LA MAMMA DI MARTA: RENZI, LE DONNE, LE NONNE

Oggi Erri De Luca compie 65 anni e, come scritto lunedì, affronta la terza udienza del processo. Doppi auguri a lui, dunque. Ma per una volta non è l’assurda vicenda in cui De Luca si trova coinvolto a essere oggetto di questo post, bensì la sua età.
Perché non credo che a qualcuno verrebbe in mente di rivolgersi a Erri De Luca immaginando che il suo più grande desiderio sia quello di fare il nonno. Così come ad altri sessantenni che conosco e frequento, assai dinamici intellettualmente e fisicamente, e con una vita pienissima, a pochi verrebbe in mente di dire “se vuoi fare il nonno, ti diamo la possibilità di andare in pensione”.
Ora, il discorso sul lavoro, sulla sua durata e sul suo tempo (oltre che sul diritto al medesimo, o sulla riformulazione stessa dell’idea di lavoro) è complesso e non affrontabile in questa manciata di righe. Mi interessa, però, che il tempo del lavoro, per una donna, venga immaginato come riempitivo fra i momenti ritenuti fondanti per la sua esistenza: maternità e supporto alla maternità della figlia o della nuora.
A settembre dello scorso anno, il presidente del consiglio Matteo Renzi ha dichiarato di non preoccuparsi affatto di Margaret Thatcher (peccato, dovrebbe) e del neoliberismo (ripeccato, ridovrebbe), bensì di Marta. Testualmente:
“Siamo preoccupati di Marta, 28 anni, che non ha la possibilità di avere il diritto alla maternità. Lei sta aspettando un bambino ma, a differenza delle sue amiche, che sono dipendenti pubbliche, non ha nessuna garanzia”.
Bene. Se Marta non fosse incinta, forse non si sarebbe preoccupato. E comunque, la maternità di Marta (e la paternità del suo compagno) meriterebbero supporti e servizi (oh sì, servizi) oltre alla preoccupazione del premier.
Oggi Renzi si rivolge alla madre di Marta, che nel frattempo è diventata nonna:
“Se una donna a 61, 62 o 63 anni vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa nonna di andarsi a godere il nipotino”.
Nell’estate di otto anni fa, Laura Toscano mi invitò a prendere il primo dei suoi famosi Martini. Ci eravamo conosciute da poco, e allora non immaginavo che altrettanto breve sarebbe stata, purtroppo, la nostra frequentazione. Davanti a due calici e a un vassoio di delizie, mi regalò il suo romanzo, si informò del libro sulle bambine che sarebbe uscito dopo pochi mesi e mi fece un secondo dono. “Devi scrivere un libro sulle nonne”, disse. E smise di sorridere. Perché la faccenda era seria. Lei era una nonna e una madre splendida: ma era anche, insieme, soprattutto, una sceneggiatrice, una scrittrice, una donna curiosa e intelligente. Era Laura, e basta. “Quando si varca una certa età, siamo costrette ad essere soltanto nonne”, mi spiegò.
Era ed è vero. Anche perché se venissero a mancare le nonne, crollerebbe quel sistema fragilissimo che sul volontariato femminile è basato. Occorre ripeterlo? Facciamolo: asili aziendali quasi inesistenti, asili nido quasi impossibili  occupazione femminile sotto la media europea, suddivisione della cura della casa e dalla famiglia al novanta per cento sulle spalle delle donne. Dunque, ci sono le nonne, non le anziane.
Renzi non è sfiorato da alcun dubbio, in proposito. Nè sul fatto che una donna sessantenne possa immaginare qualcosa di diverso per la sua vita, pensione o non pensione, nè sul fatto che, forse, un uomo possa desiderare di fare il nonno. E, soprattutto, nessun dubbio che fra i seicento euro alla baby sitter e la nonnità dovrebbe esserci un cosetta obsoleta che si chiama welfare, e che garantisce ai cittadini i servizi di cui necessitano: appunto, e in primo luogo, asili nido accessibili, con orari a misura di genitori e bambini, aperti – come avviene altrove – fino alle 19 e anche nei mesi estivi.
Utopia? No. Progetto. E cultura.
Perché se l’immaginario femminile del presidente del consiglio è fatto di madri, nonne, fidanzate a cui pagare la cena con i famigerati 80 euro, e se l’idea di equità e parità non va oltre il cinquanta-e-cinquanta delle nomine ministeriali (ma di ministero pari opportunità, ovvio, mica si parla, perché non serve), quella cultura non c’è. Dunque, non ci saranno neppure i progetti.

