LA BELLEZZA DI ESSERE STEFANIA AUCI

Apro la settimana con una dichiarazione d’amore e di stima. La destinataria è Stefania Auci, che oggi torna in libreria con L’inverno dei leoni, seconda parte della sua felicissima e fortunatissima saga dei Florio. L’ho già scritto, l’ho già detto, che sono felice per lei, ma non è mai abbastanza. Intanto e per prima cosa, due parole sul talento: non si sa bene perché, ma spesso nel nostro mondo editoriale si paventa la trama, specie la trama in apparenza lineare, che parte da A e arriva a B, senza divagazioni e salti temporali. Prescindendo dalle singole attitudini di scrittura (la sottoscritta, per esempio, non ne è proprio capace: parto da A e devo passare per Y e magari anche per P prima di arrivare a B), ci vuole una bravura enorme per farla marciare, quella trama, per non farla sfilacciare, per tenere insieme emozione e storia e psicologia dei personaggi. Stefania ce l’ha. Ce l’ha sempre avuta da quando la conosco e scriveva fan fiction, come la sottoscritta sotto altro nome. Il primo giorno di novembre del 2012, dopo l’omaggio collettivo a Chiara Palazzolo cui Stefania aveva preso parte, eravamo a casa mia, mangiando una gigantesca torta Savoia che mi aveva portato (perché, benedetta donna, sa che adoro la torta Savoia e le arancine, e se abitassimo più vicine ingrasserei di dieci chili in dieci giorni) e Stefania mi passò il primo capitolo di Florence. Era perfetto. Non una sbavatura, non un’esitazione, e lo stava ancora scrivendo. Che poi quel romanzo sia stato sottovalutato è un fatto. Che Stefania sarebbe diventata qualcuno era la mia certezza.
Così, quando I leoni di Sicilia ha avuto il successo immenso che ognun sa, non mi sono stupita. E non mi stupisco neppure della straordinaria capacità di Stefania di gestirlo, quel successo. Con un paio di zeri in meno, relativamente alle vendite, la maggior parte degli scrittori e anche delle scrittrici che conosco sarebbe fuori di zucca, entrerebbe in contraddizione con tutto quanto ha detto e fatto fino a quel momento (mai parlare troppo di sé, pensare solo alla scrittura, etc.) e riempirebbe bacheche e conversazioni con le recensioni, i premi, gli inviti, le lodi, le classifiche e quant’altro. Stefania non ha mai detto nulla. Resta la donna che ho conosciuto, che si alza all’alba per scrivere e che ruba il tempo del lavoro e della famiglia per lavorare negli interstizi, seria e testarda e attentissima nelle fonti, nel seguire i suoi personaggi e nell’alzare progressivamente l’asticella della scrittura, come avrete modo di vedere.
Ecco, questa non è una recensione. Quella magari arriverà, anche perché sono solo a un quarto del romanzo, e già lo amo. Questo, per me, è il modo in cui si dovrebbe vivere la scrittura: con il piacere e la felicità di agirla, la serenità nell’attraversare senza cambiare un successo con pochi termini di paragone nel nostro paese, la generosità nei confronti delle altre scrittrici, anche. Dunque, buon vento Leoni, a partire da questo momento.

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