LA STORIA E LE STORIE

Con le migliori intenzioni, volevo parlare di Alessandro Piperno: non del suo basco e della sua pipa, evidentemente, ma del suo libro, che è un gran bel libro a dispetto di chi sosterrà il contrario causa effetto D’Orrico, eccetera, e uffa.

Quel che mi ha fatto cambiare idea è l’intervento della storica Anna Bravo su La Repubblica di oggi: intervento duro e risentito, dopo un paio di settimane di attacchi molto spesso ingiustificati seguiti al suo saggio sulla rivista Genesis,Noi e la violenza. Trent’anni per pensarci,  e in cui la Bravo è stata  accusata un po’ di tutto. Soprattutto, sintetizzo, di aver usato il termine “immaturità” riferendosi al modo in cui i femminismi affrontarono, all’epoca, la tematica dell’aborto.Ora. E’ evidente, e qualcuno lo ha scritto, che è molto difficile parlare di quegli anni senza cadere nell’autobiografia. E’ molto difficile descrivere, figurarsi storicizzare. Eppure, un piccolo e non significativo racconto vien voglia di farlo.

Alla fine degli anni Settanta esisteva il Cisa, Centro Italiano Sterilizzazione e Aborto. Che violava apertamente le norme allora in vigore  organizzando aborti clandestini per le donne che ne facevano richiesta: il Cisa interruppe la sua attività nel 1978, dopo l’approvazione in Senato della legge attuale che giudicava compromissoria e “impegnandosi a far scoppiare di fronte all’opinione pubblica e ai partiti le contraddizioni di una legge che costringerà le donne a subire burocrazie e giudizi moralistici”.
Le riunioni del Cisa si svolgevano nella sede del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 18,  il martedì e il giovedì  alle cinque di pomeriggio. Chi si trovava a frequentare quei locali, magari quotidianamente, dopo qualche giorno capiva che rispondere al telefono era operazione a proprio rischio e pericolo: avrebbe dovuto interpretare i silenzi, comprendere le esitazioni e le allusioni dell’interlocutrice e possibilmente non essere scortese. Perché il telefono squillava in continuazione, da mattina a sera tardi, qualsiasi linea telefonica delle quattro disponibili. E nel 90% dei casi all’altro capo del filo c’era una voce di donna, quasi sempre terrorizzata, fosse giovanissima o di mezza età, che con esitazioni, perifrasi e quant’altro chiedeva quando “ci si riuniva”. Quegli incontri erano affollati fino all’inverosimile, c’erano file di donne per le scale, ogni volta. Mai nessuna poteva in nessun modo dare l’impressione di presentarsi a quell’appuntamento a cuor leggero.
E’ difficile dimenticare tutto questo, anche se questa è cronaca, e non storia. E, certo, Anna Bravo ha ragione nel ricordare che “si viveva di corsa”, che si era nel pieno di una battaglia e che rimaneva, rimane, necessariamente, un’ampia area di non detto. Mi colpisce, però, una cosa: la quantità di discussioni che di questi tempi fioriscono intorno a quegli anni, la quantità di dubbi a posteriori (sulla violenza, sui movimenti, sui femminismi) che vengono espressi, per vie diverse, ma contemporaneamente. Anna Bravo scrive: “il rischio è che non si trovi mai il momento adatto per enunciare temi controversi”. Ha mille volte ragione. Mi chiedo soltanto perché tanti mea culpa, ora, e tutti insieme.

 

52 pensieri su “LA STORIA E LE STORIE

  1. Ah, la risposta è semplicissima: perchè adesso c’è un pacco di persone che si stanno dannando per rifarsi la faccia e risultare presentabili.

  2. Motivazioni sentite da un convinto antiabortista a favore dell’abolizione della 194:
    Perché le donne usano l’aborto come contraccettivo. Perché l’interruzione di gravidanza è un omicidio. Perché quando sei incinta non sei più una persona, sei un veicolo. Perché però allora se mi parli di stupro su una ragazzina l’aborto forse è ammissibile (allora non è più omicidio? Chiedo io. Nessuna risposta.) Perché ci dovevi pensare quando facevi sesso. Perché il figlio non è tuo, ma anche della persona che l’ha concepito con te.
    Età dell’antiabortista: ventidue.
    E potrei proseguire all’infinito, ma nessuno mi ascolterebbe: la voce di una donna, oggi come ieri, vale meno di zero.

  3. A me colpisce una grande verità ceh la Bravo sottolinea: da un cero punto in poi tutt* hanno cominciato a darle addosso senza leggere PRIMA il suo saggio.
    Tutt* a negare la violenza dei movimenti femministi, ma attaccare il pensiero di una persona senza PRIMA conoscerlo non è forse violenza?

  4. Poni un problema gigantesco, Loredana, si tratta di trovare la domanda giusta. Forse occorrerebbe approfondire la categoria del revisionismo (storico, biografico, politico…). Troppo spesso, mi pare, non si è capaci di tradire il proprio passato senza farsi tribunale. Entra la corte. Non si è capaci di tradire in buona coscienza. C’è sempre un buon nome da conservare.
    In fondo chi (si) rivede e (si) giudica non ha la coscienza dissimile a quella della Giulia-che-commenta. Abominevole groviglio di colpa e schiavitù. La donna che difende il suo burqa mi pare più libera di lei. (Mi chiedo cosa ne pensasse, all’epoca – Giulia, intendo, della donna col burqa).

