LE DONNE LO SANNO

Riflettevo, leggendo – fra
l’altro – Sedurre il demonio, ovvero l’autobiografia di Erica Jong,
su quanto le donne possano, a volte, essere le peggiori nemiche di se stesse.
Nel recensirlo sul Corriere della Sera, infatti, Maria Laura
Rodotà invita apertamente a saltare le parti sulla letteratura e a cercare
piuttosto resoconti di fellatio
e nomi di copulanti famosi. Avviene però che nel libro si trovino passi
tutt’altro che sciocchi sulla valutazione e la visibilità di scrittrici e
poetesse prima degli anni Settanta: che si incontrino Sylvia Plath e Anne
Sexton, tanto per citare due nomi; che si elenchino gli autori che si
studiavano al college (invariabilmente uomini, alla faccia di Edith Sitwell e
colleghe). E che si trovi, nell’introduzione, un interessante discorsetto
anti-Bush sul valore delle parole.

Non credo che sia interessante
decidere se Jong sia letterata o scrittrice: immagino che il suo peccato di
lesa-best-sellerità sia troppo grave per farla rientrare nella prima categoria.
So però che alcuni dei suoi libri hanno avuto-anche- un peso politico oscurato
irrimediabilmente dal successo di scandalo nato attorno alla teorizzazione
della zipless fuck. L’osservazione di Rodotà (“trent’anni
prima di Paris Hilton, usando la scrittura e il patrimonio familiare di
umorismo ebraico, ha spettacolarizzato la sua vita, vita sessuale inclusa, come
lei; invece che in tv, nei libri”) suona, per come la vede la vostra eccetera,
inutilmente velenosa (facciamo il conto di quanti scrittori uomini abbiano
spettacolarizzato la propria vita, anche sessuale?). Per la cronaca, e ad
ulteriore dimostrazione della riflessione iniziale, anche Guia Soncini recensisce
Jong su Leftwing dando esclusivo risalto alla famosa fellatio (due
pagine su 251, ma tant’è).

Nota conclusiva su un’altra scrittrice, turca e
decisamente meno famosa: Elif Shafak
rischia tre anni di carcere per aver accennato al
genocidio armeno. Ne riferisce oggi Marco Ansaldo su La Repubblica: «La
bastarda di Istanbul» (Baba ve Pic), il nome del romanzo da gennaio in uscita
anche in Gran Bretagna, la seducente immagine di un melograno aperto in
copertina, è alla sbarra perché il personaggio armeno del libro accusa i
«macellai turchi» dei massacri di armeni compiuti nel 1915, nell´ultima fase
dell´Impero ottomano. E la prima volta che il famigerato articolo 301 del nuovo
codice penale si abbatte per le parole pronunciate da un personaggio di
fantasia.
Aggiunge Ansaldo: L´articolo 301 è stato usato di recente per
mettere alla sbarra prima lo scrittore Orhan Pamuk (poi prosciolto), quindi il
pubblicista armeno Hrant Dink (condannato a sei mesi), entrambi per riferimenti
alla questione armena. L´Unione europea ne ha chiesto più volte l´abrogazione o
una sostanziale modifica, ma finora il governo non lo ha fatto per non urtare
la sensibilità nazionalista diffusa in Turchia in molti strati sociali e in
tutti i partiti.

Consiglio
due libri sull’argomento: uno recente, di Marcello Flores, Il genocidio
degli armeni
,
e il più lontano, ma prezioso, Dispersi. Viaggio fra le
comunità armene nel mondo
di Pietro
Kuciukian.. Ne riparliamo.

14 pensieri su “LE DONNE LO SANNO

  1. Quando a Venezia si va in visita a San Lazzaro degli Armeni, la guida si diverte sempre a chiedere al gruppo: “Chi mi sa dire dov’è l’Armenia?”. Tutti rispondono invariabilmente: “In Turchia”. E lui: “Sbagliato. Si trova in Armenia. Oggi è uno stato a sé”…[sottintendendo: “finalmente!”]

