…come i giornali radio nei giorni di sciopero.
Solo per segnalare che da due post sul corpo femminile (qui e qui) e dai commenti ai medesimi (grazie!) è derivato un articolo uscito oggi sul quotidiano (leggibile qui).
Ah, e per dedicare almeno una riga e qualcosa alla nuova azione dei VMO (o sodali).In video, stavolta.
Wild IP Tracer
5 volte lo stesso commento, e ogni volta con un ip diverso, ma che fai?
georgia
Figurarsi se Georgia vede gli IP su Lipperatura…
Figurarsi se Georgia vede gli IP su Lipperatura…
Non l’avete ancora capito che non c’è nessuna “Georgia”? E’ un nickname, il “suo” blog è un diversivo, fa sempre parte dell’operazione VMO. All’inizio i due blog avevano addirittura la stessa grafica, e a un certo punto i VMO hanno commesso un errore, lasciando commenti da loro comparivano sul blog di “Georgia”. E’ chiarissimo che dietro c’è Roquentin, solo lui potrebbe simulare un tono tanto petulante.
io sarei roquetin?
beh, ragazzi occhio che ogni tanto mi offendo pure io
georgia
Loredana il tuo portale ci fa l’eco :-((((((
io sarei roquetin?
beh, ragazzi occhio che ogni tanto mi offendo pure io
georgia
Loredana il tuo portale ci fa l’eco :-((((((
Ragà, aridaje con la volontà di attribuire i nomi ‘veri’ ai troll. Non è che mi state diventando antirestauratori? il ceresuolo è ….che è… che abita ecc.. mi sono chiesta se questo cambia qualcosa nei giudizi su quello che queste figure scrivono. No, non mi cambia niente: le giudicavo cazzate di ignoti, le giudico cazzate di un possibile identificato. Morale: sempre cazzate restano. E non venite a dirmi che però lui si era dichiarato contro i nickn. e poi li usa e pure per mettere in ‘difficoltà’ il ‘sensibile’ ‘Melloni’. Il fatto che lui agisca in quel modo (sempre che i sospetti siano veri) è problema suo e, al massimo, del suo psichiatra. Per quanto riguarda il’povero Melloni’ un pò di pazienza, che diamine!, per ora si è solo travestito dei tuoi panni per dire che si annoia, non ha ancora tentato di violentarti 🙂 vuoi procedere con politica di represssione preventiva? 🙂
besos
Ragà, aridaje con la volontà di attribuire i nomi ‘veri’ ai troll. Non è che mi state diventando antirestauratori? il ceresuolo è ….che è… che abita ecc.. mi sono chiesta se questo cambia qualcosa nei giudizi su quello che queste figure scrivono. No, non mi cambia niente: le giudicavo cazzate di ignoti, le giudico cazzate di un possibile identificato. Morale: sempre cazzate restano. E non venite a dirmi che però lui si era dichiarato contro i nickn. e poi li usa e pure per mettere in ‘difficoltà’ il ‘sensibile’ ‘Melloni’. Il fatto che lui agisca in quel modo (sempre che i sospetti siano veri) è problema suo e, al massimo, del suo psichiatra. Per quanto riguarda il’povero Melloni’ un pò di pazienza, che diamine!, per ora si è solo travestito dei tuoi panni per dire che si annoia, non ha ancora tentato di violentarti 🙂 vuoi procedere con politica di represssione preventiva? 🙂
besos
Speravo davvero che fosse Biondillo, stavo quasi per scrivergli una lettera da ammiratrice, ma poi ho avuto paura della moglie.
Comunque, bravo l’attore, si vede che i temi delle due ‘composizioni’ lo coinvolgono e lo ammirano 🙂
Chissà se anche lui ha una moglie gelosa 🙂
Vorrei confermare i complimenti ai due VMO per la coerenza e la costanza nella Lotta. Mi spiace solo che alcuni amici cagliaritani non abbiano mai sentito parlare di VMO. Sarebbe opportuna anche un’ampia campagna di informazione in loco.
Besos
Ciao, solo così, un ciao, tanto per salutare, ed esser salutare. 😉
LOREDANA, ma non dici niente? Tu che mi conosci de visu… ti sembro il declamatore silvestre???