12 pensieri su “LA MAMMA DI MARTA: RENZI, LE DONNE, LE NONNE

  1. Questa classe dirigente ha una mentalità e una cultura da anni ’50. A lui, il premier, non viene proprio in mente che il sostegno alla maternità spetterebbe al welfare, e quindi a lui e ai suoi ministri, che lo devono creare e alimentare; non alle nonne e meno che mai alle baby sitter (che oltre tutto lui immagina, evidentemente senza avvertire niente di critico per il suo ruolo istituzionale, che lavorino in nero, perché con 600 euro solo in nero te la puoi permettere, la baby sitter). Fa il paio con il Berlusconi che ai cassintegrati disse, in un discorso ufficiale da premier, di trovarsi un lavoro in nero per arrotondare. Qui c’è pure l’aggravante di un immaginario sessista.

  2. No, Maurizio: dietro l’immagine da telefilm anni Cinquanta-Sessanta (linguaggio paternalistico-sessista ecc.), c’è il preciso disegno politico di usare la crisi come strumento di governo, drenando dalla società quelle risorse che invece dovrebbero piovere sulla società. I sessantenni vanno in pensione per permettere ai figli di metter su o campare famiglia nonostante i part time e il precariato (come invece dovrebbe fare il welfare), al tempo stesso il ritorno alla famiglia allargata permette alla società di “tenere” invece di indignarsi, com’è invece successo in Grecia e Spagna.

  3. Dopo aver letto il post di oggi, ho letto quello pubblicato il 12 maggio, per l’anniversario dell’omicidio di Giorgiana Masi.
    Nel ’77 avevo 11 anni. Forse l’età della ragazzina messa in salvo da Giorgiana prima di cadere ammazzata. Ricordo vagamente l’episodio: i miei non ci facevano stare alzati a guardare la tv dopo cena e tutto quello che ho saputo, l’ho saputo da grande, dai racconti delle mie colleghe che quel giorno correvano sul Lungotevere.
    Mi domando, cosa è successo alle ragazze più grandi di me, che correvano e manifestavano per le strade delle città italiane in quegli anni, cosa è successo nel frattempo, se oggi invece di progredire siamo, obiettivamente, tornati indietro e un uomo quarantenne (figlio, anagraficamente, di quelle ragazze) può sfacciatamente dire “Ma sì, facciamo in modo, dietro piccola penale, di mandare a casa le sessantenni così che si possano godere i nipotini?” Quando ci siamo addormentati come fossimo morti? E cosa deve ancora succedere per risvegliarci?

  4. Poesia poesia sembra che non ci sia, e invece sei lì. Mi chiedo quante nonne o madri leggano questo post di lipperatura,. A mia personale opinione la maternità ne esce esageratamente denigrata, una zavorra arcaica poco di più. Addirittura se una figura istituzionale si preoccupa della maternità di una ragazza gli si rinfaccia di non preoccuparsi di altre questioni “Bene.Se Marta non fosse incinta, forse non si sarebbe preoccupato”!!! . E se invece se ne preoccupa che male c’è?
    E, sempre a proposito di sintesi, se il premier cita per esempio la possibilità che una persona in pensione sia “nonno” o “nonna”, apriti cielo; Nonno ? nonna? Ma scherziamo?
    Ma andiamo avanti. nel post, dopo il tono inevitabilmente indignato per donne definite “incinta” e “nonne”, cambiamo registro e in un volo di rondini ci ritroviamo a casa di lei, la sciniggiatrice la scrittrice intelligente e tra vassoi di delizie e martini ( ghiacciati?) ci ritroviamo col bicchiere in mano e la gamba accavallata a dirci quanto è penoso essere soltanto nonni, soltanto madri soltanto padri. Ma che succede?…Oh poveri noi..che tristezza
    Vale allora la pena di informare i presenti che esistono migliaia di donne e uomini che lavorano e hanno orgogliosamente lavorato una vita in fabbrica o pei tetti , a cui la possibilità di stare con i nipotini non dispiace(rebbe) per niente, anche solo per la possibilità di aiutare concretamente qualcuno per il poco gli resta da vivere.
    Si perchè non tutti possono essere artisti poetessi che aiutano l’umanitè con le proprie imperdibili cacate scritte a macchina. Tante persone uomini e donne sono nonni, soltanto nonni, “soprattutto” nonni, magari ne sono anche orgogliosi. A ragione secondo me. Non come i scrittrici orgogliosi delle loro inutilissime boiate poetico letterarie A proposito vorrei concludere anch’io con una poesia
    Cade la goccia sulla roccia
    La scava e fa plic.
    Una frittela sulla giacca
    Del sgrittore radical scic (olè!)
    Ciao, k.

