LA POESIA NON SERVE A NULLA, MA QUELLE DI FORTINI VANNO RACCOLTE IN MERIDIANO

Appena tornata da tre incontri davvero belli a Torino e Genova,  per felice coincidenza incontro in treno un giovane studioso che avevo conosciuto qualche tempo fa. Finiamo con il parlare di Fortini, con reciproca gioia.  Finiamo con il parlare del non-Meridiano di Franco Fortini: perché ne è stato pubblicato uno solo, nel 2003, che raccoglie i saggi e gli epigrammi. Ma non le poesie. Come mai?
Ecco, sappiate che su questo come mai e sul 2014 (vent’anni dalla morte di Fortini) imminente varrebbe la pena di impegnarsi. Anche per un altro motivo. E’ vero, Fortini è “scomodo”: perché costringe anche  a ripensare a un determinato periodo storico che si è voluto semplificare in poche parole (anni di piombo, terrorismo, violenza, paura). La sua poesia dimostra, come avviene con la grande poesia, che non è così. Non è così affatto.
Ps. Qui un intervento di Romano Luperini sul punto.

13 pensieri su “LA POESIA NON SERVE A NULLA, MA QUELLE DI FORTINI VANNO RACCOLTE IN MERIDIANO

  1. Io devo dire solo grazie a Loredana per avermi fatto conoscere Fortini. Ora capisco perché prima non lo conoscessi. E la cosa mi fa molto arrabbiare.
    Le poesie di Fortini sono come il suo nome: forti. Sono quello che dovrebbero essere le poesie. Soavi pugnali nel petto.
    E tanto più la reticenza a pubblicarlo è maggiore, tanto più mi fa credere che ci siano quanto mai necessarie.
    Ho scritto una prosa poetica una volta su questo tema. La cerco.

  2. Io credo in una congiura intellettuale e politica
    nei confronti della poesia
    che non è il frutto della moda o dell’ignoranza
    quanto piuttosto di chi consapevolmente massifica i gusti
    verso una cultura compiacente al potere e priva di interrogativi,
    che la poesia, per sua natura, produce in abbondanza.
    Io credo che la poesia sia scomoda
    perché testimone della possibilità di altro, di diverso,
    di un inafferrabile oltre che si manifesta anche in assenza di dio,
    di miracoli o di eroi che ci sollevino dalle nostre personali
    responsabilità.
    Io credo che da anni sia in atto nel nostro Paese
    un sistematico disfacimento della poesia in ogni sua forma
    per timore di ciò che la poesia comporta:
    la ricerca,
    che a lungo andare conduce alla conoscenza
    e a una libertà critica difficilmente manipolabile.
    Io credo a un oblio voluto della poesia
    che si inserisce in un più ampio contesto di annientamento dell’arte
    e di controllo dell’informazione
    allo scopo di creare una sottocultura di massa
    e un terreno accondiscendente
    alla progressiva erosione dei diritti.
    Io credo pertanto che la poesia,
    esattamente come tutto ciò che stimola profondità,
    sia nemica del potere e che, come tale, venga osteggiata
    confinandola in luoghi distanti
    o nel proprio passato.

  3. Se le poesie di Fortini o di altri non sono in Meridiano saranno da un’altra parte (dove, tra l’altro, costano anche meno). Non credo che perdano del loro valore.

  4. E io che, molto egoisticamente, pensavo che certe nefandezze il mercato editoriale le riservasse solo a certi filosofi e ad alcune loro traduzioni. Invece, vedi… dàje Loredà.

  5. Ovvia cittina, qualche volta leggo il testo prima di commentare… Le poesie di Fortini le ho trovate dappertutto qui in intenet, solo che in cartaceo potrebbero essere pubblicate anche in altre forme che non siano i Meridiani che costano una fortuna (vedi come vengono a fagiolo questi “che”). Di mamme ce n’è una sola, testona! 🙂

  6. A costo di beccarmi i soliti insulti qua e là nella rete, cittina, per cortesia, no.
    Ps. Non si trovano dappertutto su Internet. Si trova solo Composita solvantur e parte delle sue poesie, non l’opera completa.

  7. Ritiro “cittina” e la sostituiisco con “pallina”. Scherzo, Loredà, ho qui il mio nipotino e sto regredendo nell’infanzia. Buon lavoro a tutti!

