ISTRUZIONI PER L'USO

Mi prendo qualche giorno di pausa, con pochi o nulli collegamenti web.
Commentarium, ti affido il blog.
Se dovessero passare dei signori che chiedono di me agitando le manette, dite loro  che ci ritroviamo dopo Pasqua. E che stacco anche il telefono, per buona misura.
Se dovessero passare altri signori che dicono che questo blog è ininfluente per il futuro della letteratura (no, il link non ve lo metto: troppa grazia), dite loro che non ho mai lavorato e scritto “per restare”, perché non ho mai avuto la presunzione della Vera Arte, ma quella, a me più consona, di poter “fare”, faccenda che mi interessa più dell’immortalità. Per dirla a modo loro, ” i soliti temi civili buoni per un impegno spicciolo”. A ognuno il suo.
Se dovesse passare Hari Seldon, infine, ditegli che non solo non ha previsto il Mule, accidenti a lui, ma non ha neppure previsto la vera epidemia distopica di questi anni: il regresso di persone adulte agli anni della prescolarità. Abbiamo un problema.
(torno domenica, comunque: buona Pasqua, buon aprile e coraggio)

28 pensieri su “ISTRUZIONI PER L'USO

  1. Gloutchov, lo so. Contavo su una distorsione temporale propizia.
    Grazie Vale. Ne ho bisogno, come tutti. Mi piacerebbe che si riposassero anche gli intimidatori, ma non ci conto.

  2. Mah magari possiamo controllare se in qualche garage qualche scienziato pazzo ha acceso un computer che si fa chiamare R. Daneel Olivaw….

  3. “il regresso di persone adulte agli anni della prescolarità.”
    Quando si dice “il dono della sintesi”… sì, hai decisamente individuato il problema.
    Buona pausa.

  4. Ciò che è peggio è che quel regresso di cui parli non è un accidente statistico come il Mule. Ha cause definite e scopi strutturati. Di certo solo nei regimi la politica cerca di tutelare se stessa in maniera così spudorata e ignominiosa come vediamo fare di questi tempi.

  5. Cara Lippa, vedremo di proteggere il blog dalle orde. Ma la truppa in difesa è ben vigile e pronta alle armi.
    Faremo come i 4 moschettieri che tennero in istallo un intero plotone di nemici, giocando a carte e bevendo vino.
    🙂
    Tra un meritato riposo e l’altro, dovresti provare quei mitici librigame sulla Fondazione, una vera sfida…
    Come dicono i fisici, ad maiorana! Buona pasqua e buon inizio.

  6. Assoluta e incondizionata solidarietà a Barbie Nadeau. Qui i limiti sono ormai superati da un pezzo.
    Sullo scrivere “per restare”: fregatene. Io ho una certezza: sopravviverò alla mia opera. Morirò vecchio e dimenticato, ma soprattutto vecchio.
    Se sei partita per dove immagino ti invidio. E’ un piccolo paradiso dietro l’angolo.

  7. ma io dico, biondillo: se uno non vuol restare, che cosa ci fa ancora qui, nel mondo della letteratura? si diverte? ah, beh, se è per quello, allora sì, ok… bravi, fate bene, divertitevi…

  8. Da queste parti direbbero ‘peggio della grandine a giugno’, perchè è fredda, dura e distrugge tutti i fiori e i germogli…son quelle cose che ti lasciano a bocca aperta e scoraggiata. Quando capita, meglio rimboccarsi le maniche per l’ennesima volta e andare avanti. Dopo aver ripreso fiato. Buona pasqua al commentarium e occhio agli agnelli, risparmiate (li) se potete!

  9. Ho scorso la discussione su nazione indiana.
    Io mi sento assolutamente gomorroide, un po’ minghiano e simpaticamente lipperinico. Peccato per De Vivo conosco anche Antonio Prete, grandissimo critico letterario, insegnante entusiasta ed eccellente, ottima persona e fine poeta.
    Non c’è contrapposizione tra i modi letterari come De Vivo vuol far polemicamente credere, chi conosce entrambi, gode di entrambi. E’ triste vedere ancora perdurare questo modo di trattare la letteratura come un oggetto solido, un blasone, una targa.
    Proprio Antonio Prete mi ha insegnato a mettere insieme sommando, trovando le suggestioni tra epoche e linguaggi tra modi e mondi letterari, senza mai soppesare il valore di un’opera ma cercandolo, nella lingua, nel contenuto e nella relazione.
    D.

  10. @ Marotta
    Peccato che le “contrapposizioni tra mondi letterari”, come tu fantascientificamente le chiami, non si trovino per niente nell’intervento di De Vivo, mentre sono abbastanza evidenti, per quanto sottese, nel saggio di Guglieri e Sisto. Ma tu, Marotta, è chiaro che sei abituato a leggere in un certo modo, che tu stesso del resto dichiari in apertura del tuo commento: “ho scorso la discussione…”. Una discussione, come un qualsiasi testo, si legge con attenzione e serietà, non “si scorre” per passare il tempo, magari esprimendo poi pubblicamente giudizi avventati. È di questo che parla, tra l’altro, l’intervento di De Vivo: di questo modo di leggere sballato e inconcludente, che ci porterà dove ci porterà, Prete o non Prete, Lipperini o non Lipperini, De Vivo o non De Vivo (che chi segue sa bene che non è abituato a “trattare la letteratura come un oggetto solido”).