  5. be’, adesso, su Piperno. Non è (solo) una questione di basco e di pipa. Marco l’ha avuto come docente, io e lui abbiamo letto le sue cose precedenti, e non vedo perché non potremmo dire quanto ci sembri strano che in pochi mesi una persona così professionalmente e intellettualmente modesta, sia diventata di punto in bianco un nuovo Proust. Comunque, tutto è possibile in natura, anche i più inconcepibili miracoli. Quindi, invitiamo chi l’avrà letto a venircelo a dire, se “Con le peggiori intenzioni” risulta davvero una nuova Recherche.

  6. Cara Giulia, credo che tu sia giovane e mi dispiace e mi avvilisce sentirti dire, “tanto la voce di una donna vale zero”.
    Io ho 45 anni, e la mia vita è stata letteralmente “salvata” dalle “leggi”. Da molte di quelle emesse nei famigerati anni ’70. E’ stato infatti grazie ai “consultori” che ho imparato non tanto la contraccezione, ma a sapere che esitevano altre donne che avevano i miei stessi problemi e che con loro avrei potuto formare una “comunità” . che per me non significa vedersi e scazzarsi tutti i giorni, ma sapere che da qualche parte nell’univero, c’è qualcuno che ha i tuoi stessi problemi e non ti prende per matta se ti conosce. Non solo è stato frequentando il “consultorio”, la pratica di un luogo diverso dalla “casa familiare” , a farmi capire che per me la “comunità” – e cioè quello che ti ho detto sopra – era qualcosa di molto più adatto che la miafamiglia di origine. Un’ altra legge che mi ha salvata è stata quella dell'”equo canone” – ci ho anche scritto un romanzo – perchè mi ha permesso di lasciare la “nuova famiglia”che avevo tentato di formare, non riuscendoci. Devo essere caratteriale io, a non amare per niente l”istituto familiare” ma “Non hanno diritto anche quelli come mei, i caratteriali a vivere?”, mi chiedevo un po’ ironicamente un po’ pomposamente nel romanzo che ho scritto dieci anni fa. Poi, la legge sul divorzio, anche quella è degli anni ’70. Grazie a quella ho potuto pensare di affrontare un ritorno alla “solitudine” che per me è anche qualcosa di positivo – e anche questo riuscire a pensare alla soliudine femminile in termini positivi è frutto di comportamenti, modi di fare, storie che nei famigerati anni ’70 da noi hanno preso piede. Poi, la legge sull’aborto. Come tante, credo adesso – forse no, forse starei meglio a fare la madre ad altri figli, che ne so? – che averne avuto uno a cui ho potuto dedicarmi. Forse da domani non sarò più così contenta, ma chi può dire chi? chi può dire cosa? sul futuro, sulle possibilità non realizzate. E qui, sulle ipotesi, sulle possibilità non realizzate, sulle ideologie, che mi fermo un attimo. Secondo me l’articolo di Anna Bravo è “revisionista” – e io l’ho letto – non perchè ponga il problema della “violenza”. La violenza – chiunque abbia fatto un aborto lo sa – è, quando si fa un aborto, “il problema”. e sfido chiunque a trovare una sola donna – a meno che non sia in coma cerebrale irreversibile – che non si ponga il problema della violenza che viene fatta “anche sul feto”. Non è il riproporre il tema della violenza che non mi fa condividere quelle che dice Anna Bravo. E’ il suo “metodo”, piuttosto. Tutto questo “parlare dal di fuori”, schematizzare, dimenticare che cosa il femminismo è stato – e non ci sono i femminismi in questo senso. “Partire da sè”, dai propri disagi, dai propri piaceri, dalle proprie contraddizioni, prima di parlare, elaborare, condividere. Chiedersi. “Consapevolizzarsi”, partire dal proprio corpo, che non significa necessariamente fare di qualsiasi cosa “autobiografia”. Significa poter pretendere che le norme non siano di quelle “a cui tutte e tutti sono sottoposti” e poter invece “chiedere invece delle buone leggi” come cittadine e cittadini di un paese che si dice civile. E per fare questo, non devi necessariamente essere una donna. Adesso Giulia, non la volevo fare così lunga. Era con te che volevo parlare. Io credo che sia giusto che le più giovani sappiano che le leggi – finchè non ce le tolgono – ci sono, e, nel caso di bisogno una deve avere il coraggio di richiedere che siano applicate. Un’altra legge – se ben fatta – avrebbe potuto aiutarmi. Quella sul mobbing, e sulle molestie sessuali quando non avvengano in ambiente di lavoro. Forse tante donne potrebbero avere una “vita migliore” – perchè questo si chiede alla politica, alle leggi, no? – con una legge ben fatta in questo campo. Ma non fa niente. Adesso io sono grande. E mi sento già abbastanza “felice” quando posso dire a una come te, “Muoviti Giulia! Non è vero che se parli nessuno ti ascolta! Muoviti, Giulia!”