Ragazzi, mi sarebbe piaciuto tantissimo esserlo, ma quel tipo NON SONO IO (purtroppo).
C’è già qualcuno che mi scrive in privato, chiedendoselo, oppure dicendomi: “però in effetti ti assomiglia”.
Può darsi. Spero un giorno di incontrarlo, di mangiarci una pizza assieme e di stringergli la mano per l’intensa recitazione.
Quello che so che tutta questa spy story (tracer, delatori, spie, etc.) mi sta divertendo un sacco.
AVANTI COSì!!!,!! GRANDE!!!!!!,!!!
G.B.
Ai VMO rodono molto i post del finto Melloni… Chissà perché…
Fermi, calma: Gianni, si è già stabilito che non sei tu. Se non la smettono spaccio un identikit del vero Biondillo (sto scherzando, tranquillo)
Appurato che i Vmo sono Melloni, qualcuno sa dirmi chi cazzo è Melloni?
Cfr. “Se ‘o melloni è uscito bianco e mò co chi t’a vuje piglià…!?!” (Carosone)
Se ai VMO rodessero i post del finto Melloni, mica li terrebbero lì come fossero medaglie… A me sembra che tutto “je rimbalza” e tutto fa brodo 🙂
Chi è Melloni è presto detto: un chimico con l’hobby della lettura che vive nel profondo delle campagne emiliane e lavora in un capoluogo di media importanza. Il mio nome è sull’elenco e non c’è nessun mistero. Alcuni blogger hanno il mio indirizzo e numero di cellulare, e sanno pure che faccia ho. Non ho romanzi nel cassetto e non collaboro a riviste, sono un “lettore puro”, e ultimamente sto perdendo un sacco di tempo a discutere sui blog e il mio lavoro ne risente abbastanza. Mi rammarico del fatto di non essere VMO. Sono un fiancheggiatore, come ai tempi delle BR.
Ma i più ridicoli di tutti sono questi che passano le giornate a spammare su VMO, a clonare questo e quello e “sfidare a duello” Vincenzo e Basile! Se non è Scarpa/Cerasuolo, sono di sicuro suoi fans acritici modello Georgia :-))))))))))))
Jamais de la vie
On ne l’oubliera
La première fille
Qu’on a pris dans ses bras
La première étrangère
A qui l’on a dit “tu”
Mon cœur, t’en souviens-tu ?
Comme ell’ nous était chère
Qu’ell’ soit fille honnête
Ou fille de rien
Qu’elle soit pucelle
Ou qu’elle soit putain
On se souvient d’elle
On s’en souviendra
D’la premièr’ fill’
Qu’on a pris dans ses bras
@ Spettatrice
mi sa che è il problema del “nemo propheta in patria” 😉
Sei un fiancheggiatore ^_____^ Però confermo, sì, io la tua faccia la conosco – perlomeno tu dici che è proprio la tua. ;-))) Ve lo descrivo: ci avete presente George Michael, al tempo degli Wham? Ecco, Melloni è uguale, incredibilmente uguale. ;-))) Sotto ragazze. ^____^
Io, più tristemente, assomiglio a Joe Cocker, fisicamente. :-))) Però, però che voce, se solo ce l’avessi una voce così.
‘Buona serata
g.i.
Dio, quanta stelle ncielo!
Che luna! E c’aria doce!
Quanto na bella voce
vurria sentì cantà!
Ma sulitario e lento
more ‘o mutivo antico;
se fa cchiù cupo ‘o vico
dint’a lI’oscurità.
L’anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannose, a penzà.
(per completezza)
(anche se poi manca l’inizio)
(che dite, lo posto?)
G.B.