  11. Mondi di intendere la letteratura, gli approcci, i linguaggi.
    C’è posto per tutte le fruizioni e per tutti i livelli di confronto e lettura.
    Sia per l’approfondimento che per la lettura fast food.
    De Vivo si interroga su quale contributo sarà considerato sostanziale per la letteratura, ponendo una domanda inutile e polemica, contrapponendo contributi che non sono sullo stesso piano e che mai lo saranno.
    Mica ci vuole la zingara per vedere che il tono polemico è gratuito, buttato lì e non corredato da spiegazione.
    di inconcludente qui c’è solo la voglia di contrapporre piani che andrebbero tranquillamente tutti insieme verso la letteratura…
    fantascientificamente ciao, vado a scorrere qualcos’altro.
    D.

  12. Un abbraccio e tanti auguri, Loredana. E a tutto il commentarium dal chiacchiericcio impermanente, degli altri se ne faranno cura i posteri 🙂

  13. Trovo l’intervento di De Vivo molto interessante. Quel riferimento personale è casuale secondo me, anche perché le cose importanti le dice altrove. Auguri a tutti, e a Loredana in particolare (non te la prendere, sono altre le cose importanti della vita).

  14. Sempre a proposito della bella discussione che si sta facendo in Nazione Indiana sull’intervento di Enrico De Vivo a partire dal saggio di Guglieri e Sisto, leggo adesso un commento di CARMELO che mi sembra molto utile a far capire certe cose ad esempio a Daniele Marotta. Lo copincollo qui:
    [Gherardo Bortolotti scrive]: “la rete… mi ha affascinato per diversi motivi: la quantità, la velocità, la gratuità e la virtuale assenza di confini, sia linguistici che di ambito culturale”.
    Per l’appunto, se la rete puo’ diventare uno strumento potente ed efficace per chi possiede le competenze. La rete è anche un alibi potente e pericoloso per chi quelle competenze non ha. Perchè la rete deresponsabilizzza, dà l’illusione a tutti di non dover leggere e imparare e studiare; di avere talento e qualcosa di importante da dire e da scrivere. La rete trasforma tutti in attori, ansiosi di “commentare” e disabituati a leggere (LEGGERE non leggiucchiare). Un mare infinito e tristemente “orizzontale” (parola usata spesso dagli entusiasti acritici) senza gerarchie, dove le poesie di Cepollaro pari sono a quelle di un lettore di romanzi rosa e di una che vede le soap opere. Un mare infinito di spazzatura e di aria fritta, che cela anche isole di pregio e di grande utilità, di cui pochi possiedono le capacità per individuarle e riconoscerle. Insomma questa esaltazione acritica della rete che sembra quasi avere la taumaturgica virtù di trasformare gli asini in scienziati, mi sembra fuori luogo”…
    Altro che fast food!

  15. @ Laura Ambrosio
    “Esaltazione acritica della rete” da parte di chi?
    Cerchiamo di non approfittarci della temporanea assenza della padrona di casa per riproporre vecchie polemiche che ormai a queste latitudini fanno soprattutto sbadigliare. Anche dell’editoria cartacea volendo si potrebbe dire che è “un mare infinito di spazzatura e di aria fritta, che cela anche isole di pregio e di grande utilità, di cui pochi possiedono le capacità per individuarle e riconoscerle”. Quindi che vogliamo fare? Tornare a quando si era in pochi a scrivere, ancora meno a pubblicare libri, e quattro gatti a postare sui blog? O piuttosto fare di tutto per rendere accessibili le “isole” di cui sopra, e consolidarle in modo che magari diventino arcipelaghi e chissà, un domani, anche penisole e continenti?
    A ognuno la sua scelta. Ma per favore, basta.

  16. Andrea De Caro e Laura Ambrosio sono la stessa persona, e con ogni probabilità sono la stessa persona con cui ho avuto un agghiacciante scambio di comunicazione privata dopo l’intervista a cui facevo cenno nel post. Agghiacciante davvero, con parole tipo Lipperini ti rode, eh? Ti stai consumando le budella? Roba da far impallidire Antonio Ricci, e sono seria. Dal momento che usare la rete per dare il via a una polemica che porti curiosità e interesse verso se stessi è roba vecchia, e giustamente noiosa, e non ho nessuna intenzione di giocare a un gioco molto meschino che con la letteratura non ha nulla a che fare e ha moltissimo a che fare con l’ego distorto di alcuni singoli, Andrealaura va in moderazione permamente. Buona Pasqua a tutti.

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