  7. Ma – non è assolutamente polemica, la domanda – lo sguardo neutro esiste? Non è più adatto richiedere una sana “onestà di giudizio”? Una sana “onesta parzialità?

  8. Scusate, e non è vero neanche che un ventenne possa parlare di quegli anni senza fare inevitabile autobiografia. La cosa bella è proprio che ognuno dei ventenni in circolazione in questo momento – in tutti i paese occidentali, e non solo – ha uno Sleeping Father da qualche parte, e se non è il padre, sarà uno zio fricchettone, una mamma appassionata di dibattiti, uno zio morto per droga e una zia che è stata in carcere per terrorismo e adesso fa l’assessore alla cultura da qualche parte. Per quanto mi riguarda, da adulta, apprezzo molto di più i ventenni con lo sguardo “non neutro”, su queste cose, “Lo zio ha sbagliato a drogarsi. Lo Statuto dei lavoratori è stata una buona cosa”, piuttosto che uno in cerca di oggettività, anche perchè non vedo dove possa trovarla. E sarebbe sbagliato, credo, come adulti, chiedergliela. Ah. Che bello essere adulti, almeno per un attimo.

  9. Loredana, ti propongo un super off topic, ma vale la pena. Sabato prossimo c’è l’incontro “Giornalismo e Verità” promosso da Nazione Indiana (autofinanziato dagli indiani). Magari ci avevi già pensato, forse no, comunque sarebbe bello vedere un po’ di pubblicità su Lipperatura. Questo è il link del programma.
    http://www.nazioneindiana.com/archives/001044.html#more
    Be’ ciao
    p.s. Ue’, hai notato che dopo l’intervento del mio super-ego Gianni Biondillo non faccio praticamente più polemica (e leggo molto di più)? (Scommetto che anche Bui e Monina scrivono il doppio).
    riciao
    andrea

  10. Valchiria perdonerà se m’intrometto nel suo monologo, ma vorrei riprendere un paio di fili lasciati qui da Alderano e da Genna. La questione che si pone a partire da Anna Bravo è, effettivamente, enorme: e riguarda esattamente il biografismo. Mi chiedo: quanto quest’ultimo ha schiacciato la possibilità di leggere e raccontare quegli anni? Quanto lo sta facendo ancora oggi, con il moltiplicarsi di riletture che a volte nascondono ancora una volta la biografia dietro un apparente sguardo neutro? Una volta qualcuno ha detto che forse solo i narratori più giovani possono, letterariamente, chiudere i conti con gli anni Settanta. E non è escluso che sia davvero così.

  11. Scusate la mia usuale cattiveria, che può avere il sapore dell’ostentazione (e ve lo concedo in quanto non ci conosciamo).
    Credo che fondamentalmente ci sia un solo vero problema.
    Percepisco ormai da anni la letteratura italiana come un grande anello che si stringe chinandosi senza dignità sui bassifondi leghisti di certi ambienti che decidono il bello ed il cattivo tempo.
    Un giorno esci dal tuo guscio di noce, dove ti crogiolavi beandoti della dannazione della tua solitudine di scrittore (chiedo venia per l’auto-attribuzione…gli orientali me ne vorranno di sicuro); insomma, esci da sto benedetto guscio e ti avvicini alla porta di un salone per feste da ballo.
    “Ma dai, vieni per una volta” – ti avevano detto.
    E sei andato.
    Può accadere di tutto: in fondo il buonumore e la follia determinano talvolta solerti andamenti di sorte e più che altro ancora.
    Magari mangiando un’oliva non snocciolata, cercando di infilzarla esternando in qualche modo la tua rabbia di energumeno che mal si mimetizza dentro ilvestito tirato a lucido, fai finire l’osso dentro il drink di una vecchia ciabatta.
    Tutti ti guarderanno ed intorno cadrà un assoluto silenzio.
    Ti sentirai perso e vorrai senz’altro che la terra ti risucchi riportandoti al guscio di noce mezzo marcio che puzza di muffa ma che ti lascia in pace.
    Eppure qualcosa di assolutamente inaspettato accadrà: la cosa divertirà un mondo la giornalista di moda o quel tale esotico scrittore che tutti leccano e il tal altro critico che tutti temono e di colpo…tu, povero cagnetto con la barba ancora sporca d’inchiostro, entrerai nel cerchio.
    E sarai, promesso, un Piperno qualunque.
    Vi prego, fateci sognare.
    Aborto? Ci son cose così piene di sfumature, a colori e gradazione di grigio, che diventa impossibile perfino pensarci.

  12. Non devo perdonarle assolutamente niente signora Loredana: riprendevo il filo di un commento anch’io.
    Biografismo. Sicuramente la giovinezza d’oggi ha l’innata potenzialità di tagliare i legami con quegli anni: questo è dovuto alla logica delle sequenze cronologiche.
    Saranno questi giovani sicuramente biografici ed autobiografici quando scriveranno degli anni novanta. Non mi pare sia tanto strano: difficile che nascano altri Balzac (e perfino Pere Goriot trasudava impercettibilmente di biografia).
    Anche in certe ironie c’è molto di personale e di biografico. Anche in certe volte fatte col viso per guardare altrove. Non c’è biografia e non c’è racconto personale dove non abbiamo nulla di “specificamente nostro” da raccontare.
    Se mi volgo indietro ai trent’anni prima di me e mi sforzo di comprendere al punto di assorbire metabolizzare e sintetizzare…ed infine raccontare, ebbene riuscirò senz’altro a non essere biografica. Ma se cerco di parlar con distacco della mia prima cotta, benchè essa ormai sia tanto indietro con gli anni al punto da sentirla “come calore di fiamma lontana”, ebbene non riesco ad allontanarmi dalla biografia, nemmeno se bevo una pozione che mi trasforma in Didimo Chierico.