  8. Anch’io ho conosciuto il Fortini letterario grazie a Loredana. Ovvio che mi aggiungo alla schiera di chi ne invoca la ripubblicazione, e ne approfitto per segnalare un’altra grande dimenticata della nostra letteratura: Anna Banti.
    Qualche anno fa (pochi anni fa) uscì un film di Martone sul Risorgimento. Tratto, sia pur liberamente, da un suo libro (Noi Credevamo), anche se il regista e la produzione si guardarono bene dal citare l’autrice, sia pure di striscio. Ho sfogliato anche la sceneggiatura del film, che faceva bella mostra di sé in libreria, ma di Anna Banti nessuna traccia. A leggerla, la sceneggiatura, pareva che avesse scritto tutto Martone.
    Questo sciacallaggio dell’opera di un’autrice scomparsa – immagino – senza lasciare eredi a tutelare il suo nome mi ha irritato.
    Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lo Presti, è stata una grande scrittrice, della generazione della Morante a cui, secondo me ma non solo, non ha molto da invidiare. Il perché una sia celebrata e l’altra dimenticata è un mistero italiano. Solo negli ultimi due anni qualche piccola casa editrice ha ripubblicato alcune sue opere. La Banti, fra l’altro, fu una protagonista della vita culturale italiana per decenni e direttrice di una nota rivista letteraria, fondata da lei stessa e dal marito Roberto Longhi. Lui sì, ricordato ancora oggi come grande critico letterario. Lui uomo, lei donna. Vuol dire qualcosa? Non lo so. Mi limito a segnalarlo.

  9. Mi tengo stretta la mia copia di Composita solvantur, che, assieme a un Oscar Mondadori antologico pubblicato negli anni ’70 e comprato usato su una bancarella, costituisce tutto ciò che ho di Fortini poeta.
    Se non fosse utopia sfrenata, auspicherei la ripubblicazione di raccolte singole in edizione tascabile.
    Il Meridiano sarebbe una giusta iniziativa; io, come molti, non me lo potrei permettere, ma almeno lo acquisterebbero le biblioteche pubbliche.

  10. Raccogliere poesie in un meridiano non significa solo rendere disponibili a prezzo alto un po’ di libri fuori commercio – e dico a prezzo alto anche se la somma dei prezzi dei libri che di solito compongono un meridiano di poesia supera serenamente il prezzo del meridiano di poesia. Significa anche chiedere a uno studioso (o, in alcuni casi, a un gruppo di studiosi) di fare il punto su tutta la produzione di un poeta, offrirne un’edizione critica o criticamente fondata, raccogliere tutte le varianti e disegnarne le rotte, rintracciare testi dispersi, aboliti e inediti. Significa insomma restituire a un autore il profilo più fedele possibile perché chiunque, magari in biblioteca per continuare a interrogarlo se non nella propria libreria per frequentarlo spesso, possa avere l’occasione di incontrarlo con facilità. Significa anche accoglierlo nella memoria del nostro intelletto comune, sulla scorta della fiducia che accordiamo a chi ne cura scientificamente l’identità.
    Poi si potrà fare anche un elefante garzanti a diciotto euro o un tascabile einaudi da sedici. Ma è di assoluta importanza che uno dei massimi poeti del secondo Novecento non rimanga smembrato nel silenzio desolato delle emeroteche, del modernariato librario e di un archivio chiuso a chiave. Soprattutto se quel poeta, con l’ultimo filo di fiato che aveva, ci ha detto «Proteggete le nostre verità». Grazie Loredana

  11. Aggiungo a quello che ha già scritto Alessandro (che sottoscrivo in toto): il Meridiano (o altra raccolta “doc”) viene acquistato dalle biblioteche, in particolare da quelle scolastiche. Quando un autore diventa Meridiano o altro, arriva più facilmente agli studenti, diventa più fruibile per l’insegnante che non deve portarsi da casa la propria copia, che magari, o perché non è più nuova, o perché segnata dallo studio, e quindi è diventata strumento di lavoro, non può essere prestata (e no, non ditemi che ci sono le fotocopiatrici: ormai anche fotocopiare èun lusso, nelel scuole).

  12. (segnalo che il Meridiano di Anna Banti è uscito, ed è bellissimo, con una introduzione lucida, al calor bianco, scritta da una persona che davvero l’ha potuta conoscere e che la inquadra perfettamente, sbaragliando tutte le inesattezze, maliziose e non, scritte in passato su questa scrittrice. la verità non sta (e non sta solo) nella sua autobiografia romanzata di “un grido lacerante”, che in quanto romanzata ha molto di ideale e di volutamente depistante, ma in tutta la sua opera, da leggere con attenzione seguendo la traccia che offre la curatrice Garavini)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto