FAMIGLIE

Due cose da dire subito su Alessandro Piperno: primo, per banale che sia, non sembra uno scrittore italiano. Non è un giudizio di merito, per carità: è una constatazione. Scomodare Roth è facile e forse eccessivamente dorrichesco. Però, leggere per credere, non è affatto lontano dalla realtà. Tanto da far venire il sospetto che Con le peggiori intenzioni sia stato scritto volutamente così.
Secondo: non sembra uno scrittore "giovane". Sia detto anche questo fuor di polemica e di etichetta: semplicemente riporto qui la definizione che può facilmente venir applicata (e lo è) a chi appartiene alla generazione del trentacinquenne Piperno. Perché? Assai banalmente, perché rivolte e disgusti del protagonista non si consumano con un antagonista unico. Non c’è, ovvero, solo l’ombra di un padre o di una madre (Giovanna Rosa su Tirature, sosteneva che le scrittrici italiane thirtysomething hanno, tutte, un problema di madri). C’è una folla di parenti da far sembrare i Buddenbrook una famiglia mononucleare. Meno banalmente, invece, perché la struttura del romanzo sembra retrodatarsi a dieci, quindici anni fa e più, con quello sguardo insistente sulla borghesia romana che ha fatto riesumare (male) il nome di Moravia.
Con le peggiori intenzioni è una saga sulla famiglia di Daniel Sonnino, autore del saggio esplosivo Tutti gli ebrei antisemiti. Da Otto Weininger a Philip Roth. Il saggio, poi, rispecchia la vita stessa di Daniel, mezzosangue in una famiglia di appartenenze religiose forti. Da parte di padre: lo strepitoso nonno Bepy, vitalista, affamato di donne e di lussi in quanto Salvato autorizzato all’indifferenza etica dall’Olocausto dei Sommersi. E poi, più ancora del padre, lo zio tornato in Israele dopo la strage alle Olimpiadi di Monaco (e a sua volte alle prese con un figlio omosessuale che si ribella alla religione dei padri). Da parte di madre: il cattolicissimo nonno Alfio che delle raffinatezze del consuocero niente ha. Daniel sta in mezzo, con la sua educazione sentimentale improbabile e feticista, iniziata ai piedi della zia e inevitabilmente trasposta fino all’idolatria per Gaia la vampira, nipote dell’ex socio e antagonista di Bepy, a sua volta protagonista di teatralissimo ingresso nel giorno dei funerali di quest’ultimo. Poi, dall’interno, quanto sembrava ritorno alla narrazione pre-post-moderna viene smontato, confuso, riassemblato: grazie, sì, ad un linguaggio prezioso e accortissimo. Ma soprattutto ad uno sguardo che non cessa mai di essere ironico (e autoironico). Come se tutta la vicenda dei Sonnino non fosse altro che una delle seducenti illusioni di quel grande incantatore di serpenti che fu Bepy.
Dall’altro canto, c’è la famiglia degli ormai famigerati Schwarz di Matthew Sharpe. Ovvero Lila, la mamma, fuggita in California. Bernie il padre fallito, Cathy la sedicenne che non vuole essere più ebrea e si converte alla religione cattolica, il suicidofilo protagonista Chris, alle prese con le catastrofi innescate dal coma paterno. Ma Sharpe tratta l’argomento con meno fuochi d’artificio e con la lucidità dell’entomologo: e l’iniziazione di Chris al mondo, come sostiene il Miserabile, avviene su ben altri binari.

42 pensieri su “FAMIGLIE

  1. Io so trentacinque. Facciamo thirtysomething pure lui, tanto per non sbagliare?
    Herr, sì, Roth antisemita e però non antisemita. Roth-che-sta-in-mezzo.

  2. Loredana, la sua breve analisi de “Con le peggiori intenzioni” uno scopo l’ha ottenuto. Ho rivalutato la mia famiglia. Però io sono una twentysomething, magari non vale. 🙂

  3. Piperno ha 32 anni. La sua apparizione nella letteratura italiana contemporanea segna un discrimine che va ad assommarsi ad altri discrimini segnati in questi ultimi quindici anni da altre apparizioni letterarie italiane, che hanno mutato il volto della nostra narrativa.

  4. oldbacuc è un titolo onorifico massimamente stimabile
    Roth-che-sta-in-mezzo mi piace, è una posizione paziente e semplice, ricorda Giobbe