  13. Un paio di osservazioni:
    quando si parla di chiudere letterariamente i conti con gli anni 70 mi viene in mente François Furet che nel suo Penser la Révolution Française faceva presente che ancora alla fine del XX secolo la Rivoluzione Francese ancora non era un oggetto storico “pacificato”, restava troppo importante nel contesto narrativo dell’oggi per potersi prestare a una lettura storicamente distaccata, pacificata e definitiva. Mi sa tanto che gli anni 70 riusciranno ad essere un campo di interesse storico “oggettivo” solo tra qualche generazione. Ancora non c’è pace sul Ventennio sulla II guerra mondiale sulla Resistenza (cfr. quel gustoso oggettino di unilateralità interpretativa che è stata la recente fiction tv sulle foibe) e noi vorremmo chiudere i conti con gli anni 70? Mah..
    In più – forse perché li ho vissuti – non mi sento tanto a mio agio all’idea di vedere qualche terribile pietra tombale chiudersi sopra di essi. E questo porta al biografismo (meglio direi, all’auobiografismo). Siamo sicuri che esso abbia schiacciato la possibilità di leggere e raccontare quegli anni? A mio modo di vedere forse è il contrario, l’autobiografismo ha dato la possibilità di leggere e raccontare quegli anni. A patto che l’autobiografismo non si ammanti appunto di quelle falsissime vesti di oggettività di cui parlavo prima. Se devo dire, mi pare proprio che uno dei lasciti di quegli anni è proprio la distruzione dell’illusione “oggettivizzante” della Storia. E l’irruzione delle mille storie personali che vanno a intrecciarsi e scontrarsi nell’universo reale e in quello letterario.
    Scusate il trombonismo di fondo, ogni tanto succede. Ogni spesso, ahimé.

  14. Mi pare che, nella questione del biografismo, sia centrale la questione del giudizio. A me pare esemplare lo sguardo di Erri De Luca – così come lo mostra ne Il contrario di uno, ma anche (da sempre) in ogni occasione che ha di mostrarlo. Uno sguardo non giudicante, e insieme a distanza. Uno sguardo carnale, che cerca di comprendersi e non di giudicarsi. Questo biografismo mi sembra utile. Proprio perchè, per riprendere Antonio, non si pone come neutrale.

  15. …fra l’altro, secondo un conto meramente matematico io da ventenne ho vissuto gli anni 80, non i 70 puri, e quindi in teoria, già non sarebbe più autobiografismo. Però siccome i settanta mi piacciono di più, mi vedo io, sempre come una che nel 70 aveva vent’anni. Ed è una cosa che ho notato anche in altri miei coetanei, questa. Potere dello “sguardo non neutro che arriva al punto di deformare”, o anni 80 come anni di merda a cui una/o non vuole pensare?

  16. Lo so, Giulia. Ma tu vai avanti lo stesso. E quando qualcuno ti dice che sei “sgraziata”, prendilo per un complimento. Quello che dici della “fecondazione assistita” è un problema reale. Ma fare della “lotta per vedere affermati i propri diritti” il centro della propria vita, o almeno “un” centro, significa già “avere una vita”. La vittoria dipende dal contesto, dalle occasioni, ed è tutto sommato meno importante della lotta stessa. Secondo me.

  17. Le leggi hanno salvato la vita della generazione precedente alla mia. Le leggi stanno rovinando la vita alla nostra, vedi alla voce “fecondazione assistita”.
    A un certo punto della storia, “femminista” è diventato un termine dispregiativo, atto ad indicare donna sgraziata e aggressiva, incapace di stare al suo posto e sorridere graziosamente, incline ad esprimere opinioni e scarsamente incline ad utilizzare la seduzione come arma per ottenere potere. “Femminista” è diventato sinonimo di “virago”, di distruttrice. E non di costruttrice di uguaglianza.
    Giulia si muove, ma ne vede molte che stanno belle ferme.