Iannozzi, non dire cazzate 🙂
Non somiglio affatto a George Michael:
http://static.flickr.com/26/52674513_2fc89dc630.jpg?v=0
Franco, vero, cioè in parte. A George Michael, ma dopo che ha lasciato gli Wham, diciamo nel periodo che faceva uscire “Older” ;-)))
Ai tempi della polemica sulla “restaurazione”, io rimasi molto sorpreso dal fatto che persone intelligenti come Carla Benedetti e Tiziano Scarpa vi collegassero la questione dei nicknames. Primo perché l’accostamento mi sembrava del tutto incongruo, e poi perché si trattava di uno pseudoproblema. Ricordo che fra coloro che si unirono alla proposta di abolire l’anonimato in rete vi era pure Bartolomeo Di Monaco, i cui messaggi di solidarietà furono molto apprezzati da Carla Benedetti e che tutt’ora perora questa causa qui e su vibrisse. Ora, io conosco (nel senso che vi ho discusso in rete) Bartolomeo da alcuni anni, e cioè da quando frequentava il newsgroup it.cultura.libri, al quale anch’io partecipavo. E proprio Bartolomeo incappò in ICL in un infortunio legato al tema dell’identità. In sintesi, fra i postatori del newsgroup che lui maggiormente stimava vi era un tale che si firmava “Damiano Zerneri”, con tanto di e-mail valida. Io arrivai addirittura a conoscerlo di persona e frequentarlo in almeno una decina di occasioni, assieme ad altri iclers milanesi. Ci si trovava al bar, si discuteva amabilmente di letteratura, ed io, come tutti gli altri, naturalmente lo chiamavamo “Damiano”. Dopo qualche anno, su ICL comparve il messaggio di un postatore assiduo e conosciuto, fra l’altro anch’egli frequentatore in privato di “Damiano”, che dichiarava la propria sorpresa perché gli era capitato di leggere un articolo su una rivista letteraria il cui autore si firmava con nome e cognome completamente diversi da “Damiano”, ma il cui stile e indirizzo di posta elettronica erano gli stessi. A questo punto “Damiano” ammise pubblicamente la cosa (per cui non rivelo nulla di privato), e, dopo qualche momento di smarrimento, lui cominciò a firmarsi col proprio nome e cognome (sempre che fosse quello vero) e noi iniziammo ad appellarlo in quel nuovo modo. Cosa insegna questa storiella? Tante cose. Per esempio, che usare “Lucis” e “paolo beneforti” (come qualcuno ha fatto in questo thread) come possibili rappresentanti di chi si firma e chi invece si nasconde dietro un soprannome non significa nulla, e soprattutto non dovrebbe importare nulla. Ai tempi di ICL io ho discusso spesso con paolo beneforti, l’ho pure incontrato in un paio di occasioni; e questo non mi garantisce che lui si chiami effettivamente così, o che “paolo beneforti” non sia anch’esso un nick. Poi quella storiella insegna pure che pretendere un indirizzo mail valido, o addirittura un indirizzo mail che corrisponda al nome e cognome dichiarati (tipo il mio) non garantisce anche questo un emerito cazzo; perché creare una e-mail con nomi plausibili è facile perfino per un analfabeta infomatico come me. Insomma, non so fin dove ci si voglia spingere, magari fino al grottesco di esigere dai postatori la fotocopia della carta d’identità (perché anche il numero di cellulare non assicurerebbe nulla); ma prima che questo succeda io inviterei tutti quanti a ragionare sul fatto che l’anonimato è un fatto costitutivo ed ineliminabile della Rete. E non è detto che sia per forza un limite. Può essere per esempio una risorsa. Qui siamo solo scrittura. Alcuni nick, come Lucis, non fanno capire nemmeno il sesso di chi si firma così; tant’è che giorni fa Lucis ebbe a correggere qualcuno che gli rispondeva pensando si trattasse di una donna. E’ una risorsa perché saltano tutti i criteri di giudizio che normalmente si appliccano nella vita di tutti i giorni, cioè quando giudichiamo l’interlocutore dal modo in cui si veste, dall’età che ha, l’aspetto gradevole o meno, la macchina che guida o la casa in cui vive. Tutte queste cose qui non contano. Conta ciò che si scrive e come lo si scrive. Non mi sembra poco.