  5. Scusa, La Lipperini, ma
    perché?
    Anche a me Con le
    peggiori intenzioni

    sembra divertente e
    scritto bene, ma Roth?
    Solo perché si sente che
    Piperno ha letto Portnoy?
    Ma scusami: non è
    proprio da quella
    sensazione così netta,
    così condivisa, così
    comune a molti dei lettori
    di questo libro, che si
    capisce che il paragone
    con Roth, uno scrittore
    grandissimo, non può
    proprio essere fatto?
    Dimmi Ken Follett
    piuttosto, e mi
    sembrerebbe un bel
    paragone che indica al
    lettore qualcosa di utile
    per comprendere
    Piperno, ma Roth?
    No dai!
    E Roth antisemita?
    Perché rievocare un
    abbaglio ormai
    largamente risolto, una
    vecchia polemica che
    Roth ha continuato
    giustamente a
    combattere fino ad averla
    vinta, ma già moooolti
    anni fa, vinta nel senso
    che ha dimostrato, e gli è
    stato riconosciuto che era
    una polemica nata sul
    nulla?
    E poi: mi hanno
    insegnato a non
    disturbare i più grandi
    quando giocano, e io non
    voglio disturbarti, ma
    dopo che uno ha letto il
    pathos, la fantasia, la
    commozione profonda
    dell’ultimo libro di Roth,
    “The Plot Against
    America”, davvero può
    ancora scrivere la parola
    antisemitismo accanto al
    nome di Roth? Sia pure
    con quella beffarda
    formula di essere nel
    mezzo tra anti e però non
    anti?
    No dico, io vi lascio
    giocare senza disturbare,
    ma voi non cacciatemi
    via come se fossi l’unico
    ad averlo letto…
    🙂 palmasco

  6. Se c’è da richiamare Roth – e c’è, ma insieme a molti altri – a proposito del romanzo di Piperno, bisogna anche riflettere su IL TEATRO DI SABBATH. Complimenti a chi ha letto PORTNOY, tra i commentatori. Consiglio di leggere anche Gramsci, ne vale la pena.

  7. Io non l’ho ancora letto, e da quello che intendo deve anche essere un gran bel libro.
    Ha, di suo, la classica, di certo involontaria, “confezione” (non se ne abbia a male Piperno, il mio è anzi un augurio) da grosso premio (tipo Strega, per capirci).
    Alta borghesia, Roma, l’evidente autobiografismo, ebrei che ridono degli ebrei, stimola la curiosità morbosa del lettore borghese romano (e italiano, ben inteso) che vuole vedere dal buco della serratura l’ebreo che ride… funzionerà, eccome, nelle terrazze. Qualcuno potrebbe scambiarlo per un libro da “borsetta” (vedasi la definizione di Tommaso La Branca-Dea Verna).
    Che poi sia un bel libro, in questo mio discorso (di aberrante superficialità, me ne rendo conto) non c’entra nulla, ovviamente.
    E poi di certo meglio lui dell’ennesima Mazzantini.
    😉

  8. il romanzo di piperno è partito bene. chiedo ad helena se sa la tiratura iniziale…
    chi si azzarda a dire la finale da qui a fine 2005?

  9. Bé gnente male Lipperì,
    ho rimediato un
    complimento e un
    consiglio personali, come
    quando recitavo in salotto
    la poesia di natale, ma
    stavolta da uno scrittore
    vero, me sento cresciuto.
    E che finezza ‘sti scrittori
    italiani, hai visto l’altro,
    La Lipperini?
    Ci tengono a
    premettere di non avere
    letto un libro pur di
    poterne parlare, anzi
    forse fanno
    addirittura finta di non
    averlo letto, così possono
    darne un’opinione, come
    facciamo da noi!
    Geniale!
    E noi blogger?
    Quando c’arrivamo?
    Vediamo mo’ che
    m’ariva, Lipperì, ciao,
    palmasco

  10. Dado, ho girato la tua domanda ad Antonio Franchini, editor della narrativa italiana. Di “Con le peggiori intenzioni” sono state tirate 9.500 copie.

  11. Uff, meno male La
    Lipperini, così posso dire
    che è lui che non ha
    capito un cazzo di Roth, e
    figurare quindi come
    ospite educato e
    rispettoso della padrona
    di casa, con quel tanto di
    maudit che in fondo non
    guasta…
    (per eventuali
    aggressioni personali
    penso che sarò a Napoli,
    ancora pochi giorni).
    (elegante il tuo blog, che
    unico tra tutti mi mette
    come in poesia, hai
    notato?)
    ciao, palmasco

  12. Ehm, Palmasco: guarda che il gioco dell’antisemitismo accostato a Roth non lo faccio io, ma Piperno stesso, direi…E quel “si sente che ha letto Portnoy” dà la chiave del libro, secondo me. Io, ripeto, ho quasi la sensazione che sia stato scritto con l’idea precisa di rifarsi a.
    Gianni, sì, è vero, il libro è perfetto dal punto di vista candidature. Però è un gran bel libro, appunto. E secondo me Piperno si è divertito non poco (magari mi sbaglio, ma questa è l’idea che mi sono fatta io).

  13. Posso chiedervi se anche voi come me non ne potete più di questi scrittori che si arrovellano sull’identità ebraica? Ma quanto ci speculano sopra?