  18. Sono il super Ego di qualcuno? E il mio chi ce l’ha???
    Veniteci a “Giornalismo e verità”. Almeno così giustifico a me stesso la salata quota che ho versato.
    (e poi dicono che non ci sono più slanci ideali e disinteressati negli scrittori d’oggi…)

  19. Chiudere i conti con gli anni 70…
    Chiuderli quando c’è qualcuno che, a vent’anni, dice che le donne usano l’aborto come contraccezione e quindi risulta evidente che non ha neanche letto le statistiche.
    Perchè chiudere i conti?
    Se non ci fossero state le leggi degli anni 70 nessuno di noi potrebbe filosofeggiare sull’eticità delle stesse.
    Tutte le attenzioni (in gran parte manipolatorie) che oggi vengono rivolte ai più deboli sono le figlie malnutrite di quelle leggi.
    Ma quantomeno ci sono.
    Il fatto è che nel tentativo di essere onesti ed equilibrati ci siamo affrettati a liberarci del “peso” degli anni 70 ed abbiamo tramandato e stiamo tramandando quasi esclusivamente la nostra critica.
    Ma criticare non toglie vigore a quello che è accaduto, anzi, dovrebbe arricchirlo.
    Perchè, invece, le nuove generazioni non ne sono affatto arricchite?
    Biografie? Biografismi?
    Non so.
    Credo che conti sempre e soltanto il far conoscere e il cercare di ricordare.
    Non mi piace la parola memoria perchè troppo e male utilizzata, ma forse quel che è stato colonna portante del cambiamento di costumi, leggi e punti di vista negli anni 70 deve essere tramandato in tutte le sue sfaccettature a coloro che ne usano i benefici e quindi hanno avuto il dono di poterne criticare le negatività.

  20. Franz, il vostro salasso farà di sicuro fare un bel po’ di sangue a noi che ascolteremo (senza ricorrere ai metodi barbari delle mamme che danno bistecche di cavallo e rane spellate e cervelli ai figli neonati… :-))

  21. Franz, anche tu donatore di sangue?
    Be’, mi fa piacere che certe cose vengano fuori. Sembra che tutto sia automatico e sovvenzionato. Invece no. Dietro ci sono fatica e soldi di gente come tutti, solo che ci crede. Basta così ché non voglio diventare retorico.
    Ci vediamo a Milano.

  22. Beh, quando parlo di chiudere i conti mi guardo bene dal pensare ad una pietra tombale sugli anni Settanta. quanto alla capacità di parlarne sia senza il tribunale di cui parlava Alderano sia senza la falsa oggettività storico.politico.sociologicadi cui parlava Edoardo. Ci si riesce? Ci si è riusciti? Non so. Non mi viene in mente qualcosa che vada al di là del mi ricordo o delle storiografie. Qualcosa che abbia un peso tale da non permettere, se non le abiure, le strumentalizzazioni delle medesime.
    Andrea: certo che segnalerò il convegno. Però ci manchi, eh. 🙂
    Antonio: con ritardo, scusa. Non ho avuto modo di conoscere Piperno nè di leggere nulla di suo fino a questo momento: ma ti assicuro che il libro è davvero bello. E secondo me ti piacerà.

  23. Sapete, ho quasi timore di affrontare i temi qui sfiorati perchè ci vorrebbero dieci paia di guanti bianchi per esser sicuri al cinquanta per cento di non offendere, in un senso o nell’altro, la moralità o le convinzioni di qualcuno.
    Credo che in ogni cosa l’optimum stia nell’equilibrio, anche se un equilibrio che accontenti la molteplicità dei casi che possono verificarsi a seconda delle condizioni umane è meramente utopico.
    Direi che senza ombra di dubbio le leggi di cui stiamo parlando abbiano tolto un velo di oscurantismo dalla maniera di considerare una umanità al femminile, abbiano ridonato una naturale dignità alla posizione che la donna dovrebbe (perchè non crediate che la occupi realmente) occupare, abbiano in primis riscattato una socialità che ci consente di gridare aiuto, di non vergognarci, di difenderci e perchè no di attaccare quando è necessario.
    Questo è quel che accade con la promulgazione di ogni sorta di legge, che arriva comunque a ripagarci di un bisogno, di un buco da tappare in quel tessuto che viviamo e consideriamo “sociale”.
    E’ pur vero però che, non potendo con una o dieci leggi soddisfare l’imprevedibile varietà dei casi, accade che le leggi stesse diventino un ombrello dietro cui si nasconde chi da una condizione di diritto transiti ad una di opportunismo.
    La legalizzazione dell’aborto da un verso ha creato un campo di difesa dall’altro uno di autodistruzione: non credo di poter negare, da donna, che esistono anime femminili inclini alla superficialità e diseducate alla coscienza sociale, la stessa che le rende potenti, strette al loro poter decidere di abortire o meno.
    Tutte le donne che abortiscono lo fanno dopo una profonda considerazione della cosa?
    Lasciamo ognuno a ragionare con la propria etica.
    In quanto al femminismo, capisco Giulia e io stessa mi ritrovo talvolta divisa; mi verrebbe quasi da parteggiar per gli uomini in certi discorsi che mi illustrano realtà su cui pur bisogna ragionare dal punto di vista maschile. Ora, non vorrei sembrare una donna maschilista (la cosa sarebbe anche abbastanza grottesca) ma…e questo “ma” non è poi tanto da sottovalutare…è pur vero che “talune” forme di femminismo hanno assunto la forma di una rivoluzione cieca, una specie di treno partito con lo scopo di rivoluzionare tutto a priori, qualsiasi ordine prestabilito, andando a ritroso ed avanti nel tempo.
    Certi ruoli, che potrebbero sembrare medievali, matriarcali, antichi, certi ruoli facevano della donna un pilastro; certe maniere di essere, oltre le quali non era opportuno andare, certe maniere d’essere garantivano un’essenza di particolare femminilità, che rendeva la donna magica, intoccabile, emarginata per un verso ma adulata per l’altro.
    La cosa è fortemente contraddittoria perchè le rivoluzioni di fatto e di pensiero producono sempre in qualche modo il raggiungimento di alcune mète e la perdita di certe posizioni. Qui però ci stiamo addentrando in altro tipo di discorso e dunque ci metto un punto.
    Corso naturale delle cose o corso innaturale delle cose.
    Ognuno anche in questo ambito dia la caratteristica denominazione che più si avvicina al suo modo di pensare.
    Certo che se per un attimo ci si ferma a pensare….
    L’Aborto è legale; l’eutanasia no.
    L’Italia è una nazione cattolica e la sua politica corrisponde all’etica della religion di stato; questa religione lo sa che Dio parla nella Bibbia del feto come una creatura vivente dalla primissima sua formazione?
    L’8 marzo è la festa delle donne (tutte sappiamo cosa si rammemora); quand’è la festa degli uomini?
    Mobbing sui posti di lavoro: meno male che adesso è un reato; perchè non si fa una legge che ci tuteli dai gay che toccano il culo ai nostri fidanzati in discoteca?
    Troppe domande…
    ma in fondo i tempi si evolvono e ci sarà sempre qualcun altro da tutelare.