Ti è solo sfuggito un dettaglio. Prendi un Barbieri che insulta Ano Nemo perché, dice, “tanto non esiste”, e poi si firma a sua volta “Nauseato”. Insomma si stava discutendo del vecchio problema di predicare una cosa e razzolarne un’altra. Tu chiamale, se vuoi, contraddizioni…
Paolo Beneforti si chiama Paolo Beneforti (ci siamo incontrati a Milano) e devo dire che, pur avendo polemizzato con lui duramente in it.cultura.libri, ho sempre apprezzato che il pistoiese si firmasse con il proprio nome, come del resto Luca Tassinari è Luca Tassinari, e Sergio Garufi è Sergio Garufi. Questi stessi possono anche sostenere (e taluni, come Sergio Garufi lo sostengono) l’uso del nickname, ma sta di fatto che, quando scrivono, si firmano col proprio nome. Da qualche tempo, lo sta facendo anche Lucio Angelini, il folletto simpaticissimo del web:-). Ma ho visto altri tornare ad apprezzare l’uso del proprio nome anagrafico. Giuseppe Iannozzi, ad esempio, ed altri di cui ora non mi viene in mente il nome.
Per quanto può contare, io apprezzo molto chi in rete usa il nome vero, sottoponendolo a tutti i rischi che la rete oggi ancora comporta. Sull’importanza di usare il nome vero e sul suo significato ho già speso tante parole e rimando a quelle.
Qui ripeto una sola cosa: che non credo affatto che l’usare il proprio nome possa limitare alcunché. Io non mi sono mai sentito limitato in niente, e quello che avevo da dire l’ho sempre detto, sia quando ero convinto di aver ragione, sia ammettendo di aver sbagliato. L’uso del mio nome vero, anzi, mi ha aiutato a fare le mie battaglie e a dichiarare le mie convinzioni con un certo sano orgoglio.
Ciò non vuol dire che non prenda in considerazione chi scrive sotto nickname. Chi vuole lo usi pure: ma non si cerchi di convincermi che è una scelta che io possa arrivare a comprendere. Ciò che si scrive con un nickname si può scrivere altrettanto bene con il proprio nome anagrafico. Il contrario significa accettare un proprio sdoppiamento che è cosa e abitudine malsana, secondo me.
C’è poi chi usa diversi nickname. Digerisco anche questo e sto ai contenuti. Spesso addirittura non so nemmeno rendermi conto che quel nickname corrisponde alla stessa persona che ne sta usando altri, magari nella stessa colonna dei commenti:-).
Ciò che però mi fa inorridire è quando, nascondendosi dietro il nickname, si offende, si usano volgarità, e così via. Queste persone le parifico ai mittenti delle lettere anonime.
Bart
Il Capitolo Metropolitano della Cattedrale di Cagliari, seguendo una tradizione avviata negli scorsi anni, in occasione delle solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, porge alla venerazione dei fedeli e pellegrini l’insigne reliquia della
SACRA SPINA DELLA CORONA DEI SANTI MARTIRI VICENZO E VASILE
e, in ottemperanza ad una bolla pontificia del Papa Clemente VII, espone un trittico del 1400, attribuito al pittore fiammingo Roger Van Der Weiden, appartenuto allo stesso Sommo Pontefice.
La mostra-esposizione si svolgerà all’interno della Cattedrale nei giorni domenica 16 ottobre vigilia della festa dalle ore 18,00, e lunedì 17 ottobre 2005, solennità dell’Assunzione dei Santi Martiri per tutta la giornata.
Ai fedeli che venereranno la preziosa reliquia della Passione dei Santi Martiri Vicenzo e Vasile è concessa l’INDULGENZA PLENARIA che potrà essere ottenuta alle consuete condizioni (comunione eucaristica, confessione sacramentale e preghiera secondo le intenzioni del papa) da coloro che nella vigilia della solennità dell’Assunzione al cielo dei beati VMO, o durante il giorno della solennità dell’Assunzione medesima o nella domenica immediatamente successiva alla solennità, si recheranno in Cattedrale per venerare la Sacra Spina e reciteranno i Padri Nostri ed il Credo.
Amen
Melloni è identico, dico identico, a Giacomo del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.
Gurda Bartolomeo quanto dici è vero, però stai gurdando solo una faccia della medaglia. Vorrei farti notare un altro aspetto.