  5. Girolamo, sì e no. Sì, perché è chiaro che si tratta di una strategia; no, perché se l’interprete non ci credesse anche, a quelle cose, non risulterebbe così credibile e in sintonia con una vastissima maggioranza di persone che quei concetti li hanno talmente interiorizzati da non ritenerne neanche lontanamente possibile la decostruzione. Gente tipo k., per esempio. Anche se in questo caso siamo anche oltre lo stereotipo e c’è pure da capire se c’è o ci fa.

  6. @ k. “Mi chiedo quante nonne o madri leggano questo post di lipperatura”
    Presente, madre di tre figli e felice di esserlo. E molto d’accordo con quanto scritto in questo post. E’ bello fare la mamma, se è una scelta, mentre se perché sei donna in età fertile per tutti devi fare la mamma, e solo la mamma, e non impicciarti di altro, non è bello ed è discriminatorio. Stessa cosa per fare i nonni.
    Riguardo a Renzi, perché non dire: “Se un uomo a 61, 62 o 63 anni vuole andare in pensione due o tre anni prima… per godersi il nipote.. bisognerà trovare le modalità per cui… si possa permettere a questo nonno di andarsi a godere il nipotino” ? Forse è a lui che sembra strano, improbabile, svilente, che un uomo possa desiderare lasciare il lavoro a 60 anni per fare il nonno, mentre per una donna è normale?
    Nel mondo tratteggiato dal premier il bambino in arrivo è un problema della madre, non del padre; la figlia grande incinta e il futuro nipotino da accudire è un problema della nonna, non del nonno; emerge la visione che la cura dei figli è cosa di donne, che conciliare lavoro e famiglia è un problema delle donne, nel senso, se la sbrighino tra loro, di madre in figlia. Da cui l’accusa di sessismo.
    Nel post si registra inoltre più in generale la perplessità davanti a un governante che affronta il tema del precariato in questo modo.
    -Voglio migliorare le condizioni delle lavoratrici precarie che non hanno il congedo di maternità.
    -Come: forse migliorando le garanzie per i precari in generale? Aumentando i nidi pubblici? Con agevolazioni fiscali alle famiglie? Diminuendo la discriminazione delle donne sul lavoro?
    -Naah! Facendo stare a casa le loro madri così le aiutano gratis e liberano pure qualche posto di lavoro!

  7. FRancesca non è giusto mettere in bocca agli altri parole mai pronunciate. e nessuno a detto che una” mamma non si deve impicciare di altro”. Ma è vero che le relazioni familiari hanno una forza e danno un sostegno che non è facile ritrovare altrove. Invece registro nel post e nei commenti un insofferenza verso le forme di relazione e di aiuto tra le persone non a pagamento. come per es. madre in cinta- figlio, nonno- nipote etc. in generale la solidarietà familiare e l’ aiuto gratuito tra le generazioni, che c’è sempre stato e ci sarà sempre finchè ci sarà una cultura. E, sia chiaro, queste forme di aiuto non sono un intralcio ma un modello per la costruzione di soluzioni altre di sostegno. Ma dice maurizio la nostra è una fase di “decostruzione” dei modelli, non siamo più negli anni ’50, e in effetti oggigiuorno molti pensionati invece che aiutare i nipoti preferiscono spassarsela nel sud est asiatico. Decostruiscono.
    Notevole ( atomica) anche l’idea di girolamo. quella usare l’energia tratta dalla rottura dei vincoli familiari per utilizzarla contro lo stato costituito. Già m’immagino la prossima manifestazione di piazza , quando i rivoluzionari dopo aver preso la rincorsa scagliano la carrozzella col vecchietto in discesa contro i cordoni di polizia. ..
    #iostoconilvecchietto
    Ciao,k.