  24. Be’, c’è qualcosa di bello o no, in questa ribellione delle donne più giovani. In questo, ribellarsi, ugualmente, anche senza fare autobiografia? Che dire? Brave Giulia e Isabella per la determinazione.

  25. Scusate, ma a me vengono i brividi quando leggo che sono riusciti talmente bene nei loro intenti che ci sono donne che sollevano interrogativi sulla discrezionalità delle donne!
    Che credono che una donna, una qualsiasi donna, possa anche solo per un momento pensare: “E chi se ne frega, tanto c’è l’aborto!”
    Ohhhhhh! Ma ci rendiamo conto che questo pensiero, anche se solo sfiorante significa la colpevolizzazione della sessualità e la riproposizione della donna come istintualità inarrestabile?????
    Ma voi che lo affermate lo avete mai pensato? Vi è mai passato per la testa?
    E quali sarebbero le cose che andrebbero pensate con la mentalità maschile di grazia?
    Nel 2005 ancora si distingue fra mentalità maschile e femminile, come se l’una o l’altra fossero utilizzabili a seconda della circostanza e del tornaconto?
    Ma non c’era la propria coscienza, la propria intuitività, la propria energia a determinare i punti di vista e le modalità di affrontare le cose?
    Uomini o donne indisitintamente?
    Risulta dunque evidente che il pensiero viene inteso non come un esercizio della propria mente, bensì come moneta atta a fornire il bene maggiormente necessario in quel momento.
    Complimenti, sono bastati poco più di vent’anni per raggiungere tale novello illuminismo!
    Signori, di fronte a queste cose, che fine fanno gli anni 70 mi pare chiaro.

  26. Mai pensato alla misoginia femminile? Alla lunga tradizione di donne che preferiscono i maschi a partire dai figli maschi? Vi segnalo un libro sul argomento che, nonostante la prefazione della moglie di Ferrara (non pessima, in realtà, ma poco utile) e qualche tipica scorcatoia di pensiero all’americana specie in fase “costruttiva”, è stato per me una lettura appassionante.
    Il titolo originale-che cito perché rende molto più giustizia al libro di quello italiano – era “Woman’s Inhumanity to Woman” (Phyllis Chesler, “Donna contro donna, Mondadori). Non è un lavoro revisionista, ma solo il tentativo di mettere mani laddove c’è ancora molto di oscuro e di irrisolto.

  27. per gli amici di nazione indiana :
    Se non invitate Emilio Fede io non vengo.
    Anzi voglio pure Giuliano Ferrara e tutti i sassanttottini che siedono a palazzo.
    Si, quelli che oggi fanno merenda assieme a quelli che volevano combattere.
    Insomma quelli con l’eschimo di ieri e che oggi fanno i raffinati anzi i ruffiani.
    Che brutta gente.
    Loredana ma di che cosa vogliamo parlare?
    Del fallimento totale di un intera generazione?
    E mica basta un blog.

  28. Null, come al solito tu ti senti prima democristiano e poi fallito.
    Ma il tuo è un vizio!
    Sai che ti dico? Benchè il tuo nick riecheggi qualcosa di anarchico, tu proprio non fai onore all’Anarchia.
    Buona giornata

  29. cara loredana in questo periodo, anche grazie all’ospitalità di Giulio Mozzi, su Vibrisse, sto cercando di scrivere una sorta di resconto, saggio? mah, sui romanzi che in questi anni sono usciti a proposito degli anni di piombo. In questi due anni, il numero di questi testi è stato incredibilmente alto. Io da trentenne, credo che in questo abbia ragione Genna, ho provato poter fare autobiografia a dire qualcosa.
    L’idea che mi sono fatto è come se fossero passati così tanti anni, che tutte quelle riflessioni, tutte quelle scelte, tutta quella violenza fossero andate in una sorta di ‘prescrizione’ della memoria.
    (sul tema dell’aborto, è questione troppo spinosa, credo che sia importante dare la possibilità a tutte le donne di fare in libertà e in sicurezza la propria scelta. Ben sapendo che questa, dell’aborto dico, è stata, è e sarà per sempre una tragedia, rispetto alla quale lo scontro politico deve almeno abbassare i toni se non tacere)