Gioco (nel senso di videogames) in rete da più di dieci anni. In questo settore tra nomi e nick non ci sono differenze. Per tradizione ci sono i nick, ma chi vuole mette il nome. Perchè non cambia nulla, NOMI non ci sono. Ci si incontra tutti li, il ragazzo di 15 anni, la casalinga, l’industrale emiliano, l’avvocato etc etc. E tutti siamo le nostre azioni. Il giudizio è solo ed unicamente sul quello che hai fatto, scritto. Si creano grosse comunità, e funzionano. Perchè tutti hanno capito una cosa. Che così si è nudi. Quindi o le nostre azioni sono responsabili, oppure salta tutto. Noi mod posso al più educare, aiutare nella fase di apprendistato, ma oltre non si va. C’è, se mi consenti, un potenziale educativo nell’anonimato che non va sottovalutato. Mancando altri punti di riferimento, se vuoi dialogare tu DEVI imparare a DIALOGARE.
Accanto al ragioni di Sergio Garufi (che condivido in pieno), io ci metterei pure questa. Tu sai dialogare Bartolomeo ma, sinceramente, ritieni questa una qualità diffusa?
Bartolomeo, a meno che tu non abbia chiesto, durante un incontro (e con me non ti sei mai incontrato), la carta d’identità di Beneforti, Tassinari o mia, così da confrontare il viso che hai di fronte con la foto sul documento, tu non puoi affermare che quello sia il nostro vero nome; così come insegnava la storia che ho raccontato di ICL. Neppure il fatto che qualcuno di noi scriva su giornali firmandosi allo stesso modo, ti offre delle garanzie in questo senso, perché potremmo aver utilizzato un nickname anche in quel caso; come dimostra il caso della scrittrice Vittoria Guerrini, che nei suoi libri ed articoli si firmava Cristina Campo (o Puccio Quaratesi, Bernardo Trevisano, Giusto Capianca, Benedetto P. D’Angelo). Questa impossibilità pratica di verificare l’identità dell’interlocutore nella conversazione telematica è per certi versi un limite e per altri versi una risorsa, come ho cercato di spiegare. In entrambi i casi, però, cioè sia che venga visto come un limite e sia che venga visto come una risorsa, l’anonimato è un fatto costitutivo della Rete; ovverosia non una modalità peculiare del suo linguaggio, bensì il suo stesso linguaggio.
OT triste
Mi dispiace per il lutto in casa VMO, porgo le piu’sentite condoglianze e un abbraccio (anzi due). Mi auguro che i cagliaritani continuino la loro attività anche dal Canada o da altra fredda landa.
Mi permetto di dare un consiglio puramente geografico: se amate il clima di Cagliari e vi piace il caldo optate per Malta, starete ‘meno peggio’ come sbalzo di temperatura 🙂
Un caro salto e ……..fateci avere presto vostre notizie
Besos
..salto = saluto, pardon
Vedi Sergio, tu mi stai rispondendo col dirmi che quando, nella vita di tutti i giorni, qualcuno mi viene presentato con un certo nome, io debba nutrire dubbi sulla sua autenticità, a meno che non chieda una sua carta d’identificazione e non la chieda (se non gliel’ho mai chiesta) a chi me lo presenti. Questo, sul piano teorico è vero, ma sul piano pratico ha la sua irrilevanza, a meno che non siamo di fronte ad un atto notarile e simili.
Insomma, sebbene io non abbia mai conosciuto te, o Luca Tassinari e non abbia mai chiesto una carta d’identità a Paolo Beneforti, come non l’abbia mai chiesta a Damiano Zerneri (che anch’io ho conosciuto a Milano, e so perché usava prima Simone Silvestri,identità che non è così lontana dagli affetti familiari) io sono certo, così come si è certi dell’uomo che ci viene presentato anche se non gli è stata richiesta la carta d’identità, che Paolo Beneforti, Damiano Zerneri, Luca Tassinari e anche tu, Sergio Garufi, come pure Lucio Angelini, portate il nome con cui vi state firmando. Sei sicuro tu di non chiamarti all’anagrafe Sergio Garufi? Dimmi che Sergio Garufi non è il tuo nome anagrafico. E così gli altri che ho nominato. Potete smentirmi, naturalmente.