  2. Ma non e’ forse vero che le donne sono (ahime’ troppo spesso) le prime nemiche di loro stesse? Gli uomini sghignazzano, ridono, si danno pacche sulle spalle. Le donne si accaniscono tra loro, affilano il canino dietro il sorriso a canotto, si creano una parrocchia di fedeli ometti pur di “far fuori l’altra”. Quanto stress! Quanto poco “take it easy”…! Quando noi donne avremo imparato che il successo e il potere possono andare d’accordo con la solidarierta’ femminile, insomma quando saremo meno maschiliste dei maschi, allora potremo dire di aver raggiunto davvero qualcosa.

  3. Anche un’altra donna – Cristina Nehring su «The Atlantic Monthly» – non è stata certo tenera con la Jong, pur riconoscendo che la battaglia che a suo tempo ha combattuto – la battaglia per riconciliare passione e femminismo – resta valida e prosegue. La Nehring chiudeva infatti la sua recensione così:
    “Dream on, Erica. This book — like your last dozen — is amazing only for its mediocrity. It is amazing only for its meanspiritedness, its tedium, its awkward prose, and its stunning self-absorption. Literature can bear a great deal of self-absorption, but Jong may well have overshot the mark. Literary aspiration, at the end of the day, is a limited plot device. Especially in the absence of literary talent. Muses — like men — tend to eschew those who chase them exclusively; single-minded pursuit frightens as often as it flatters them.
    The best way to write is to have something to say. For all her aggressive loquacity, Erica Jong has run out of topics. She has run out of interests. She has run out of empathy for other people. And yet the war in which she once fought — the war to reconcile passion with feminism — goes on. The ends are still just. And the stakes are as high as ever.”

  4. Ma infatti, Nazareno: nessuno, per carità di Dio, sostiene che la Jong non vada stroncata per il semplice fatto che è donna e femminista. Ma la critica che tu hai postato è ben diversa dal citazionismo (oh quanto siam liberate: scriviamo liberamente di pompini sui nostri giornali! Wow!) delle nostre giornaliste.

  5. No, Lippa, è che in Italia c’è chi pensa così indietro da chiedere di smetterla con l’emancipazione. Vale non solo per le donne. Tu – cosa che già fai, e per questo ti faccio i miei complimenti – semplicemnte fottitene.

  6. Il problema è vecchio come lo spettacolo due-donne-due-che-si-prendono-a-unghiate, caro non soltanto all’isola dei famosi.
    Facendo una ricerca per “la cosa” a cui sto lavorando, ho trovato questa dichiarazione a “Il Giorno” di Fernanda Pivano (2001): “Che le donne imparino a fare la torta di mele che, davvero, non la sa fare più nessuno”.
    Ah, il caro Brolli, come ha ragione sulla Nanda nazionale…

  7. Ma se erica jong parlava di sesso nei suoi romanzi e dunque ha avuto “un peso politico”, perchè scrivere di pompini sui giornali non è un segno di emancipazione???

  8. ??? , mi perdonerai se ritengo che semmai il segno di emancipazione è scrivere di Wagner, o dei Sex Pistols, o di Foucault (e pure dei Pokémon, altrimenti mi autosmentisco)?
    Biondillo, ma tu eri un esperto in pizza, non in torta di mele!!!

  9. Emacipazione può pure essere chiedersi perchè sotterrano qualcuna viva, o perché qualche padre ammazza la figlia, o l’amante l’amante o il marito la moglie. Non credo ci si debba vergognare di volersi emncipare (meglio sarebbe dire correre via) da questa roba, lasciarsela alle spalle. Qualcuno dice che è roba vecchia il femminismo? Sarebbe meglio che fosse vecchia e soprattutto sorpassata l’esistenza di questa roba. Forse è sbagliata la parola, femminismo. Può essere. Troviamone un’altra. Senza smettere di chiederci. No?

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