  30. Isabella cara,
    Per colpa mia, di sicuro, non hai capito.
    Io NON voglio morire democristino. E’ diverso.
    Il resto mi va bene.
    Buona giornata

  31. @ Demetrio
    condivido la sensazione di “prescrizione della memoria”, ma credo che questa abbia potuto perendere comodamente posto nella storia perchè
    a) chi c’era non era contento di come poi sono andate a finire le cose;
    b) chi non c’era (oppure era intento a crescere) ha trovato cose e modi di pensare che fino ad un attimo prima non esistevano e su queste “migliorie” ha potuto instaurare la sua critica.
    Se andate a cercare la memoria degli anni 70 sul web fra forum e blog, troverete che si riduce alle pubblicità, ai western spaghetti, ai film di serie B/C/D, a Maga Maghella ed al tramonto della R4…
    I più arditi parlano di terrorismo.
    E comunque ne parlano con la coscienza attuale del terrorismo.
    Una coscienza mediata dall’atteggiamento equanime e bilanciato che si è instillato dentro ognuno di noi quando ci hanno fatto credere che la lotta era finita, che tutti potevamo far soldi, stare bene e che la vita era effimera ed edonista.
    So di essere estremamente impopolare, ma il terrorismo degli anni 70 aveva una sua ragione politica.
    Quello di oggi ha una sua ragione economica.
    @ Null
    Credimi, lo avevo capito che stavi provocando.
    Ma per non morire democristiano forse meno valutazioni negative possono aiutare.
    Una volta capito che al banchetto partecipano amici ex nemici, molti altri tranne noi, non resta che proseguire verso un’altra festa.
    E ce ne sono… meno fastose e molto più energetiche.
    Baci da Roma.

  32. Be’, Helena, sì, io l’ho visto quel libro, ed effettivamente è interessante. E non è revisionista. Anche se, secondo me, il revisionismo, è anche il tentativo di esasperare sempre i “lati oscuri” dell’animo umano, delle vicende umane, dei fatti storici, dei pensieri, delle motivazioni. E quindi, per quanto riguarda per esempio gli anni ’70, l’accento si pone non sulle “comunità”, sui tentativi di “uscire dai moduli di vita dominanti”, ma sulla “violenza”, sul conflitti all’interno delle comunità, sulla competizione comunque esistente. Che dire? A sto punto è come al ristorante. Io il bicchiere preferisco vederlo sempre mezzo pieno che mezzo vuoto. Tant’è che anche oggi, più che insultare “poilitiche di merde, modi di vita di merda, gente di merda, donne di merda, uomini di merda, filosofie di vita di merda” – che ci sono – preferisco prima di tutto pensare che ci sia il contrario, e qualche volta, e ti assicuro anche che “trovo”.

  33. Se non fossimo stati diversi ci saremmo chiamati tutti allo stesso modo. Ma si da il caso che non lo siamo; siamo uomini i maschi e donne o femmine (come volete, per par condicio).
    Il fatto che sessualmente non siamo identici ci ha posizionati in maniere diverse all’interno del tessuto sociale; ognuno ha sempre avuto il suo ruolo, femminismo o meno. Lo negate? Allora siete ipocriti.
    Che non lo condividiate e che non accettate il fatto che i modi di pensare siano differenti ANCHE perchè ci sia una diversa sessualità, lo posso capire: ma dire che non è vero no.

  34. Valchiria, non ce la faccio a riassumere in due righe qualche decennio di discussione su genere, identità eccetera. Vorrei soltanto invitarti a riflettere sui termini usati nel tuo commento precedente: la rivoluzione cieca di alcuni femminismi. Non è stata, a ben vedere, così sorda e cieca. E forse il non detto cui faceva cenno Anna Bravo è in realtà stato fin troppo detto: ognuna delle argomentazioni sull’aborto che tu citavi è stata sviscerata in modo estenuante. Quanto a “Dio che parla nella Bibbia”, sorvolo (esiste una documentazione filosofica estremamente interessante in materia, però: e se getti lo sguardo sul sito di Azioneparallela, che filosofo è, troverai, in assoluto, indicazioni preziose). Non sorvolo su quanto scrivevi a proposito della donna “magica”: discorso pericolosissimo. Un’antropologa come Ida Magli, per esempio, all’epoca tuonava contro gli stessi femminismi perchè ripronevano la medesima simbologia “magica” che si era rivelata disastrosa per le donne (la luna, i girotondi, le streghe). Ah, e per gli uomini, anche.
    Helena: é vero, Donna contro donna è estremamente interessante, e pone comunque una problematica di cui non si parla quasi più (male).
    Demetrio: grazie della segnalazione, poi metto in evidenza il link a Vibrisse.
    Null: è vero, ci vorrebbe un blog intero. Ma proprio totale, secondo me, il fallimento non è…

  35. Ma non sarà che fra dire la frase fessa, “l’ottimismo è il sale della vita” e dire che non esiste solo la merda, ci sia in mezzo qualche buona persona, qualche buona esperienza, qualche buon libro letto? perchè se no una poi a sentirsi dire che no, “l’ottimismo è il sale della vita, bella cazzata!”. finisce per rispondere: “Se fai una vita completamente di merda, tesoro, io che c’entro? Ormai anche un operaio, se non forzitaliota risce a ricavare qualche ora di gradevolezza!” Oppure: soluzione Schoum. Per grandi e piccine.

