria avrei dovuto rispondere piccato, o con l’uva volpina ovvero con la coda bassa e il capo a terra. Nota postura canina di sottomissione.
Mancando la possibilità di inserire l’audio, anobii non ha mms, non potevo allegare l’uggiolìo di prammatica.
Stranamente risposi – credo – in modo scherzoso.
Ora smetto, devo andare dal cordaio e dal gasista.
Saluti
posso solo aggiungere, in risposta a @Paolo Graziani, che afferma anche perchè Anobii, in Italia, lo usano stabilmente sì e no poche decine di migliaia di persone. che a giugno gli utenti italiani di aNobii erano stimati in circa 100.000 anime? 🙂
(io che avrei voluto esserci sul Tarlo ma che non ci sono!)
Notarelle:
LaPitta: 100.000 vs poche decine di migliaia (trentamila?) potrebbe essere la differenza fra iscritti e utenti, cioè chi effettivamente non si è limitato a inserire dieci venti libri o anche cento ma senza recensirli o senza entrare a consultare le librerie altrui.
Seia M.: Se anobii è inutile o, peggio, fuorviante, se le recensioni banali o atroci e se quindi il libro è l’inutile³, lo dirà il tempo. Per ora è in espansione però.
Se un’iniziativa banale, inutile e fuorviante è certamente destinata all’autodistruzione (a meno di non pensare che i lettori anobiiani siano perniciosamente stupidi al punto da godere dell’errore), perché quindi ostacolarla?
Nel suo blog, l’articolo è più simile alla chiamata per la battaglia di Lepanto che alla commiserazione di uno sparuto gruppo di invasori laceri che con armi obsolete e rugginose ha appena attraversato il confine.
Strano atteggiamento, all’armi a procombere per l’armata Brancaleone?
Me perplesso.
Procyon, personalmente credo sia chiaro come la penso: ho dato notizia del libro non soltanto sul giornale, ma anche a Fahrenheit, più di una volta.
La mia critica è non da giornalista ma da anobiana e da frequentatrice della rete.
Nessun ostacolo, dunque: ma diritto di esprimere forti riserve. Quello sì.
Procyon, tu sei un mammifero di mezza taglia della famiglia dei Procionidi, nativo del Nord America, secondo Wikipedia. Quindi ti reputo al di fuori della teoria scodinzolatoria o del capo basso. L’hai fatta troppo complicata, la sagacia che accompagna le tue competenze sta sempre in vetrina. Ma esistono le rane in fondo alle miniere?
Saluti anche a te.
@plessus
*Ma esistono le rane in fondo alle miniere?
L’ho trovata in un libro, mi sembrava simboleggiare un indiscusso livello di sfiga per cui la plausibilità del batrace era in secondo piano, o forse nell’est usavano le rane al posto dei canarini.
@lalipperini
Certo sì è chiaro, ma io replicavo a Seia.
Risaluti.