  8. k. io ti assicuro non disprezzo le relazioni “gratuite”, i gesti concreti attraverso cui ogni giorno si esprime amore, attenzione alle persone a cui siamo vicini, che sono il tessuto della nostra vita. Ma questo non vuol dire che queste relazioni debbano essere usate per discriminare a priori metà della popolazione di un paese: voglio dire, visto che prendersi cura dei figli, degli anziani, della casa sono lavori tanto preziosi, perché gli uomini italiani se ne tengono ben alla larga? Perché viene dato per scontato che quando nasce un figlio, ad esempio, se uno dei due genitori rinuncia al lavoro o diminuisce il suo impegno professionale, sarà la madre (e non parlo solo delle prime settimane dopo il parto)? E’ questa visione, molto radicata in tanti uomini (e donne) italiani, e che negli anni ha perpetrato discriminazioni e difficoltà per il lavoro femminile, che risuona nelle parole del premier.
    Quando dicevo ”una mamma non si deve impicciare di altro” , riprendevo quanto detto dalla Toscano, “Quando si varca una certa età, siamo costrette ad essere soltanto nonne”: non penso volesse disprezzare chi fa la nonna, ma dire che è brutto che, solo per avere una certa età o genere, si venga considerate adatte solo, o per forza, a quel ruolo. E l’idea che pur avendo 60 anni si possa essere non necessariamente o non solo nonni, non è un’idea snob di intellettuali e poetesse, mia madre vende mobili dall’età di 14 anni, mio padre faceva il magazziniere, e nessuno di noi ha mai pensato che fosse loro dovere smettere di lavorare prima per dedicarsi ai miei figli, o che anche dopo la pensione debba essere la loro occupazione principale…questo non gli impedisce di voler bene ai loro nipoti e viceversa.

  9. Io non capisco, proprio non riesco a capire, cosa ci sia di tanto difficile nella seguente affermazione: “una donna non deve essere vista soltanto come mamma, moglie e nonna e la sua presenza non deve diventare un pretesto per non investire nel welfare”. Eppure ci deve essere qualche ostacolo semantico, grammaticale, sintattico, non so, ditemelo voi, quelli che non la capiscono, perché a me invece sembra chiarissima e non mi pare che svaluti, in nessun modo, né il lavoro gratuito né i rapporti affettivi, meno che mai quelli tra generazioni diverse . O sono io che non so l’italiano?
    Quanto ai nonni nel sud est asiatico, non fa neanche ridere. L’accudimento coatto dei nipoti per contrastare il turismo sessuale. Ma come possono venire in mente simili minchiate, fosse anche solo per intignare in una discussione in cui si sa di avere torto?

  10. Maurizio, la tua frase non ha nulla che non va, se non fosse che è una frase che si oppone a una visione che Renzi non ha espresso. Nel momento in cui Renzi dice, magari una a 65 anni si sente ancora giovane, ma forse un’altra vorrebbe andare in pensione qualche anno prima, cioè sta appunto proponendo una scelta, e si trasforma ciò in quello che tu sostieni che voglia dire, si fa un’operazione scorretta. Lo stesso che dire che una donna dopo una certa età è costretta a fare la nonna, come se questo fosse uno stato di cose reale, e dipendesse da Renzi. Che ospite da Vespa nel mentre spiegava il provvedimento sulle indicizzazioni parlava anche di risorse che sono utili per gli asili nido. Evidentemente li conosce anche lui. E nel comizio che ha tenuto per la candidatura di Alessandra Moretti si è rivolto alla platea dicendo che in questi anni sono stati i nonni a supplire a un welfare non adeguato. Allora si possono suggerire interventi migliori e continuare ad opporsi, senza attribuire agli altri visioni che forse non gli appartengono.

  11. Ecco, e siccome hanno supplito per tutti questi anni, continuino pure a farlo. Le nonne, però, eh. I nonni no, che non ci sono abituati. E in fondo neanche noi: non sia mai che uno (metti k., tanto per fare un esempio a caso) vede un bambino insieme a un uomo anziano e chiama la polizia, che si sa, quelli sono tipi da vacanza sessuale in Thailandia, mica baby sitter. E fatemi capire: di asili nido, mi sembra di evincere, il nostro esimio premier ha parlato per dire che non potrà farli più, dato che la Corte gli ha sottratto le risorse. E quand’è che avrebbe invece detto che li voleva fare, che non me ne sono accorto?

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