  36. Senti null, se io non conosco neanche “uno sporco opportunista pronto a vendersi la madre per una borchia di auto usate” – e secondo me neanche tu, se devo essere sincera – che vuol dire? Che sono Biancaneve? Può darsi. che fino adesso tutte le volte che mi andava di chiedere una cosa l’ho chiesta, senza stare a vedere chi avessi di fianco, se una Velina o Nonna Abelarda? Segno di grande egocentrismo? Può darsi. Certo è che se non vedo tutti questi opportunisti perchè sono Biancaneve, e non mi sono svegliata fino adesso vuol dire che farei meglio a non uscirci più dal bosco, e ad aspettare la fine dell’incantesimo, a questo punto.

  37. >
    Tesoro mio,
    con Isabella ci siamo capiti ma con te la vedo dura.
    Che cazzo centra la mia vita se siamo circondati da una marea di sporchi opportunisti pronti a vendersi la madre in cambio della borchia di un auto blindata?
    Di questo parlavo.
    E ora dimmi che non era chiaro.

  38. Giornataccia. Sono d’accordo con “il posto…” che un certo sguardo centrato sui lati oscuri degli esseri umani è revisionista. Anzi: reazionario, arci-, ur-reazionario. Ma questo vale solo quando parte dall’assunzione di un male fondamentale, di un buio che non può essere squarciato.
    Se invece si va lì per guardare e fare un po’ di luce…be’, una volta si chiamava illuminismo: oggi a pronunciare la parola si odono cori di derisione e smorfie sprezzanti.
    Ecco, a me sembra che il libro di Chesler pecchi piuttosto di ottimismo illuministico, lo dico con simpatia e non con snobberia.

  39. Mie care signore e/o signorine non ci siamo.
    Il postodi…. che legge “auto usate” dove io scrivo “auto blindate” mi dimostra che non legge con attenzione i post.
    E non è questione di lana caprina. Auto blindate è il nuovo simbolo del potere. Una volta si diceva “la poltrona”.
    Per helena poi che mi da del revisionista e del reazionario (questi mi mancavano) arci, ur etc mi verrebbe da chiederle: dove sei stata negli negli ultimi 37 anni?
    Ma non posso farlo perchè a una donna certe domande non si fanno. Punto.
    Chi dovrebbe squarciare questo buio?
    Vedi qualcuno all’orizzonte?
    Illuminaci/mi.
    Bella giornata per me helena. 😉
    Ho vinto sul campo una bella sfilza di qualifiche.
    Democristiano, anarchico, fallito, revisionista e reazionario.
    Anarchico? forse un pochino lo sono ma per le altre qualifiche non mi ci riconosco proprio.
    Ve lo assicuro. Io vivo bene con me stesso e con il mio prossimo tranne che con i ruffiani e i leccaculo.

  40. …mi dispiace null, non ho letto male. è stato un lapsus, però se tu vuoi dire che ho letto male, che non ho capito cosa volevi dire, per me va bene. non possiamo appallare gli altri per una questione non così interssante, no?

  41. …dopodichè, anche per stemperare i toni: ho detto che non ci sia il Male? Che non ci siano gli Opportunisti? Ma allora, per esempio, rispetto agli anni 70, nominiamoli: non dico direttamente (anche se, perchè no? quali? quelli culturali? quelli che trent’anni fa parlavano di ‘opera aperta’ e poi l’opera l’hanno chiusa, e anzi si sono arricchiti sfruttando i meccanismi tipici di seduzione del lettore? quelli interessati ai soldi, e cioè i rivoluzionari trent’anni fa, che poi si sono inseriti nei consigli di amministrazione e hanno coperto ruberie, imitando in ciò e forse peggiorando i “padri democristiani”, da cui per qualche anno si sono sentiti terribilmente distanti? quelli che hanno approfittato del loro fascino da leader per far diventare delle perfette sventurate, delle donne già squilibrate? chi? quelli che si sono arrichiti con la droga a partire dagli anni ’70? i collaboratori di giustizia? come vedi la sfilza diventa infinita, e mi paiono tutti degli ottimi “soggetti di storie”) allora, che dirti, visto che ti capisco: che io forse sono molto più pessimista di te, talmente pessimista che alla fine divento “illuminista”? ho bisogno di immaginare che da qualche parte ci sia qualcuno, qualcosa di decente? se preferisci che dica così, dico così. non volevo dire – e non l’ho mai detto – che l’Opportunismo non esista. ma detto così, è come dire:il miele è dolce. bene. e con ciò?

  42. Tranquilla non c’è nulla da stemperare almeno per quanto mi riguarda.
    Io ho provato a rispondere, a modo mio, alla domanda di Loredana:

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