  14. il mio distributore l’ha già finito.
    di biondillo invece mi sembra che ne abbia prese di più (ne ha ancora 180)
    [di codice da vinci dopo tutti questi mesi, dopo l’edizione di repubblica, dopo l’edizione dei miti, quella illustrata, ecc.. sapete quante ne ha?
    3.500
    angeli e demoni? 2.500
    faletti? 2.000
    fallaci? tra tutti 2.500]

  15. Aspetta, Palmasco (e Giobbe), forse non sono stata chiara. Allora mi affido ad un punto del libro che chiaro mi sembra:
    “Che senso ha scrivere un libro intitolato Tutti gli ebrei antisemiti. Da Otto Weininger a Philip Roth, e annoverarti implicitamente tra la ricca lista di costoro quando chiunque sa che tu non sei nè ebreo nè antisemita ma che vorresti essere sia una cosa sia l’altra? Che giochetto facile è questo? Perchè attribuire a quei magnifici scrittori quello che tu pensavi di te stesso in rapporto agli ebrei, e non fissare l’attenzione, con l’onestà di un solerte cattedratico, su quel che loro pensavano del loro rapporto con gli ebrei? Per la ragione più antica del mondo: furbizia…”

  16. Carissima,
    credo che la tua nota
    riguardi Giobbe, che
    metti tra parentesi, e non
    certo me, a cui
    sintatticamente fingi di
    riferirti: io l’ho già scritto
    che di Roth Piperno non
    capisce un cazzo, proprio
    qui sopra – anche se ha
    scritto un libro gradevole.
    (per scusarmi mando
    fiori?) palms

  17. Fossi in Einaudi farei una mossa inattesa: candiderei Sharpe e GLI SCHWARTZ al Premio Strega. Se Rimoaldi protesta, si trovino a Sharpe lontani parenti italiani, come a certi calciatori extracomunitari, tipo Camoranesi, che gioca con gli azzurri pur essendo argentino. Oppure, essendo Sharpe ebreo, si metta sul tavolo di Valle Giulia la questione se gli ebrei sono o non sono cittadini del mondo e se la giuria dello Strega è antisemita.

  18. Se rileggo il commento precedente, me ne convinco: voglio uno scontro allo Strega tra Piperno e Sharpe. Mi spiace per Covacich, ma io desidero questo confronto.

  19. C’è ancora qualcuno a cui interessa a chi danno il Premio Strega? C’è ancora qualcuno che pensa che il Premio Strega esiste?

  20. io invece mi domandavo, cosa si prova (da laziale facinoroso, ipse dixit), quando il tuo capitano viene sotto la curva a farti il saluto romano tutto orgoglioso??
    qualcuno alla prima intervista lo può chiedere ad alessandro piperno?
    grazie

  21. Immagino tutto il male possibile, ma io sono di fazione opposta e non faccio testo.
    Quanto al premio Strega, non so piu’ se vincerlo sia un bene o un male: un bene per le vendite sicuramente, ma mi sembra che ultimamente faccia piu’ danni che altro alla reputazione del vincitore medesimo.
    Auto-OT: alla prima occasione, devo questionare con Gianni Biondillo per quanto scrive sulla pizza che si mangia a Roma 🙂

  22. rigorosamente croccante, bassa e soprattutto non spugnosa (ma vedo che D’Orrico, sulla pizza, e’ vergognosamente schierato dalla tua parte: sono in minoranza)
    🙂

  23. David Lee Roth era grande ma anche Sammy Hagar ha fatto la sua parte.
    Il libro di Piperno, comunque, è molto bello: chapeau!

  24. David Lee Roth era grande ma anche Sammy Hagar ha fatto la sua parte.
    Il libro di Piperno, comunque, è molto bello: chapeau!

  25. Eccetto la prima parte, nella quale l’autore racconta le vicende del nonno e della famiglia, molto divertenti,il resto del libro è uno squallido elenco di vicende di cattivo gusto di un giovane segaiolo invidioso.
    Tutto sommato penso di avere speso male i soldi e perso tempo.

  26. Eccetto la prima parte, nella quale l’autore racconta le vicende del nonno e della famiglia, molto divertenti,il resto del libro è uno squallido elenco di vicende di cattivo gusto di un giovane segaiolo invidioso.
    Tutto sommato penso di avere speso male i soldi e perso tempo.

  27. Eccetto la prima parte, nella quale l’autore racconta le vicende del nonno e della famiglia, molto divertenti,il resto del libro è uno squallido elenco di vicende di cattivo gusto di un giovane segaiolo invidioso.
    Tutto sommato penso di avere speso male i soldi e perso tempo.

  28. mi chiedo solo: perchè gli scrittori ebrei scrivono sempre storie di ebrei? perchè fanno sempre le vittime? non è una critica, è una semplice curiosità. Cordiali saluti

  29. Incontro Piperno a Varese, serata di commento e presentazione della sua storia.
    Nn sono riuscita a dirgli nnt, solo sorridergli imbambolata
    per la sua sfrontatezza e la sua gentilezza, un classico caso di dubbia/doppia personalità?? Ti volevo chiedere, caro Alessandro- Daniel, mai avuto 1 punta di paura all’idea di rivelarti?
    Oltre a Proust, oltre a Roth,
    e l’umana storia dell’ebreo come del cattolico,
    oltre alle dietrologie che campano di copia e incolla, ho intravisto Estella in Gaia,…un amore x Dickens?
    Mi é concesso un tivogliobene
    &grazie? fa la differenza..

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