Il punto però è un altro e voglio metterlo a fuoco con questo primo esempio: se Sergio Garufi si firmasse, che so, Luciano Casagrande, a me questo fatto non andrebbe assolutamente ad incidere su ciò che abbia scritto (spero di essere stato chiaro), il cui valore resterebbe quello che è, ma, per quanto mi riguarda, non riuscirei mai a capire perché Sergio Garufi non si sia firmato con il suo nome vero. E’ il caso, per esempio, di Frank Krauspenhaar quando si firma L’uomo della verità.
Un altro esempio: questa volta Luciano Casagrande non è Sergio Garufi mascherato da Luciano Casagrande ma il nickname di un autentico sconosciuto. Sebbene io dia il loro pieno valore tanto ad uno scritto firmato da Luciano Casagrande quanto ad uno scritto firmato, che so, da Sergio Garufi, se venissi a conoscenza che Luciano Casagrande è un finto nome dietro cui non si sa chi si nasconda (altra cosa è Alberto Moravia, ad esempio,il cui vero cognome era a tutti noto, o lo stesso Uomo della verità), mi permetti di nutrire personalmente qualche riserva sulla personalità di questo sconosciuto. Ripeto non su quanto scrive, ma in quanto persona. E’ presente una dissociazione che io non giudico in modo favorevole. Meglio: egli resta fuori dalle mie capacità di comprensione. Il suo comportamento mi è completamente estraneo. E’ un uomo di fantascienza, per me.
Terzo esempio: i miei genitori mi hanno dato il nome Bartolomeo e il cognome Di Monaco. Avendo altri genitori, avrei potuto benissimo chiamarmi con un altro nome e possedere un altro cognome. Ammesso che da questi differenti genitori fossi restato sempre uguale a quello che sono (ma, in realtà, non succede così, e questo fatto mette in risalto i valori ultronei, fondamentali, del nostro nome anagrafico), il differente nome e cognome sarebbe stato indifferente per me.
Ma assunto quel nome e quel cognome, mi domando perché non debba avere il coraggio – e io direi piuttosto la dignità – di portarlo nel momento che esprimo le mie idee, faccio le mie battaglie, e così via? Ecco è questo che non capisco, ed è per questo che ho la massima considerazione per coloro che non rinunciano mai al loro nome anagrafico.
Ci sono solo alcune eccezioni che posso ammettere e sono quelle che costringono all’assunzione di un altro nome per ragioni diciamo genericamente politiche, ideologiche, quando, ossia, si stanno facendo battaglie nei confronti di regimi autoritari e simili con le quali si rischia non solo la nostra vita, che sarebbe poca cosa, ma quella dei nostri familiari. La storia è piena di esempi.
Ma qui, nella rete, minacce così gravi non ve ne sono, almeno nei nostri dibattitti letterari.
Non sono d’accordo, poi, sulla tua affermazione “l’anonimato è un fatto costitutivo della Rete; ovverosia non una modalità peculiare del suo linguaggio, bensì il suo stesso linguaggio.”
Questo può andar bene laddove si pratica l’illegalità (siti porno, pedofili, vendita di stupefacenti, e che altro vuoi, faccio ipotesi a caso, che so che esistono) ma non dove si dibattono le idee.
Sergio, quando parli di quadri e di arte in genere (devo sempre leggere il tuo “La visione patologica e mortificante del sesso” sull’ultimo Stylos) puoi anche arrivare a convincermi, ma su questo punto, no, vado dritto per la mia strada. Mi dispiace.
___________
@Lucis.
Tu fai un esempio, Lucis, sul quale potrei anche accondiscendere, in quanto ho sempre sostenuto che potrebbe essere accettabile se uno usasse sempre lo stesso nickname. Ci sono programmi in cui io debbo dare la mia ID che, dovendo essere composta da un numero limitato di lettere, non può mai essere il mio vero nome (badimona, ad esempio).
Ma quando si dibattono le idee, ci si confronta, non è meglio usare il nostro vero nome? L’uso del proprio nome responsabilizza anche le nostre parole, ci induce a tenere conto anche delle idee degli altri, a rispettarle. Quanti insulti terrificanti (non le solite e scherzose prese per i fondelli) resterebbero nelle nostre dita e non picchierebbero sulla nostra tastiera!
Bart
Dipende Bart, dal contesto e dalle persone. Il rischio del nick è il rischio della libertà assoluta, chi è uomo il limite se lo da solo (e spesso si da un limite più stringente rispetto a eventuali imposizioni). Il bamboccio esagera, perchè tanta libertà lo inebria.
Il rischio del nome è la socialità distorta, il non parlare all’uomo ma al nome. Il conformismo, l’ipocrisia, la svalutazione dell’idea alla sua nascita.
In un mondo ideale la scelta dell’uno o dell’altro sarebbe assolutamente indifferente. Ma visto che non è cosi, quale scegliere?
La mia opinione. Abusiamo spesso della libertà, ma non ci sono alternative. Chi tace per il nome (e solo per quello) non è più responsabile, e solo più vigliacco. Ma appena potrà, farà. (chiaro che NON sto parlando di situazioni particolari).
In fondo darsi un nick è anche rimettersi in discussione. (non è il caso mio visto che uso sempre lo stesso)
Sergio (Garufi): è pacifico che si trattava di uno pseudoproblema, e raramente si è visto un tale accanimento intellettuale su un argomento che aveva più pezze che logica. Ma per sorprendersi bisogna credere all’onestà intellettuale di chi ha posto il problema in quei termini, cosa che non sono disposto a fare. C’è gente che ha una discreta convenienza a proclamare il valore della “verità” di un nome, avendo altro che un nome. A volte, senza il nome, nessuno si accorgerebbe dell’esistenza di queste persone. All’epoca della polemica sui nicknames ricordo che lessi, nei commenti dello stesso post, decine di interventi che smontavano Tiziano Scarpa pezzo per pezzo. Ad un post di Tiziano Scarpa ci furono solo tre risposte, persino OT, in pubblico. Non so nella casella postale degli altri: senza scendere nei dettagli, nei miei qualcuno decise di proseguire a colpi di “tu non sai chi sono io”, “tu non sai chi è lei”…sulle prime ti sbrachi dalle risate, poi ti rompi un po’ i coglioni, te l’assicuro.
bart il nick è un falso problema, sul serio.
le offese più brucianti io le ho ricevute da persone con nome e cognome (o di cui io sapevo nome e cognome), anzi direi che ricevere offese da un nome e cognome è ancora più offensivo che da un nick che non sai chi sia.
Io credo che in rete non si dovrebbe mai OFFENDERE a meno che uno non ci sia tirato per i capelli (allora può succedere)
Non si deve offendere sia se si usa il nome che il nick, e non per noi, ma perchè offendere inutilmente, e per solo sfogo nostro, è sempre una cosa sbagliata. Questo non toglie che possiamo essere duri, anzi durissimi, nelle critiche all’uso delle parole che i vari naviganti fanno e nei confronti delle loro idee e posizioni
Chiaro che bisogna poi parare con eleganza anche le ris-POSTe.
L’offendere in rete di solito è provocato quasi sempre da uno stress da virtuale che porta a reazioni spesso incontrollabili e allucinanti, ma in questo caso, caro bart, che uno usi nick o altro è del tutto ininfluente credimi
georgia
Georgia, ma tu stai attaccata al culo di roquentin, e adesso scrivi pure le stesse cose di roquentin
Georgia E’ Roquentin. Solo Roquentin poteva immaginare e tradurre in parole una simile, petulantissima, acritica fan di Carla Benedetti e Cerasuolo Scarpa.
Georgia è la Lecciso della blogosfera.
Salvate questo post di Georgia nell’hard disk! è la prima volta che ne scrivo uno senza superflue faccine e inutili emoticons a ogni riga, incredibile!
*ne scrivE*, ovviamente
IPSE:
Georgia è la Lecciso della blogosfera.
GEORGIA
me ne hanno dette tante ma …ecco questa sinceramente mi mancava;-)
Loredana puoi dire all’autore che simili cose si dicono solo per e-mail?;-)